Potere d'acquisto zero e politiche miopi

 Non saprei dire se la colpa è della crisi economica che condiziona le abitudini quotidiane e persino le necessità domestiche di intere famiglie oppure se è l'effetto della pandemia che sembra non finire mai a bloccare gli scambi interpersonali. 

Le notizie dei mass-media si soffermano sui fatti emotivi che toccano la pancia del paese e puntano l'attenzione sui casi di covid con le varianti. E tra una disgrazie e l'altra Invitano le frange deboli, gli ultra settantenni e le persone a rischio con conclamate patologie ad inoculare i vaccini suggeriti dai dotti rappresentanti della sanità per quanto riguarda la salute pubblica. Ma lo stare bene comporta anche un altro grado di serenità sociale per niente sottovalutabile: l'economia familiare, se si ha famiglia, e individuale.

Di fatto quello che fino a qualche anno addietro era un punto commerciale e incontri per le famiglie oggi è deserto! Lo slargo sul ponte della fiumarella era off-limits per il traffico automobilistico e gli utenti di fondazione Betania dovevano fare la gimcana tra le numerosissime bancarelle dopo avere parcheggiato altrove le vetture prima di potere varcare il cancello dell'istituto.

Oggi, il mercatino del martedì che da tempi storici affolla e vivacizza lo spazio lungo le sponde del torrente fiumarella in Santa Maria Zarapoti (questa la dicitura completa del quartiere catanzarese) è così:


Cz, S. Maria, mercatino rionale del martedì 
Desolante!


Qualche bancarella resiste! Uno, due, forse tre commercianti continuano imperterriti a occupare il suolo comunale. Uno vende articoli d'abbigliamento e accessori vari, un altro frutta e verdura e un terzo non si capisce cosa.

Eppure in questo settore l'intelligenza artificiale difficilmente erode il lavoro. Per allestire e fare commercio c'è bisogno delle materie prime e del sano lavoro fisico. Deve esserci interazione, passione e coinvolgimento di più risorse umane.

Pochissimi gli avventori. Qualcuno và verso la propria automobile. Ha comprato broccoli lamentando ad alta voce il caro prezzi: “on si po' kjù campara: a ottu euru, l'olivi niugri a 8 euru u kilu!”, non si può campare: le olive nere costano 8 euro al chilo!

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