Catanzaro, vista dall'alto |
Nel limbo delle chiacchiere
La città si addormenta. Un altro giorno è trascorso e tutto
scorre.
Oliverio continua nei suoi proclami rassicuranti. Scura si
attiene alle direttive ministeriali della Lorenzin mentre alcuni, spero lo
facciano per scherzo, dibattono e raccolgono firme per tagliare in due la Calabria:
vorrebbero riportare indietro nel tempo la sua morfologia e rendere navigabile
il fiume Amato per “facilitare” la navigazione ai mercantili come succedeva ai
tempi della “magna graecia”.
In sintesi questi signori non soffrono dei comuni
problemi che arrovellano la quasi totalità dell’umanità: la salute e il modo
per curarsi i malanni oppure trovare un lavoro e guadagnare i soldi per
sopperire ai tagli imposti dal governo e dalla politica economica europea. No!
Per loro è di primaria importanza l’autostrada del mare tra
Catanzaro Lido e Lamezia Terme: quindi, tra Jonio e Tirreno.
Questi scienziati vorrebbero scavare un canalone navigabile
tra le due coste calabre mentre infuria il dramma della povertà pilotata.
Vista da quassù la città sembra non curarsi delle parole. Tutto
è ordinato. Lo sguardo sorvola la vecchia scuola agraria, adesso, diventata un
parco ben curato e arredato con opere d’arte inserite nel verde della macchia
mediterranea; sfiora i tetti dei palazzi fino a posarsi tra le nuvole e da lì
sfiorare monti e valli fino a giungere al mare.
Da qui ogni cosa sembra prestabilita. Anche le nuvole
sembrano ricordare gli affanni umani e il loro superamento.
“Avanti il prossimo” invita l’infermiera. Distolgo la mente
dai pensieri e lo sguardo dal panorama ed entro nello studio del medico specialista …
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