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sabato 16 aprile 2022

Tra guerre e proponimenti di pace

 

-courtesy arc.Iannino- opere recenti-

La grande ferita.

L'opulento sistema economico e finanziario è in debito con le realtà depresse del pianeta.

Le Popolazioni sfruttate e rese schiave dai pochi detentori delle ricchezze naturali soffrono abusi storici difficili da sanare non perché impossibili ma perché relegati nelle stanze dell'apatia generale che sa commuoversi solo se punzecchiata da onde emotive effimere ma caldeggiate di continuo.

Il divario tra le popolazioni, culturale e economico, è un dato di fatto innegabile difficile da abbattere o, nelle migliori aspettative, mitigare. Le povertà, ben visibili perché reali, continuano ad esserci. Sempre presenti ma nascoste e in un certo qual modo giustificate dal muro di gomma dei sistemi totalizzanti attraverso la comunicazione ammiccante o facinorosa ma sempre di parte.

Le guerre per il predominio su quanto più è possibile non ha regole. Ogni mezzo è consentito per raggiungere gli obiettivi prefissati.

L'annichilimento delle masse non necessariamente si manifesta col fragore delle armi. Vi è un metodo molto più efficace e subdolo: la comunicazione! Che, coniugata nelle diverse forme, assurge a strategia psicologica lobotomizzante.

L'ego è combustibile perenne per la vorace caldaia di quanti, volutamente poveri,

privi di pensiero analitico, si schierano dalla parte dei vincenti con non-chalance lasciando perciò nell'inferno terreno dell'indifferenza i bisognosi che sopravvivono ai margini dei bagliori opulenti delle società consumistiche.

Persone che potrebbero vivere con più decenza i loro giorni persino cibandosi degli scarti e curandosi con gli avanzi superflui generati dal sistema industriale imposto dai consumi veloci al quale ci siamo adeguati o arresi mollemente.

lunedì 19 giugno 2017

Illusioni

Sotto il cielo: 

Là DOVE SORGE IL SOLE.


catanzaro, parco della biodiversità, the horizon, di a.gormley


Quasi tutti i giorni attorno all’ora di pranzo una macchina si ferma all’ombra del maestoso eucalipto. Con la portiera lato guidatore spalancata e i finestrini aperti, s’intuisce che il conducente stia lì per godere dei benefici climatici del venticello che s’infila tra i pertugi.
Dal colorito olivastro della pelle suppongo che il conducente della alfa station wagon grigia abbia origini nord africane. L’abitacolo della macchina è costipato da imballaggi e sulla sommità s’intravedono confezioni di lenzuola e tappeti.
Il venditore ambulante è in pausa. È mezzogiorno. Ha consumato un panino con del tonno. La scatoletta è per terra. Ed ora, col tablet in mano, rivolto verso sud, lancia la sua melodia. Forse ringrazia la provvidenza per avergli fatto guadagnare anche oggi quel tanto che basta e portare a casa la cena.
O forse no? Potrebbe essere on line con la sua morosa lontana o con la sua comunità.
Una comunità che, forse, ancora bada al sodo, come mi fece intendere l’estate scorsa un venditore ambulante. Mi disse: “l’orario non cambia è sempre lo stesso sia che tu lo legga sul rolex sia che tu guardi il sole o la meridiana”.
Il sole tramonta a ovest. Anzi no! non è esatto dire che il sole si alza a est e tramonta a ovest. È la terra che gira. E nel suo girare lascia intravedere le nascite dei nuovi giorni a est. Colora di porpora l’orizzonte fino a raggiungere lo zenit. Il sole cala a picco sulle teste. E poi tramonta. La terra ha fatto un mezzo giro e lascia che il sole ripeta l’illusione del giorno e della notte. Lascia illudere la bestia più stupida ed egocentrica che abbia mai, anche se per poco, baciato.

venerdì 15 febbraio 2013

black out delle ragioni e silenzio pre elettorale per ritrovare il senso della vita

aore12
silenzio stampa
La campagna elettorale continua. Le forze si contrastano. I politici si riciclano dimenticando le scelte passate. Monti insiste sulle riforme. E ci potrebbe anche stare qualche riforma. Ma dovrebbe essere una riforma per e non contro i cittadini. Abbiamo davanti agli occhi la Grecia e le conseguenze della cattiva politica. Abbiamo sperato che dopo tangentopoli cambiasse la mentalità dei dirigenti nazionali e dei comuni commercianti. Ma non è stato così. È come se la pianta cattiva del sentimento comune avesse radici ben piantate nel tessuto sociale. E, come le infestanti, resiste persino al fuoco.
Nessun beneficio si è visto dopo le azioni del pool di mani pulite. Le tangenti delle aziende più rappresentative del made in Italy sono definite convintamente “provvigioni” come se fossero incentivi uguali a quelli dati ai lavoratori dei call center o ai venditori di prodotti per la casa che tentano di buscare la pagnotta girando intere giornate da una parte all'altra delle città per pochi centesimi.

Da quanto circola nelle news, è evidente che esistano varie forme di pensiero. C'è quello delle lobby internazionali, quello della finanza creativa che imbastisce progetti ingegneristici e fa lievitare le bolle fino a scoppiare le società e i risparmiatori. E ci sono le piccole paure del popolino amplificate dai servi sciocchi del potere mediatico che pur di far salire lo share enfatizzano attraverso flah mob gli aspetti sociali più scabrosi, cambiano le terminologie lessicali per suscitare maggiori emozioni. L'uxoricidio si trasforma in femminicidio per sollevare indignazioni maggiori nell'opinione pubblica, facendo così di tutte le erbe un fascio. Si alzano barriere tra i sessi, uomini e donne, gay, cristiani, musulmani e via dicendo. Si programmano intrattenimenti televisivi sui fatti morbosi. In sintesi, si diseducano le masse, specialmente le più deboli, le incolte. Si amplificano le paure contro l'altro.
Insomma siamo in guerra! E questo non va bene. Urge un blackout immediato dei cattivi maestri. Oscuriamoli! Non diamo loro ascolto.

sabato 10 settembre 2011

arte dei nodi: shibari, espressione artistica o sadomaso

il corpo delle donne in arte
Può il piacere, se pur sublime e raffinato dalla cultura orientale, trasformare l'azione della libido in una forma d'arte?

L'interrogativo nasce da una notizia di cronaca romana che vede implicate due ragazze e un presunto artista dello shibari, un rituale giapponese finito male per la morte drammatica di una delle due ragazze trovate appese in uno scantinato con la tecnica della bilancia.

Navigando nel web c'è la possibilità d'imbattersi in video dal sapore circense nei quali si vede qualcuno che lega una ragazza, il tutto sublimato con didascalie, citazioni e riferimenti ad altre forme artistiche tradizionali giapponesi come l'Ikebana, Sumi-e (pittura con inchiostro nero) e Chanoyu (cerimonia del tè).

Ad onor del vero, fra i vari utilizzi dello Shibari, alcuni maestri dei nodi riescono a fare delle performance stupefacenti, come legare i modelli fino a farli diventare delle sculture viventi dinamiche, oppure indurre alla pratica meditativa condivisa, al rilassamento profondo per la flessibilità del corpo e della mente, a una forma di scambio di potere, grazie alla pressione dei nodi sui punti vitali del corpo, ma nel caso del bondage si evince, appunto, una semplicissima propensione alla costrizione erotica per mero diletto personale, mortificando, nel contempo la donna oggetto della pratica e l'antica cultura nipponica che faceva assurgere il rituale a sinonimo di eleganza e dignità tra i samurai allorché catturavano o cadevano loro stessi prigionieri, ma in quel caso la legatura era priva di nodi perché si dava valore alla parola data dal samurai; mentre qui, nella funzione impacchettatrice di donne o uomini, le masturbazioni mentali, di certa intellighenzia, tentano di contrabbandare una devianza psicologica per opera d'arte. È la stessa disfunzione o meglio la delegittimazione lessicale della definizione “culturale” associata ad eventi folklorisitci di bassa lega come lo possono essere le sagre paesane prive di fondamenta antropologicamente certe o la canzoncina popolare orecchiabile strappalacrime che acchiappa e narcotizza una moltitudine di gente superficiale o incolta.

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