Tra gli acrobati (come Silvestri).

Mi ero sempre sentita un’acrobata. Una di quelle non certe e dai passi falsi, dai mille dubbi e dalle gambe tremanti. Un’acrobata che guarda sotto, quando sa che non si dovrebbe; un’acrobata che si fa venire le vertigini, poi chiude gli occhi e torna stabile. Sempre lì sul filo, in punta di piedi, evitando movimenti troppo bruschi sennò si cade. Capitava di perdere l’equilibrio e cadere, ma sotto non avevo materassi, nè reti, mai. L’altezza per fortuna non era tanta e me la cavavo sempre con qualche graffio e sbucciatura di ginocchia. La noia più dura, intrisa di fastidio era quella di avere perso l’equilibrio; era quella di averci creduto troppo nell'equilibrio. Che no, non è eterno. Ce n’è uno per ogni periodo e ogni stagione; e lui cambia insieme a te. Motivo per cui, adesso ogni volta che sto per cadere mi concedo morbida, nella dolce convinzione che un nuovo equilibrio mi accarezzerà e mi terrà per mano per un po’. Ascolto “Acrobati” di Daniele Silve...