Il nonsenso elevato a forma d’arte allontana le masse dal messaggio rivoluzionario e propositivo dell'artista e del relativo lavoro creativo in ogni accezione? Abituati alla bella pittura tutto ciò che esula dal bel dipinto e dalla consuetudine è materia ostica per quanti pigri e digiuni delle evoluzioni epocali in quanto a pensiero e manipolazione dello stesso, in senso figurato e filosofico, l'operazione, provocatoria e performativa è fuorviante?
La pubblicità. I cosiddetti esperti, i critici e curatori di eventi culturali quali responsabilità hanno in merito all'etica funzionale in arte?
Dopo gli interrogativi qualche considerazione stringata:
Altra cosa è la mercificazione dell’arte. Dare un prezzo all’opera e da questo determinare il valore culturale del lavoro creativo è una mistificazione bestiale. Degna degenerazione del mercato dell’arte che prescinde dalle intenzioni dei creativi amanti sinceri del ruolo che intendono svolgere in seno alla collettività globale in assenza di confini mentali e geografici. Gli scossoni fanno bene. Aiutano a riflettere. E la provocazione spesso è una condizione necessaria. Anche una montagna di soldi guadagnati nel cyberspazio e ingeriti degustando una banana è degnamente in sintonia con le performance del nonsense .
Dai tagli di Fontana, precursore della dimensione filosofica in arte, alla merda d'artista in scatola di Manzoni, alla banana di Cattelan , tramutati in mero concetto economico dal mercato dell'arte, senza dimenticare l'orinatoio di Duchamp, l'antesignano, cos'altro aspettarci dal sistema?
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