la politica del fare

La politica del fare… i propri interessi turlupinando gli altri.


La politica, in Italia, è lontana dai problemi reali dei cittadini. Destra, sinistra, centro, si contendono ruoli inesistenti ai fini pratici della gestione pubblica. Di fatto, una volta raggiunto il potere, il gruppo o i gruppi politici di governo rispondono a teorie incomprensibili al popolo e dimenticano i proclami enfatizzati durante le campagne elettorali, le promesse di nuovi posti di lavoro, qualcuno ebbe la sfacciataggine di prometterne qualche migliaio, promessa, ovviamente inapplicabile ma che fece il suo bell’effetto in termini di voti. Senza contare le altre promesse irrealizzate nel corso degli anni, a incominciare dalla nascita della Repubblica. Per esempio, lo Stato di diritto avrebbe dovuto far sì che tutti i cittadini, indistintamente, vivessero una vita dignitosa, avessero un lavoro, un’istruzione adeguata, assistenza medica, sociale; una casa…

Non credo di dire sciocchezze o falsità! Le cronache testimoniano abbondantemente lo stato delle cose, la realtà è in netta antitesi con quanto proclamato e scritto nella Carta Costituzionale alla caduta del regno d’Italia: uomini che si sono arricchiti coi fondi pubblici inventando progetti mai completati; eterni cantieri finanziati con i soldi pubblici per dare ossigeno alle famiglie e mantenere lo stato di precarietà servile nei confronti dei signorotti locali. Insomma una strategia piratesca di controllo che, all’occorrenza, diventa fonte di voti.
Ognuno si è visto i fatti propri! E chi comanda ha curato l’interesse di pochi anche quando si è deciso di togliere l’imposta sugli immobili perché nel calderone sono cadute grandi e ricche proprietà definite onlus, case di culto, fondazioni scientifiche, culturali, religiose che, invece, a spulciare i relativi registri economici traspare ricchezza e opulenza irriverente per le missioni che, secondo gli statuti, dicono di svolgere ma che, di fatto, non espletano.
E che dire dell’uso distorto del potere? Generalizzando, è chiaro che la faccia sorridente del cercatore di voti, finita la campagna elettorale, non è più a disposizione di chiunque. L’eletto è circondato da una cintura invalicabile: guardie del corpo, segretari, amici e consiglieri stretti hanno a cuore la sua privacy. Persino l’attività ginnica, a supporto e tutela del suo sacro lavoro, è inibita agli occhi indiscreti del pubblico. Il popolo lo deve vedere sempre in forma. Deve presentarsi sorridente ed essere protettivo, rassicurante anche quando le avversità causate dal malgoverno evidenziano il contrario.

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Abbiamo aperto questo blog nell’aprile del 2009 con il desiderio di creare una piazza virtuale: uno spazio libero, apolitico, ma profondamente attento ai fermenti sociali, alla cultura, agli artisti e ai cittadini qualunque che vivono la Calabria. Tracciamo itinerari per riscoprire luoghi conosciuti, forse dimenticati. Lo facciamo senza cattiveria, ma con determinazione. E a volte con un pizzico di indignazione, quando ci troviamo di fronte a fenomeni deleteri montati con cinismo da chi insozza la società con le proprie azioni. Chi siamo nella vita reale non conta. È irrilevante. Ciò che conta è la passione, l’amore, la sincerità con cui dedichiamo il nostro tempo a parlare ai cuori di chi passa da questo spazio virtuale. Non cerchiamo visibilità, ma connessione. Non inseguiamo titoli, ma emozioni condivise. Come quel piccolo battello di carta con una piuma per vela, poggiato su una tastiera: fragile, ma deciso. Simbolo di un viaggio fatto di parole, idee e bellezza. Questo blog è nato per associare le positività esistenti in Calabria al resto del mondo, analizzarne pacatamente le criticità, e contribuire a sfatare quel luogo comune che lega la nostra terra alla ‘ndrangheta e al malaffare. Ci auguriamo che questo spazio diventi un appuntamento fisso, atteso. Come il caffè del mattino, come il tramonto che consola. Benvenuti e buon vento a quanti navigano ogni singola goccia di bellezza che alimenta serenamente l’oceano della vita. Qui si costruiscono ponti d’amore.

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