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mercoledì 18 dicembre 2019

Provocazioni culturali clima banane e ambiente

Le provocazioni mentali non sempre sortiscono le reazioni desiderate da chi “provoca”.


Le reazioni sono correlate alla cultura e alla sensibilità di chi osserva e recepisce l’azione, l’atto provocatorio inibisce annichilisce o esalta e invoglia al dialogo.

Sarcasmo, derisione, superficialità oppure profonda considerazione per il gesto ostentato con sagacia?

Le reazioni più comuni che si sono succedute sui media alla satirica quanto astuta azione di mercato che ha “valutato” e imposto il prezzo altissimo di 12milaeuro alla banana di Cattelan scocciata sulla parete di una galleria hanno dimostrato per lo più pochezza di pensiero riflessivo.
Cosa inversa, suffragata da ammiccamenti e sorrisini, invece, alla “patatina” di Rocco. Anche se entrambi sono simboli del machismo, la prima, la banana, ha infranto il muro della superficialità ed è andata a sbattere contro le comune e elementari ottusità per il valore dato ad un prodotto della natura facilmente reperibile tra i banchi dei mercati ortofrutticoli.
… E se tra non molto tempo sarebbe un’impresa ardua trovare il frutto esotico ma anche il comunissimo tubero a buon mercato?

sabato 10 dicembre 2011

la rivincita dell'Arte: Cattelan, dada a New York

aore12blog
i capricci di Cattelan appesi al Guggenheim

La rivincita del pensiero artistico si manifesta nella New York degli affari alle prese con le provocazioni di Cattelan e i falsi Pollock.


New York è nell'occhio del ciclone. Da una parte il dissacratore per eccellenza che asseconda con le sue provocazioni i mercanti d'arte e dall'altra i falsi della pittura d'azione americana venduti a suon di milioni di dollari.

Maurizio Cattelan, eterno Peter Pan, gioca con la società e ne scardina le regole. Sarcastico, lascia parlare gli altri.
L'ultima provocazione del burlone Cattelan stravolge gli spazi del Guggenheim museum di New York e lo trasforma in una sorta di succursale della biennale veneziana.
Gli spazi studiati per esporre al top le opere d'arte dal genio di Wright sono trasformate da Cattelan in un enorme magazzino stenditoio. Animali imbalsamati, statue di silicone, autoritratti e manichini appesi al lucernaio penzolano nelle trombe delle scale del museo. Lì in mezzo anche le targhe ottonate di notai e dottori strappati dai portoni degli studi dei professionisti da mani ignote durante la notte in una città dell'Italia, Forlì, frequentata, secondo alcuni, da Maurizio Catelan all'epoca delle misteriose sparizioni tra il 1989 e il 1991.
Lasciando da parte l'allestimento e la provocazione stessa che sono un tutt'uno tra i capricci infantili e le fobie di chi cattura e appende le lucertole col cappio fino a soffocarle, la domanda da porre è: può la creatività essere mortificata dalla mercificazione goliardica?
È saggio condividere il pensiero dissacratorio e buttare dal piedistallo l'arte ammiccante istituzionale genuflessa alla censura del potere?
E ancora, l'uomo crea per diletto fine a sé stesso, per guadagnare fama e denaro o per proporre un pensiero alto?
(la risposta sembra scontata: di fatto, senza un apparato economico-organizzativo forte, simili scherzi non potrebbero varcare la soglia di luoghi votati, per definizione, all'espressione artistica alta. Esercizi mentali utili a macinare utili).

In ogni caso, se pensiamo all'action painting, la forma espressiva artistica che ha fatto la storia dell'espressionismo astratto americano, anch'essa dissacratrice e incomprensibile ai più, oggi ritenuta concettualmente superata, torna in auge a causa dell'ingordigia umana al pari della bolla economica che ha affamato il mondo.
I falsari erodono ricchezze materiali ai falsi amanti dell'arte vendendo loro opere contraffatte.

Il New York Times precisa che c'è un'inchiesta in corso per truffa.
Sempre secondo quanto si legge sul giornale newyorchese, negli ultimi anni, importanti nomi dell'espressionismo astratto quali Jackson Pollock e Robert Motherwell sono stati venduti nella galleria Knoedler & C., costretta a chiudere dopo 165 anni di affari nel campo dell'arte a causa della denuncia di un collezionista britannico, Pierre Lagrange, che ha acquistato un Pollock per 17 milioni di dollari risultato falso alle indagini che hanno rivelato tracce di pigmenti sconosciuti all'epoca in cui Pollock lo avrebbe realizzato.
Le sorprese non sono finite, sempre secondo il NYT altre 15 tele vendute negli ultimi anni in altre gallerie di Manhattan sarebbero false.

È la rivincita dell'Arte sulla materia ingorda dell'uomo che sovverte i meccanismi del pensiero creativo; un novello grido dada che asseconda gli andamenti strutturali dell'uomo e i suoi traffici mercantili.

mercoledì 12 ottobre 2011

Boeri, Cattelan e l'Ambrogino d'oro

aore12blog

Alla luce di quanto accade nel mondo per colpa dei giochi della finanza creativa e per come si sta comportando chi detiene il potere economico e politico, la proposta di Stefano Boeri, assessore al comune di Milano, è più che una provocazione. È la trovata demenziale di chi ama il rumore mediatico, il fumo e non la sostanza. Per il resto, ritengo inutile ripetermi. Le mie considerazioni culturali, chi vuole può leggerle qui e qui.

giovedì 16 settembre 2010

la provocazione culturale di Cattelan a Milano

aore12
Maurizio Cattelan è un artista che provoca nell’immediatezza una reazione, e chiunque si trovi davanti a un suo lavoro reagisce in conformità alla propria esperienza e cultura.

È sufficiente fare una veloce carrellata dei suoi lavori per rendersi conto di come lui ama giocare.
Gioca con l’imprevisto. Con il non senso. L’irrealtà.

S’intravede quasi un leggero piacere nello scompigliare i luoghi comuni. Sovverte ruoli e immagini con estrema facilità, capovolge poliziotti e li fa stare a testa in giù, impacchetta un grasso signore (Massimo de Carlo, suo gallerista) e lo fissa alla parete con lo scotch, impicca bambini agli alberi, appende cavalli al soffitto o gli conficca la testa nel muro, e come non ricordare la statua di cera con le gambe spezzate di papa Karol Wojtyla.
Drammatica nella sua ir/realtà. Concreta nel sommare sofferenze fisiche e mentali del genere umano che gravano sul pastore d’anime.
E c’è anche un Hitler in ginocchio con le mani giunte, nell’atto della contrizione, che, forse, chiede scusa all’umanità per gli efferati delitti commessi.

Ognuno legge e interpreta il messaggio a modo suo. E non si capisce se a mettere scompiglio e paura siano le somiglianze dei cloni, più veri e drammatici degli originali, oppure perché non si vuole vedere oltre il proprio naso perché si vogliono tenere sopiti i pensieri che toccano la sfera della sensibilità storica, individuale e collettiva.

È vero, l’artista provoca! Ma la sua provocazione deve essere letta in maniera propositiva. È un incentivo al dialogo; all’analisi, per guardare e andare oltre i fatti conosciuti, esorcizzarli. Prendere coscienza di quello ch’è stato per valutarne implicazioni presenti e future. Non è nascondendo la testa nella sabbia che si allontana o annulla il pericolo. Quello c’è. È sempre presente. Sta agli uomini circoscriverlo e tenerlo lontano con lungimirante intelligenza.

Per concludere, è anacronistico pensare di censurare dei manifesti con su un Adolf Hitler rivisitato dalla mente dell’artista. Non è annullando la pubblicità sui muri di milano della mostra di Maurizio Cattelan che si estingue il delitto contro l’umanità.
Il passo indietro del Comune, che aveva già sospeso l'affissione dei manifesti incriminati, è stato rafforzato dalla reazione della comunità ebraica che ha ritenuto la visione di Hitler capeggiare su Milano " un messaggio inopportuno", per bocca di Roberto Jarach. Una provocazione troppo forte. Che avrebbe "urtato la sensibilità nostra e di molti", ha aggiunto, e che avrebbe "prevalso sul messaggio sarcastico del pentimento di Hitler".

C'è da chiedersi: se questo messaggio è forte, visto che l'amministrazione comunale milanese destinerà gli incassi dell'esposizione alla costruzione del Memoriale della Shoah, cosa conterrà in futuro il Memoriale?

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