sabato 31 ottobre 2009

l'antipasto di Adriana: peperoncini piccanti ripieni



D’acchito sembrano enormi olive.
Carnosi, ripieni. Scrocchiano in bocca.
Il pizzicorino invita a un altro assaggio. Il bocconcino picca un po’ ma non eccessivamente e lascia in bocca una delicata rapsodia di aromi: lievi note di mare, campagna e, infine, il retrogusto gradevole di quel tanto di aceto piccante che purifica le papille. I peperoncini piccanti della signora Adriana sono squisiti. Sublimi! Le chiedo la ricetta e lei, con la bontà connaturata nei calabresi, risponde: è semplice! Non ci vuole molto per prepararli! Ecco, si procede così:

Antipasto calabrese di peperoncini piccanti ripieni
aore12

Ingredienti:

Peperoncini piccanti
Tonno
Capperi
Alici sottosale diliscate
Aceto
olio d’oliva

Preparazione:

1. Lavare i peperoncini
2. Togliere il gambo
3. Deporli in una teglia e coprirli con aceto di vino.
4. Lascarli immersi per 3-4 giorni
5. Sgocciolare
6. Scavare i semi dalla parte del gambo con un cucchiaino da caffè.
7. Farcire con tonno, un pezzettino di alice, un cappero.
8. Riporre i peperoncini ripieni in boccacci di vetro.
9. Coprire con olio e tappare.

venerdì 30 ottobre 2009

Aniceto Mamone, pittore naif?



I pittori che non hanno seguito corsi di studi regolari in licei artistici o accademie, nel gergo
©archivio M.Iannino
comune, erroneamente, sono etichettati come naif (parola francese che, tradotta letteralmente, in italiano significa “ingenuo”).

È senz'altro un ossimoro, una contraddizione in termini!

Non tutti sono a conoscenza che per realizzare un bel dipinto non è necessario seguire corsi di studi istituzionali che imbottiscono le menti di nozioni ma, piuttosto, apprendere le tecniche e abbandonarle nel momento della creazione come hanno asserito i maggiori artisti che hanno fatto la storia dell’arte.

In quanto, nell'attimo della creazione, per esternare onestamente poetiche personali, e chi fa della pittura ricerca e fonte comportamentale quotidiano ne è testimone e  lo mette in pratica, ovvero, abbandona la razionalità, inibisce insieme alle tecniche i saperi teorici, altrimenti i gusti estetici correnti, avvalorati dalle teorie di mercato, possono condizionere l’esito finale dell’opera.

L’artista è un ricercatore e come tale scandaglia materia e strumenti; personalizza i linguaggi espressivi conosciuti fino a trovare il proprio; non importa se figurativo, astratto, nuovi media ecc. Importa, invece e gioca un ruolo importante la passione e Aniceto Mamone, di passione ne aveva tantissima. Nei suoi lavori aleggia la magia dei puri che illumina scorci di paesaggi familiari; case strette l’un l’altra in intimi abbracci; ripide scale trasformate in scivoli giocosi.

In pittura, spesso erroneamente, chi dipinge figure e oggetti non attinenti alle regole costruttive dettate dalla prospettiva, adopera tavolozze elementari e personalizza lo spazio fuori dai canoni accademici è considerato naif.
Anche l'autodidatta è ritenuto tale, ma non è il caso di Mamone. Lui conosceva bene il mestiere e le tecniche tant'è che "quando era davanti uno scorcio, non si atteneva a ciò che vedeva con gli occhi fisici: lui dosava gli elementi, cercava l’equilibrio e considerava persino dove porre la firma, perché, diceva: "è parte integrante della costruzione del quadro".

mario iannino

gli spazi della comunicazione democratica, usi e abusi



Spazi sociali e sindrome della casta


Chi conosce un metodo efficace che faccia comprendere ai furbetti che è finito il tempo della retorica violenta e mistificatrice?
Anche i talk show storicamente accreditati si sono lasciati andare; prestano il fianco a schermaglie verbali forti che non lasciano capire nulla ai telespettatori.
Forse la redazione ha dimenticato di mandare agli ospiti un promemoria comportamentale insieme al tema da sviluppare in studio? Oppure i professionisti presenti a vario titolo credono di parlare a una platea di scemi?
Ogni appiglio è buono per sviare domande chiare. Ribaltare i concetti. Fare la parte della vittima. Assumere i panni e la corazza del paladino dei giusti.
I furbetti trasformano in farsa persino i drammi sociali; e non sarebbe un espediente negativo se seguisse un epilogo correttore dei problemi noti ma sottaciuti.
Invece perseverano. Forti della posizione di comando delegatagli dalle urne democratiche, i dirigenti, sembrano recitare un copione studiato a tavolino e quando qualcosa sfugge dai confini prestabiliti, iniziano ad azzuffarsi. Senza tralasciare i “poltronisti” fissi, che trovi dappertutto, onnipresenti peggio delle pandemie; e stanno lì, impassibili a ripetere la tiritera imparata a memoria come bravi scolaretti. Gente che cambia idee e casacche non in seguito ad analisi politiche serie ma in virtù del proprio tornaconto.
È una tattica che lascia annichiliti quanti credono nel rispetto della persona; nell’emancipazione dei meno abbienti e nella solidarietà.

ps. Un tempo il giullare, o sacro matto, diceva anche in maniera irriguardosa al sovrano quanto non andava nelle leggi promulgate e nei comportamenti regali; a volte la sua critica rimetteva in gioco concetti non esaminati. Oggi in un clima democratico (?) sembra non ci sia spazio per burloni, critici, analisti, artisti e giullari. Gli spazi democratici dell’analisi sociale e culturale sono occupati dalla casta…

nevicata, Aniceto Mamone, pittore calabrese


©archivio M.Iannino


Le strade che portano nell’entroterra calabrese sono conformate tutte allo stesso modo: curve, tornanti, brevi rettilinei contenuti in una stretta lingua d’asfalto. La viabilità è contenuta; pochi gli automobilisti che percorrono le vecchie strade provinciali. L’esistenza quieta delle cose fatte
dall’uomo e dalla natura è poesia. Poesia visiva che il pittore trasfonde sulla tela con sapienza e maestria. Aniceto Mamone è stato un pittore genuino; non amava né rincorreva le velleità. La sua natura buona si rispecchia nei dipinti rurali: le nevicate di un candore disarmante; i vecchi casolari di campagna; le marine. In ogni dipinto c’è impresso il carattere del luogo contaminato dall’umana sofferenza e dalla gioia. La semplicità pittorica con la quale Nino sviluppa le sue tele è disarmante: pochi i momenti di ripensamento e d’indugio. Lui lavora di getto; la sintesi espressiva racchiude insegnamenti impressionisti.

giovedì 29 ottobre 2009

le stagioni di Aniceto Mamone, pittore calabrese



Le stagioni di Aniceto Mamone, pittore Calabrese

La convenzione spinge a scandire il tempo e differenziarlo in stagioni.
©archivio M.Iannino

In natura, le stagioni si sono stancate di danzare per l’uomo e traghettarne le membra verso temperature differenti con dolcezza. Ora il girotondo è imprevedibile: caldo freddo caldo vento pioggia neve caldo freddo.
Primavera e autunno sono inesistenti nell’Italia meridionale.
In Calabria la bizzarria dell’escursione termica induce a dismettere gli abiti estivi intorno alla fine di ottobre/novembre per riprenderli immediatamente.
Giornate assolate in novembre, dicembre. Cielo plumbeo a marzo. Caldo estivo da maggio a ottobre.
I paesaggi innevati, le festività del Santo Natale caratterizzate dal freddo pungente sono un ricordo lontano. Ricordo che rivive nelle cartoline, nelle fotografie e nei dipinti di Aniceto Mamone.
Aniceto Mamone, con estrema sensibilità visualizza poetici particolari. I soggetti cari al suo animo sono le terre di Calabria. Dal mare ai monti; Aniceto, Nino per gli amici, segue il passaggio della natura. Ne traccia le caratteristiche peculiari. La sua tavolozza addolcisce, nasconde o evidenzia le asperità, le infiorescenze della natura nel rigoglio più alto.
Aniceto ama la Calabria. Il suo testamento poetico lo testimonia! Nino ha impresso poetiche indelebili su tele naif, a volte infantili; sinceramente infantili secondo la terminologia intimista che esprime, senza falsi pudori, quanto ha in animo un adulto. La sua tavolozza mostra poetiche genuine.
Nei tratti e nelle campiture cromatiche è vivo il sentimento d’amore per la natura, la terra; gli abitanti. Tutto ciò rivive nei suoi dipinti.
Lui, Aniceto Mamone ha concluso l’ultima stagione della sua vita ormai da qualche anno ma è ancora presente in famiglia per l’esempio educativo cha ha saputo infondere e nei ricordi degli amici, per il lavoro e l’onestà intellettuale delle sue azioni condensate nei lavori artistici, nei quali vive ancore.

provviste calabresi, u salatura



aore12Quando in Calabria non c’erano i mega centri commerciali e neanche i supermercati, le famiglie provvedevano a rifornire le dispense conservando i prodotti agricoli di stagione attraverso procedimenti tradizionali, tramandati dalla sapienza contadina. Le provviste casarecce variavano in base alle colture della zona. In molte case, era comune trovare “u salatura”, coccio cilindrico in terracotta, ripieno di ortaggi sottosale. La salamoia era composta di pomodori verdi, peperoni, melanzane, coste di sedano, olive, cetrioli, zucchine. Il tutto, lavato, tagliato, salato e depositato strato su strato nel contenitore di coccio e tenuto pressato da un coperchio di legno con sopra una pietra pesante. Tutte le mattine, la massaia controllava se la pressione del peso era sufficiente a schiacciare gli ortaggi, toglieva l’acqua in eccesso rilasciata per effetto della salatura lasciandone quanto bastava per tenerli coperti.
Invece, la giara, contenitore panciuto, modellato dai ceramisti di Squillace, conservava le provviste all’aceto di vino. Le giare erano riempite con cipolle, cetrioli, fagiolini, peperoni affogati nell’aceto.
Le provviste dovevano sopperire alle carenze stagionali dei prodotti conservati che, messe nei piatti, imbandivano le tavole.

Preparazione del “salatura” calabrese:

Tagliare gli ortaggi (peperoni, pomodori verdi, melanzane.)
Salare, mescolare
Deporli nel contenitore e tenerli pressati con un oggetto pesante;
Eliminare l’acqua in eccesso.

Oltre che consumati crudi come contorno o antipasto, possono essere gustati fritti.

rotolo di mozzarella ripieno


Uno stuzzichino veloce e gustoso


Rotolo di zio Mario

Ingredienti:

sfoglia di pasta di mozzarella;
5/6 fette di prosciutto cotto;
maionese;
lattuga;
tonno;
melanzane grigliate e un pizzico di peperoncino piccante
e pomodoro.

Preparazione:

1) si adagiano sulla sfoglia di mozzarella le fette di prosciutto cotto;
2) si farcisce con abbondante maionese,
3) una scatoletta di tonno in olio di oliva
4) 4/5 fette di melanzane grigliate,
5) Un peperoncino piccante,
6) Lattuga e pomodoro.
Dosati gli ingredienti secondo i propri gusti, si arrotola, si copre con le foglie di lattuga e si ripone in frigo per qualche ora.

martedì 27 ottobre 2009

italiani: coraggiosi moralisti


Italiani brava gente.


Mi ero ripromesso di non interessarmi più della questione Marrazzo perché ritengo necessario far decantare le notizie e lasciare che le cose si aggiustino principalmente per le persone care coinvolte inconsapevolmente; ma poiché, c’è molto gossip che asseconda le fantasie del popolino e monta la polemica, corre l’obbligo di esternare alcune considerazioni:

1. Perché il Presidente della Regione Lazio era pedinato dai carabinieri.
2. Chi ha ordinato la sua sorveglianza e perché.
3. Su quali basi era stato attenzionato dalle forze dell’ordine.

E ancora: come mai gli italiani, anziché indignarsi per il comportamento assurdo dei loschi figuri che hanno indossato indegnamente la divisa dello Stato Italiano, sono così solerti a giudicare, elargire dappertutto frasi indignate, gridare allo scandalo all’indirizzo del malcapitato?

Non ragioniamo con la nostra testa, seguiamo il branco e ci avventiamo sul malcapitato di turno fino ad annientarlo.
La nostra veemenza è un modo per mondare la meschinità che abbiamo dentro gettandola addosso all’uomo cattivo messo alla gogna da un sistema sociale che ha perso il raziocinio e si lascia condizionare da un sistema mediatico contorto.
Certamente il comportamento di Piero Marrazzo non è stato adatto a un leader. L’uomo che avrebbe dovuto dare esempio di correttezza e moralità ha adottato una condotta discutibile, poco edificante! Però, consentitemi un’ultima considerazione: può bastare un errore, se pur torbido, per mettere alla gogna un Uomo, sua Moglie i Figli e tutto quanto ha fatto di buono nella sua vita?

Indubbiamente le domande sono molte e anche le risposte sono molteplici. Sembra che l’esperienza di “mi manda rai3” non gli sia servita a nulla: colpa della tensione emotiva provocata dall’irruenza dei ricattatori? Probabilmente se avesse denunciato subito ora, ci sarebbe stato un altro capitolo da scrivere ma sarebbe comunque rimasta ferma l’indignazione dei bigotti.

mecenatismo o morte dell'arte?



L’assenza del mecenate è sinonimo di libertà intellettuale?
O siamo tutti, indistintamente, asserviti al potere dei soldi?


Il concetto filosofico astratto che dà spazio a mere disquisizioni intellettuali non raccoglie larghi consensi nella massa se non è ritenuto immediatamente produttivo.
Teorie e pensieri, destano attenzione nei ceti sociali se ritenuti utili e realizzabili per migliorare la quotidianità dei popoli in termini di prodotti che servano al sostentamento fisico o mentale. Ciò spiega in parte l’assenza dei grandi mecenati dell’arte e della fabbrica produttiva in voga fino a qualche decennio addietro. Oggi l’artista è qualcosa di diverso: una via di mezzo tra il filosofo, l’artigiano, il sociologo, il webmaster che vive e osserva, analizza e propone.
Un tempo gli artisti erano sostenuti e indirizzati nella realizzazione delle grandi opere dalla classe dominante. Non a caso, i maggiori tesori artistici appartengono al clero, ai nobili e alla borghesia.
Le rappresentazioni prettamente figurali indirizzano gli osservatori a seguire visivamente quanto divulgato verbalmente per avvalorare il proselitismo della classe dirigente.
Oggi la funzione d’immagine è ottemperata dalla pubblicità, dalla visibilità che la classe dirigente si ritaglia nei mezzi di comunicazione di massa e non dalla maestria pittorica di un Raffaello, Leonardo, Delacroix, Tiepolo… Anche perché sarebbe da sciocchi spendere energie artigiane che richiedono tempi lunghi e fondi, spesso consistenti, per immagini meglio eseguite dai nuovi media.
L’arte, quindi, come linguaggio libero di un essere contemporaneo affrancato dalla dipendenza del mecenate. Ma quanti tra gli operatori della comunicazione visiva artistica sono affrancati dal mercato?
Sembra che un nutrito numero segua le tendenze della massa e la incoraggi ubbidendo alla richiesta dell’immagine shock, originale e dissacratoria a qualsiasi costo.
Il pubblico cerca in un quadro o in un’immagine divulgata dai mass media il tonfo emotivo, qualcosa che lo acchiappi alla gola o frulli nella testa anche per poco tempo, vista la durata della comunicazione mediatica contemporanea. Il messaggio, qualora ce ne fosse uno, deve essere un contenitore polivalente di ossimori, meglio se dissacranti, ambigui, fobici: purché produca ricchezza! raccolga proseliti e dia visibilità al narciso.

lunedì 26 ottobre 2009

polpettone alla calabrese, in bianco e al sugo per condire la pasta


Come preparare il polpettone alla calabrese.

Ingredienti:
Fettine di vitello preferibilmente taglio dietro coscia
Preparare un impasto con:
Carne tritata,
Uova fresche,
Pane, lasciato in ammollo nell’acqua,
Formaggio pecorino grattugiato,
Aglio,
Provola di latte
Salame calabrese stagionato
Sale.
Preparazione e riempimento:
Stendere le fettine sul tavolo, mettere al centro a mo’ di polpetta un po’ d’impasto; aggiungere ¼ di uovo sodo tagliuzzato; dadini di provola e qualche fettina di salame stagionato.
Avvolgere la fettina di carne imbottita facendo attenzione a racchiudere bene il ripieno.
Legare con lo spago per alimenti.
Soffriggere in una teglia uno spicchio d’aglio, inserire i polpettoni e una volta rosolati sfumare con vino bianco.

Variante al sugo di pomodoro per condire penne, rigatoni, spaghetti:
Rosolati insieme a pezzettoni di pancetta e costata di maiale, si versa la passata di pomodori e si lascia consumare a fuoco basso.

domenica 25 ottobre 2009

olive alla monacale calabresi



Olive alla monacale, da un’antica ricetta calabrese
provviste casarecce calabresi

Quando le olive assumono il caratteristico colore vellutato, opportunamente trattate, divengono un ottimo stuzzichino da tavola; come antipasto o per accompagnare un drink, le olive alla monacale sono sempre gradite.

Preparazione:
Intaccare le olive col coltello fino a sentire il nocciolo.
Lasciarle in abbondante acqua per tre/quattro giorni;
Cambiare l’acqua due volte al giorno, così da renderli dolci;
Infine gocciolare e condire con:
Peperoncino piccante; aglio e sale grosso q.b.
Mescolare e lasciare a riposo.
Per gustarli al meglio, servire dopo dodici ore.
Per conservazione a lunga scadenza si consiglia il sistema del sottovuoto oppure disporli in vasetti di vetro e ricoprirli d’olio di semi di girasole.

caos


Le privazioni alimentano le fobie.


Se dall’inizio, Dio non avesse vietato ad Adamo e Eva di assaggiare il frutto proibito e se loro si fossero accontentati di cibarsi con i frutti consentiti, tranne che di “quello” (la mela!), noi come discendenti a quest’ora non saremmo qui a dannarci la mente dietro le scappatelle amorose, gli imbrogli, le vessazioni di questo o di quel signore.

courtesy ©Mario Iannino
caos; opera del maestro Mario Iannino
Staremmo a bearci nel paradiso terrestre; perennemente allegri, felici, soddisfatti. E invece no!

Noi, colpevoli del peccato dei nostri avi, siamo condannati a guadagnarci il pane col sudore della fronte (anche se con la penuria di lavoro che c’è, puoi affannarti quanto vuoi perché solo il sudore e il profumino ti rimane da portare a casa) e le donne a partorire nel dolore (anche per loro, se non hanno i soldi per andare a fare i corsi premaman, essere seguite da personale esperto che somministra all’occorrenza gli antidolorifici, la vedo dura).

Però, a ben pensarci, non avremmo potuto seguire il grande fratello, l’isola dei famosi, le cazzate di certa giornaleria schierata, le ingiurie in diretta tv… insomma avremmo perso il sale della vita! Beh, questo mai. Meglio stare in questa valle di lacrime almeno la vita è movimentata, fantasiosa, creativa! Buon soggiorno a tutti!



solidarietà a Piero Marrazzo, Presidente Regione Lazio




Marrazzo si è autosospeso dalla carica di presidente della regione Lazio perché ricattato da quattro rappresentanti delle forze dell’ordine per un modo personale e privato di vivere la propria sessualità.

Tutto ciò è preoccupante!

C’è da chiedersi se è più inquietante il malcostume di alcuni soggetti che operano all’interno del glorioso Corpo dei Carabinieri e dello Stato Repubblicano o la condotta privata di un cittadino che pur ricoprendo un ruolo pubblico non utilizza il potere derivante dall’incarico istituzionale affidatogli per fini personali, ma vive la quotidianità in armonia col proprio modo di essere.

Tra l’atro, sembra che la guida politica e sociale di Marrazzo abbia prodotto buoni risultati per la regione Lazio. È chiaro, l’arma della delazione è efficace per demonizzare gli avversari, specie se sono esposti pubblicamente i “vizi privati”.

Siamo alla frutta!
Non si combatte più il rivale politico mettendo a confronto idee e progetti sociali ma scovando ipotetici scheletri nascosti. E se gli scheletri vestono carni che alterano le menti bigotte di certa gente, apriti cielo! Ogni cosa fatta è persa. Si cavalca la notizia e si annulla in nome di una moralità falsa quanto di buono è stato realizzato.
D’altro canto, i quattro carabinieri dichiarano, di essere stati vittime di complotti

La famiglia di Marrazzo è distrutta. Qualcuno parla di dignità e personalmente vorrei avere la possibilità di capire cosa s’intende per dignità.
Certo, per l’occidente bigotto, dignità è nascondere quanto in altre culture è ritenuto normale.

In uno Stato sociale evoluto è auspicabile una formazione di governo avulsa da discriminazioni razziali, religiose e di sesso; in cui, secondo l’ampio concetto di libertà e libero arbitrio, ognuno può vivere la sfera privata come desidera, purché il suo agire non limiti o danneggi altre persone.

In Italia si è toccato il fondo. Stante così le cose non rimane che assistere all’autodistruzione della politica.

oltre la parola: seminario sulle arti visive all'E.N.S. di Catanzaro



Ottobre del 2008, presso la sede dell’E.N.S. (ente nazionale sordi) di Catanzaro inizia il progetto “oltre la parola”.
©archivio M:Iannino

Durante gli incontri, ai soci ENS, sono state illustrate le metodiche basilari della pittura che, oltre a dotarli di uno strumento di comunicazione universale che, in certi momenti, sopperisce all’uso della parola, dà loro la possibilità di esternare poetiche altrimenti soffocate.

Questo, in sintesi il tema del progetto culturale.
Illustrato così è semplice ma, non conoscendo la LIS, lingua dei segni e pur vivendo nella stessa nazione tra persone che associano a pensieri fonemi conosciuti, per instaurare il dialogo è indispensabile l’intervento dell’interprete che di volta in volta trasforma il verbo in gesti.

La parola così traslata assume valori gestuali, scolpisce lo spazio e per un attimo lo occupa fisicamente: il vocabolo diviene scultura, fluttua e svanisce nell’aria.

È affascinante osservare persone sordomute mentre dialogano.

Eleganti movenze lasciano presagire un’imminente magia.
Magia che tarda a realizzarsi ma che attrae e pone nello stato d’attesa gli estranei.

Ecco! È proprio come dipingere. Il gesto pittorico rimane, resta lì impresso a testimoniare il passaggio di una sensibilità. Concretamente, davanti agli occhi, un bozzetto o un dipinto esplicativo supera l’handicap della parola e le implicazioni del linguaggio parlato.

Il gesto pittorico o grafico annulla il fonema dà forza ai pensieri, esplicita concetti comprensibili a chiunque, più della parola.

Novembre 2009. Il progetto prosegue e si arricchisce per volontà del presidente ENS regionale, certo dell’universalità linguistica dei segni pittorici esplicitati in teoria e pratica dal Maestro Mario Iannino.

venerdì 23 ottobre 2009

gossip come diversivo



Gossip, maldicenze, politica

Meglio parlare di gossip, cosette leggere, o affrontare tematiche attuali spinose che coinvolgono e condizionano la collettività nel vivere quotidiano?

Con la prima opzione di sicuro sorvoli le incazzature, aleggi leggero sull’effimero, lasci andare il cervello e accompagni episodi e personaggi pubblici nelle fantasticherie cucite dai giornalai che si guadagnano da vivere imbastendo storie morbose.

Nel gossip i personaggi pubblici non hanno una vita privata.
Star dello spettacolo, attori attrici e soubrette esistono fintantoché il paparazzo e lo scrivano tessono storie su di loro e le diffondono.

Alcuni leggono per rilassarsi pur sapendo che sono cazzate. Altri storcono il naso. Altri ancora presi da problemi impellenti non degnano della benché minima attenzione giornali o trasmissioni gossip. E come può pensare alla velina o alla velona, alle escort (in italiano meretrici, donne che si concedono per soldi) chi è oppresso da problemi enormi come: pagare il mutuo, la rata della macchina, i libri per i figli, le tasse scolastiche…

Si dice che il denaro sia lo sterco del diavolo e difatti lo è quando per egoismo si accumula sottraendolo alla comunità. O peggio, quando si erodono finanziamenti destinati alla realizzazione di opere pubbliche, alla creazione di posti di lavoro oppure quando si dirottano lasciti umanitari su conti bancari personali.
Ebbene, questi fetentoni esistono! Sono esseri ignobili che si camuffano da persone perbene per carpire la buona fede di quanti credono nei valori della solidarietà umana. E, pur sapendo d’infrangere la legge sorridono e irridono.

I dileggiati invocano leggi più severe e magari qualcuno cavalca il malcontento generale e si prodiga a stilare nuove leggi che puntualmente sono disattese.

Per arginare il malaffare e i cattivi costumi esistono leggi semplici dettate dall’etica e qualora assente, perché mortificata da continue ruberie suffragate da stratagemmi, resi leciti da leggi ambigue, gli organi preposti e i cittadini dovrebbero ricorrere ai principi sociali sui quali si regge la Repubblica Italiana, ma purtroppo non è così.

Il malcostume ha invaso anche gli ambienti della politica: non si discute pacatamente nelle assemblee e s’inscenano ad arte teatrini fuorvianti che distolgono dai problemi reali parlamentari e cittadini.

Ultimo atto. Scena prima: mentre l’Italia è alla deriva il più importante partito d’opposizione, il Pd, è impegnato nelle elezioni primarie e invoca i cittadini dai sedici anni in poi a eleggere il segretario…
Scena seconda: la coalizione di governo non sa che pesci prendere, chi accontentare e quali promesse produrre per vincere le imminenti elezioni regionali.
Che Dio ce la mandi buona!

l'Italia degli imprenditori predatori e del lavoro che non c'è



Emigrazione, immigrazione, sfruttamento ed emancipazione culturale del proletariato

Sono inebetito!
La classe operaia è invisibile. Non è più la forza lavoro trainante per l’economia Nazionale; capitale per le imprese ed entità fisica pensante. E per classe operaia s’intende non solo chi veste la storica tuta blu ma anche i colletti e i camici bianchi della ricerca. In sintesi: tutti gli attori produttivi di beni fisici e intellettivi.

Si deduce dai dibattiti politici e dagli orientamenti dei partiti. Si desume dai comportamenti parolai e dalle azioni perpetrate da quanti dicono di rappresentare i cittadini.

In Italia si è creata una situazione assurda: si tutelano i cosiddetti im-prenditori che prendono i soldi dallo stato e portano fabbriche e capitali all'estero  laddove guadagnano di più grazie a situazioni sociali che si credevano debellati con l’emancipazione proletaria e con le leggi dello statuto del lavoro in atto in Italia.

Forse proprio per questo vanno nei paesi sottosviluppati: la fame e la miseria sono gli inibitori principali delle rivendicazioni salariali e sociali e solo quando questi freni diventano insopportabilmente coercitivi che succede qualcosa.

Per il momento assistiamo a un film già visto.

Nei paesi affamati e arretrati culturalmente, i nostrani im-prenditori, rivivono gli anni belli dello sfruttamento dell’uomo sull’uomo.

Con un colpo di spugna la Repubblica dei parolai ha cancellato le speranze di quanti credono nella rivoluzione culturale pacifica. Ancora una volta si è scritta una brutta pagina di storia che lascia tutti nello sconforto, specialmente i giovani che, stante così le cose, non conosceranno mai l’esperienza diretta del lavoro corale quale dignitosa attività che inorgoglisce.

Per concludere: siamo in una situazione difficile? Allora, per rispetto a quanti hanno speso la propria esistenza al fine di migliorare quella collettiva, che il Governo e l’opposizione, dicessero chiaramente cosa fare per uscire insieme dalla crisi.

giovedì 22 ottobre 2009

face book, social forum, network: pensieri in rete


Face book, social forum, network: esternazioni in rete
aore12


A ore 12 significa “davanti a me”. E davanti ai miei occhi c’è una notizia che induce a riflettere e dire quando una cosa è di cattivo gusto oppure no. La notizia in questione si riferisce al blog contro il Presidente del Consiglio Berlusconi su facebook.  non si tratta di satira o contestazione ideologica: è semplice cattivissimo gusto! Chiarito ciò, tentiamo di riportare il linguaggio e i rapporti interpersonali entro i criteri della civile convivenza pur rimanendo su concetti di vita opposti.

E adesso cerchiamo di valutare serenamente lo stato dell'arte dei mezzi di comunicazione di massa democratici a disposizione degli utenti e loro strumentalizzazione attraverso una sommaria analisi dei fatti recenti.

Chi semina vento raccoglie tempesta!
Così recita un vecchio detto popolare e pare che nessuno ne sia esente. Neanche chi è unto dalla buona sorte e scende in campo per coltivare colture e interessi poco chiari agli occhi dei più. La massa, quella che non segue le faccende politiche e non sta a perdere tempo a disquisire sul sesso degli angeli, è immediata e spontanea nelle affermazioni. Sociologi e politici lo sanno bene!
Quindi, se una persona rompe determinati equilibri, non può aspettarsi rose e fiori. Non può scandalizzarsi e neanche gridare o tacciare d’ignominia il rivale. Specie dopo avere messo in pratica continue esternazioni d’intolleranza violenta nei confronti dell’altro ritenuto e trattato da “nemico”. Viene da sé che il rivale o i rivali contrari al pensiero esternato adottino contromosse dialettiche conformi alla propria cultura.
Le esternazioni popolari sanguigne, quelle adoperate quotidianamente sono delle sintesi asciutte che rendono appieno il concetto di simpatia, odio, amicizia, amore. Quante volte per strada sentiamo un enfatico “figlio di… se t’acchiappo t’ammazzo!” e un “ mavaffancu…” come risposta? A conti fatti non scorrono fiumi di sangue tra gli automobilisti. Parole, sì ma nient’altro. Solo parole dettate dal momento di tensione causata da un sorpasso esagerato o qualche altra futilità. In sintesi è una forma rozza di linguaggio e come tale è adoperata anche sui nuovi media senza volere essere un’istigazione a delinquere. Se invece, c’è chi approfitta di una diaspora in atto e soffia sul fuoco per esasperare gli animi e far girare il vento a proprio favore, questa si chiama malafede ed è da abiurare.
La violenza mediatica è diseducativa. Controproducente per sé e per chiunque. Meglio, quindi, arginare le battaglie faziose piuttosto che incoraggiare la creatività dei singoli a misurarsi nella ricerca di nuovi termini coloriti che puntano diritti al bersaglio senza mezzi termini e senza costrutto per la collettività.

storie fantastiche



Storie fantastiche del sottobosco.

Ho pensato a lungo se continuare a scrivere del popolo gallico oppure no!

E sono giunto alla seguente conclusione: no! Oggi mi va di scrivere. Voglio narrare delle ricchezze del sottobosco, dei suoi abitanti e degli esseri viventi che abitano l’aria.
Quindi:

Dicevamo, il popolo gallico vive in piena libertà; può imitare il capo ma non essere come Lui. Può essere tutelato ma non quanto Lui. Può … che può? Basta, così è già tanto!

D’altronde il popolo non ha gli impegni e i pensieri di un capo. Il capo deve lavorare sodo per garantire la sopravvivenza della specie; deve montare le femmine della comunità; deve assicurare la prosecuzione della dinastia, la completa e sicura potente intraprendente razza gallica pura nel corpo e nella mente. Ma lasciando per un attimo da parte la descrizione dell’ordinamento sociale che disciplina la comunità, cerchiamo di comprendere cosa pensa la base.

I sudditi sono ai piedi del castagno. Il suo tronco è maestoso; avrà, a occhio e croce un diametro di dieci/dodici metri e i ricci sono grandi quanto una noce di cocco. Gli aculei sono adoperati al posto dei chiodi e nei gusci vuoti dei ricci, opportunamente dotati di un meccanismo antirapina, i gallici allevano perle. Ne possono coltivare cento a nucleo familiare: ottanta vanno al capo che li utilizza… li utilizza! Questo può bastare! E venti servono per lo scambio. Lo scambio! Lo scambio de chè? Ghe pensa tutto Lui. Per cui, spontaneamente, i cittadini non sapendo che farsene delle biglie biancastre, dopo avere giocato un po’ e assaporato l’illusione che dà l’ebbrezza del potere contrattuale, li depositano nel caveau del capo.
Si è fatto tardi. Devo fare toilette, colazione e sbrigare alcune faccenduole. Quindi mi fermo e vi rimando alla prossima. Ciao!

mercoledì 21 ottobre 2009

prova di scrittura creativa: finzione e realtà



Per la serie “scrivere è un’esigenza, leggere no!”

Quanto sto per descrivere è uno scenario fantastico; niente è ispirato a fatti o episodi accaduti. Ciò non di meno, qualcosa potrebbe sembrare già vista, letta o commentata; ma fate attenzione! Poiché nulla si crea e nulla si distrugge ma tutto si trasforma, qualche involontaria assonanza potrebbe fa nascere associazioni di idee scontate oppure risvegliare emozioni sopite. Pertanto si consiglia la lettura a persone forti che abbiano raggiunto l’età del discernimento e sappiano apprezzare creatività e humour. Buona lettura.

Antefatto:
La storia è ambientata nella lussureggiante, stavo per dire lussuriosa, campagna romana e precisamente sui colli galli.
All’ombra di un enorme albero di castagno vive una comunità particolare, senza tempo; la comunità galliana, che, come tutte le democrazie, ha un capo eletto dal popolo.
I requisiti del Primo Gallo sono comunque legittimati dalla natura benigna, nel senso che è provvisto di un bel piumaggio sgargiante, ha una bella voce, è coraggioso e, dulcis in fundo simpatico. In sintesi è unto dal fato cosicché solo Lui può essere il degno esponente della razza gallica.
Gli abitanti non vestono panni tagliati e cuciti: non ne hanno bisogno!, nascono già muniti di un piumaggio soffice che li protegge dal caldo e dal freddo.
Chiassosa e spensierata, la comunità, protetta da una barriera anti intrusi che, oltre a arginare eventuali invasori tiene sott’occhio i nativi e li governa, trasmette mediante un sistema sofisticato di telecamere ogni istante di vita alla residenza del segretario del Primo Gallo che, solerte, in caso di malumori o disordini, comunica al premier.
Il loro mondo è tutto lì sotto il castagno che li nutre con i frutti, li protegge dalle intemperie e dai pericoli nascosti. La maestosità della chioma, all’occorrenza lascia cadere frutti e foglie che diventano cibo e giaciglio: humus per il sottobosco che produce ulteriori ricchezze: funghi, tartufi, lumache, tuberi.
Per il momento, Fine… alla prossima, forse!

martedì 20 ottobre 2009

Ponte sullo stretto tra Villa S.Giovanni e Messina

Infrastrutture, le oculate priorità di Loiero


Dal sito ufficiale della regione Calabria
Dichiarazione del Presidente della Regione Calabria Agazio Loiero, in risposta alla lettera aperta inviatagli dal presidente del WWF Fulco Pratesi sulla questione del Ponte sullo Stretto

“Quello che è certo che la Calabria ha bisogno di ben altre infrastrutture e di mettere in sicurezza il proprio territorio, già piagato dalle piogge alluvionali dell’inverno passato, per evitare tragedie come quelle recenti in provincia di Messina.

Non so se il governo accetterà le richieste della Regione, ma sono certo che i lavori per il Ponte sullo Stretto, nonostante gli annunci con squilli di trombe, non partiranno e per diversi motivi. Primo perché non ci sono i soldi e i fondi Fas non possono essere utilizzati per opere di regime ma devono invece essere spesi per i bisogni dei territori interessati, poi perché non ci sono i progetti. L’unico cantiere che, questo ce lo auguriamo, sarà aperto è quello della cosiddetta variante di Cannitello della linea ferroviaria, perché solo per essa la Regione ha dato la sua approvazione condizionandola al fatto che tale opera non abbia nulla a che vedere con la realizzazione del Ponte sullo Stretto ma serva solo a migliorare la rete ferroviaria che in quel tratto è soggetta a frane e smottamenti. Anche noi riteniamo che, a ridosso delle elezioni regionali, rientri nella pura propaganda politica l’annuncio del governo dell’avvio dei lavori per il Ponte. Non ci sono le condizioni minime ed essenziali, infatti. E non è stata coinvolta in alcun modo la Regione che non vede nella faraonica struttura una priorità e che finirebbe per sottrarre risorse importanti da destinare ad altre opere di cui il territorio, anche nella viabilità, ha urgente bisogno. In sede Cipe la Regione Calabria si è sempre dissociata da qualsiasi iniziativa che in qualche modo evocasse i lavori del Ponte. Abbiamo detto sì alla variante di Cannitello perché riteniamo importante che Rfi migliori finalmente il tracciato in uno dei tratti ferroviari più delicati sul Tirreno. Diremo di sì ad altre opere similari. Per il resto la nostra posizione non è mutata. E’ necessario prima completare i lavori dell’autostrada A3 i cui tempi si sono allungati a dismisura, penalizzando sia la Calabria sia la Sicilia, e poi provvedere all’ammodernamento della strada statale 106 jonica per evitare altri lutti. Il resto si vedrà quando sarà il momento. E il momento del Ponte non è ancora arrivato”.

le esternazioni della brunetta, prove di scrittura creativa


Le esternazioni della brunetta.

La brunetta è una donnina di mezza età. Né troppo grande né troppo piccola di statura. Ha un corpo leggermente disuguale: gambe lunghe, bacino prominente, una leggera scoliosi che lascia immaginare un fondoschiena marmoreo all’attaccatura del tronco corto se rapportato alle misure canoniche delle modelle. Solitamente usa indossare dei decolleté generosi da dove si affacciano seni burrosi ma sodi non contaminati dalla chirurgia plastica. È una femmina attraente nonostante la disarmonia corporea; ma detto tra noi, dove sta scritto che una persona per suscitare interesse visivo debba per forza essere perfetta come una statua greca?
Ma tornando al suo essere donna, la brunetta è, se fosse un uomo, potremmo dire un maestro del pensiero critico invece essendo donna, una femminista convinta che fa le sue battaglie per emancipare la società in cui vive.
Nella sua lista delle priorità al primo posto c’è il diritto al lavoro (suo) e chi non lavora non fa l’amore, onde per cui non ha un compagno fisso. Lei concede mente e corpo a uomini duri che hanno costruito con le proprie mani imperi economici, ma anche solidi conti in banca, tutti gli altri, i fannulloni falliti, i senza lavoro e i precari possono solo bearsi delle sue grazie e arrangiarsi da soli. Tutto ciò ha detto dal parrucchiere la brunetta. E quando la signora trinitàdeimonti è intervenuta dicendo che ormai non c’è più la garanzia del posto fisso per cui le famiglie sono allo sbando e gli uomini hanno altro per la testa al posto del fottere lussurioso; la brunetta, da sotto il casco, fa spallucce e risponde: i tempi sono cambiati ora c’è la mobilità devono cambiare lavoro come le mutande, devono emanciparsi diventare intraprendenti come lo siamo noi quando puntiamo gli occhi su un uomo desiderabile!
Così ha concluso la brunetta mentre il parrucchiere le divideva la frangetta…

terrorismo armato e psicologico negli anni 69/70


Per ricordare e informare:
Il 12 dicembre del 1969, nella sede della banca nazionale dell’agricoltura di Milano in piazza Fontana, esplode un ordigno devastante che provoca un cratere nell’immobile e ammazza impiegati e clienti.

Inizia il periodo tremendo di una strategia politica assurda che gli storici chiamano “teoria della tensione”; divulgata dalla fine degli anni 60 in poi dai teorici del terrorismo di destra e sinistra.

Nello stesso giorno, dalle 16 e 30 alle 17 e 30 circa, tra Roma e Milano si susseguono cinque attentati terroristici che provocano morte e feriti tra le persone ignare di quanto stava accadendo.

Qualche anno dopo e precisamente tra il 7 e l’otto dicembre 1970, il principe Valerio Borghese, anticomunista e simpatizzante di estrema destra vicino a Ordine Nuovo tenta un colpo di stato.

Dalla sua parte c’erano alcuni uomini dei servizi segreti, delle forze dell’ordine e il corpo forestale dello stato; Fronte Nazionale e Avanguardia Nazionale come frangia politica di estrema destra.

Il golpe prevedeva l’assalto al Parlamento e l’arresto di tutti gli oppositori compreso il Presidente della Repubblica Giuseppe Saragat. 
Attuato il piano avrebbe dovuto leggere negli studi RAI, naturalmente dopo averla occupata con la forza, il seguente proclama trovato nei suoi cassetti:

“Italiani, l’auspicata svolta politica, il lungamente atteso colpo di stato ha avuto luogo. La formula politica che per un venticinquennio ci ha governato, ha portato l’Italia sull’orlo dello sfacelo economico e morale, ha cessato di esistere. Nelle prossime ore con successivi bollettini, vi verranno indicati i provvedimenti più immediati ed idonei a fronteggiare gli attuali squilibri della Nazione.
Le Forze Armate, le Forze dell’Ordine, gli uomini più competenti e rappresentativi della Nazione sono con noi; mentre dall’altro canto, possiamo assicurarvi che gli avversari più pericolosi, quelli, per intendersi, che volevano asservire la Patria allo straniero, sono stati resi inoffensivi. Italiani, lo Stato che insieme creeremo, sarà un’Italia senza aggettivi né colori politici. Essa avrà una sola bandiera: il nostro glorioso Tricolore! Soldati di Terra, di Mare e dell’Aria, Forze dell’Ordine, a voi affidiamo la difesa della Patria ed il ristabilimento dell’ordine interno. Non saranno promulgate leggi speciali né verranno istituiti tribunali speciali; vi chiediamo solo di far rispettare le leggi vigenti. Da questo momento, nessuno potrà impunemente deridervi, ferirvi nello spirito e nel corpo, uccidervi.
Nel riconsegnare nelle vostre mani il glorioso Tricolore vi invitiamo a gridare il nostro prorompente inno d’amore: Italia! Italia! Viva l’Italia!”

lunedì 19 ottobre 2009

Viva l'Italia!


Quotidianamente, un cospicuo numero di Italiani è costretto a fare i conti con i pochi euro disponibili, essere attenti negli acquisti e pagare le utenze domestiche di luce, gas, acqua, telefono, canoni o abbonamenti televisivi con estrema parsimonia.
Il nuovo modello di vita si è imposto nella società deteriorando il vecchio con l’introduzione rigida della filosofia globalizzante dei mercati. Forza lavoro e prodotti di varia natura privati di normative per la salvaguardia dei ceti deboli non hanno retto alla ritorsione negativa della finanza creativa lasciata in mano a gente priva di scrupoli.

Alcune azioni colpevoli sono innegabilmente da attribuire alla cattiva gestione della politica, infatti, governi e aziende hanno ritenuto giusto premiare i manager che hanno saputo operare tagli come la riduzione della forza lavoro nelle aziende piuttosto che incoraggiare e gratificare quei dirigenti oculati che proponevano itinerari diversificati e riqualificati di prodotti e maestranze.

Con l’introduzione dell’euro come moneta unica europea, in Italia, la politica dei prezzi non ha salvaguardato il potere d’acquisto reale dei cittadini perché di fatto il vecchio milione di lire che consentiva al pensionato di vivere dignitosamente non è reale, si è dimezzato! in buona sostanza ciò che con la lira costava mille lire con la nuova divisa costa un euro ed è bene ricordare che l'euro vale il doppio cioè 1936,27lire.

Con cinquecento euro è estremamente difficile trascorrere in serenità gli ultimi anni della vita ma anche i primi e quelli intermedi. Se oltre ai pensionati, consideriamo i precari, i disoccupati, gli emarginati e a questi aggiungiamo il clima di tensione politica attuale che pone la società in uno stato di annichilimento psicologico pari al terrorismo dei cosiddetti anni di piombo e si lascia mano libera a quanti riportano a galla temi legati alla commistione di poteri occulti, difficili da comprendere, allora, si capisce bene il grado di disagio in cui versa l’Italia.

L’escalation sembra non finire mai. E mentre le guide si azzuffano invece di trovare antidoti salvifici per l'Italia, i cittadini, sconfortati dalla mancanza di bon ton e sbigottiti dalle lotte intestine tra le fazioni, in balìa degli eventi mediatici montati ad arte, si chiedono:
Ma insomma esiste lo stato di diritto? O siamo condannati a essere spettatori forzati di farse infinite!

...per dirla tutta con il cantautore Francesco De Gregori:
Viva l'Italia, l'Italia liberata,
l'Italia del valzer, l'Italia del caffè.
L'Italia derubata e colpita al cuore,
viva l'Italia, l'Italia che non muore.
Viva l'Italia, presa a tradimento,
l'Italia assassinata dai giornali e dal cemento,
l'Italia con gli occhi asciutti nella notte scura,
viva l'Italia, l'Italia che non ha paura.
Viva l'Italia, l'Italia che è in mezzo al mare,
l'Italia dimenticata e l'Italia da dimenticare,
l'Italia metà giardino e metà galera,
viva l'Italia, l'Italia tutta intera.
Viva l'Italia, l'Italia che lavora,
l'Italia che si dispera, l'Italia che si innamora,
l'Italia metà dovere e metà fortuna,
viva l'Italia, l'Italia sulla luna.
Viva l'Italia, l'Italia del 12 dicembre,
l'Italia con le bandiere, l'Italia nuda come sempre,
l'Italia con gli occhi aperti nella notte triste,
viva l'Italia, l'Italia che resiste.

oggi, 27 marzo 2012, qualcosa sembra essere cambiato in meglio! quantomeno l'Italia ha riacquistato serietà e ricevuto stima e elogi istituzionali. ...che siano finiti i tempi bui?


Preparazione delle olive schiacciate alla calabrese




In questo periodo i frutti degli ulivi sono maturi al punto giusto.
aore12
Raccolti per la spremitura e la conservazione,
le olive, verdi e carnose, una volta trasformate, portate in tavola come antipasti o contorni della dieta mediterranea, sono anch’esse il risultato del lavorio creativo di madre terra e del fare incessante dell'uomo.

Preparazione delle olive schiacciate alla calabrese:

Schiacciare le olive verdi,
denocciolarle e lasciarle in un recipiente con acqua.
Sostituire l'acqua due volte al giorno.
Trascorsi tre quattro giorni, lavati e posti in una teglia, si aggiungono i sapori mediterranei:
Semi di finocchio selvatico
Aglio
Peperoncino piccate
blog a ore 12
Sale grosso q.b.

domenica 18 ottobre 2009

rubrica gastronomica, le conserve: passata di pomodoro




Rubrica gastronomica: cosa bolle in pentola.
Le conserve: passata di pomodoro

Nella cultura gastronomica mediterranea, la salsa di pomodoro, chiamata anche conserva o passata di pomodoro, è la regina della cucina italiana usata nella maggior parte delle preparazioni gastronomiche.
La preparazione della provvista per il fabbisogno familiare è semplice:

100kg di pomodori per salsa;
sale grosso q.b.
Un pentolone capiente;
Un mestolo;
A piacere: basilico; cipolla; peperoni reggini.
Procedimento:
Lavare e tagliare i pomodori;
metterli nel calderone a bollire insieme alla cipolla, il basilico e i peperoni.
Passare i pomodori e gli aromi al passatutto.
Rimettere a bollire e riempire le bottiglie.
A questo punto, le varianti sono due:
1) tradizionale, vale a dire, una volta riempite e tappate tutte le bottiglie con la passata di pomodoro, si fanno bollire nel calderone e si lasciano raffreddare per 24 ore.
2) con la febbre: riempire e tappare le bottiglie col passato in ebollizione, ricoverarle in una cassa o comunque in un luogo riparato da spifferi con coperte di lana e lasciarle raffreddare lentamente.

sabato 17 ottobre 2009

Bersani Franceschini Marino



Bersani Franceschini o Marino?

Bel rompicapo!
Personalmente mi piacciono tutti e tre. Ognuno con la propria personalità dà spessore alla formazione politica di sinistra e ai cittadini che si riconoscono negli ideali del pensiero comune: rispetto per lo Stato e solidarietà nazionale, europea e mondiale.
Persone perbene, quindi, che guardano al futuro del vivere comune nel rispetto delle regole democratiche.
E, se, proprio in virtù della crescita democratica, si superasse il vecchio schema che vuole una sola persona alla guida dei partiti politici?
Non si potrebbe supporre una forma di gestione allargata sorretta da linee di pensiero confluente?
Poiché parliamo di democrazia, potrebbe essere un punto di riferimento per le persone emancipate e di disturbo per quanti ritengono superfluo ragionare in collettivo e preferiscono la guida di un capo carismatico piuttosto che ragionare col proprio cervello.
Considerare quindi l’impegno politico della nuova classe dirigente nei termini di una pluralità democratica reale! anche per inviare segni di novità, a quella parte di società che ancora crede nei valori della democrazia, si potrebbe concludere con: Tre sono meglio di uno!
Utopia?

venerdì 16 ottobre 2009

Governo Centrale e regioni: disparità tra nord e sud



Perché il governo centrale non ama la Calabria?


La formazione dell’attuale governo Berlusconi è composta di 61 membri inclusa la nuova istituzione del Ministro del Turismo e di 5 viceministri già sottosegretari, 22 ministri (12 con portafoglio, 10 senza) 5 viceministri, e 33 sottosegretari.
Dalla Campania in giù non c’è nessun esponente di rilievo nell’esecutivo della Repubblica che possa perorare con forza cause legate alla realtà meridionale e quindi salvaguardare gli interessi istituzionali del sud a eccezione della Sicilia, che pare si voglia dotare di un improbabile cordone ombelicale fatto di parole nonostante la pericolosità geofisica dell’area interessata alla costruzione del ponte sullo stretto. Di fatto, sembra che non ci sia nulla di rilevante nell’agenda del governo nazionale che serva a rilanciare l’economia delle regioni meridionali.
Ciononostante assistiamo a deliranti teorie secessioniste urlate da esponenti politici, che rivestono importanti cariche istituzionali, interessati a curare il proprio bacino elettorale con slogan populisti e interventi infrastrutturali mirati a valorizzare il territorio d’appartenenza (tav e sue propaggini finanziate con denaro pubblico e quindi anche col contributo dei cittadini del sud, il tutto documentato da Riccardo Jacona nella trasmissione “presadiretta”). Considerato che i cittadini hanno disapprovato “il progetto alta velocità ferroviaria” sia con il governo di destra che di sinistra, si desume che la volontà del popolo non è sovrana, salvo poi, quando alcuni esponenti di governo si ricordano di essere stati eletti dal popolo e chiamano in causa l’elettorato o incitano i seguaci alla piazza.

Noi Calabresi costatiamo che ancora una volta Cristo si è fermato a Eboli.
Auspichiamo quindi la formazione di un governo democratico che tuteli tutto il territorio nazionale e non una parte in armonia con le esigenze reali delle variegate realtà geografiche.

giovedì 15 ottobre 2009

pace fatta! venditti s'incontra con loiero


Apprendo dal sito ufficiale della regione Calabria dell’incontro chiarificatore tra Antonello Venditti e il presidente della regione Agazio Loiero. Pertanto, corre l’obbligo di postare l’articolo tratto dal sito menzionato.

“Un chiarimento che diventa una chiacchierata tra amici, una stretta di mano, un abbraccio e un arrivederci in Calabria. E’ la fotografia dell’incontro tra il presidente della Regione Calabria Agazio Loiero e il cantante Antonello Venditti che si è svolto questa mattina nella la sede romana della Regione in Piazza di Campitelli. “Mi sento un po’ calabrese”, assicura il cantante. “E la Calabria ha bisogno di amici”, replica Loiero, chiudendo la querelle. Testimoni dell’incontro e trattino di congiunzione tra il cantante e il presidente, il giudice Adelchi D’Ippolito, calabrese trapiantato a Roma. e Claudio Ranieri mitico giocatore del Catanzaro in serie A e oggi allenatore della Roma, suoi amici da sempre come lo sono tanti, tantissimi calabresi.
Travolto dalle polemiche per una sua frase sulla Calabria pronunciata 14 mesi fa a Marsala e, all’improvviso, veicolata dopo più di un anno su Youtube, frase, secondo il cantante, “estrapolata da un contesto assolutamente diverso e non negativo nei confronti della regione”, Venditti ha fatto di tutto per recuperare quello che definisce un rapporto intenso e d’amore per la Calabria.
E nel lasciare la sede romana di Piazza di Campitelli, confessa: “Sono contentissimo dell’incontro con il presidente Loiero al quale mi sono rivolto perché rappresenta tutti i calabresi e che ha dimostrato comprensione, intelligenza e sensibilità nell’interpretare quanto mi sta accadendo. Sono stato trascinato inopinatamente in una polemica, servirebbe capire chi e perchè ha recuperato quella frase che non era contro la Calabria, trattandosi della presentazione della sua nuova canzone Stella”. E poi aggiunge: “Ma questa è dietrologia e non mi appartiene. Il mio messaggio vero è questo: ho un legame profondo con la Calabria di cui conosco l’immenso patrimonio culturale e storico, un rapporto intenso che mi lega a questa regione ma anche ai tanti amici che frequento. Per quanto possa sembrare paradossale io ho parlato comunque da calabrese che ama la sua terra”.”

come incontrare Natuzza Evolo, la mistica calabrese



L’assillo di arrivare presto a una meta prefissata da noi stessi o dalla società è l’elemento fuorviante comune al modello di vita attuale. Ormai siamo educati a ottenere risultati immediati in quasi tutti i campi d’azione: nel lavoro, nelle comunicazioni e nei desideri. Cosicché per pianificare gli ostacoli e raggiungere quanto programmato in tutta tranquillità, ovviamente, essendo noi italiani diseducati ai bisogni degli altri, escogitiamo ogni piano disponibile pur di percorrere la via più breve, che, tradotta in conoscenze personali, potere economico o politico, specie quando si è costretti a ricorrere alle cure mediche presso le strutture pubbliche, deve toglierci dall’ambage.
In effetti, se si ha la disgrazia di trovarsi in uno dei pronto soccorso nostrani, la sensazione immediata è quella di trovarsi in un girone dell’inferno dantesco tant’è la gente sofferente che li affolla sdraiata nelle barelle, carrozzine, sedie, in piedi, mentre i familiari non sanno a quale santo rivolgersi affinché cessi al più presto la sofferenza. Nei presidi medici di prima accoglienza si vivono due realtà: quella dei pazienti bisognosi, doloranti e impauriti accompagnati da familiari attoniti e l’altra, quella del personale sanitario ormai rotto a ogni tipo d’incidente e malattia.

Salvo casi sporadici, proprio quando si è toccati da drammi fisici, si ricorre alla preghiera e alla riflessione. Ma la riflessione e la preghiera non bastano! Il nostro essere umani, il vivere secondo canoni materiali ha inquinato la conoscenza spontanea. Non riusciamo a capire da soli il vero senso della vita e ci attacchiamo al leader del momento, agli imbonitori, ai mistificatori ma pochi hanno la chiarezza e l’onestà mentale che guida e indirizza verso la ricerca di qualcosa di nobile per sé e per gli altri. Questo dato di fatto, puntualmente scoperto e corretto secondo le leggi dello Stato dalle forze dell’ordine, vedi maghi cartomanti e mistificatori, stando alle indagini, è comune nei soggetti deboli di tutte le categorie professionali erudite e non diseducate dal modello di vita sociale contemporaneo. L’umiltà e la pazienza sono qualità rare, quindi, nel contesto sociale appena analizzato.

Nel buio dei saperi, la figura umile di Natuzza Evolo è faro che squarcia le tenebre dell’ignoranza umana. La sua luce, sempre viva, illumina le vie dell’anima oltre il tempo fisico; pronta a sollevare le coscienze attraverso la parola illuminata non da studi ma da qualcuno che la sorregge dalla nascita, è un mistero come il messaggio arrivi a quanti lo desiderano nella quiete dell’anima.
Natuzza, è una donna anziana piena di acciacchi e sta trascorrendo gli ultimi anni della sua vita in compagnia di malanni fisici indescrivibili che la costringono a continui ricoveri clinici; ma, lasciato il corpo dolorante nel letto, la sua energia spirituale viaggia e raggiunge chiunque, là, dove è necessario.
Quanti la amano o hanno bisogno del suo conforto per superare ostacoli inviino pure l’Angelo, Lui sa come portarle i messaggi del cuore: lo dice Lei Natuzza e, io, per esperienza personale ci credo.

mercoledì 14 ottobre 2009

scrivere, fare, creare: pensieri in rete



Due pensieri nella rete (tanto c’è spazio a sufficienza per tutti.)


1) Pensiero: scrivere è un’esigenza.

Si scrive per scaricare tensioni; condividere esperienze; confessare, cazzeggiare, imprimere idee, trasmettere (saggi?) consigli.
L’atto in sé pone chi lo pratica nella condizione mentale di non essere solo. Quindi, davanti al computer oggi e alla macchina da scrivere qualche anno addietro, per sentirsi in compagnia di un amico sincero; un amico talmente sublimato da non poter essere reale. Sì, perché nella realtà non c’è nessuno paziente a tal punto da lasciarsi frantumare i coglioni continuamente, assorbire lagnose lamentele, frustrazioni (che altro andresti a confidare a un amico se non i pesi che ti opprimono il cervello e massacrano lo stomaco?) insomma, il fare annulla la solitudine e allevia le ulcere!
Ma non finisce qui! Per uscire dall’isolamento esistenziale si escogita di tutto: giochi per la mente, attività fisiche, hobby e ora, come già detto, la tecnologia web regala a chiunque la possibilità di sentirsi scrittore, giornalista, opinionista, saggista… L’aggeggino magico acchiappa. Assorbe energie, tensioni: è il confessionale per eccellenza, altro che sedute dallo psicanalista! La rete, è una voragine famelica: ingoia e digerisce velocissimamente ma tiene ogni cosa in memoria ed è per questo che prende piede: chiunque può lasciare la propria traccia ai posteri anche senza aver fatto nulla di geniale per lo sviluppo della collettività. Come la lumachella di Trilussa: “La lumachella de la vanagloria, ch’era strisciata sopra un obbelisco, guardò la bava e disse: già capisco che lascerò un’impronta ne la storia.

2) Pensiero: fare creativo come prosecuzione dell’esistenza.

L’uomo non inventa nulla semmai osserva e personalizza quanto esiste già in natura. Lo spirito di conservazione prima e quello ludico, poi, lo spingono a rendere i prodotti dell’universo conformi al proprio modo di essere. Cosicché, superato lo stadio meramente conservativo della specie, l’uomo, spende il tempo a giocare: con le parole, la materia, la finzione visiva!
Chi non ha mai giocato, nei momenti di ozio, a seguire i contorni della propria mano con una penna e lasciare la traccia su un foglio? Anche i popoli primitivi pare abbiano iniziato così: descrivendo le forme proiettate dalla luce del fuoco sulle pareti delle caverne con tizzoni o pietre; seguendo le orme delle sagome lasciate dai corpi sul terreno o semplicemente stilizzando con segni elementari quanto avevano in animo di raffigurare o trasmettere. Dunque, nasce dal nulla il linguaggio della figurazione, a torto definito dono per pochi eletti.
È vero, è un’alchimia!, una magia elementare che continua a stupire per la semplicità immediata con cui dialoga e trasmette messaggi universali. Ma, non per questo difficile da apprendere. Decifrare e interagire. Per far ciò, è necessario sfatare il grande falso mediatico divulgato da sempre dagli addetti ai lavori, interessati, per molteplici motivi, a mantenere vivo l’alone poetico e geniale di chi opera nel campo dell’arte.
Dipingere è come scrivere: basta conoscere la sintassi.

miss italia 2009 alla maison gattinoni



9 ottobre, Villa Erba, Cernobbio. Maria Perrusi, la nuova Miss Italia 2009, debutta nella moda con la maison Gattinoni. La giovane miss, avvolta in un abito in candida seta dell'ultima collezione Gattinoni firmata da Guillermo Mariotto, ispirata alla «Luce», percorre la passerella tra le modelle professioniste.
Il giornalista, conterraneo della neo miss, fa qualche domanda allo stilista Guillermo Mariotto:
Mariotto cosa pensa della neo miss Italia?
È ancora una bambina, deve crescere, studiare…
Forse, non contento della risposta elusiva, il cronista lo incalza, cerca di carpire qualche nota d’incoraggiamento, un elogio almeno alla bellezza ma Guillermo glissa e infine, messo alle corde dalla domanda:
Mariotto qual è l’augurio che fa alla nuova miss Italia?
Sentenzia:
Bèh che dire a una ragazza che si chiama Maria:… lunga vita e molti figli.
In poche battute si è concentrata la tesi, che, enunciata pubblicamente da un esponente del bel mondo fatto di luci e paillettes, sgretola i sogni di tantissimi ragazzi e ragazze che sperano nel colpo di fortuna piuttosto che nello studio propedeutico per entrare nel territorio fantastico dello spettacolo.

È chiaro! Se si valuta l’intervista dal punto di vista campanilistico, i calabresi e quanti guardano alla tv come trampolino di lancio, rimangono turbati dal modo spicciolo con cui è stato bocciato il mero aspetto esteriore, ma ragionando a mente fredda si conviene che per ricoprire dignitosamente qualsiasi ruolo è necessario possedere un bagaglio culturale adeguato. E chi ne è privo deve studiare! Apprendere ininterrottamente dai libri e dall’altrui esperienza. Solo così si evolve!
Ad maiora Maria!

martedì 13 ottobre 2009

bronzi di Riace: clonazione si o no?



Agosto del 1972, un appassionato sub s’immerge nelle acque del mar jonio a 300 metri dalla costa di Riace. La sua immersione diventa storia.
Stefano Mariottini, questo il nome del sub, nell’esplorare i fondali nota qualcosa di strano spuntare dalla sabbia; si avvicina e intuisce di essere di fronte a qualcosa d’interessate: una mano ferrosa ricoperta di licheni. Prontamente, segnala la scoperta alla Sovrintendenza che fa intervenire una squadra di subacquei professionisti e con l’ausilio di sofisticate attrezzature riportano alla luce una prima statua. Gli archeologi intuendo l’importanza del sito fanno continuare le ricerche nella zona interessata fino a trovarne una seconda, denominate statua A e B, entrambe catalogabili tra il IV e V secolo a.c.
Ripulite e restaurate nell’Opificio delle Pietre Dure di Firenze, sono esposte al pubblico per la prima volta nel 1980 e infine trasportate nel museo archeologico di Reggio Calabria.
E qui iniziano studi e diatribe.
Di sicuro sono attribuite alla fucina statuaria greca per la tecnica usata e per le misure che conducono il pensiero al concetto di bello assoluto enunciato da Policleto il Vecchio nel canone per laperfetta costruzione corporea.
Al di là di quanto detto da studiosi e politici, è chiaro che: ritrovamento e luogo sono dati variabili occasionali. Non è occasionale, invece, il dato tangibile strettamente connesso alle statue e cioè: i manufatti sono patrimonio culturale mondiale! A prescindere dal luogo di ritrovamento e conservazione.
Detto ciò, c’è da capire, in merito alle più recenti notizie riguardanti la clonazione dei bronzi di Riace, quali sono gli accordi politici tra i vari soggetti che fino ad ora hanno gestito l’operazione.
È ovvio che, come già detto, essendo patrimonio culturale dell'umanità, è consequenziale la divulgazione delle opere, relative scuole di pensiero e statuarie. D'altronde tutti i capolavori dell’arte sono oggetto d’innumerevoli copie; ma per i guerrieri rinvenuti a Riace si tratta di cloni fedelissimi, difficili da distinguere dagli originali, sempreché non si scriva “clone” e si lasci di proposito qualche lieve imperfezione! Perciò, chiedo: a che pro? E perché devono essere trasportati altrove, non sarebbe un’ottima occasione per istituire laboratori pubblici nelle stanze del museo di Reggio Calabria e far assistere all'evento appassionati e studenti? Quantomeno nella prima fase; è ovvio che l’operazione finale debba essere eseguita in una fonderia con i calchi fatti sugli originali.

(mario iannino)

lunedì 12 ottobre 2009

rispetto: cos'è?


Cosa s’intende per rispetto? Questa è una bella domanda! alla quale ognuno risponde in base all’educazione acquisita in famiglia e nella comunità in cui vive.
Nella generalità dei casi, la formazione culturale italiana impone di rivolgersi agli sconosciuti con garbo e, se di età rispettabile, non salutare con un “ciao” ma con un adeguato “buongiorno, buonasera”; aspettare che sia il più anziano a tendere la mano in segno di saluto ecc. Invece, oggi, sovente si sentono sbiascicare saluti adatti tra commilitoni a familiari, conoscenti ed estranei.

Eppure fino a qualche anno fa, con l’esattezza negli anni sessanta/settanta, era possibile assistere al dialogo rispettoso anche tra due piccoli uomini: bambini che litigavano per un giocattolo comunque calati nei ruoli di zio e nipote in virtù delle loro nascite ravvicinate. Ragazzini con uguali stimoli e intenti, ma con progenie differenti, crescevano insieme sotto lo stesso tetto, e fin qui nulla di strano date le giovani età dei genitori, considerando che in quegli anni l’età media di quanti convolavano a nozze si aggirava intorno ai 22/25 anni chi toccava i trenta era fuori quota, s’intuisce quindi la possibilità di gravidanze quasi contemporanee tra differenti nuclei familiari consanguinei; tornando al nocciolo della questione, la singolarità dell’effetto educativo consisteva nella specifica direttiva sociale d’imporre al “bimbo nipote” di trattare il” bimbo zio” figlio della nonna come una persona già grande.
“Devono imparare da piccoli a rispettare gli zii, i genitori, i nonni e i grandi!”. Questa era la risposta a quanti chiedevano perché si educassero i bambini a trattare un coetaneo, se pur fratello della mamma o del papà, col dovuto rispetto.

I tempi sono cambiati: sentire chiamare un coetaneo zio e rivolgergli del “voi” non solo in famiglia ma anche per strada, oggi farebbe ridere!
Nell’era del “grande bordello” qualcuno ha già obiettato: non sono questi i termini che denotano un reale rispetto. Il rispetto si deve conquistare sul campo. Devi lottare. Essere tra i primi; devi far parte di quelli che contano e determinano le sorti della comunità! E cos’è che ti rende considerato? I soldi! Tanti più soldi hai tanto più sei rispettato… L’età, l’esperienza, la cultura, l’educazione sono fardelli da buttare a mare. Sarà vero?

domenica 11 ottobre 2009

democrazia e uguaglianza

Libera analisi di una democrazia
Sono lontani i tempi in cui tutte le rappresentanze delle correnti di pensiero presenti nel territorio nazionale si schieravano tra gli scranni istituzionali del parlamento italiano e proponevano liberamente idee supportate dalla cultura ideologica d’appartenenza. Da qualche anno alcuni soggetti hanno deciso di abolire le diversità culturali raggruppando in soli due schieramenti le molteplici filosofie di vita. Al cittadino comune, quello che ha come pensiero costante il problema di come sbarcare il lunario, sembrerà banale e deleterio dal punto di vista culturale, ma, non gliene frega nulla! Non sta a vedere se è bianco o rosso il vessillo di chi governa; il genitore, ma anche il singolo, vuole vedere tutelati i diritti fondamentali della famiglia, della salute, della scuola! In una parola vuole vedere riconosciuta la dignità della persona! E non vedersi tirare in ballo, strumentalmente, al momento opportuno, per rafforzare azioni di governo, e non, che lasciano dubbi per la mancanza di chiarezza e visione reale dei problemi comuni.
Non c’è il minimo dubbio che si stia attraversando un momento difficile per la mancanza di lavoro, serenità individuale e sociale. In questo clima, alcuni imbonitori non trovano di meglio che sviare le tensioni reali, prodotti dalla disoccupazione e dai nuovi assetti sociali, urlando e litigando con la controparte politica per futili motivi. Sarebbe invece auspicabile che ragionassero coralmente su cose concrete e magari riprendere vecchie questioni irrisolte:
Nel 1980, il Presidente della Camera Nilde Jotti propose di ridurre del 50% il numero dei parlamentari, (attualmente, se non sbaglio, le camere sono costituite da 630 deputati e 315 senatori più quelli a vita). Se si pensa che il Senato americano è composto da 100 rappresentanti, il nostro è certamente il più affollato. Senza contare le onorevoli assenze, lo zelo dei pianisti, le risse e la mancanza di rispetto verso le Istituzioni dello Stato e il popolo tutto; con tutto il rispetto da parte mia per le due Camere; l’Italia e gli Italiani non stanno facendo una bella figura.

Senza aggiungere altro, rammentiamo tre semplici punti:
  1. È in vigore la CARTA COSTITUZIONALE della Repubblica Italiana!
  2. L’immunità parlamentare è stata abolita dai parlamentari coraggiosi.
  3. Se non modificata da uomini lungimiranti, la Costituzione, deve essere rispettata nella sua interezza!
E, infine, rileggiamo insieme due articoli della Costituzione Italiana:
Art. 3.
Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.
È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese.
Art. 4.
La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto.
Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un'attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società.

sabato 10 ottobre 2009

disagi sociali: solitudine, indifferenza, depressione


Premesso che non è mia intenzione trovare colpevoli o scusanti per motivare gli atti estremi di quanti decidono di togliersi la vita, sono del parere che una se pur limitata analisi debba essere fatta. Quantomeno chiedersi come mai? Cos’è che ha indotto una persona a mettere in pratica un pensiero così drammatico! Ha pensato allo sgomento e al vuoto che lascia non solo nella vita di quanti, lo conoscono ma anche di quelli che ne vengono a conoscenza. Si è fatto carico delle voragini emotive che provoca l’insano gesto? Sicuramente no!, dato l’epilogo della sua esistenza. Un’esistenza lunga, media o breve che sia non ha importanza, poiché, l’atto estremo, lascia un segno indelebile nella società.
E la famiglia? Possibile che non si sia mai accorta di nulla? Madre padre fratelli cugini zie nonni… Moglie figli mariti cognati amici!
È dall’inizio di questa estate che queste domande mi frullano nella testa. Da quando ho sentito un tonfo seguito da urla disperate dall’altra parte della casa: giù nel cortile, il corpo inanimato di un uomo, leggermente scomposto, sbarbato fresco, sembrava dormire supino a dorso nudo. Quell’uomo lo vedevo tutti i giorni fumare nel balcone; silenzioso guardava fuori; a volte stendeva i panni o espletava qualche servizio domestico. Ebbene, senza dubbio alla sua famiglia mancherà!, ma voglio dire che la sua figura manca anche a me anche se non lo conoscevo per niente; quando mi affaccio, vedo il balcone vuoto e lui giù coperto con un lenzuolo.
Mi chiedo: è l’effetto della società distratta, famelica, caotica, pregna d’indifferenza, quindi, scarsa di attenzioni verso il singolo a innescare il fenomeno dell’incalzante depressione?

venerdì 9 ottobre 2009

auguri dalla calabria a Barack Obama



Dalla Calabria un augurio accorato al Premio Nobel per la Pace Barack Obama, Presidente USA

Preferisco un Premio Nobel per la Pace“Preventivo” alle guerre “preventive” …
E come me, stando a quanto riportato dai portavoce dei governi mondiali, ribaditi di seguito, la quasi totalità degli uomini spera che il mandato di Obama sia l’inizio di un nuovo modo d’intendere la convivenza tra i popoli. Che sia di stimolo, quindi, a fare sempre meglio e spendersi senza sosta per la pace e la convivenza civile! Auguri e buon lavoro!

“Il comitato per il Nobel ha attribuito il riconoscimento a Obama "per i suoi sforzi straordinari per rafforzare la diplomazia internazionale e la cooperazione tra i popoli". Un premio preventivo e di incoraggiamento secondo molti, perché l'amministrazione Obama non è ancora riuscita a ottenere i suoi scopi. Sorpresa per tutti, soddisfazione per alcuni: la notizia si è propagata nel globo anche nei paesi islamici oggi nel riposo del venerdì.
Sono in molti a ritenere che il premio "è arrivato troppo presto": Obama "per ora ha fatto solo promesse" secondo il sito on line di Elaph. Non manca però chi saluta il "coraggioso e saggio leader mondiale, Obama".
Il Nobel per la Pace per il 2009 deve incitare il presidente degli Stati Uniti a mettere fine all'ingiustizia nel mondo. Questo, il primo commento dall'Iran. E dall'Afghanistan, un portavoce dei talebani ha condannato l'attribuzione del Premio Nobel per la pace al presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, che deve decidere tra poco il dispiegamento o meno di rinforzi militari per combattere i fondamentalisti islamici.
"Ci congratuliamo con Obama per aver vinto il premio Nobel", ha dichiarato Siamak Hirai, portavoce della presidenza afgana, a nome del presidente Hamid Karzai. "Il suo lavoro frenetico e il suo progetto per nuove relazioni internazionali, la sua volontà e i suoi sforzi per creare un'atmosfera di amicizia e buone relazioni, oltre che per la pace nel mondo, ne facevano la persona adatta per ricevere il premio Nobel per la pace".
Negli Stati Uniti, la prima reazione del New York Times all'annuncio dell'assegnazione del Nobel per la Pace parla di una "stunning surprise", una "sorpresa impressionante". A sua volta il Washington Post riporta la notizia e non cela un dubbio. "L'annuncio, a meno di nove mesi dall'insediamento di Obama, ha suscitato immediatamente a Oslo questioni tra i giornalisti che si sono chiesti se il comitato dei Nobel non abbia agito prematuramente premiando un leader che ha un'agenda ambiziosa ma non ha fatto ancora molti passi concreti per realizzarla".
A Roma, il Consiglio dei ministri ha tributato un applauso a Barack Obama. Lo ha riferito il premier Silvio Berlusconi nel corso di una conferenza stampa a Palazzo Chigi. Un Presidente destinatario di tale premio, ha aggiunto il Cavaliere, "è tenuto a un comportamento ecumenico nei confronti di tutti". Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha inviato a Obama un messaggio in cui elogia "la sua visione innovativa e lungimirante dei problemi della pace e della cooperazione internazionale".
Dalla Francia, Nicolas Sarkozy ha rivolto le sue "più calorose congratulazioni" a Barack Obama, insignito oggi del Premio Nobel per la Pace; un premio che per Sarkozy "consacra il ritorno dell'America nel cuore di tutti i popoli".
Dalla Germania, la cancelliera Angela Merkel osserva che il premio costituisce "uno stimolo per il presidente e per tutti noi" a fare ancora di più per la pace. Obama "In poco tempo è riuscito a instaurare un nuovo tono e permettere una apertura al dialogo".”

mercoledì 7 ottobre 2009

chi tutela lo spettatore dalle offese dei personaggi forti in tv?


Quando gli utenti subiscono offese da personaggi noti in tv:
Chi tutela il fruitore del servizio mediatico?

È una domanda che sorge spontanea ogni qualvolta si è costretti ad assistere alle esternazioni demenziali di determinati soggetti che, grazie alla loro attività, spadroneggiano nei palinsesti pubblici e privati. C’è da chiedersi se prima di aprire bocca e dare fiato alle corde vocali abbiano fatto le prove generali di connettività cerebrale, attivato le giuste facoltà cognitive e magari, per maggiore sicurezza, contare fino a cento prima di liberare stronzate. Indubbiamente, è molto difficile per lo stolto contenere il fiume logorroico quando l’ormone dell’adrenalina è in piena attività, però, una volta appurata la pericolosità sociale, testimoniata dai suoi interventi estemporanei registrati dai mass media, dovrebbe essere curato incessantemente e mai lasciato solo. È d’obbligo un tutore! Un tutore saggio che anticipi le gaffes ai personaggi dello spettacolo quando offendono regioni intere, con frasi tipo “perché Dio ha creato la Calabria”, dette col preciso intento di arruffianarsi la platea che lo ospita e magari sponsorizzare un’opera faraonica inutile poiché mancano le infrastrutture primarie nelle regioni interessate.
È d’obbligo un tutore saggio per chi vuole “ammazzare tutti i figli dei zingari… Istituire la carta della razza pura … avere docenti d’origine controllata … portare il popolo in piazza per difendere interessi privati nelle pubbliche amministrazioni…” Sì ci vorrebbe un esercito di saggi che facesse ragionare seriamente quanti deputati alla guida delle masse, cantanti e non, che a vario titolo determinano le sorti delle nazioni.
Ciao compagno Antonello; ossequi onorevoli… auguro a tutti voi una crescita culturale dinamica nel rispetto delle umane pluralità.

sketch teatrale, satira? no realtà!


Non è uno sketch di Aldo Giovanni e Giacomo e neanche satira.

Gl’incontentabili sono ovunque

Ore 10,00; sala d’attesa. (anonima)
Il chiacchiericcio accoglie i nuovi arrivati.
Due signori anziani discutono animatamente:
signore anziano n°1: … perché che ha fatto ‘sto sindaco!? Abbiamo fatto questo abbiamo fatto quell’altro! Ma per favore meglio ma se ne và. Vabbè che mò lo cacciano ha finito gli anni mò si torna a votare…
signore anziano n°2: …eva meglio ‘na volta vi vicoldate? Quando evavamo piccoli e ci mettevano quella divisa e poi c’evano i contvollovi dappertutto: sui tveni nelle stazioni…
signore n°1: và và và mò in una stazione che ti assalgono, ti rubbano e se sei una femmina ti violentano eppoi il sindaco che hanno messo lì che fa? Ha fatto la scala mobile ha fatto quel tappeto rulante sopra il cavalcavia e stà fermo… ancora non funziona!
n° 1 e 2 all’unisono: sindamangiav ru sov rdi ca eu u sacciu.
N°1: sì sì u sacciu puru eu ca fhacìa i viaggi a Roma: ncindaportamma rrobba all’onorevole…avia na villa chi pagau centumilioni e chiddi tempi!
N°2: su tutti na massa e mangia mangia. Quandu su assettati a la coddara mangianu tutti.
Ma insomma cosa vi piace? Perché non vi proponete voi alle prossime elezioni? interviene un terzo-
N°1: Io? Se vado io tratttattatà! Un mitra e li faccio fuori tutti… altro che raccomandazioni o mazzette.
N°2: è vevo si stava meglio pvima con le vonde… c’eva più onestà.
Terzo signore: ora ci sono le ronde, basta formarle! Andate!
N°1 e 2: dove? quando? che ci vado subito. Si mi avmo di bastone e ti faccio vedeve io…
a nonno ti traballa la dentiera pensa a fissarla bene che se no ti fai male altro che bastone o ronda. Va bèh che l’autolesionismo non è reato… però poi pesi sulla sanità pubblica!

martedì 6 ottobre 2009

per evitare infami erezioni

Ascoltare. Osservare. Meditare.
Per evitare infami erezioni.

Oggi come non mai è in atto la pratica dell’accusa. Si accusa tutti e tutto pur di trovare un capro espiatorio ai drammi ambientali, sociali e personali; quasi come a esorcizzare le catastrofi incombenti nei territori sfruttati negligentemente dalle persone avide, oppure trovare il colpevole dell’instabilità sociale ed economica che attanaglia la maggior parte dei paesi. E su chi si punta il dito se non sulle persone più in vista? Perché? Perché nei momenti di panico, è umano che si cerchi di porre punti fermi per arginare l’ignoto e le relative paure. Inizia così la caccia all'untore, che riempirà, suo malgrado, spazi cartacei e virtuali. Il malcapitato o i malcapitati, una volta segnati dall'opinione pubblica ed eventualmente dalla giustizia, difficilmente usciranno indenni. Solo il più forte si salverà. Così com’è avvenuto nel racconto del Manzoni nella storia della colonna infame: si accusa chi si vede aggirare di notte, il diverso, l’extracomunitario, il vicino di casa antipatico, l’imprenditore fortunato e finanche il capo dello stato non è esente dalle critiche.
Nulla da eccepire! Ma, per onestà intellettuale, è doveroso ricordare che chi vive e lavora nei luoghi della “colonna infame” non è mai esente da responsabilità. Tutto ciò che avviene, è merito o colpa di ogni singola persona. Come insegna la storia

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