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giovedì 1 marzo 2018

prima e dopo il 4 marzo

Mi trovo d'accordo con Milena Gabanelli! Andare a votare è un diritto acquisito che non si deve eludere!

La considerazione di Milena Gabanelli è questa: "Premesso che bisogna andare a votare perché è un dovere e se si viene meno al senso del dovere con quello che è stato fatto per avere dei diritti, siamo un po' cialtroni. Il non andare a votare produce solo un risultato sociologico, produce solo discussioni da talk sugli italiani disaffezionati alla politica. Se uno non va a votare perché non si sente rappresentato lo deve dire. Va al seggio, si registra e vota scheda bianca. Così non potrà più essere catalogato tra quelli che se ne fregano o si disinteressano della politica".
Per l'ex conduttrice di Report "un'alta percentuale di schede bianche potrebbe innescare quantomeno una pressione che in qualcosa sfocerà. Magari ai partiti fa venire un po' paura. Magari li costringerà a fare qualcosa di meglio. Stare a casa non ti dà nemmeno il diritto di lamentarti".

Sì. si deve andare ma non per lasciare la scheda elettorale in bianco perché potrebbe essere “sporcata” inavvertitamente. Annullarla, magari annullarla così da evitare “sorprese”.
Perché?
Per il semplice motivo che sono sempre le stesse facce a condurre i balli. E i cosiddetti nuovi non ispirano fiducia.
La fiducia nasce dalla cultura che sprigiona onestà mentale e amore per l'altro.
L'amore non si manifesta, come succede adesso per i senzatetto, nei giorni e nelle notte di gelo, la programmazione per il bene comune inizia da lontano per ovviare i disagi del corpo e dell'anima dei cittadini.
Già, i senza tetto. Qualcuno si è chiesto come mai esiste questo fenomeno? Forse la Bonino? Che suggerisce di ripristinare l'iniqua tassa sulla prima casa? È semplicistico qualsiasi discorso in merito. Non sono i discorsi e le masturbazioni mentali che servono per lenire le pene di quanti non hanno reddito a causa dei più disparati motivi.

martedì 1 novembre 2016

Roccisano, rea di "colpevole ignoranza"

Ancora una volta la Calabria rappresentata dalla politica fa la sua bella figuraccia.
La trasmissione “Report” della Gabanelli punta il dito sull'ignoranza colpevole di un assessore nominato da Oliverio nella sua giunta tecnica.
L'assessore in questione è Federica Roccisano, colpevole per non avere garantito e sostenuto il diritto allo studio dei ragazzi disabili della provincia di Catanzaro.

Il servizio televisivo è stato impietoso. Ha testimoniato il pressapochismo che si vive in una regione di frontiera. E, dove, per insipienza, i cittadini pagano colpe non proprie.

martedì 20 maggio 2014

Italia > Europa 2014, che aria tira?

"come pietre" gent.le conc.ne M. Iannino

Parole come pietre. Tra stracci che volano, ruberie e denunce si corre per l'Europa. Sono queste le persone giuste? Si sacrificano per noi o c'è dell'altro?


È difficile, se non impossibile, lasciarsi prendere dal clima elettorale e parteggiare. Il clima è incandescente e i leader delle tre forze maggiori, pd, pdl e m5s, si lanciano accuse al vetriolo. Volano stracci sporchi, molto sporchi! E non è necessario avere la puzza sotto il naso per dissentire da certe affermazioni velenose e cattive.
Ma cerchiamo di stare ai fatti!

Ieri sera, con molta professionalità la giornalista Milena Gabanelli, insieme al suo team, ha fatto il punto della situazione sull'eredità immobiliare della DC. Tra intrallazzi e giri di parole è venuto fuori un quadro allarmante. Da nord a sud sembra che tutti abbiano escogitato qualche stratagemma per appropriarsi delle sedi dell'ex partito democristiano.

Qualcuno degli ex dirigenti è sembrato cadere dalle nuvole e qualcun altro ha parlato di “sacrificio” personale nell'intestarsi l'immobile che un tempo era sede di partito comprata e manutenuta coi soldi dei tesserati e dello Stato vedi alla voce finanziamento pubblico ai partiti.
La tresca, come ha affermato uno dei dirigenti intervistati, è stata necessaria per non pagare i creditori. NON PAGARE I CREDITORI?!

La Gabanelli, ha sì aperto una scatola con tantissimi doppifondi. Una di quelle scatole cinesi che lasciano intendere, a chi vuole intendere, di che stoffa sono fatti i vari dirigenti politici italiani e quindi il naturale, conseguenziale, epilogo a cui è destinata la Nazione diretta da simili soggetti.
Cioè, qua, comunque la si possa pensare, il giornalismo è notizia, apertura mentale che fa crescere!

Altra cosa sono i talk show giornalistici che non intendono guastarsela con l'ospite allorché è un leader pesante e gli si affiancano, a latere, seduti, per via della spending review(così dice Myrta), su due poltrone rosse e scomode, dei giornalisti timorosi.

Come altro definire dei giornalisti loquaci e critici, agguerriti e determinati nei confronti di Grillo o Renzi ma muti e ossequiosi al cospetto del Nonno che racconta le prodezze del nipotino seduttore?

Però, in un impeto di giornalismo puro, qualcuno ha osato ricordare i lunghi anni di governo e le delusioni per le promesse non mantenute agli elettori ma non le cazzate fatte ad personam.

Questo secondo modo d'intendere il confronto politico potrebbe essere nell'ordine delle cose se fossimo nel bar del quartiere a discutere di calcio e politica....

A proposito, chi consiglia Berlusconi di portarsi dietro quei fogli bianchi e sventolarli in faccia a chicchessia? È forse una nuova strategia mediatica gestuale?

Nel frattempo, mentre i ciuchi litigano le otri si squassano

martedì 1 ottobre 2013

Sono qui perché in quota Renzi

Il rottamatore da rottamare.

sono qui perché in quota renzi

Quella di ieri, è stata una trasmissione da far nascondere dalla vergogna tutti quelli che siedono nei posti di comando della Repubblica Italiana; dai Ministri ai tecnici.

Sono in quota Renzi! Dice uno messo lì a gestire la cosa pubblica, che tra parentesi non è stato eletto ma cooptato in quel posto perché seguace di Matteo Renzi. E mentre il reporter di Milena Gabanelli gli rifà la domanda e rigira il coltello nella piaga, lui, visibilmente imbarazzato, tenta di alleggerire i mali che la spartizione politica procura ai cittadini.

Milena Gabanelli e il suo staff, ancora una volta hanno fatto le pulci al malcostume della politica nostrana. Hanno fatto capire a chi ancora non l'avesse capito come stanno davvero le cose.
Altro che alti ideali. Gente che si mette al servizio del popolo per spirito di sacrificio.

L'unico sacrificio per questa gente è servire ciecamente gli interessi di bottega. La loro bottega e di chi li ha messi lì.

Basterebbe poco, per risollevare le sorti dell'Italia. Altro che commissariamento europeo. Va be' che certi giornalai non sanno neanche che l'Italia, in quanto Stato Sovrano, non può essere commissariata da nessuno se non da se stessa, cioè dal Popolo che va a votare e invece si lascia condizionare la vita passivamente e lascia che si attuino le macellerie sociali più assurde.

Ci lasciamo condizionare la vita dalle prerogative che l'alta finanza, le lobby e gli industriali, in una parola, il capitale, mette sulla bilancia dei profitti, che, come si sa, pende sempre da una sola ed unica parte: la loro.

E le nomine uscite dal lavoro di report lo confermano.

All'agricoltura la figlia del presidente di un consorzio agricolo che il ministero dovrebbe monitorare.
Viceministri senza deleghe che non possono dimettersi poverini perché il meccanismo si è inceppato dallo stallo politico delle larghe intese.
Poi, c'è un volto noto che ha firmato per togliere una tassa sui natanti per far decollare, dice lui, la cantieristica.
Salvo poi sentire i diportisti intervistati dire che chi spende 4,500mila euro per una barca di 20, 30metri che gli costa di gestione solo cinquemila euro l'anno per tenerla in porto dei 200 o 300€ risparmiati dall'accordo di governo non gliene frega nulla.
D'altronde che vuoi che ne esca da
Sottosegretari messi lì per non fare nulla. Senza competenze che hanno l'ingenuità(?) d'ammetterlo, grazie alla spartizione del vecchio ma sempre attuale manuale Cencelli.

Che dire? È una storia squallida! In altri Paesi si sarebbero dimessi in blocco. e, davanti a fati così circostanziati sarebbero arrossiti dalla vergogna. Ma qui da noi, in Italia, neanche i semafori arrossiscono più: sono stati sostituiti con le rotatorie apposta.

venerdì 19 aprile 2013

RODOTA' PRESIDENTE! E BASTA TATTICISMI

C'è ancora un senso parlare delle caste e della politica che venera se stessa?

Dalle recentissime eloquenti immagini si è visto con occhi quanto i cittadini hanno sempre saputo e contestato.

I tatticismi della politica sono lontani anni luce dalle esigenze di chi soffre per la perdita del lavoro insieme alla famiglia gli stenti derivanti dalla povertà.

Gli omicidi della politica, questo il vero termine da adottare quando qualcuno si uccide per vergogna o perché è allo stremo, si susseguono e mentre la disperazione avanza nel paese i partiti politici non riescono a eleggere il Presidente della Repubblica.

Eppure, dalla rete sono usciti nomi di tutto rispetto. La gente comune ha espresso preferenze che fanno la differenza tra quanto accade nelle stanze dei poteri e le esigenze vere dei cittadini.

Gabanelli, Strada, Rodotà! Ma anche Prodi e molti altri che non godono di fama riflessa dai mass media fanno la differenza qualitativa nei confronti di una classe politica allevata a strategia e inciuci.

Non è più tempo di machiavellici compromessi! 
chist' è ammico amme! (questo è amico mio)

martedì 16 aprile 2013

Gabanelli Presidente, tutta colpa dei media?

aore12
la classifica delle quirinarie del M5S
Secondo il M5S gli iscritti del movimento che hanno votato via web alle quirinarie pare abbiano optato per la Gabanelli. E questo la dice lunga sull'attenzione che i grillini pongono a temi sociali così importanti, seri e delicati per la vita dell'Italia qual è la Presidenza della Repubblica.

Ottima e scrupolosa giornalista, Milena Gabanelli, diventata nota al grande pubblico grazie al programma d'inchiesta televisiva che ha l'ardire di sciorinare al sole i panni sporchi di quanti, dirigenti o politici, dovrebbero governare il Paese e invece gestiscono il potere e i soldi pubblici secondo criteri discutibilissimi.

Ovviamente, la giornalista, da persona colta , si dice “commossa e onorata” e quando sarà interpellata dirà la sua in merito alla candidatura al Colle. D'altronde, che attinenza ci può essere tra una brava professionista affiancata da una troupe di altrettanti validi giornalisti con le qualità richieste per coprire l'incarico più alto della Repubblica?

lunedì 23 aprile 2012

Contro la crisi: finanza e produttività solidale

Quando l'uomo è al centro dei progetti e la vita un valore reale la volontà annulla le politiche mercantili della cerchia elitaria dell'alta finanza mondiale e concretizza modelli di vita ritenuti impraticabili dagli speculatori. È questa la sintesi che la squadra di Report, in onda ieri sera su rai 3 e condotta dalla Gabanelli, ha documentato attraverso i reportage nelle nazioni cadute nelle trappole dei banchieri e affogate nei debiti.

Partendo dall’Argentina, la squadra di Report ha documentato una strategia vincente che potremmo definire del lavoro solidale che frantuma la spirale debito-risanamento-recessione.

“moltiplichiamo il lavoro, che per noi è l’unico capitale”. dice un lavoratore delle cooperative argentine nate dal 1998 in poi. Da quando l'Argentina fallì e scoppiarono i tumulti sociali che rivoluzionarono la vita delle imprese e dei lavoratori che iniziarono a praticare il modello di autogestione. in circa 250 imprese autogestite, gruppi di operai hanno rilanciato la produzione con l’appoggio di tutta la comunità.
È su questo che dovremmo soffermarci e ragionare in Italia!
A Buenos Aires si è scelta una strada radicalmente alternativa al resto del mondo, dopo il default procurato dieci anni fa da De La Rua, l'ex Presidente scappato durante i disordini popolari, per capire cosa non va nel nostro sistema e cosa modificare per il bene nostro e delle generazioni che future.

Basta pensare alle recenti scelte delle banche, che stanno investendo in titoli del debito sovrano i soldi ricevuti dalla Bce al tasso del 1% piuttosto che dare fiducia alle piccole e medie imprese.

Il gioco dello spread svela in tutta la sua beffarda strumentalità un meccanismo che si autoalimenta e favorisce gli speculatori.
La norma costituzionale sul pareggio del bilancio, approvata velocemente anche in Italia rischia di favorire una privatizzazione su vasta scala e rendere impossibile l’intervento dello Stato nella regolazione economica e quindi nel welfare. Da ciò si comprendono i tagli ai treni in Calabria e in tutti quei luoghi dove il pendolarismo non copre i costi e i guadagni delle spa. Insomma il guadagno al posto delle esigenze dei cittadini.
In alcuni paesi i cittadini attenti hanno ritirato i risparmi dalle banche e costituito delle banche davvero etiche.
Nel Comune di Nantes, in Francia, si tiene conto delle esigenze dei cittadini e dell’ambiente e con l’ introduzione del concetto di “unità di conto” per ricondurre la finanza ad una dimensione costruttiva a favore di un mercato solidale, se la collettività produce, la banca ci guadagna e tiene per se solo il necessario mentre il resto lo reinvesta nel sociale.
A Capannori, nella campagna di Lucca, i conti sono in attivo nonostante gli investimenti fatti nelle politiche sociali; gli amministratori hanno coinvolto direttamente i cittadini per decidere quali opere finanziare e quali posticipare. Nel piccolo centro il “bene comune” è la politica che guida piccole e grandi scelte amministrative con il contributo attivo della popolazione.
Anche negli Usa, nel Minnesota, c’è una realtà inimmaginabile per le menti degli speculatori: la Bremer Bank fondata da Otto Bremer e trasformata in Foundation che ridistribuisce gli introiti nelle comunità di riferimento a beneficio di imprese e cittadini.
Le Credit Unions sono una risposta concreta alla crisi delle banche, anche grazie al movimento Occupy Bank che ha esortato i risparmiatori a tagliare i viveri agli istituti di credito tradizionali.
Insomma, Report ha documentato il fallimento totale dell'ingegneria economico finanziaria imposta dalle grandi banche che hanno tentacoli ovunque. Ed ha altresì ribadito che l'idea realizzata in Argentina e altrove esula dal concetto che abbiamo in Italia sull'autogestione del lavoro.

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