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martedì 11 febbraio 2014

Euro cultura e socialità del lavoro

Breve analisi sulla via dell'Europa unita.

Tra alti e bassi ce la siamo sempre cavata. dal blasonato feudo al latifondo borghese; dal brigantaggio alla 'ndrangheta, o mafia tanto per intenderci, dal Parlamento maschilista e elitario al democratico e pluralista. Sì, ce la siamo sempre cavata.

Abbiamo (i nostri padri) ricostruito l'Italia del dopoguerra; dato valore alla lira lavorando sui campi e edificando fabbriche; appreso mestieri e divulgato saperi, arte e cultura.

C'è stato, tutto sommato, il benessere in Italia. Gli anni '70 iniziano ad essere gli anni della svolta. E visti i fermenti culturali che agitavano le università, gli studenti in generale, che lasciavano le aule e andavano davanti i cancelli e nei collettivi delle fabbriche per confrontarsi con il mondo produttivo del proletariato, si supponeva ben altro epilogo.

I leader dei movimenti studenteschi a venire non seppero contrastare intellettualmente, come i loro predecessori, il malcostume, che, durante la crescita economica, invase e deturpò le debolezze sorrette dagli egoismi individuali.

Il declino è dietro l'angolo. Gli anni '80 fanno capolino tra politiche di austerità e passeggiate con targhe pari e dispari, inibizioni ai motori inquinanti nei centri storici delle grandi metropoli, crisi del mercato delle automobili, cassa integrazione e ferie forzate.

Tra gli anni '80 e '90 si sente parlare di lira pesante e il malumore serpeggia tra la gente. Era, quella della lira pesante, una proposta politica, se non ricordo male, dell'onorevole Andreotti e comunque di uno dei ministri di uno dei suoi tanti governi.

Giulio Andreotti, tra luci e ombre, fu un grande statista e seppe difendere il lavoro e i lavoratori in ossequio a quanto sancito dalla Costituzione della Repubblica.
Tra le tante azioni del suo mandato pubblico ce ne fu una che oggi potrebbe essere suggerita ai nuovi governanti e farla diventare un cavallo di battaglia: bloccò per qualche anno, per evitare problemi occupazionali correlati alla digitalizzazione del sistema telefonia pubblica in Italia, il montaggio delle centrali telefoniche pubbliche con tecnologia tedesca.

mercoledì 30 giugno 2010

dalla lira all'euro, chi ci guadagna

L’euro, forse avrà pure salvato l’Italia, ma ha di certo rovinato gli italiani con il mancato adeguamento della lira all'euro.

©archivio M.Iannino

Di fatto, il potere d’acquisto degli italiani è dimezzato: gli stipendi sono rimasti invariati se non bloccati del tutto, mentre i costi di merci e servizi sono schizzati alle stelle. Insomma entrano pochi soldi in valuta non pregiata, equiparabili alla lira come potere d'acquisto e escono grossi e grassi euro di spese in tasse e alimenti! Chi non ricorda quanto costava un pieno per una media cilindrata? 40, 50 mila lire, non di più! e oggi, rapportando le vecchie 40 mila lire alla moneta corrente, con 20 euro non si mettono più di 15, 16 litri scarsi di carburante nel serbatoio, contro i 40 litri di quando costava circa 1000 lire a litro, vale a dire prima dell'introduzione della nuova divisa adottata dalla zona euro.
Come se ciò non bastasse, c’è, nelle intenzioni del governo nazionale, la volontà di inserire tra le varie tasse e tagli della manovra economica, un pedaggio per la A3 e alcune strade a scorrimento veloce.
La manovra economica, all’esame della Commissione Bilancio del Senato, promette vacanze all’insegna di rincari per automobilisti e non. Ma vediamo nel dettaglio cosa ci prospetta la manovra economica in esame: dal primo luglio potrebbero scattare aumenti fino al 5%; nuovi pedaggi di 1 euro per le auto e di 2 euro per Tir e veicoli pesanti. Si pagherà, su 22 tratte (11 autostrade e 11 raccordi stradali) gestite dall’Anas che finora erano percorribili gratuitamente. Nella carta topografica, dovrebbero rientrare il raccordo anulare di Roma, l’autostrada Roma-Fiumicino, la Salerno-Reggio Calabria, la Palermo-Catania, il raccordo Torino-aeroporto di Caselle e la superstrada Firenze-Siena perché scatterà dal 1 luglio una fase transitoria in cui l’Anas potrà applicare un pedaggio da intendersi “come maggiorazione al biglietto autostradale nelle stazioni di adduzione delle concessionarie autostradali”. La manovra prevede l’aumento dei canoni corrisposti all’Anas dai concessionari autostradali calcolati sulla percorrenza chilometrica in base alle classi di pedaggio. Tali rincari colpiranno anche gli utenti in base a una clausola di protezione contenuta nella convenzione del 2008 tra Anas spa e Autostrade per l’Italia che autorizza le concessionarie a rivalersi sugli utenti. Gli aumenti delle tariffe andranno da un minimo dell’1,5-2% fino a un massimo del 5%. Nel dettaglio l’aumento sarà di un millesimo di euro a chilometro per le classi di pedaggio A e B e a di 3 millesimi di euro a chilometro per le classi di pedaggio 3,4 e 5. Ulteriori rincari scatteranno invece dal primo gennaio 2011. Dal primo luglio comincerà la fase transitoria in cui l’Anas è autorizzata ad applicare un pedaggio di 1 euro sui veicoli leggeri e di 2 euro sui veicoli pesanti per le autostrade collegate con i tratti autostradali o i raccordi. Il pedaggio, all’inizio, sarà introdotto utilizzando i caselli delle concessionarie e in seguito con un sistema di esazione di tipo free flow (a flusso libero). Le maggiorazioni tariffarie non potranno comunque comportare un aumento superiore al 25% del pedaggio altrimenti dovuto. I criteri saranno definiti mediante un decreto del presidente del consiglio dei ministri, da emanare entro 45 giorni dall’entrata in vigore del decreto, quindi entro il 15 luglio.
Buone vacanze!

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