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lunedì 16 gennaio 2023

Arresto di Matteo Messina Denaro, Baiardo come Nostradamus?

 

Anche per chi vive lontano dalle notizie di cronaca quella di oggi è sensazionale.

L'arresto del superlatitante Matteo Messina Denaro rimbalza su tutte le piazze mediatiche facendo esultare i cittadini fiduciosi nella bontà dei servizi messi a disposizione dallo Stato.

Eppure qualche mese addietro in un pezzo di Giletti, uno speciale di non è l'arena in onda su la7, è passata una notizia dal sapore raccapricciante. Un tizio parlava liberamente delle sue azioni con latitanti pieni di soldi. Raccontava di come li portava da una parte all'altra nei luoghi più in italiani e di come passava il suo cellulare a uomini che hanno ricoperto e ricoprono tutt'oggi incarichi istituzionali per mettere in contatto i pezzi opposti di una realtà incomprensibile.

Personalmente pensai che:

Se si dovesse avverare quanto afferma Baiardo al giornalista e cioè che nei primi giorni del 2023 il super latitante si consegnerà alle patrie galere, ovviamente non gratis ma dettando le sue condizioni, vuol dire che siamo letteralmente nella merda!

E oggi sembra che si sia avverato quanto anticipato da Salvatore Baiardo a Giletti che per anni ha coperto la latitanza dei fratelli Giuseppe e Filippo Graviano.

lunedì 1 settembre 2014

Inciviltà e ignoranza alimentano le mafie

Pagare qualcuno per potere lavorare e stare tranquilli è l'azione più schifosa che possa esistere nei rapporti umani. Non fa nessuna differenza se a pagare il cosiddetto pizzo è un piccolo imprenditore o un personaggio ricco e famoso che per stare sereno è costretto a pagare o assumere qualcuno suggerito dalla criminalità organizzata.

Lo sdegno sale al pari della solidarietà per chi è vessato dalle forze non tanto oscure che si coniugano in mafia, 'ndrangheta e simili.

Stando a quanto pubblica “Repubblica”, in seguito alle intercettazioni ambientali registrate nel carcere milanese Opera, dove è detenuto Totò Riina, viene fuori che Berlusoni è stato costretto a pagare il pizzo per non vedersi bruciati i grandi magazzini “standa” siciliani.

Notizia che il boss mafioso pare abbia confidato al suo compagno di aria.

Insomma, detta in soldoni, la mafia imponeva a Silvio Berlusconi l'assunzione dello stalliere Mangano e il versamento di 250milioni di euro ogni sei mesi, trattative andate in porto con il coinvolgimento di alcuni politici siciliani tra cui Dell'Utri.

Dire che lo Stato è in ritardo o inefficiente non serve. Lo Stato dovremmo essere noi. Malavitosi compresi. Dirigenti politici e semplici cittadini.

È più giusto e onesto prendersela con noi stessi, con la nostra paura imbastardita da ignoranza e egoismo che pur di pararci il culo ci fa chiudere gli occhi, la bocca e il naso. Ci tappa il cervello.
Tarpa le ali e immobilizza i sogni di bellezza suggeriti dalla vita stessa

venerdì 9 maggio 2014

Dalla parte dei brutti

Don Memè prete mafioso?



Carmelo Ascone, parroco di Rosarno da trent'anni, dopo l'incursione delle jene è stato bollato come il “prete della 'ndrangheta”. Perlomeno questo è il sentimento che circola tra i curiosi e quanti inzuppano il pane nella brodaglia mediatica.

Ora, prendendo per buono il taglio televisivo delle iene, che non si sono viste in altre occasioni meritorie nella piana di Gioia Tauro e Rosarno come quando la provincia ha donato degli attrezzi agricoli alla scuola di Rosarno ed anche lì don Memè è intervenuto nella funzione della sua missione sacerdotale, è necessario ragionare sulle parole estrapolate dal servizio per comprendere davvero la realtà del reggino, della Calabria e la spettacolarizzazione dei media. Per questo rimando al servizio televisivo e chi vuole intendere intenda.

Su questa pagina buttiamo il seme del dubbio, prescindendo, se vogliamo, laicamente, dalle parole del Vangelo di Gesù che preferiva fermarsi e mangiare nelle case dei peccatori, a noi sembra che le parole che hanno fatto scandalizzare i benpensanti, e alcuni si sono persino indignati fino a pretendere la rimozione e la spretatura del parroco, le parole incriminate, dicevamo, sono quelle di “vicinanza e amicizia” nei confronti degli ultimi; la denuncia nei confronti di uno Stato assente che non produce e dà lavoro e l'accusa alla magistratura schierata ed ha osato toccare l'icona dell'antimafia don Ciotti.

Dico subito che non è compito mio vestire i panni dell'avvocato difensore. Basterebbe che tutti quelli che si sono sentiti offesi leggessero, se Cristiani, il Vangelo e s'interessassero davvero di socialità e politica allo stato puro e guardassero più in là del loro naso.!
Forse, così facendo sarebbero più inclini alla comprensione e non mi si venga a dire che la 'ndrangheta è brutta sporca e cattiva. Lo so! Ma è anche vero che la 'ndrangheta e la fame non si combattono solo a parole nei seminari, con slogan e marce, e neanche con le targhe attaccate sulle porte dei comuni. Tenere alta l'attenzione dell'opinione pubblica è importante ma non determinante.

Per sconfiggere le piaghe sociali serve cultura, tanta cultura! Cultura verso gli ultimi, comprensione e vicinanza a chi soffre. Solidarietà!
L'indignazione è un sentimento riprovevole quanto inutile!

martedì 30 novembre 2010

codici cavallereschi e devianze etiche

Osso Mastrosso e Carcagnosso secondo una favola romantica dovrebbero essere i padri fondatori del malaffare in Italia.

In base ai racconti folkloristici si tratterebbe di tre cavalieri spagnoli, appartenuti ad una associazione cavalleresca fondata a Toledo nel 1412, che, scappati dalla Spagna per avere difeso l’onore della sorella, portarono nel Mezzogiorno d'Italia quelle che sarebbero divenute le regole della mafia in Sicilia, della camorra in Campania e della 'Ndrangheta in Calabria.

Una leggenda che è servita a creare un mito, a nobilitare le ascendenze, a costituire una sorta di albero genealogico con tanto di antenati.

La sera della strage di Duisburg una delle sei vittime, prima di essere uccisa, facendo bruciare un santino di San Michele Arcangelo con tre gocce del suo sangue, aveva giurato fedeltà alla 'ndrangheta in nome dei tre cavalieri spagnoli Osso, Mastrosso e Carcagnosso. Per la 'ndrangheta i codici e la loro trasmissione sono una ossessione.

Per quante trasformazioni essa abbia subito non ha mai voluto cambiare le modalità dell'affiliazione formale e simbolica. Ma qui siamo in pieno folklore. Una sorta di romantica adesione a dei valori “morali” da parte di giovani che affrontano i mali sociali. Giovani ingenui strumentalizzati da menti scaltre che non si sporcano le mani con omicidi o andando a lavorare nei campi. I pezzi da novanta vestono e frequentano l’alta finanza. Determinano le sorti delle nazioni. Pilotano notizie e ricchezze. Censurano ma sanno anche indossare la maschera del buonismo populista.

giovedì 2 settembre 2010

lettere di morte per Scopelliti

Lettere di morte a Giuseppe Scopelliti, presidente della Calabria.

Quattro lettere minatorie, indirizzate a Giuseppe Scopelliti, di cui una contenente due proiettili di pistola calibro 7,65, sono state recapitate questa mattina nella sede catanzarese della presidenza della giunta regionale calabrese.
Una delle lettere, giunte nell'ufficio di Presidenza situato nello storico Palazzo Alemanni in Catanzaro, contiene minacce e intimidazioni. E un’altra conclude le intimidazioni al Presidente Scopelliti con le firme, nomi e cognomi, dei principali capimafia delle cosche calabresi.

Davvero singolare, quest’ultima lettera intimidatoria. Quando mai si è visto che gli ‘ndranghetisti mandano biglietti firmati. Quelli hanno altri modi per far conoscere le loro intenzioni e, stando alle cronache, quando vogliono “giustiziare qualcuno” prima lo fanno e poi lasciano intendere che sono stati costretti dagli affari. D'altronde, il caso Fortugno, purtroppo, e non solo, la dice lunga sulle strategie malavitose.

Personalmente sono vicino a chiunque è bersaglio della violenza altrui e porgo il più caro solidale pensiero d’incoraggiamento e d’affetto al Presidente della Calabria, perché assertore convinto del rispetto reciproco tra persone. Un rispetto che ostacola all'insorgere, qualora ci fossero idee di soppressione fisica dei nemici, ai quali va, piuttosto, osservata la sacralità del mandato. ma gli 'ndranghetisti conoscono un solo tipo di società solidale, in seno alla quale, la convivenza pacifica è un eufemismo nel momento in cui qualcuno o qualcosa turba gli affari delle famiglie, per cui scatta la ritorsione, la delegittimazione e infine la violenza fisica nei confronti di chi difende lo stato di diritto solidale e le istituzioni.

Viste le modalità, rese note dalla stampa, sembra una burla. E per la tranquillità del presidente Scopelliti e per la Calabria, ce lo auguriamo tutti.

Nel frattempo le indagini proseguono dopo il solerte intervento degli agenti della Digos che hanno acquisito le lettere e i proiettili di pistola pervenuti a palazzo Alemanni, sede degli uffici di Presidenza.

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