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giovedì 5 dicembre 2024

breve glossario della lingua calabrese

La parola che inizia con la consonante “Hfà” ha una f molto aspirata e nella maggior parte dei dialetti calabresi è impercettibile e si pronuncia “à” soffiata in gola. È un suono gutturale: bocca aperta, lingua a riposo e dalla gola esce un alito fonetico particolare, vagamente simile all’arabo dai fonemi aulici.

Anche quando segue una consonante, la pronuncia, è solitamente tronca, atona. I fonemi si differenziano. La pronuncia denota contaminazioni lessicali dei conquistatori sui nativi. Ad esempio, la doppia elle in alcune aree è pronunciata “gl’” o doppia elle “ll tronca” dal sapore vagamente spagnolo o francese.

La zeta, eccessivamente marcata, tradisce l'origine della nostra calabresità. Se aggiungiamo le lettere aspirate e le consonanti atone o rafforzate a secondo dei casi, senza ombra di dubbio,  l'origine bruzia è consacrata. Le mille e una cadenza indicano le origini territoriali e la gente che le parla. Mille e più sfumature colorano la Calabria. Sfumature linguistiche e di costume. Tant’è che un tempo, le donne si riconoscevano dall’abbigliamento e si assegnava per certo il paese d’origine. Per non dimenticare, il mio, più che un esercizio è un gioco mnemonico, scavo negli angoli reconditi della mia memoria e porto a galla parole ormai desuete, le condivido con i tantissimi calabresi che non ricordano sfumature dialettali poetiche ineguagliabili, in italiano e in altra lingua, e siccome, mi auguro che non siano solo i calabresi a leggermi, ecco una sintesi:

 


martedì 21 luglio 2020

Andrea Camilleri, Riccardino

L'aspettavo. L'aspettavo con una certa curiosità, Riccardino, il racconto postumo del maestro Andrea Camilleri.


L'ultimo “Montalbano”, scritto nel 2005 e rivisitato nel 2016 con pochissimi aggiusti mi ha fatto venire una sorta di emicrania.
Ignoro la lingua vigatese inventata dal Maestro Camilleri. Alcuni vocaboli li associo alla lingua italiana intuitivamente ma altre sono davvero indecifrabili e per niente comprensibili.

La mia curiosità di lettore mi ha portato a leggere la prima stesura, quella del 2005. Risultata ostica, dopo le prime pagine, vado all'inizio del libro, all'ultima versione del 2016. Penso: sarà in italiano almeno nelle parti descrittive salienti. Invece no. ... il vigatese criptico è un ostacolo.
Un ostacolo che mi fa desistere.
Chiudo il libro. Lo riprendo dopo qualche ora ma niente! Peccato.
lo ripongo, sconfitto, almeno fino a che non avrò colmato la mia lacuna lessicale.

In compenso il libro ha una bella veste grafica. Curato nei particolari. Copertina rigida e doppio segnalibro in tessuto incorporato come si usava un tempo in ossequio alla tradizionale rilegatura artigianale di alta qualità.
Ottimo oggetto cult da collezione.

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