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mercoledì 13 agosto 2014

se il problema è Moody's & C. aboliamoli

Possibile che noi italiani siamo così imbecilli? Che ci lasciamo ancora abbindolare dai vari Alfano e compagnia bella?
Oppure siamo un popolo paziente? Forse, siamo, più verosimilmente, un branco di apatici che fin quando abbiamo la possibilità di sopportare i cambiamenti, anche se dolorosi, restiamo immobili ad aspettare che qualcun altro si esponga prima di noi.

Per essere precisi, Alfano e compagnia sono la punta dell'iceberg che si fa vedere in tv e dice cazzate per rabbonirci e indirizzare la nostra rabbia verso i più deboli. E mentre noi siamo impegnati a trovare i colpevoli delle nostre sventure economiche e sociali i veri nemici si godono il sole dei paradisi fiscali grazie ai servizi mai chiesti di Moody's e delle altre agenzie di rating.

ricchezze effimere che aiutano a vivere, non feticci da idolatrare

Insomma lo spread siamo noi. Il problema siamo noi che vogliamo vivere, amare e sognare!, per i ricconi che pilotano le politiche economiche e quindi i governi e le manovre di tagli che sfociano nelle macellerie sociali già ampiamente conosciute dalle leggi dei professori Monti e della sua banda al completo.

Detto questo, bene fa Renzi a dire me ne fotto delle linee guida della troika, sempre che lo pensi davvero! Sarebbe doloroso il contrario. Cioè se a parole se ne fotte e nei fatti non tutela gli ultimi. In alcuni momenti, visti gli afflati con Marchionne e altri imprenditori che si sono visti i fatti propri e delle loro aziende a discapito dei dipendenti, qualche dubbio mi è venuto.

Comunque, basta con le parole! Quanto dobbiamo aspettare per decidere di cambiare rotta? Quando i dirigenti politici prenderanno decisioni necessarie per uscire dallo stallo sociale nel quale ci ha portato la cattiva finanza?

Forse mai! Dato che la politica è foraggiata dalle lobby che toccano e fanno girare i soldi e l'economia mondiale.

Intanto le guerre si fanno più cruente, se ne accendono di nuove e le vecchie si incancreniscono. I popoli fuggono dalle loro terre e le pandemie diventano miniere. E gli alfaniani terrestri di qualsiasi colore in tutto questo ci sguazzano.

Buon ferragosto a tutti.

domenica 6 luglio 2014

Tra recessione e statue che s'inchinano

Non è una giornata particolarmente calda. Il barometro segna appena 23°. sono le 11 ed è la prima domenica di luglio. Nonostante i buoni propositi del governo Renzi e nonostante le famigerate 80 euro in busta paga la gente sembra svanita in qualche universo parallelo.

Per strada le macchine sono distante l'un l'altra come i denti di chi non ha la possibilità di ricorrere alle cure del dentista: una ogni 5, 6, 10, 20, metri.

La ss 106 non è stata mai così tranquilla. Volendo fare un paragone, chi riesce a immaginare delle 600 o 750 o, ancora, delle 850 della fiat al posto delle renault, citroen, wolkswagen e le piccole giapponesi in circolazione sulle strade italiane, si trova proiettato negli anni sessanta. Con l'unica amara differenza che in quegli anni iniziava davvero il rilancio economico sostenuto dal miraggio industriale delle grandi città del nord.

L'austerità ci sta uccidendo. E quanti perseguono le politiche economiche delle banche sono assassini in doppiopetto. Non posseggono un cuore ma al suo posto hanno impiantato un calcolatore impostato per controllare profitti e poco importa il numero di quanti dovranno morire o soffrire per raggiungere gli obiettivi prefissati.

Matteo Renzi dice che non serve una moneta unica europea se gli obiettivi dei popoli sono diversi.
Papa Francesco afferma evangelicamente che non può e non deve esistere la dottrina del dio denaro.

Intanto da quando Matteo Renzi è diventato segretario del pd e presidente del governo ha fatto solo chiacchiere e proclami. Riforme in 100 e poi mille giorni ma solo a parole.

E papa Francesco, tolta quella sua aria bonaria, spento l'audio e oscurato il video degli abbracci e baci, cos'altro potrebbe fare in concreto perché gli ultimi non rimangano tali (visti i lasciti, l'8xmille per la chiesa cattolica e i privilegi concessi dallo Stato Italiano)?


Non è blasfemia! E neanche mancanza di rispetto. È un'analisi. Una valutazione dei fatti! E quando la maggioranza della popolazione è costretta a fare sacrifici non si può cambiare l'esistente solo con le parole. Ci vogliono i fatti. Subito!

Urgono cambiamenti epocali. Se si vuole sconfiggere la 'ndrangheta e le mafie. Perché, come si è visto, chi cresce in un clima culturalmente deviato s'inchina e fa inchinare le statue nelle processioni davanti a chi dà loro un tozzo di pane e sembra difenderli nella guerriglia della quotidianità.

Chi vive in queste realtà di sottoculture non si ferma davanti alle scomuniche o agli anatemi solenni. Non ha paura del carcere perché, come dice Gratteri, sono cose messe in bilancio dagli 'ndranghetisti e e dai simpatizzanti.

L'indignazione non serve davanti ai fatti recenti di Oppido Mamertina. E non servono neanche le prese di posizione nelle piazze mediatiche del web.
È necessario costruire l'uomo nuovo...

domenica 14 agosto 2011

paesi in vendita come le anime

© riproduzione vietata

Pensieri e Paesi in vetrina per essere ripopolati.

Da qualche decennio il miraggio industriale che ha spogliato i paesi degli abitanti ha raggiunto il suo apice.
La crisi economica investe la società. I prodotti industriali, trasformati in rifiuti, cambiano la geografia dei luoghi: colline maleodoranti inquinano le campagne. Le fabbriche chiudono. Operai e impiegati perdono il lavoro e con esso la dignità di cittadini operosi. I paesi dell’entroterra vivono declini inarrestabili.

L’agricoltura, la pastorizia e i piccoli artigiani soccombono lentamente alle nuove tecnologie e al miraggio consumistico delle grandi città. L’Italia, da nord a sud, indistintamente, è coinvolta dalla mutazione sociale.
Una mutazione priva di programmi strutturali che adegua le esigenze immediate dell’economia agli anni di plastica, alla filosofia dell’usa e getta. Monta, così, la diseducazione sociale e infetta anche i campi della cultura.

Le provocazioni intellettuali e le operazioni artistiche, viste come nuovi fonti di guadagno diventano beni rifugio e a nulla valgono le proposte alte se non supportate da grandi sponsor commerciali. Ma i circuiti dell’arte mirano a immettere sul mercato un’arte misera che solletica e invoglia il già conosciuto.
In questo clima nasce e si diffonde la grottesca farsa dell’arte popolare. La stessa che ha ripresentato in tutte le salse i multipli serigrafici di grandi nomi, la figurazione sdolcinata e le operazioni minimaliste. Insomma anche il campo dell’arte ritenuto sacro da alcuni è stato contaminato e dissacrato dallo sterco del diavolo: il denaro che tutto governa sulla terra!

Il denaro assicurato dal lavoro in fabbrica provoca, nel suo piccolo, il depauperamento della cultura contadina con relativo abbandono dei piccoli centri rurali e l’assalto ai sobborghi delle metropoli ormai sotto i riflettori del miraggio industriale.
Nello stesso tempo la pseudo arte contestualizzata dagli imbonitori prezzolati o asserviti e quello mentale, se mai ci fosse stato un accenno di reattività al volgare modello di essere nella società, decreta la morte del pensiero autonomo. Quel pensiero che, sviluppato in completa autonomia induce a preoccuparsi dell’altro, del diverso e benché privo di stimoli materiali riesce a muovere il mondo e fa sentire vivi quanti lo praticano quando il sorriso sui volti dei deboli e degli oppressi rischiara e cancella i morsi della sofferenza. Un sorriso corrisposto, che nasce dall’essere lì, in quel preciso momento, in quei luoghi e paesi sconosciuti, dove uomini, armati solo di beni di prima necessità, pronti alla fatica, sorretti dall’amore e in contrapposizione al modello imperante nei paesi indottrinati dalle logiche di potere laddove tutto ha un prezzo prestano la loro opera disinteressatamente. Non militari armati mascherati da truppe di pace che pagano il tributo di sangue e lasciano vedove e orfani e una decorazione al valore. Non contratti di compravendite per la ricostruzione.

Ecco, noi non vogliamo essere paesi in vendita! Paesi urbanizzati, desertificati dall’indolenza o dall’avidità.
Paesi abitati dai fantasmi del presente… lussuria, potere. Ma…
Paesi in vetrina, notturni, solari, la cui bellezza, palesata e sorretta dal linguaggio poetico della visione, diventa faro per la rinascita di una nuova umanità.

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