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domenica 8 gennaio 2012

multipli unici di Mario Iannino


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giovedì 24 febbraio 2011

quello che la pubblicità non dice

©mario iannino

©RIPRODUZIONE VIETATA by mario iannino 2006 "fragile vanità"

Alcuni temi diventano, a furia di discuterli, una questione di lana caprina, che danno ulteriori infinite versioni determinate dai credo individuali. Uno dei temi maggiormente trattati è:
Nudo sì, nudo no! In funzione del fatto che qualsiasi prodotto, anche quando non centra, è associato alla lussuria e quindi al corpo femminile, ai rimandi che un bel seno, culo o labbra visualizzano nell’immaginario maschile, e non fa differenza se il messaggio pubblicitario è trattato da uomini o donne. In pubblicità le icone da utilizzare sono ben chiare!
Non è altrettanto chiaro fino a quanto il messaggio intriso di verità espresse o lasciate alla singola immaginazione penetra nella testa degli utenti e le eventuali disfunzioni che produce allorché la metafora è considerata onesta da alcuni.
Le persone smaliziate non si lasciano contagiare dagli spot pubblicitari, loro osservano attentamente i prodotti, li analizzano anche se indirizzati in un primo momento dal messaggio e dalla curiosità intesa come conoscenza di un ulteriore prodotto da utilizzare. La comparazione è esercitazione mnemonica per le intelligenze aperte al nuovo. D'altronde, si comprende bene come la pubblicità esplosa negli anni del boom economico abbia influito e condizionato le culture dei singoli cittadini. Probabilmente il linguaggio adottato dal creativo per stimolare il consumatore “italiano”, è inteso diversamente dal libanese o dal tunisino, bosniaco, bielorusso, slavo, tedesco e così via, per un motivo semplicissimo strettamente collegato al modello di vita tutto italiano.

È ovvio che se una persona ha quotidianamente problemi di sussistenza primaria come sfamarsi e sfamare la famiglia, se assiste a spot inerenti alla salute degli animali o le lotte giuste degli animalisti occidentali, in lui scatta una sola certezza: se trattano così bene gli animali significa che hanno raggiunto un grado di benessere assoluto. Quindi, c’è posto anche per me in quel paradiso terrestre. Forti di queste facili considerazioni tentano il tutto per tutto; impegnano le poche misere cose e intraprendono il viaggio della speranza; rischiano la vita per arrivare nel fantasioso territorio italiano e, una volta giunti, ironia della sorte, vedere i sogni infrangersi contro l’amara realtà fatta di lavoro nero, sfruttamento, miseria e qualche pasto nelle mense dei poveri se tutto va bene perché l'Italia non è il paradiso sublimato dalle trasmissioni televisive e tanto meno dagli spot pubblicitari.
Ecco quello che la pubblicità non dice!

mercoledì 1 settembre 2010

creatività, arte contemporanea e bravi artigiani

aore12
Per un mercato dell’arte sano, non drogato da falsità concettuali.

È disarmante costatare la duttilità del bello estetico e delle varie forme concettuali d’intendere il bello o il sublime oggi. Nonostante l’innumerevole letteratura in merito, e nonostante l’evoluzione linguistica e tecnica della visione, comunemente il bello è associato all’emotività congetturale cui è associato il manufatto artigianale e o artistico.
È sintomatica la reazione al bello laddove si magnificano forme elementari associate a un evento mediatico o di costume. Ancora oggi la gente ha bisogno di una narrazione affine alla propria cultura per indolenza, perché non ama il nuovo e detesta l’ignoto che mette in discussione le conoscenze spicciole e non trova spazi utilitaristici nella quotidianità. Però, la maggioranza silenziosa è pronta a urlare a comando! Non appena qualcuno che funge da guida espone una teoria e l’associa a un prodotto dell’uomo. Il concetto, bello o brutto, è accettato con facilità se rimanda mentalmente alla persona da ricordare, ai suoi insegnamenti, alla sua figura carismatica.
D’altronde è risaputo che la figurazione da sempre ha sopperito ai mille testi scritti e alle innumerevoli parole. La figurazione è immediata. Narra un episodio. Divulga concetti per immagini. Escludendo il dato propagandistico connesso alla figurazione, è da considerare, se si vuole dare una connotazione artistica seria, non tanto il valore estetico e la padronanza artigianale esecutiva, ma, il retroterra intellettuale dell’artista, del tempo in cui vive, delle tecniche usate per rendere comprensibile il concetto e renderlo visibile. In sintesi: i simboli ideati dall’uomo sono sempre gli stessi. Possono avere varianti dettate dalle mode e dai gusti momentanei, ma la radice rimane immutata. Per intenderci basta pensare alla Croce di Gesù. Due assi incrociate che servivano a dare la morte ai delinquenti comuni sono diventate l’emblema universale di una religione.
La simbologia della croce porta le coscienze Cristiane a Cristo Morto e Risorto, alla sua vita, agli insegnamenti lasciati agli apostoli e divulgati nei secoli. E chi la porta addosso e la venera è Cristiano.
E, posta sui tetti e sui campanili indica ai fedeli che quello è un luogo di culto: una chiesa.

Per fare ciò, non c’è bisogno di essere artisti basta essere dei bravi artigiani del ferro o della pietra e avere un po’ di creatività. La stessa creatività che fa vedere draghi, serpenti, figure allegoriche popolare il cielo; insomma, come quando si dialoga con le forme cangianti delle nuvole e li poniamo a due passi dalla realtà come fedeli compagni di viaggio.

domenica 24 gennaio 2010

il politichese nelle realtà locali

Nella storia dell’uomo è tracciata chiaramente l’evoluzione tecnica e scientifica della specie.
Il genere umano ha inventato geniali stratagemmi per superare le avversità; pianificare problemi di sopravvivenza; migliorare le comunicazioni e affinare i linguaggi.

Allegorie verbali e visive, quindi, arti oratorie teatrali, scritture, dipinti e disegni illustrano il cammino antropico e le varie forme di proselitismo adottate per divulgare i saperi acquisiti nel tempo. Parola e gesto sono metodi fenomenali per indottrinare le masse e l’oratore magniloquente conosce bene il metodo per attrarre le attenzioni della platea; capisce quando è il momento giusto per strappare l’applauso, commuovere o far sorridere. E questo è bene!, se non nasconde falsità o ambiguità immorali.

Altro discorso è il linguaggio usato dai politici per raggirare ostacoli e far convergere errori e furberie nella scatola della bontà che tutti i partiti costruiscono giorno dopo giorno. La scatola della bontà del politichese somiglia moltissimo al cilindro del mago: è una scatola magica pronta a stupire gli astanti, che trasforma gli errori gestionali in benefici personali. Insomma è una sorta di lavatrice con vari programmi di lavaggio, dal delicatissimo allo sporchissimo, con e senza centrifuga.
Esiste la possibilità di debellare o quantomeno contenere il malcostume fin qui generato?

Si sa, la via per la pace e del buon governo non è mai un’autostrada comoda e diritta; spesso è una stradina irta di difficoltà; un sentiero di campagna tortuoso, dalla traversata imprevedibile, costellato di pericoli ambientali, smottamenti, per cui richiede una guida sicura, attenta e dell’aiuto corale dei viandanti.

La natura, dal canto suo, dà segnali d’insofferenza per i saccheggi subiti; anche le classi meno abbienti si ribellano alle intolleranze storiche, ora tocca all’intelligenza della “casta” dare risposte sincere.

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