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domenica 29 novembre 2009
abissali differenze tra arte e artigianalità
Quali sono i criteri di giudizio che determinano i valori materiali degli oggetti e del fare umano?
I temi trattati sono soggetti a differenti analisi a seconda se si tratta di beni effimeri quotidiani che espletano la loro massima ascesa nell’immediato momento temporale o patrimoniali in quanto vanno a implementare le ricchezze economiche certe. Nel primo gruppo, comunemente, si assommano tutti quei prodotti che fanno capo all’universo modaiolo imposto dalla società consumistica, estetica, di costume e alimentare momentanea. Nel secondo blocco analitico, vale a dire, quello inerente al benessere stabile elitario, una comune corrente di pensiero ingloba beni materiali come oro, gioiello, titoli di stato e quanto quotato in borsa incluso opere d’arte, beni architettonici e paesaggisti. Ma,
Chi decide i termini di raffronto è davvero obiettivo nel giudizio?
In effetti, a voler spaccare il capello in quattro, come essere certi che non si è vittime di imbrogli mediatici anche nel tempio sacro dell’Arte? Tanto per incominciare, il mio personale suggerimento è: diffidare sempre degli “urlatori spocchiosi”, prima di acquistare o dedicare tempo alle opere d’arte, avere la certezza di voler entrare in comunione con i linguaggi alti, per cui, non necessariamente si deve, aprioristicamente, condividere quanto scritto o declamato dagli imbonitori prezzolati; i curatori delle lobby e delle scuderie dei brocchi spacciati per purosangue.
La cultura necessita di pulizia sommaria. Quanti operano seriamente devono avere il coraggio civico di distinguere per sempre il manufatto artigianale dall’opera d’arte! D’altronde, chi lavora in fucina per dare corpo al bozzetto dello scultore capisce bene l’importanza dell’artista e certamente non ha la presunzione di volersi sostituire a lui; altrimenti tutti i maestri vetrai di Murano, rifacendosi ai grandi Maestri dell’arte potrebbero pretendere l’etichetta di “opera d’arte” per ogni lavoro. In sintesi:
L’opera d’arte, l’operazione culturale, nell’accezione ampia del termine alimenta la mente dell’umanità; il manufatto artigianale, se pur finemente pregevole, soddisfa la quotidianità epidermica delle umane esigenze: è simile alla “Barbie montata dal chirurgo plastico”.
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