mercoledì 29 aprile 2020

1° maggio al tempo del coronavirus

La bolla temporale del momento ha un nome: pandemia da covid-19.

La sospensione dalle certezze acquisite ha una definizione scientifica ben precisa ma non un tempo limite.
Le notizie arrivano frammentate. Finita (?) la fase uno si apre per decreto e per definizione la fase due. Fase che impone limiti per tutelare se stessi e gli altri. Proposte, più che altro. Tentativi! Inseguendo volontà di riscatto politico e gestionale del Bel Paese, il governo Conte, pur nelle innumerevoli e imprevedibili difficoltà oggettive vissute dai cittadini che vivono in Italia senza distinzioni di origine, lingua e credo religioso, sta dimostrando carattere, non cede alle intemperanze di quanti giocano al rialzo.

Nessuno vorrebbe affondare! Il mondo produttivo, le imprese, gli imprenditori piccoli e grandi insieme alle famiglie dei lavoratori che giocano un ruolo importantissimo nelle aziende e nella società sono in apprensione, com'è logico. E se fino all'anno scorso l'appuntamento del 1° maggio era la festa che segnava il superamento degli ostacoli posti lungo il cammino dell'emancipazione sociale dei lavoratori oggi è presupposto di ripresa per la platea sconfinata di nuove e antiche realtà sociali e lavorative.

La festa del primo maggio si farà! Per infondere coraggio. Per fare rinascere e spronare speranze. Perché la musica è una forma d'arte universale che accomuna, abbatte barriere ideologiche, strumentalizzate da ottusità pestilenziali scaturite dall'odio malcelato.

"no"


La ricerca scientifica sembra non essere arrivata ancora all'origine virulenta del male oscuro e non sa dare risposte esaurienti all'incognita coronavirus; si naviga a tentoni e chissà ancora per quanto tempo.
Finora abbiamo cantato dai balconi e in teleconferenza per esorcizzare paure e stuzzicare speranze.
Certamente non poteva essere disatteso l'appuntamento storico romano.
Cgil, cisl e uil hanno spostato il palco fisico di piazza S.Giovanni.

Niente bagno di folla in piazza San Giovanni a Roma, quindi. Per quest’anno la festa dei lavoratori, dal titolo “il lavoro in sicurezza: per costruire il futuro” andrà in onda su rai3 e su radio2 contemporaneamente.

L’evento sarà condotto dal Teatro Delle Vittorie a Roma, mentre i live verranno realizzati principalmente all’Auditorium Parco della Musica di Roma (dove è installato l’Auditorium Stage Primo Maggio 2020) oltre che in altre location sparse per l’Italia e scelte direttamente dagli artisti.

Gianna Nannini, Vasco Rossi, Zucchero. Aiello, Alex Britti, Bugo e Nicola Savino, Cristiano Godano dei Marlene Kuntz, Dardust, Edoardo e Eugenio Bennato, Ermal Meta, Fabrizio Moro, Fasma, Francesca Michielin, Francesco Gabbani, Fulminacci, Irene Grandi, Le Vibrazioni, Leo Gassmann, Lo Stato Sociale, Margherita Vicario, Niccolò Fabi, Noemi, Orchestra Accademia di Santa Cecilia, Paola Turci, Rocco Papaleo e Tosca. Questo il cast che animerà il tradizionale Concertone del Primo maggio, rivoluzionato nella sua forma a causa del coronavirus, non però nella sua sostanza.

martedì 28 aprile 2020

lettera a don Giovanni e alla cei

Caro don Giovanni mi hai spiazzato.

La tua veemenza mi ha destabilizzato. Ti ricordavo calmo e riflessivo quando facevi salotto nelle trasmissioni popolari in tv. Sempre attento a non uscire fuori le riga davi a ogni problema l'adeguata soluzione da buon pastore. E adesso ch'è successo?

Nessuno dice che voi preti non sapete fare il vostro mestiere. Lo sappiamo tutti che siete persone responsabili. Però se il primo Ministro fa una ordinanza la dobbiamo rispettare tutti. Anche perché poi ci sarebbero le altre confessioni e i rispettivi raduni. Non che gli altri siano meno accorti e attenti ma il virus non è che guarda i luoghi per propagarsi. E se si dice NO agli assembramenti un motivo ci sarà!


Vogliamo vanificare i sacrifici fatti fin qui? Eppoi ogni luogo è un tempio di Dio se lo si vuole!

Già, mi pare di ricordare che qualcuno disse: non fatevi immagini di me (cito a memoria) Io sono ovunque...

Allora? Se ci tenete alla salute dell'Anima e del corpo, poiché “il copro è “il Tempio di Cristo” dov'è la differenza tra il pregare in casa e andare in chiesa?

Da illuminato teologo quale tu sei, caro don Giovanni, saprai trovare una scappatoia e motiverai con dovizia di particolari la furibonda accusa nei confronti del presidente Conte ma... salvo che non avvenga un miracolo, in chiesa, come nelle altre zone di culto o di semplice affluenza di più persone, per adesso è bene stare lontani.

Meno male che c'è Francesco!

lunedì 27 aprile 2020

Isolamento. Fase 2 avanti con circospezione

Pandemia covid19. Fase 2.

Inesorabili come la morte arrivano i primi mugugni.

Arrivano da tutte le direzioni i se e i ma al dpcm che regolamenta la fase 2. il governo Conte, per arginare le falle e convivere coi problemi connessi al virus, ha dovuto trovare dei “compromessi” necessari e obbligati.

Qualcuno scrive sul suo contatto di facebook che dopo 45 giorni vuole tornare a uscire, lavorare e guadagnare (sic!). Qualcun altro invoca la libertà di culto.

A entrambi sento di dire che è meglio per tutti essere cauti! In quanto il primo pare non abbia mai lavorato davvero neanche un minuto fin ora in vita sua, se per lavoro intendiamo una forma di attività produttiva utile a sé e agli altri. E a chi invoca la libertà di culto, senza citare le innumerevoli funzioni religiose irradiate in tv e sul web, comunque contemplata dalla Costituzione e, per i cristiani, coi patti lateranensi, è opportuno ricordare che le persone convintamente devote pregano ovunque e in qualsiasi momento rivolgono pensieri positivi al proprio Dio chiedendogli sostegno e ringraziandolo, in sintonia con la propria cultura, per i doni ricevuti.

Ma veniamo alla cruda laicità del dpcm che deve guardare in ogni direzione e tutelare possibilmente tutti.

Via l'Iva sulle mascherine. Il prezzo è a 50 centesimi.

Interventi alle imprese.
Per chi ha avuto già il bonus da 600 euro si sta sperimentando la possibilità di un rinnovo automatico. “Nel prossimo decreto ci saranno più aiuti alle imprese, l'obiettivo non è avere più sussidiati ma più occupati”. Dice Conte.
  • Annullare il confino forzato a chi è fuori sede.
    Consentire il rientro nel proprio domicilio o residenza.
  • Riaprire ville e parchi pubblici nel rispetto delle distanze e delle prescrizioni di sicurezza.

    Dal 4 maggio via libera alla ristorazione con asporto.
  • Si entrerà uno alla volta e il cibo si deve consumare a casa.
  • La riapertura delle aziende interessate è consentita sul presupposto del rispetto dei protocolli di sicurezza. Ci sarà un protocollo di sicurezza anche per le aziende di trasporto, afferma il premier, annunciando per il 18 maggio la riapertura del commercio al dettaglio. Sempre il 18 maggio torneranno alla semi-normalità anche le mostre, l'accesso ai musei e persino gli allenamenti delle squadre.
Insomma, per il 4 maggio è previsto un allentamento delle misure restrittive . Le regioni dovranno informare lo Stato centrale sull'andamento della curva epidemiologica e sull'adeguatezza delle strutture.
Nel dpcm della fase 2 si dà il via libera a chi vuole rientrare nel proprio domicilio. Il premier precisa che rimarranno in vigore le autocertificazioni. Comunque sia - spiega - le nuove misure non rappresentano un "libera tutti".

Sulle messe e le cerimonie funebri c'è "stata, queste le parole di Conte, una fitta interlocuzioni con il comitato tecnico-scientifico che non ha nascosto la propria rigidità" ed ha sottolineato, spiegando la proroga delle restrizioni per le messe e l'apertura ad un massimo di quindici persone tra i congiunti, delle cerimonie funebri, possibilmente all'aperto e mantenendo il distanziamento sociale.

domenica 26 aprile 2020

Offerte della settimana

Coronavirus e psicosi.


Perché gli esperti chiamati a gestire l'emergenza covid19 insistono con l'app “immuni”?

Ieri, durante la trasmissione di Lilli Gruber, gli ospiti invitati a chiarire gli aspetti sulle necessità sociali dell'app non sono stati convincenti. I motivi sono diversi. Privacy a parte, che comunque non è da sottovalutare se consideriamo l'alta perniciosa invadenza di un meccanismo che spia le abitudini di vicini di casa, conoscenti occasionali e non.

Persino il buon Dio, che ci ha creati, ha lascito la libertà di scegliere a ognuno di noi cosa farne della nostra vita. Il cosiddetto “libero arbitrio” rende consapevoli delle libertà d'azione e di pensiero! ma pare che non tutti capiscano e apprezzano il dono.

Non intendo fare un trattato sulla necessità scientifica suggerita dagli “esperti” chiamati al capezzale di una società che annaspa l'aria guardando ai profitti mancati e che si perdono a causa dell'isolamento forzato.

Troppe trasmissioni, troppe parole. Troppe eccessive cazzate attorno all'emergenza coronavirus!

È necessario assumere atteggiamenti più idonei. Decorosi e rispettosi della gente. Parlare meno e impegnarsi di più sul fronte della ricerca scientifica. E togliere definitivamente dal vocabolario l'idea di ipotetiche schedature elettroniche.

Pensiamo, invece, a migliorare la qualità della vita per chiunque viva in Italia, Europa, Mondo! Il terzo mondo; l'Africa e le popolazioni che vivono tra i rifiuti.Persone rese schiave dalla protervia di pochi. e dalla dittatura dell'economia pilotata.

È vero! Siamo continuamente tracciati e monitorati, inconsapevoli vittime del commercio e del profitto.
Ma lo Stato, la scienza, la tecnologia dovrebbero rispettare le liberà individuali. Tutelare, come sancito nella Carta Costituzionale, i cittadini e non ridurli per decreto a cavie.

Altrimenti diventa lecito, conseguenzialmente all'analisi, dedurre che l'emergenza sia una scusa per imporre filoni di pensiero che rasentano le dittature.

degenerazioni


Combattere le guerre fisiche e quelle ancor più drammaticamente sottili del pensiero umano è un punto fermo a difesa della democrazia raggiunta.

Innamorarsi delle proprie idee può essere pericoloso!

Una società spinta dall'incapacità di agire concretamente e scientificamente, pressata dallo stress e dalle lobbie che vede cadere nel vuoto gli sforzi delle imprese nella loro interezza produttiva; l'economia mondiale! trascinate entrambe ai minimi storici, e affida ipotetiche necessità di recupero a una applicazione tracciante non può essere ritenuta all'altezza culturale necessari per gestire il presente (è tutto da vedere se un qualsiasi strumento di codifica sociale incentrato sui pedinamenti collettivi sia davvero la soluzione giusta alla bisogna).

sabato 25 aprile 2020

Coronavirus, come sarà la fase due?


LA PESTE.
Il primo grande flagello che lascia tracce indelebili nella storia, nella letteratura, nel dna e negli atteggiamenti di molti si chiama peste.

La peste bubbonica decimò corpi e indebolì le menti già precarie. La paura fece confinare gli appestati in apposite aree e impose, in barba al garante della privacy che ancora dovevano inventarlo, un segnale sonoro: il campanello! E guai a toglierlo di dosso.

Il campanello degli appestati doveva essere udito non da uno o due metri ma molti di più. Doveva avvertire l'avvicinarsi del morbo e attorno a lui si creava il vuoto.

La scienza era ai primordi.

L'immunità di gregge era d'obbligo ed anche l'unico modo per uscire dal terrore. Non c'erano i tuttologi e, grazie a Dio, gli internauti neppure. Al massimo si navigava a vista. Si millantavano visionari untori. E le accuse si fermavano sulle porte dei potenti. A farne le spese erano i derelitti senza tutele. Ma oggi no! No?

Il pericolo reale odierno sono, non i contagi di ritorno ma, i comandanti delle flotte imperiali. Gli ammiragli che suggeriscono con certezza determinate soluzioni:
immunità di gregge; iniezioni disinfettanti, esposizione ai raggi uv e la ripresa urgente delle attività produttive.

L'isolamento rimane in piedi! Come nel 1630, campanellini a parte, l'isolamento si è dimostrato uno strumento sicuro per arginare i contagi.

Un atteggiamento necessario, quindi. Non c'erano fasi inerenti la libera circolazione. O si guariva i no. E non c'erano tamponi o altro che riuscisse a diagnosticare anzitempo il virus.

I nostri scienziati, se pur con differenti analisi, e gli esperti chiamati nei gabinetti dei ministri interessati al contenimento del contagio pandemico hanno suggerito un piano d'azione che deve essere svolto in fasi.
La fase uno, quella di maggior contagio, sembra essere agli sgoccioli.
L'astinenza è quasi finita. Liberi tutti?

Non proprio. Pare che qualche esperto scienziato abbia suggerito di fare attenzione all'età anagrafica dei cittadini ancora in vita.

La fase due è attenta agli ultra 60enni. Chi ha più di 65 anni deve continuare la quarantena!

E l'evoluzione scientifica? I test? I tamponi? La rilevazione della temperatura?

Beh è più economico tenere a casa i vecchi piuttosto che prestare loro le giuste e adeguate attenzioni sancite dal protocollo medico.

Tracciamenti e contapassi app necessarie?

Covid19: Tracciamento sì tracciamento no!

Per noi gente comune quanto sta accadendo è un evento inaspettato. Supposizioni fantasiose, complottiste, o reali, a parte, ci siamo trovati nel bel mezzo di un'enorme, mastodontica incognita.
L'emergenza ha imposto di rivoluzionare le abitudini personali e sociali. E per arginare la diffusione del virus, tra le altre abitudini, abbiamo accettato l'isolamento.
La quarantena che è toccata a noi è differente, per tempi e modi, da quella imposta sulle navi come descritta dagli scrittori classici, narratori di memorabili avventure nel mar dei sargassi.



Per lo più viviamo, escludendo l'enorme numero di diseredati in/visibili agli occhi opulenti del progresso che a seconda del bisogno sono ridotti a cavie umane, viviamo senza troppi affanni.



E allora, annoiati dalla routine, ci procuriamo inutili problemi. Facciamo le pulci alla storia e ai fatti contemporanei dei governi e della politica in generale.
25 aprile si festeggia la liberazione così come concepita da noi ottenuta grazie al preziosissimo intervento delle forze di liberazione anglo-americana oppure no?
Europa Sì o no? Eurobond o mes. Tra liti interne, ostentazioni e dinieghi i lavori a Bruxelles continuano.
Il Consiglio europeo ha approvato le misure decise dall'Eurogruppo che prevedono l'uso del Mes senza condizionalità; il finanziamento della cassa integrazione nei Paesi membri (Sure) e il rafforzamento della Bei per aiutare le imprese. Ma soprattutto i ventisette capi di governo hanno dato mandato alla Commissione di mettere a punto un fondo per la ripresa, incentrato sul bilancio comunitario 2021-2027, che consenta il ricorso, consistente, all'emissione di titoli comuni europei, senza che però si possano configurare come eurobond. Che non è male!

Come anticipato, i pruriti ce li creiamo. Non contenti dei problemi reali ci imbarcameniamo tra sentieri ambigui e con qualche incognita da non sottovalutare.
Mi riferisco all'applicazione che dovrebbe tenerci distanti quanto basta per evitare contagiati e propagazione del virus. Cioè, tra qualche giorno chi vuole può scaricare un'app sul telefonino che servirà per tracciare i contaggiati e mappare la propagazione del virus.
Bussiness a parte per i grandi marchi del fenomeno web e high tech, google e apple; rispetto della privacy a parte, c'è un mondo sommerso fatto di persone bisognose che non hanno un euro per comprare un panino figuriamoci se possono permettersi un telefono di ultima generazione.
Tanto per capire:
“Exposure Notification” è una piattaforma creata e pensata solo per assistere le autorità sanitarie. Le librerie verranno rese disponibili solo alle aziende che stanno lavorando con un’incarico delle autorità sanitarie o di un Governo.
Il rilascio per gli utenti è previsto a metà maggio, quindi le app non saranno pronte prima. Google supporterà tutti gli smartphone a partire da Android 6, e l’aggiornamento avverrà tramite Play Services, mentre Apple supporterà tutti gli iPhone degli ultimi 4 anni, quindi a partire dall’iPhone 7. Servirà un update di iOS.
E l'app italiana si appoggerà a questa soluzione?
Europa e autorità nazionali dovranno guardare bene la tecnologia e decidere se e come usarla. Sono ancora molte le tappe prima del rilascio dell’app. Prima fra tutte capire come e da chi saranno gestite le informazioni sui positivi al Covid e per quanto tempo. Come convincere le persone a scaricare e usare l’applicazione? Perché sia efficace serve che almeno il 60% degli italiani sia d’accordo e, quindi, avere scaricato l’app.

Liberazione dalle paure e dalle idiosincrasie o dipendere da un'app contapassi che misura la temperatura e gli ipotetici untori? 

venerdì 24 aprile 2020

Siamo tutti nello stato borderline

Parole.

Vuote e inutili parole. Dannose e fuorvianti le parole scritte o sussurrate, persino urlate nei canali mediatici sui quali discutono e discutiamo. Anche i sentimenti sono scaduti a puro esercizio di retorica.

Ci si indigna per le esternazioni di uno sclerotico volutamente reazionario che non sa fare funzionare l'intelletto nel verso giusto però non perdoniamo a familiari e amici, conoscenti e vicini di casa le futili incomprensioni che possono nascere durante il cammino comune. E, cosa ancora più assurda e indecorosa: lasciarsi abbindolare dai mercenari della parola. Oratori e scrittori abili. Conoscitori delle trame e dei segreti delle fragilità umane. Venditori di fumo che sanno come toccare le corde degli idioti; dei frustrati.


Gentaglia che intesse rapporti d'affari con chiunque. Indistintamente! Purché ne tragga profitto.

Non me la prendo con chi, sofferente per la miseria economica o intellettuale, si trova in stato di bisogno attanagliato dalla povertà vecchia e nuova scaturita fresca dalle abitudini ultime e dalle imposizioni adottate, gioco forza, dall'emergenza coronavirus.

Me la prendo con chi ha facoltà di intendere e poter fare qualcosa per arginare la deriva culturale a cui sembriamo essere destinati e non muove un dito. Non un cenno. Neanche un'alzata di sopracciglia! E lascia che soggetti immondi manovrino trasmissioni televisive dai grandi ascolti in funzione dello share.

La funzione socializzante educativa manca.


Abbiamo sotterrato sotto spesse croste di egoismo l'empatia, ove mai ce ne fosse stata in alcuni. Abbiamo corazzato le menti. Le abbiamo rese forti. Voliamo materialmente in poche ore da una parte all'altra del globo e ancor più con le immagini e le parole.
Per ottenere ciò abbiamo eliminato le zavorre. Abbiamo reciso i legami affettivi... e queste sono le conseguenze:
presidenti di nazioni importanti che si arrogano diritti impensabili per le democrazie evolute e “suggeriscono” oscenità agli scienziati...

ciarlatani che consegnano ai servi sciocchi del potere e alla propria vanagloria di megalomani i destini degli ultimi

giovedì 23 aprile 2020

Inutili impollinatori d'odio

La calma aiuta a riflettere e a superare piccoli e grandi ostacoli che la vita propone.

Mantenere la calma è un esercizio mentale. 
È educazione mentale costruita per amore. È volersi e voler bene al cosmo.

Alcune discipline aiutano ad impostare uno stile di vita riflessivo non melenso, positivo o dipendente e asservito, ma propositivo nei confronti dell'universo e, nel piccolo, del microcosmo, del prossimo e degli ultimi.

Un buon metodo per affrontare con una certa calma le bufere emotive consiste nell'eliminare le negatività dei soggetti vocati alla delazione e all'insulto rozzo privo di fondamenta se non altro per alimentare l'odio covato e assoldare eserciti partigiani rancorosi.

I maestri di vita e del pensiero positivo forgiano nel distacco dal superfluo la personalità del ben pensare.
I buoni pensatori suggeriscono impassibilità programmata davanti agli eventi e alle persone negative.
Evitare di leggere e commentare i veleni di certa propaganda e non dare peso ai programmi trash trasmessi nei palinsesti mediatici.

La serenità è uno stato mentale coltivato e implementato nel tempo con la meditazione. E per raggiungere lo stato mentale “evoluto” si deve prestare attenzione a quello che si esprime col verbo e con il proprio agire. E sapere discernere! Valutare i pro e contro. Perché la causa e gli effetti delle forze messe in campo generano energia perpetua finché non raggiunge l'obiettivo spegnendosi in esso.

Il male messo in circolazione dalle forze oscure è imponente e non si disperde facilmente.

Evitiamo di legittimarlo con la nostra attenzione. Si auto eliminerà da solo. È una elementare conseguenza.

Quindi prima di reagire valutiamo se è opportuno prestare attenzione e dare peso, legittimare le negatività, appunto, o lasciare cadere nel vuoto le sterili dementi provocazioni.


mercoledì 22 aprile 2020

Privacy e coronavirus

C'è ancora chi crede alle favole?


Sembrerebbe di sì! Nonostante il marciume mediatico che catechizza gli ingenui. Eppure, volendo, le fonti serie non mancano. Anzi abbondano, persino nel web dove ogni click semina cookie, spie infettanti e traccianti delle nostre ricerche, virus invadenti che catalogano e mettono in pila i nostri interessi, le curiosità.
Le abitudini di naviganti internauti sono pane e linfa vitale per i siti che raccolgono, schedano i dati di chiunque passi a visionare un prodotto. Gli affari adesso si fanno nel negozio virtuale e la fonte di guadagno siamo noi e le nostre abitudini che pesano forse più dell'oro.

Tranquilli! Siamo tutti tracciati. Controllati fin dalla nascita dai canali istituzionali canonici, ed è giusto che sia così in una società organizzata.

L'anagrafe comunale è un servizio pubblico. In questo ufficio c'è la storia dei censiti. E poi ci sono i permessi che fanno capo ai servizi dell'ordine pubblico. I permessi di caccia e porto d'armi. Passaporto e ufficio immigrazione.

Tessera sanitaria. Stato di esistenza in vita. Certificati di famiglia, di residenza; patente; e la sequela delle carte di credito senza dimenticare quelle che davvero sono ritenute nei fatti “ricerca di mercato”, ovvero le card rilasciate dalle grandi catene di distribuzione al pubblico di prodotti alimentari e high tech.

Le tessere associative di ogni genere da quelle culturali alle palestre, beauty farm etc.

Non dimentichiamo le piattaforme sociali che, paparazzi a parte che lo fanno per campare e spesso col consenso dei paparazzati, stuzzicano i pruriti dei guardoni e dei perditempo ignoranti.
Insomma che dire? Il nostro cammino non passa inosservato.


Siamo perennemente tracciati.

Perché ci ritraiamo come ricci davanti a una proposta governativa di usare una applicazione per tracciare i casi del covid19?

Google sa tutto di noi! Quanto dormiamo e che cibi preferiamo. Con chi chattiamo. Dove ci troviamo etc etc.
D'accordo: la privacy è sacrosanta! Ma purtroppo è corrotta da tempo. È andata in crash. E noi lo abbiamo concesso con una certa leggerezza. 

Il grande fratello ha vinto! basti guardare all'uso indiscriminato che facciamo dell'appendice telematica personale: il telefonino.

martedì 21 aprile 2020

Ho sognato che

L'inconscio gioca brutti scherzi.

Non so fino a che punto i sogni siano messaggi premonitori di qualche entità benevola oppure sono il risultato nevrotico del vissuto quotidiano. Insomma è il risultato dello stress causato dalle tensioni sociali che stiamo subendo?
In effetti, tra isolamenti forzati e notizie allarmanti che ci fanno comprendere sempre di più e meglio, attimo per attimo e giorno dopo giorno, la guerra in atto tra il bene e il male, alla sera andiamo a letto carichi carichi di negatività e difficilmente riusciamo a fare sonni tranquilli.

Sogni o incubi? 
"la grande quercia" -biro su carta- ore 03.15

Ecco, ho graffiato velocemente le immaggini oniriche di questa notte.L'oggetto principale, anzi oserei dire l'attore principale e inconsueto non è un uomo o una donna, è una maestosa quercia.

Hosognato di essere in campagna. E in mezzo alla natura rigogliosa, in un declivio, un'enorme quercia stava in equilibrio, galleggiava per aria staccata dal tronco. Spezzata, non tagliata con la sega o l'ascia, rimaneva, comunque, eludendo la forza di gravità, nella posizione eretta.
Due grosse corde, legate nella parte alta del tronco, la serravano saldamente e si dipartivano una a destra e l'altra a sinistra, tenendola in piedi.
Chi sarà stato mai?
Una foto! penso. Per documentare lo strano evento. Ma non faccio in tempo. Le corde si allentano e lasciano che la parte alta del tronco si ricongiunga alla base.

Stress o messaggi inconsci creati per superare il momento?
Checché ne pensiate, voglio credere positivo. Voglio, convintamente, pensare che le negatività saranno sconfitte e che il bene vincerà sul male anche se la lotta sarà lunga e faticosa da fronteggiare alla fine ce la faremo! Vinceremo le guerre sotterranee dei potenti che seminano bugie e tranelli. Mitigheremo le paure e con esse l'arroganza e l'egoismo. Ripenseremo la dittatura economica imposta dai mercanti di anime deboli.

Sì decisamente voglio pensare che, il messaggio onirico di questa notte, è una premonizione positiva e che indica il spueramento certo delle attuali paure causate dalle tensioni emergenziali incombenti.

Coraggio. Ne usciremo fortificati  

lunedì 20 aprile 2020

Pubblicità e potere mediatico

Strategie vincenti?
Messaggi espliciti. Subliminali. Fuorvianti. Consigli per gli acquisti. Pubblicità ingannevole. Convincente. Intrigante. Vi sono vari e illimitati aggettivi per definire la qualità dei messaggi pubblicitari.
Le correnti di pensiero sono divise.
Nei fatti la pubblicità è un mezzo per veicolare interessi e prodotti di largo consumo e tanto più serve allo scopo se centra l'obiettivo ed è condizionante nella scelta e nello smercio dei prodotti pubblicizzati.

Ritenuta, quindi, un mezzo per pilotare un prodotto e invogliare gli utenti ricettori all'acquisto, il dato squisitamente etico e colloquiale evidenziato nel messaggio pubblicitario è di secondo piano, spesso volutamente.  La scelta è obbligata dalla strategia di mercato!

La pubblicità, esclusa quella prettamente sociale che tende a svegliare le coscienze, non mira univocamente al ruolo “etico” ma, principalmente, a “piazzare” il prodotto ai primi posti nella classifica delle vendite. Viene da sé che, questa forma di linguaggio collettivo seguendo regole commerciali e utilitaristiche ben tracciate deve obbedire alla dura legge del mercato e di chi se ne per interesse.
Il gioco delle ambiguità; il detto e non detto; le promesse e la possibilità di vincere un premio sono alcuni dei presupposti costruttivi del prodotto che dovrà e deve circolale negli occhi e nella bocca di più quante persone possibili. L'importante è che se ne parli! Solo così il bene di consumo è virale: vincente!


Ammiccamenti. Strategie e loghi.


Vince chi ammicca con convinzione. Nella società. In politica. E nel campo della cultura, in ogni campo, vince sempre chi sa circuire glia astanti. Chi sa intuirne sentimenti e provocazioni. Chi dice ciò che i ricettori dei messaggi parlati o mimati, scopiazzati con abilità e riproposti come pensieri propri, vogliono sentire.
Il logo riconduce all'origine del pensiero il prodotto enfatizzato. Il logo è lo sponsor ufficiale, il padrino ideale!
I cenni d'intesa hanno poteri immensi in società. Ammaliano e mietono consensi fanno proselitismi e vittime.

I messaggi pubblicitari sono la quintessenza della comunicazione persuasiva contemporanea.
La Pubblicità attraverso i vecchi e nuovi media inquina i canali sensoriali di ognuno di noi e ci cattura.
Le nostre ricerche, gli interessi culturali o di mercato che facciamo su internet tracciano abitudini e seminano cookie nel nostro computer.

La comunicazione massiva affissa sui muri delle città e lungo le carreggiate, quella postale, quella dei coupon della grande distribuzione che enfatizza prodotti hi tec, abbigliamento, sport, elettronici, alimentari lasciano in noi dei messaggi subliminali che all'occorrenza riaffiorano e ci convincono all'acquisto di un determinato prodotto piuttosto che un altro.

La pubblicità è l'anima del commercio! Recitava una una clip di qualche decennio addietro.

La traccia è indelebile. E riaffiora nel momento della scelta. Più è granitica e più è vincente.


sabato 18 aprile 2020

Anno scolastico e stagione estiva, il parere del prof Pino Nisticò

Quarantena e gli appuntamenti che saltano.


Di sicuro dopo non sarà più la stessa cosa. A pandemia domata molte abitudini non saranno più tali.

Quotidianità e abitudini saranno condizionati dallo stile di vita imposto dalla pandemia che sembra non dovere finire mai. Tra fase uno, due e chissà quante altre, ci siamo trovati nella necessità di rivedere molte azioni inerenti la quotidianità compreso date, appuntamenti istituzionali e privati, impegni di lavoro e studi. Molte realtà sono cambiate.
Le attività quali lo smart working o lavoro agile, ormai svolte da casa e le lauree a distanza discusse in videoconferenza, di punto in bianco sono le novità divenute quotidianità da quando siamo stati costretti a rivoluzionare gli assetti sociali. Abbiamo dovuto "isolare", scorporare dal contesto sociale cui eravamo abituati, isolandoci per decreto, quelle attività aggreganti.
Insomma, lezioni e lavoro decentrato per chi se lo può permettere, è un ordine.

Tra le tante scadenze, lezioni e esami scolastici di ogni ordine e grado, nonché universitari, riveduti e corretti con decreto ministeriale ad hoc, la pubblica istruzione cambia sistema a firma di Lucia Azzolina, ministro del dicastero, il mondo della scuola cambia di colpo e si adegua alla necessità impellente.

Tra esami a distanza e percorsi scolastici inusuali gli studenti i professori e le famiglie si sono, ci siamo, trovati davanti all'incognita “istruzione”. Alcuni di noi, privi di strumenti adeguati per lo studio a distanza o per il lavoro e comunque alle prese con approcci didattici nuovi si sono, ci siamo dovuti attrezzare adeguatamente per superare il gap tecnologico. Software e hardware, connessione a larga banda sono diventati familiari come non mai.

E se per determinate esigenze, i nuovi media, si sono dimostrati ottimi alleati per altri, in quelli, per intenderci, viceversa dove è obbligatoria la presenza fisica di maestranze per curare l'ambiente, rendere accogliente i luoghi preposti e vocati al turismo, il lavoro manuale è inderogabile e non può essere sostituito da un computer o da una applicazione.

Lo ha capito bene e lo ha spiegato il prof. Pino Nisticò. Farmacologo e docente Universitario di fama internazionale.

Il prof. Nisticò è d'accordo coi piani di studio dettati dalla Azzolina. D'altronde i professori interni degli istituti, università compresa, conoscono gli alunni, la loro preparazione e quindi sono in grado di fare obiettivamente valutazioni mirate e in sintonia con i percorsi didattici degli studenti.

Quindi esami a distanza ed eventualmente si concede qualche credito che dovrà essere recuperato in seguito, Al momento la tele didattica aiuta nel superare le assenze dalla scuola fisica. Comunque è un aspetto da approfondire per valutare e risolvere le criticità.

La decisione ministeriale pone fine allo stress che da circa due mesi affligge studenti e famiglie con figli impegnati negli studi. Sì, la pandemia non deve penalizzare le famiglie né tanto meno causare incertezza nelle imprese turistiche impegnate nella manutenzione degli stabilimenti balneari che, per la Calabria sono da ritenersi un tesoro.
Il prof. Pino Nisticò plaude alla decisione di Jole Santelli:
Ripristinare i lidi balneari, con le dovute cautele, è un segnale positivo e l'auspicio certo che in estate potremo tornare in spiaggia, ma anche in montagna, in Sila, Aspromonte e serre e godere del nostro meraviglioso clima.

Sì, è saggio non riaprire le scuole per quest'anno! “di chi sarebbe la responsabilità, ove mai si decidesse di riaprire rapidamente le scuole di un eventuale contagio a catena tra studenti, genitori, familiari e amici?”.

Avremmo dovuto ... ciao amico mio

Non eravamo ancora in emergenza coronavirus, il tono inconfondibile del telefono m’informa che c’è un messaggio in segreteria: “ho incontrato Franco Nisticò a lido, sarebbe contento se facessimo una cena coi vecchi compagni di scuola, ci sei?”.
Certo!, rispondo. Organizza che ci vediamo.



Purtroppo quella cena non c’è stata. L’avevamo postdatata, fiduciosi. E oggi apprendo della sua scomparsa. Franco non potrà più sedere al tavolo insieme a noi.

È un periodo negativo.
Diversi amici e conoscenti hanno detto ciao al mondo e alle sue lusinghe e sono partiti per l’ultimo viaggio che, per i credenti, è l’inizio di una nuova realtà. Una realtà incorporea. Mistica per alcuni, spirituale.
Il copro astrale, fatto di spirito, etereo, impalpabile, non muore mai e sta vicino ai propri cari, agli amici che più ha amato. Questo perlomeno dicono gli esoterici e i mistici.

Franco lo conoscevo fin dai tempi della scuola superiore. E anche prima, quando facevamo Interminabili partite dietro lo stadio, alla colombaia, vicino al cimitero, nei campetti in terra battuta frequentati da noi ragazzi del rione “stadio”, e lui che beveva un litro di latte a fine partita per reidratarsi. “Me l’ha consigliato il mister”. Diceva. Giocava bene a calcio Franco. E poi era molto affettuoso. Premuroso con gli amici e attento a non ferirli.
Come sempre la vita ci fa fare giri pindarici. Crediamo di avere tempo a disposizione e invece...

Non abbiamo fatto “l’ultima cena” ma ci siamo incontrati qualche mese dopo avere deciso di farla.

Il fato ha deciso per noi. Ci siamo rivisti in una stazione di servizio. Al self service. Facevamo rifornimento entrambi. Lui arrivò dopo di me. Scese dalla 500 e ci abbracciammo.

Franco mi rinnovò l’invito. Ho incontrato Pino (Giuseppe de Santis) l’altro giorno. Sì lo so mi ha mandato un messaggio.  … ma tu come stai? Non tanto bene, rispose. (...)
Avremmo voluto vederci ancora. Parlare. Ricordare i tempi della scuola. Raccontare aneddoti di professori e compagni di classe. non è stato possibile.
Ciao Franco. Dispiace non avere potuto mantenere fede all'appuntamento. Lo so, non è dipeso da noi... riposa in pace. E che la terra ti sia lieve

giovedì 16 aprile 2020

Ciao Franca

Rione “Baracche”, via Schipani, in Catanzaro al primo piano abitava una famiglia che oggi definiremmo numerosa. Una famiglia solare. E lei, Franca, era la penultima di 4 sorelle.

Nel mio immaginario la vedo allegra, sorridente, affabile. E poi l'incontro con Alfonso, Fofò per gli amici del Conventino di S. Antonio di Catanzaro.

Il “conventino” è situato alla sommità del quartiere s. Leonardo. La piazzetta antistante la chiesa alla fine delle scale che conducono ai giardini erano entrambi luoghi d'incontro e socializzazione di noi ragazzi, in momenti differenti, erano i nostri punti d'incontro: alla domenica per la s. messa frequentavamo la piccola chiesetta dei frati e quasi tutte le sere ci si vedeva ai giardini per bighellonare.

L'ultima volta ci siamo incontrati nei pressi del mercato “campagna amica” di Catanzaro lido, nel rione “fortuna”.
Abbiamo parlato come se ci fossimo lasciati da pochi giorni e invece non ci vedavamo da anni. Come al solito c'era qualche aneddoto della vita familiare di Franca e Alfonso da raccontare.

Uno dei tanti, il più simpatico che mi torna spesso alla mente e mi fa sorridere fu quando Fofò mi raccontò, sempre con l'inseparabile compagna di vita affianco, della sorpresa che le volle fare mentre lei era a scuola:

Sai, le disse contento di averla aiutata nei lavori domestici, ti ho steso i panni!
Quali panni? Chiese Franca.
Quelli che c'erano in lavatrice.
Sì, però, almeno avresti dovuto aspettare che la mettessi la lavatrice. E scoppiarono a ridere all'unisono. Anch'io sorrisi di gusto.

Ecco Franca ti voglio ricordare sempre così: col sorriso sulle labbra. Ciao Franca. Eppure quel giorno avevi già le prime avvisaglie del tuo malessere che hai minimizzato: devo andare a farmi una visita. Ho sempre un dolore alla testa. Devo vedere cos'è, mi hai confidato. E dopo hai cambiato repentinamente discorso. Abbiamo ricordato i vecchi tempi e parlato del presente. Mi hai chiesto dei miei interessi; del lavoro e poi ci siamo salutati come sempre. Con abbracci e baci e calde strette di mano.

Tu e Alfonso siete stati e sarete un esempio, una bella coppia. Sempre uniti e complici anche nelle piccole difficoltà che la vita propone inevitabilmente.



Sei andata via. Hai smesso il vestito terreno ma la tua armonia interiore resta e diviene forza per quanti ti sono stati vicini o hanno avuto il privilegio di conoscerti. Ciao Franca. Alfonso, un carissimo abbraccio, Mario.


Covid-19 Rassicurazioni dal virologo Tarro allievo di Sabin

Su affaritaliani.it c'è una intervista molto esaustiva al virologo Giulio Tarro che fuga dubbi e perplessità sulla pandemia del covid-19 e sulla ininfluenza di un potenziale vaccino.

Il Prof. Tarro sostiene, dall'alto della sua esperienza, che la soluzione più idonea risieda in una cura e nella prevenzione piuttosto che nel vaccino che, sarà senz'altro disponibile ma non a breve..

Riporto alcuni convincenti stralci della sua intervista al giornale on line:

“onestamente, credo che anche per questo virus – precisa il virologo 82enne - la soluzione possa venire prima dagli anticorpi monoclonali sviluppati dai contagiati e guariti che dal vaccino che richiede tempi più lunghi e che dovrà essere buono ed efficace per tutti, visti i tanti ceppi che ci dicono che già oggi pare che il virus Sars-Cov-2 non sia lo stesso per Wuhan e per la Lombardia, stante la sua mutazione genetica”.
Accanto agli anticorpi monoclonali, “ci sono farmaci antivirali ed antimalarici di buon livello che – prosegue Tarro – si stanno già sperimentando nella fase iniziale del contagio: la clorochina, l’idrossiclorochina, il favipiravir che ben agiscono contro l’infiammazione”.


“Il nostro migliore alleato? E’ indubbiamente l’estate, il caldo, ormai alle porte, insieme ad alcune accortezze: tenere una certa distanza abbinata all'igiene, lavarsi molto spesso mani e viso, e uno stile di vita corretto, vale a dire un’alimentazione sana, ricca di Vitamina C”.
Così il virologo di fama internazionale, Giulio Tarro, allievo e ‘figlio scientifico’ di Albert Sabin, il padre del vaccino contro la poliomelite, parla dell’insidioso virus Sars-Cov-2 dall’alto dell’Olimpo per aver nel corso della sua brillante lunga esperienza di clinico e studioso, visto, trattato e risolto diverse malattie virali: isolò negli anni ’70 il virus respiratorio sinsiziale causa dell’epidemia, detta del ‘male oscuro’, che colpiva a Napoli bambini da zero a due anni affetti di brochiolite. E, sempre negli anni ’70, a Napoli ha combattuto in prima linea il colera. Poi negli anni ‘80 si è occupato dell’Aids che fa ancora molte, milioni, di vittime in Africa.
Il virus non ha vita facile con il sole, l'acqua salata e la salsedine. Le mascherine? Avremo le mascherine finché le industrie dovranno venderle. Conclude l'eminente virologo Giulio Tarro.


dall'abolizione dello statuto dei lavoratori in poi

Ragioniamo su una questione semplice: se il lavoro mi ammazza a che mi serve?

Da qualche giorno assistiamo alla guerriglia verbale tra chi vuole fare ripartire la produzione e chi, più cautamente, dice di aspettare.

Alcuni dicono di tutelare il lavoro per evitare una catastrofe economica immane e irreversibile per le economie nazionali e mondiali.

Non ho nozioni o studi adeguati in merito, però una cosa, a mio avviso, è certa: se il lavoro inteso quale fonte di guadagno privato dagli attenti analisti economici uccide o mette in discussione la salute delle maestranze, il lavoro stesso è una potenziale bomba umanitaria forse peggio dell'atomica.

Possiamo fare con esattezza matematica l'assioma tra l'ex ilva di Taranto e i tumori che l'inquinamento atmosferico provocava nell'interland tarantino fino a dove arrivavano le polveri inquinanti degli altiforni.

A Taranto non si è guardato alla salute pubblica che include lavoratori e ambiente circostante.
Le cordate imprenditoriali avevano occhi e orecchie e pancia solo per gli affari. Perlomeno questo è venuto fuori dalle inchieste.

La pandemia attuale del coronavirus tocca indistintamente tutte le aree. La globalizzazione ha fatto questo enorme regalo all'umanità.
È un dovere civico reagire agli egoismi. Siano essi di carattere politico strumentale, economico pubblico o, peggio, privato.

Questa è l'occasione buona per pensare a una rinascita culturale che vede al centro l'essere umano. Il lavoro è uno strumento che deve servire l'uomo e non viceversa.

L'abolizione di alcuni tasselli importanti che riguardavano le tutele dei lavoratori, come sancito dalla legge 20 maggio 1970, frutto di trattative e lotte sociali tra le parti ha fatto sì che i rapporti tra i due mondi degenerassero a discapito dei deboli e, di fatto, non più rappresentati nelle sedi istituzionali.


mercoledì 15 aprile 2020

Al riparo dai virus dell'ignoranza

Letture al tempo del covid-19.


Per chi ama leggere questo fermo imposto per decreto è una manna scesa inaspettata dall'alto.
All'esterno il rumore verboso avvelena quanto c'è di buono negli sforzi che il governo sta facendo per arginare il danno alla salute pubblica.
La squadra di governo si trova a fronteggiare, oltre che il virus, gli azzardi verbali dell'opposizione.

Se al parlamento europeo le forze di governo ottengono 80, l'opposizione chiede 160. i parametri non coincidono mai. Le forze di destra oppongono resistenze a ogni tipo di trattativa, calano sipari catastrofici e malumori tra i cittadini gettando fango su qualsiasi fronte.

Sarà pure il gioco delle parti ma è ora di smetterla con questi giochetti da saltimbanchi. Pericolosi per la salute e il bene dei cittadini italiani e anche europei.

Saltimbanchi che riescono a squarciare, lacerare il tessuto sociale e fare breccia nelle teste bacate che li seguono e nei poveri mentalmente che come primo e, forse, unico interesse da tutelare è la propria pancia.

La pancia piena!

Sarà un caso che questi signori non abbiano mai, o forse pochissime volte nella loro vita, aperto un libro? Un libro qualsiasi di saggistica, narrativa, storia?


E se approfittassero anche loro del fermo? Si mettessero belli comodi, anche sul cesso, là, in quel posto, nella stanza da bagno la concentrazione è sicura e si fanno ottime letture. Leggere, che so, anche una biografia degna di essere conosciuta purché non sia scritta da un “simpatizzante a oltranza”?
E allora, buona lettura a chiunque ama la vita nei suoi innumerevoli aspetti.

Maestri di vita

La mia prima lettura? Il primo libro di narrativa che ho letto e che mi ha lasciato dentro poesia e amore?

Le avventure di Tom Sawjer di Mark Twain!

Grazie ad un maestro delle elementari che mi fece appassionare alla lettura.

Paolino De Sossi. Questo il nome del maestro che porto nel cuore.
Ricordo che lo andai a trovare prima che partissi per il collegio, a Napoli. Il vecchio maestro abitava in un vicoletto del centro storico di Catanzaro che dal corso Mazzini scendeva in direzione del mercato ortofrutticolo e al cinema teatro Politeama, quello vecchio che nelle sere d'estate si apriva il tetto e si vedevano le stelle: spettacolo nello spettacolo!

La città vecchia aveva una sua atmosfera e un profumo particolari. L'odore del “piccantino” che proveniva dalla piccola bottega di piazza mercato frammisto all'odore del baccalà esposto all'ingresso invitava ad entrare. E spesso era uno degli appuntamenti imperdibili. Con poche lire si poteva avere il piccantino, cioè un panino a forma di maritozzo che il bottegaio imbottiva con una poltiglia oleosa e piccante preparata da lui. Non ricordo il nome del gestore. Ricordo però il garzone: un ragazzo tozzo affetto da nanismo coi capelli crespi e neri che andava in giro sempre, anche dopo l'orario di lavoro, con lo stesso grembiule che scendeva fin sotto le ginocchia.

Il maestro de Sossi si meravigliò allorché la moglie gli annunciò la mia visita: “Paolino c'è un tuo alunno...”. La signora aveva una faccia materna. Mi fece entrare nel salottino e attesi. Dopo pochi istanti il maestro entrò e mi chiese il perché della visita visto che eravamo in estate inoltrata. “Come mai non sei al mare?”. Chiese. “Ai primi di settembre parto. Vado in collegio a Napoli, al don Bosco”.

Ecco, quell'uomo, per la sua affabilità e la dedizione al suo mandato di educatore che ha svolto egregiamente, mi ha fatto amare la lettura.

Quel libro l'ho messo in valigia e mi ha seguito ovunque

Tempo di primi bilanci

Non ho contato i giorni che sono trascorsi dall'inizio della quarantena. Ho pensato, invece, molto alle persone che non hanno i mezzi necessari per sopravvivere.

Il mio pensiero è andato in mare tra i flutti agitati dalle eliche dei gommoni dei venditori di uomini. Organizzazioni malavitose prive di umanità e di dignità.
Ho visto le acque calme divenire turbolente, sferzate dai profughi, gettati nel mediterraneo e terrorizzati dall'ultima violenza subita che, con la morte negli occhi sbarrati, annaspano sperando in un aiuto solidale.

Ho pensato ai conoscenti, amici e parenti che hanno perso il lavoro che se pur precario consentiva una vita dignitosa.
Penso a quanti sofferenti nel corpo e nell'anima muoiono nell'indifferenza che scaturisce dall'ignoranza. Penso agli stupidi che nonostante le sofferenze sociali vanno dietro alla stronzate degli agitatori per mestiere e profitto proprio.
Penso a quanti non hanno più le garanzie sociali del welfare.

E più leggo. Più sto a contatto coi miei amici preferiti che donano perle di pensiero solidale e più mi convinco di quale diabolica e meschina macchinazione mentale possano alcuni individui gioire e farsi promotori pur di ricavarne vantaggi personali.

Non è retorica!

Questo tempo di lentezza imposta per decreto è salutare. Panacea per la mente vogliosa di migliorare e migliorarsi. Andare oltre le parole. Saperle distinguere, le parole, e farne tesoro.

Abolire il superfluo è salutare. Spegnere i focolai della politica cialtrona. Cercare la sintesi!
Nella vita e nell'arte è un obbligo. La sintesi è tutto; racchiude in sé la poetica essenziale e esplicativa per antonomasia di ogni messaggio.

E la più alta espressione umana, dell'arte in ogni sua accezione, è crescita interiore. Dono.

martedì 14 aprile 2020

Virus e ecosistema, contaminazioni e alimenti

“Non ho fatto le scuole esagerate” Ciro lo diceva in napoletano e, com'è noto, la cadenza napoletana rende l'espressione simpatica. “I' nun aggiu fatt'e scole esagerate..”.

Questo era l'intercalare di un ex collega quando si trovava davanti a una questione leggermente superiore alle sue conoscenze. Aveva fatto le scuole medie arrancando come quelle macchine che, sfruttate al massimo, si trovano ai piedi di una salita ripida e la devono scalare. Non era impossibilitato dal punto di vista intellettivo, anzi, in alcuni argomenti pratici era abbastanza ferrato. Il suo limite era la teoria. L'elettronica non era il suo forte neanche a imboccargliela col cucchiaio.

Non ci vuole un'arca di scienza, come si suol dire, per ricordare lo schema elementare che forma la catena alimentare del nostro pianeta e rispettarlo.

L'ecosistema. Questo in/visibile miracolo che permette agli esseri viventi di potere continuare a sopravvivere è corrotto dalla vorace azione dell'uomo.

Allevamenti intensivi e colture pompate con organismi geneticamente modificati fatti crescere in modo abnorme somministrando prodotti industriali e farmaceutici discutibili e, comunque, tutti disapprovati dalla ricerca scientifica etica, sono all'origine delle maggiori malattie che aggrediscono gli organismi viventi.

La sperimentazione avviene nel tempo.

Buono o non buono. Salutare. Provvidenziale, in base alle mode del momento oppure nocivo nel medio e lungo termine, non ha importanza. Conta il progetto economico mirato all'esigenza del mercato alimentare e al soddisfacimento della richiesta anche questa pilotata dalla pubblicità martellante o subdola dei messaggi subliminali.

Alcuni studi dimostrano da tempo che gli allevamenti intensivi producono più danni che benefici. Non a caso l'inquinamento maggiore ammanta le aree contaminate dalla presenza eccessiva di mega-capannoni industriali dove sono ammassati animali di piccola, media e grande taglia.
In queste zone la produzione di gas, percolato e ammoniaca, è sopra i livelli di guardia.

Antibiotici.
Il problema della resistenza ai farmaci è stato da tempo segnalato dalla medicina. Più vengono usati, più gli agenti patogeni si evolvono per resistergli, più diventa difficile per i ricercatori crearne di efficaci. Sono state lanciate molte campagne di comunicazione per limitare l’uso degli antibiotici, ma il problema è che la maggior parte viene utilizzata negli allevamenti intensivi per evitare malattie e perdite in termini economici.
Solo in Italia si calcola il 70% sul totale venduto. E proprio dagli animali si trasmettono agli umani molti dei virus letali che hanno riempito le pagine di cronaca degli ultimi anni e giorni.
L’antibiotico resistenza è diventata una vera e propria priorità di sanità pubblica a livello mondiale.
E il covid-19 è l'ultimo esemplare di virus con cui dobbiamo fare i conti.
Conti salati e penosi.
Il conteggio dei morti è ormai una cantilena che si ripete in tutti i notiziari.

lunedì 13 aprile 2020

tempus fugit, generazioni a confronto

Il tempo fugge.

Me ne accorgo solo quando mi guardo allo specchio: qualche ruga, qualche capello bianco, la palpebra lievemente calata. Ecco, i primi sintomi del tempo che è passato.

Però dentro non lo avverto.
Mentalmente sono attivo e guardo al mondo con occhi da eterno ragazzo. Mi entusiasmo davanti a un bel tramonto e al sole rosso che si alza lentamente all'orizzonte e riflette sul mare flussi rossastri sulle acque calme.
Che le forze fisiche non siano più quelle di un tempo lo avverto quando m'impegno in lavori inconsueti. Fare giardinaggio o cimentarmi in lavori di piccola manutenzione diventano attività terapeutiche da un lato ma allarmanti dall'altro. Il perché è facilmente deducibile.

E poi il confronto generazionale non ha pari.
La mia generazione e giù di lì al confronto coi nativi digitali è una pippa. Già a pochi anni d'età i bambini smanettano e interagiscono coi nuovi media in maniera impressionante. Da paura! Mentre noi vecchietti anche per inviare un whatsapp combiniamo un macello.

Me ne sono reso conto da un po' ma nell'occasione della santa Pasqua ne ho avuto pienamente conferma.
Dopo avere scritto un messaggio augurale volevo inviarlo a tutti gli amici presenti nella mia agenda e per inviarlo in tempi e modalità breve ho fatto un gran casino.
Chi è avvezzo alla messaggistica whatsappiana sa bene che non si possono più inviare messaggi di gruppo, per farlo ne devi creare uno. Ebbene io l'ho scoperto solo ieri. Ho creato inconsapevolmente un gruppo, che, data l'inutilità, ho rimosso nell'immediatezza. E, gioco forza, ho inviato singolarmente, a ognuno dei miei contatti, il messaggio. (ho impiegato più tempo a creare e eliminare il gruppo che inviare i messaggi singolarmente, a proposito del tempo e della sua relatività).

E sì, il tempo fugge. Impegniamolo creativamente. Godiamoci lo stop inatteso e imposto dalla quarantena per pensare positivo.

domenica 12 aprile 2020

In merito al MES, basta ipocrisia

Nella situazione in cui siamo adesso è da stupidi litigare per questioni di lana caprina come la scelta fatta nel 2011 dall'allora governo italiano. Volutamente non do un nome perché gli “errori” in politica si fanno e se ne continueranno a fare. Non si tratta di errore la contrapposizione dialettica che destabilizza le già stanche risorse mentali degli italiani e degli europei alle prese con il covid-19.

La pandemia colpisce tutti. Colpisce e infetta il mondo intero. Miete vittime specialmente laddove regna la povertà. Lì la gente oltre che difendersi dai morsi della fame, dal freddo e dal caldo, senza un tetto decente sulla testa deve fare i conti con un male invisibile che stringe alla gola e ischemizza i polmoni lasciando senza ossigeno il corpo.

In un momento simile mi sarei aspettato che i cosiddetti “dirigenti di partito” si mettessero al servizio della gente dimenticando l'etichetta che si sono dati.

 La morte non guarda alla tessera che si ha in tasca o all'ideologia che si catechizza. Destra e sinistra, centro compreso, ridotti a simboli senza significato per il virus che attacca indistintamente le cellule umane. Non guarda in faccia nessuno! Il corona virus avanza anarchico tra la gente. Vola e s'insinua nell'apparato respiratorio e poi deturpa la vita dei deboli.

Ecco. Prendiamo a monito le parole di Papa Francesco: Solidarietà! L'Europa e la classe dirigente deve dimostrare solidarietà. È una questione d'intelligenza politica e anche economica.

ps. ho letto l'articolo del “Corriere della Sera” e trovo esaustivo il percorso storico sul mes. Lo consiglio a chi è interessato a chiarirsi le idee. Anche per porre un limite alle faziosità partigiane.

sabato 11 aprile 2020

La nostra Pasqua in casa

Il procedimento per fare il pane in casa è lungo e ci vuole una buona dose di pazienza.
Il tempo non manca visto che siamo tenuti a stare in casa fino al 3 maggio si può iniziare a evitare qualche uscita. Limitare le code per la spesa.
Decidere di non recarsi dal fornaio e farselo da soli può risultare terapeutico.


L'impasto, grosso modo è lo stesso della pasta della pizza, con qualche accorgimento e qualche ora di lievitazione in più si può fare.

L'occorrente è il solito kg di farina; il lievito madre, ma anche quello di birra va bene se non ce l'abbiamo a disposizione; un pizzico di sale e, naturalmente il forno.

Le nostre madri impastavano la sera, poi toglievano un pugno di pasta e la riponevano in un contenitore per trasformarla in lievito madre. Il resto dell'impasto serviva per panificare la mattina seguente.

Un miracolo. La trasformazione, la pasta che cresce, il profumo che inonda la casa è un miracolo prodotto dalla sapienza antica delle nostre donne di Calabria.

Strano pensare come in questi giorni le case diventavano ricettacoli di odori più dolci, aromatizzati. Paste frolle decorate con uova a forma di grandi ciambelle anticipavano di qualche giorno la Santa Pasqua. Le “cuzzupe”, consumate nelle scampagnate di pasquetta nelle gite fuori porta non sono tanto desiderate. Preferisco il pane. Forse a causa della permanenza forzata imposta dal virus che ha sovvertito tutte le abitudini nelle differenti forme sociali, in Calabria e nel resto del mondo.

È una Pasqua di “martirio” questa del 2020. ma, se pensiamo alla storia di Gesù morto in croce, la nostra è una misera penitenza, una sciocchezza al suo confronto.
Le sofferenze inflitte dai soldati, il martirio in croce, la violenza gratuita degli aguzzini, gli sputi e gli insulti della folla che fino a qualche giorno prima lo osannava; lo strazio della madre prostrata ai piedi della croce che lo vedeva morire lentamente senza potere fare niente

Questo vale per i credenti. Dirà qualcuno. È vero! Allora scrutiamo nel presente laicamente. Pensiamo agli sbarchi dei fuggiaschi provenienti dall'Africa. Agli extracomunitari in cerca di pace e dignità per la persona. … Cosa, ancora siamo distanti? Bene. Pensiamo ai terremotati. Ai senzatetto, i barboni che si addormentano sulle panchine o in stazione e non si risvegliano. Pensiamo ai nuovi poveri. Pensiamo a chi soffre negli ospedali o soli in casa. Pensiamo! E godiamo delle piccole gioie che ancora la vita ci dà.

Buona Pasqua di resurrezione!

Valanghe di denaro, malaffare e ...

Scorrendo le pagine del “rapporto” tra malaffare, colletti bianchi, politica e 'ndrangheta descritte da Gratteri e Nicaso in “Padrini e padroni” i numeri sono da paura.


Anno dopo anno una montagna di denaro accumulato disonestamente dalle organizzazioni malavitose contagia la società e la condiziona.
La corsa al guadagno facile e sicuro fa parte della filosofia di vita della gente priva di scrupoli. La manovalanza criminale tenta il grande salto e a volte ci riesce. Chi detiene il potere reale, però, sono le famiglie storiche della consorteria 'ndranghetista.

La 'ndrangheta condiziona gli affari. I rapporti istituzionali. Piccoli e grandi imprenditori. Amministratori locali e politica nazionale. Nessuno è fuori dal flusso di denaro sporco.

Riciclaggio e lavaggio dei proventi sporchi fanno gola a molti e arrivano anche in Germania checché ne dica “DIE WALT” la testata che ha teorizzato il NO alle nuove norme di aiuto comunitario all'Italia motivandole con l'infiltrazione della 'ndrangheta nei meccanismi dello Stato.

Gli autori della cronaca narrano di somme inimmaginabili che fanno ubriacare. Ma tracciano anche il sottobosco narrativo antropologico e mentale in cui avviene tutto ciò.
C'è degrado! Dovuto a mancanze e disattenzioni di vecchia data. Soprusi subiti laddove l'assenza dello Stato è motivata stando alla dichiarazione d'intenti delle parti sociali e istituzionali contaminati dal potere deviato. La colpa è degli altri, dicono facendo proseliti, di quelli che non si prendono cura delle esigenze primarie dei deboli. Vuoi mangiare? Vuoi farti una famiglia? Allora ti devi fidare di noi!
In questo clima cresce il malaffare. Povera gente presa per fame. Ricattata dalle necessità quotidiane. Gente che per campare, e non vuole essere una scusante, china la testa e fa finta di non vedere. Lascia che a gestire la cosa pubblica siano altri. Magari si vende il voto.
Comunque sono tutte teorie immotivate.

Immotivate perché prive, tutte le motivazioni, di fondamenta strutturali e logistica. Culturali! Ma dov'è la cultura in una comunità che è alla fame?
Intere aree geografiche lasciate sole, isolate dal contesto globale cognitivo, purtroppo piegano la testa. E qui necessita un gesto di riscatto. L'intervento dello Stato è necessario. Non con fiumi di interventi restrittivi o sovvenzioni a pioggia ma con la giusta attenzione verso la massa silenziosa e debole (lavoro, scuola, socialità creative e partecipata) e, nel contempo, con l'isolamento delle famiglie dedite al malaffare note agli organi investigativi dello Stato.

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