Nelle zone di guerra le popolazioni umiliate muoiono anche per indigenza e fame. Noi che viviamo lontani dagli orrori altrui sprechiamo il tempo impegnando risorse in giochi di società. Stancamente, sospinti da onde emotive, al massimo sussurriamo un augurio, e i più devoti credenti pregano quel bambino venuto al mondo tanti anni addietro per amore.
Un amore sovrumano. Incomprensibile. Vista la regressione intellettuale dei popoli evoluti.
Tra qualche mese, tra suoni e parole beneauguranti, immersi nelle vetrine addobbate che riflettono il nostro tempo faremo a gara a chi sparerà i fuochi d'artificio più belli. E tra il frastuono dei botti di natale invocheremo la pace auspicando amore e libertà anche per gli oppressi. Ancora una volta autoassolvendoci per i morti seppelliti dai bombardamenti e per i bambini che soffrono la fame lontano da noi.