bronzi di Riace: clonazione si o no?
Agosto del 1972, un appassionato sub s’immerge nelle acque del mar jonio a 300 metri dalla costa di Riace. La sua immersione diventa storia.
Stefano Mariottini, questo il nome del sub, nell’esplorare i fondali nota qualcosa di strano spuntare dalla sabbia; si avvicina e intuisce di essere di fronte a qualcosa d’interessate: una mano ferrosa ricoperta di licheni. Prontamente, segnala la scoperta alla Sovrintendenza che fa intervenire una squadra di subacquei professionisti e con l’ausilio di sofisticate attrezzature riportano alla luce una prima statua. Gli archeologi intuendo l’importanza del sito fanno continuare le ricerche nella zona interessata fino a trovarne una seconda, denominate statua A e B, entrambe catalogabili tra il IV e V secolo a.c.
Ripulite e restaurate nell’Opificio delle Pietre Dure di Firenze, sono esposte al pubblico per la prima volta nel 1980 e infine trasportate nel museo archeologico di Reggio Calabria.
E qui iniziano studi e diatribe.
Di sicuro sono attribuite alla fucina statuaria greca per la tecnica usata e per le misure che conducono il pensiero al concetto di bello assoluto enunciato da Policleto il Vecchio nel canone per laperfetta costruzione corporea.
Al di là di quanto detto da studiosi e politici, è chiaro che: ritrovamento e luogo sono dati variabili occasionali. Non è occasionale, invece, il dato tangibile strettamente connesso alle statue e cioè: i manufatti sono patrimonio culturale mondiale! A prescindere dal luogo di ritrovamento e conservazione.
Detto ciò, c’è da capire, in merito alle più recenti notizie riguardanti la clonazione dei bronzi di Riace, quali sono gli accordi politici tra i vari soggetti che fino ad ora hanno gestito l’operazione.
È ovvio che, come già detto, essendo patrimonio culturale dell'umanità, è consequenziale la divulgazione delle opere, relative scuole di pensiero e statuarie. D'altronde tutti i capolavori dell’arte sono oggetto d’innumerevoli copie; ma per i guerrieri rinvenuti a Riace si tratta di cloni fedelissimi, difficili da distinguere dagli originali, sempreché non si scriva “clone” e si lasci di proposito qualche lieve imperfezione! Perciò, chiedo: a che pro? E perché devono essere trasportati altrove, non sarebbe un’ottima occasione per istituire laboratori pubblici nelle stanze del museo di Reggio Calabria e far assistere all'evento appassionati e studenti? Quantomeno nella prima fase; è ovvio che l’operazione finale debba essere eseguita in una fonderia con i calchi fatti sugli originali.
(mario iannino)
Chi siamo
Abbiamo aperto questo blog nell’aprile del 2009 con il desiderio di creare una piazza virtuale: uno spazio libero, apolitico, ma profondamente attento ai fermenti sociali, alla cultura, agli artisti e ai cittadini qualunque che vivono la Calabria.
Tracciamo itinerari per riscoprire luoghi conosciuti, forse dimenticati.
Lo facciamo senza cattiveria, ma con determinazione. E a volte con un pizzico di indignazione, quando ci troviamo di fronte a fenomeni deleteri montati con cinismo da chi insozza la società con le proprie azioni.
Chi siamo nella vita reale non conta. È irrilevante.
Ciò che conta è la passione, l’amore, la sincerità con cui dedichiamo il nostro tempo a parlare ai cuori di chi passa da questo spazio virtuale.
Non cerchiamo visibilità, ma connessione. Non inseguiamo titoli, ma emozioni condivise.
Come quel piccolo battello di carta con una piuma per vela, poggiato su una tastiera: fragile, ma deciso. Simbolo di un viaggio fatto di parole, idee e bellezza.
Questo blog è nato per associare le positività esistenti in Calabria al resto del mondo, analizzarne pacatamente le criticità, e contribuire a sfatare quel luogo comune che lega la nostra terra alla ‘ndrangheta e al malaffare.
Ci auguriamo che questo spazio diventi un appuntamento fisso, atteso. Come il caffè del mattino, come il tramonto che consola.
Benvenuti e buon vento a quanti navigano ogni singola goccia di bellezza che alimenta serenamente l’oceano della vita. Qui si costruiscono ponti d’amore.
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