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lunedì 26 marzo 2018

Fico e Casellati: buone le premesse

C'è molta attesa e poche aspettative nell'imminente formazione governativa nonostante la solerzia nelle nomine dei presidenti delle camere che si sono divise equamente. Una ai 5 stelle e una a forza italia.

Fico in parlamento nel suo discorso d'insediamento ha ribadito l'intenzione del suo movimento e cioè “reddito di cittadinanza; taglio ai costi della politica; revisione della legge che prende il nome della ex ministra Fornero durante il governo tecnico Monti”.

Anche la Casellati ha detto parole toccanti che guardano al sociale e al welfare cancellato dalle misure che fin ora sono state varate e imperniate a mantenere il mercato e le aziende piuttosto che il decoro a la salvaguardia delle persone. Lei ha affermato che darà peso al benessere delle persone e dei deboli.
Ma questo sono solo intenzioni. Aspettiamo la formazione dell'imminente governo!, per valutare se i giochetti ai danni dei cittadini italiani continuano oppure se siamo davvero arrivati, finalmente, all'età dell'oro, cioè all'abolizione dei privilegi e al buon governo degli eletti che fanno della politica servizio pubblico.

lunedì 8 aprile 2013

la Vita è spettacolo ma non quello di Grillo

courtesy M. Iannino, "sottovuoto" 2013

Rivedi il copione Beppe!


Lo so. Se non c'è almeno un vaffanculo o una proposta che evidenzia la rabbia e l'impotenza della maggioranza, la maggioranza non segue. E questo vale sui social network, nei mass media oltre che in politica.

Per non parlare dei tagli degli stipendi ai manager. O le invettive contro i politici.

Insomma basta essere contro qualcuno o qualcosa per mietere consensi dalla massa.

Appunto la massa! Ma la massa dov'era fino ad ora? Ha qualche colpa, oppure è così smemorata da non ricordare i numerosi “me ne fotto” sussurrati o gridati nell'era delle vacche grasse?

Per essere onesti e sinceri, Grillo anche nei tempi passati faceva questo tipo di satira. I suoi spettacoli erano conditi di fatti e misfatti della politica spicciola. Quella politica che governava il quotidiano e che consentiva di vivere a chiunque. Ma eravamo in un teatro o in una piazza e la risata era liberatoria. E comunque c'era ancora il lavoro e i soldi degli stipendi nelle tasche.

Non c'erano ancora le riforme della Fornero, (la modifica alla legge 18 che ha dato carta bianca ai licenziamenti) e i dipendenti, specialmente quelli che lavoravano nelle fabbriche, erano tutelati dallo statuto dei lavoratori. Insomma le tutele giuridiche della massa non erano ancora state stracciate e umiliate dai tecnocrati e le persone, i Cittadini, avevano ancora barlumi residuali di cittadinanza repubblicana.

È ovvio che in un clima simile chi grida e sbraita contro il sistema e manda affanculo tutti diventa di sicuro un capopopolo.

Certamente non dicono: “hai sbagliato a votare me”.

Non ci sono dubbi, Grillo è stato tenace! Ha continuato negli anni a fare spettacoli denunciando cose note in Italia e anche altrove. Ha portato in scena lo stesso copione della politica arraffona.

Ed ora? Ora che è riuscito a trasformare gli spettacoli in rappresentanza politica che fa? Continua a fare inconcludenti spettacoli. Scappa e si nasconde perché sa che i giornalisti gli corrono dietro e per lui questa cosa è fonte di enorme visibilità.

È una pubblicità gratuita!, che, anche se non aiuta chi ha dato fiducia al teatrante e ai suoi soldatini di piombo schierati contro le Istituzioni e sordi alle esigenze di chi davvero soffre la fame, a lui personalmente gli torna utile. Fino a quando? Dipende dalla rabbia di chi ancora gli dà ascolto.

mercoledì 6 marzo 2013

Italia, verso la terza Repubblica

aore12

E Monti ritorna a ordire trame al riparo da occhi e orecchi indiscreti.

Finito il tempo della campagna elettorale e presa la batosta, il prof nasconde i suoi pensieri alla stampa e ai cittadini italiani; tenta incontri con i maggiori leader delle forze politiche a lui consone ma nulla è dato sapere. Dopo Casini e Renzi dovrebbe toccare a Bersani, Berlusconi e infine a Grillo quale esponente della “pancia” degli italiani.
Dal canto suo, forse, il Presidente Napolitano, visti i risultati delle urne e le intenzioni nebulose dei partiti presenti, potrebbe pensare a un governo del Presidente. Ma Lui, come si sa, termina il settennato tra due mesi e non può imbarcarsi in una avventura simile. Quindi?
Si potrebbe ipotizzare una proroga nei suoi confronti fino alla soluzione politica del problema, anche perché sarebbe impensabile un altro governo tecnico che, come si è abbondantemente visto, quello di Monti non ha avuto niente di tecnico ma moltissimo di politico (basta pensare agli interventi fatti dalla Fornero contro le classi deboli e i dipendenti tesi a “migliorare mobilità e carichi di lavoro” da ciò l'abolizione dell'art. 18 dello Statuto dei Lavoratori). In merito è opportuno ricordare i tagli traumatici operati dal governo tecnico di Monti in maniera unilaterale, tagli che hanno abbattuto il potere d'acquisto di dipendenti e pensionati ma non hanno per niente intaccato gli stipendi d'oro di dirigenti e parlamentari. Restrizioni che, viste e documentate dai media e che bruciano sulla carne viva dei più poveri, hanno di fatto amplificato le paure collettive.

Il compito del prossimo governo è arduo. Senz'altro i sacrifici aumenteranno. E a questo punto, è improrogabile una presa di posizione netta per chiunque andrà a governare: equità e parsimonia! Queste le linee guida se si vuole dare un segnale politico e ripristinare la fiducia tra cittadini e istituzioni.

venerdì 15 giugno 2012

Società dei numeri dei senza lavoro e tutele

Ho lavorato in vari campi e versato sempre i contributi. 

Ho lottato per i diritti dei lavoratori che ora vedo calpestati. Ho sperato in un futuro migliore e per un brevissimo lasso di tempo ho creduto di avere raggiunto la libertà, la giustizia e la solidarietà attraverso il lavoro.
Ma forse è stata solo un'illusione, ho frainteso.

Stiamo vivendo un momento terribile e siamo nuovamente a difendere traguardi raggiunti e assodati come il diritto al lavoro, alla sua tutela e, raggiunti gli anni del congedo, ad una giusta pensione.

Cosa non ha funzionato?
Le parti sociali si incontrano, fanno finta di litigare per poi capirsi dopo estenuanti trattative.

Ultima, quella di Landini con la Fornero che lascia in aria tatto fumo fritto e nessun accordo concreto che tuteli il futuro dei tantissimi lavoratori rimasti senza lavoro alla veneranda età compresa tra i 40 e 50 anni non più spendibile nel mercato del lavoro concepito dalla famelica concezione attuale imperniata tutta sui numeri.

Landini chiede un incontro al ministro del lavoro, Elsa Fornero.
Incontro subito accordato. Landini e Fornero faccia a faccia per due ore al ministero nel pomeriggio di ieri; definito "importante" dal leader Fiom "per ricostruire un clima di fiducia", ovviamente"non risolutivo", ma che ha dimostrato "la capacità di ascolto del ministro Fornero" anche se le distanze sulla riforma del lavoro e su quella delle pensioni restano intatte.

La Fiom, durante l'incontro, ha posto anche la questione degli esodati sulla quale il ministro si è riservata di rispondere, probabilmente lo farà in Parlamento la prossima settimana, assicurando però che "l'idea del governo è quella di salvaguardare i diritti".
"Non credo che un incontro possa risolvere annosi problemi ma riconosco a Fornero la capacità di ascoltare. Quello che deve capire però è che se vogliono rispondere ai problemi del Paese devono tenere conto delle richieste dei lavoratori nei provvedimenti che dovranno prendere".
"c'è un vuoto di politica industriale che mette a rischio seriamente buona parte dell'industria italiana". E sull'articolo 18, terreno quanto mai minato e su cui un avvicinamento è pressoché impossibile, i metalmeccanici della Cgil hanno ribadito il loro no alla riforma e chiesto "un intervento di governo e Parlamento che garantisca invece l'applicazione effettiva dell'art. 19 come un passo avanti per affermare la democrazia nei luoghi di lavoro".
Insomma un ritornello trito e ritrito che non fa altro che peggiorare la situazione in cui versiamo come cittadini e come nazione.

Si dovrebbe avere il coraggio di smettere con le cifre, i numeri, i giochi delle parti, spogliarsi e bruciare divise, tute, doppiopetto, tailleur e badare alle esigenze dell'uomo nella sua interezza.



venerdì 23 marzo 2012

Art.18 o crescita e formazione?

La fiducia è una cosa seria e si dà alle cose serie! Così recitava un noto spot pubblicitario di qualche anno fa che aveva come sfondo un bel marchio con la cartina geografica dell'Italia e in tondo la dicitura “bel paese”. Da allora ne è passata di acqua sotto i ponti e tra alti e bassi si è andati avanti. Segreti, stragi, strategie tessute con una primaria filosofia di vita dedita al profitto!
Dopo il fallimento della politica è toccato ai prof. Salvare l'Italia dalle cattive azioni perpetrate nel tempo dalla cattiva politica ma, principalmente, dalla cattivissima diseducazione civica degli italiani. Ora, visti i risvolti regressi, c'è da chiedersi “possibile che tutto il male sta racchiuso nell'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori?”. Va bene che la Fornero ha chiarito che non c'è da fidarsi appieno del “buon cuore dei datori di lavoro” e che sono previsti chiarimenti in merito ai licenziamenti, e che comunque il concetto verte a eliminare la forma di devianza mentale del lavoratore dipendente che ritiene di avere diritto assoluto a quel “determinato posto”. Ma lo stesso concetto non sarebbe anche valido per gli imprenditori i finanzieri d'assalto che con le loro scelte scellerate hanno creato la precarietà attuale?
Tornando alla frase iniziale, la fiducia è una cosa seria, quindi è opportuno scrivere leggi ben chiare che non lascino margini alla fantasia creativa di avvocati e ammiragli abituati a guardare e pontificare dall'alto dei propri bisogni ma sordi ai BISOGNI altrui. In sintesi: è opportuna la revisione dell'articolo 18 in un momento simile o sarebbe più consono ridiscutere del mercato del lavoro, delle politiche sociali, dell'istruzione, la cultura e di tutti quei meccanismi che aiutano a formare le coscienze?

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