Sergio Mattarella, Faro e Garante della Repubblica


di Franco Cimino 

MENO MALE CHE C'È QUESTO GRANDE PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA! 

Il Quirinale, Palazzo Chigi, un signore che ha fatto politica e vorrebbe continuare a farla avendo cambiato ruolo, una lettera anonima, un giornale che prende tanto schifo, lo impacchetta e ne fa un servizio giornalistico apparentemente professionale, apparentemente quindi doveroso e deontologicamente obbligato. Apparentemente un grande scoop giornalistico. E ancora: una cena tra amici in un ristorante noto di Roma, un chiacchierare confidenziale tra una bella abbuffata e una grande bevuta. E parole liberate con disinvoltura. E ancora, una mail con il falso mittente e contenente la sintesi di quelle dichiarazioni rese in libertà e intorno a quel tavolo romano. Una mail indirizzata allo stesso giornale che ha divulgato la notizia. E che lascia sottintendere che vi sia altro da completare, probabilmente un audio video dell’intera esternazione di quella personalità che lavora fianco a fianco al presidente della Repubblica.

E la domanda, quella vecchia, sempre posta e sempre evasa, perennemente irrisolta. Questa: una persona che lavora all’interno di una istituzione, chiamata ad essere una delle più vicine al capo di quella istituzione, quando è fuori da quel palazzo e si riveste della sua privatezza, potrebbe essere libera pienamente e comportarsi con la piena, anche disinvolta, libertà di un qualsiasi cittadino che non avesse incarichi pubblici? E ancora, quando una personalità pubblica può liberarsi della divisa o del camice del ruolo e mettersi in scarpette di running e in tuta per liberarsi nella sua piena intimità di persona con la realtà “privata” che lo circonda? Chi ha mai risposto e senza burocratichese e ipocrisia a queste domande?

Dai tempi di Berlusconi, e della sua vita nelle serate del “bunga-bunga” (la definizione che egli stesso ne ha dato) o quelle liberatissime nelle sue diverse residenze lussuose, questo problema si è posto maggiormente e a questo problema maggiormente non si è data una risposta. Ne è venuta fuori, invece, una certa ambiguità, sulla quale disinvoltamente hanno operato uomini delle istituzioni. E di più oggi, accentuando, quasi istituzionalizzandola, quella cultura, la nuova e bassa cultura, dello sdoppiamento dei ruoli e dello strano riconoscimento della libertà di ciascun cittadino di comportarsi nella propria vita privata nel modo più libero che lui ritenesse di utilizzare. Fosse anche il Papa.

Oggi, alla luce di quanto è accaduto con lo “scandalo” delle dichiarazioni cameratesche del primo consigliere del capo dello Stato( tra l’altro ex parlamentare della Repubblica, e prima ancora militante appassionato in un grande partito democratico, che educava, e io lo so bene, principalmente al senso delle istituzioni oltre che alla gioia di difendere e praticare la libertà di tutti, nella Democrazia) questa risposta si impone. Anche per evitare, aldilà della fragile tregua quirinalizia, ulteriori strumentalizzazioni, che andranno difilato nel gioco che sta dietro tutto il complesso di questo scandalo.

Un gioco, mi permetto di dire, preparato da forze interne ed esterne, che non da ieri si propongono l’obiettivo di indebolire la figura più sana del nostro Sistema Paese, Sergio Mattarella. Un disegno che avrebbe come obiettivo finale, probabilmente, quello di fargli lasciare anzitempo la carica più alta e più solenne, in maniera da facilitare l’imposizione dei nuovi equilibri, che a partire dall’annunciata riforma costituzionale, avrebbero bisogno di quel posto libero. E per due motivi fondamentali: la sistemazione degli equilibri di potere; la necessità di non avere in mezzo ai piedi l’unica persona che avrebbe il coraggio e la forza di ridimensionare questo progetto.

Progetto dal quale mi sentirei di escludere l’adesione di Giorgia Meloni, che non è affatto sciocca e disonesta ad aderirvi avendo la strada spianata, per responsabilità anche delle opposizioni, verso una carriera ancora più esaltante.

L’accusa che viene rivolta dai suoi detrattori e dai suoi oppositori ben addestrati e orchestrati da quei due ambienti segreti, interni ed internazionali, al Presidente della Repubblica, è quello di fare politica. Un’accusa che tende evidentemente ad intimorirlo, spingerlo a chiudersi in quella sorta di bomboniera dorata che vorrebbe un capo dello Stato ingessato dentro una funzione pienamente burocratica e asettica.

Sergio Mattarella non è stato né il muto cavalier servente, né il timido burocrate in doppiopetto scuro. Non è stato neppure esteticamente l’uomo dal volto sempre triste e dal sorriso stretto nelle sue labbra ancora più strette. Non è stato nulla di questo per un semplice motivo, è un democristiano autentico.


Vogliamo dargli una definizione più specifica, per accontentare i suoi denigratori? Bene: un democristiano moroteo, di sinistra se vogliamo. Democristiano autentico, di sicura cultura ed eguale sensibilità. E, pertanto, sturziano e degasperiano. Che cos’altro è un democristiano autentico se non anche un cattolico di forte impronta cristiana, un uomo di cultura e di formazione intensamente cristiani? 


Ma essendo, ripeto, democristiano autentico, il suo impegno civile e politico era fortemente ed è fortemente caratterizzato dal senso di profonda laicità della politica. Quella laicità incondizionata e incorruttibile, che deriva direttamente dal senso delle istituzioni, interiorizzato dalla formazione politica ricevuta all’interno di quel partito.


Sì, Sergio Mattarella ha fatto politica e fa politica nel suo ruolo di Presidente nel rispetto assoluto della Costituzione, che lo vuole sì garante dello Stato, ma dello Stato democratico. Uno Stato  rigidamente strutturato dai valori fondanti la sua natura e costituenti la democrazia che in esso vive, con lo spirito di libertà che tutto anima e tutto muove.


Mattarella pertanto, fa politica quando difende la Costituzione dagli assalti di quanti, apertamente o surrettiziamente, vorrebbero mortificarla, ridimensionarla, indebolirla, per poi con due colpi di legge stravolgerla, nel disegno di un futuro Stato che non somiglierebbe affatto a quello nato dalla Resistenza e dalla lotta antifascista.


Il Presidente fa politica quando difende l’Europa, ne sollecita fortemente l’unità, ne ripropone la necessità della sua indipendenza rispetto alle potenze che operano nel mondo. E il suo ruolo non di terzo timido incomodo, ma come forza che opera nel pianeta per il Progresso e la Pace.


Mattarella fa politica quando si batte tenacemente e quotidianamente per la Pace, avvertendo gli Stati e il governo italiano stesso che non è pace quella che si realizza nelle stanze segrete dei potenti sulle spoglie dei vinti, sui popoli massacrati, sui bambini sterminati, sulle terre bruciate e derubate. 


E sull’ingiustizia, la più grave. Quella che a vincere la guerra siano coloro i quali le guerre hanno mosso e sulle quali hanno lucrato e vogliono continuare a lucrare ricchezze insopportabili a qualsiasi coscienza umana. Il presidente fa politica ogni qualvolta parla, in qualsiasi parte dell’Italia e del mondo, della Libertà e del suo valore insopprimibile. E del dovere che ciascun uomo libero ha di difendere la propria e di battersi per la libertà degli altri, operando con coraggio per la liberazione degli esseri umani, ovunque essi siano stati imprigionati e ghettizzati. E torturati. Dalle dittature, dall’autoritarismo, e da ogni forma di violenza.


Fa politica, Sergio Mattarella, quando parla della Giustizia e si batte per realizzarla in qualsiasi luogo essa manchi. A partire dal proprio Paese, il nostro, quando giustizia è negata dagli squilibri sociali. E dalla netta divisione della società tra i pochi ricchi e la stragrande maggioranza di poveri. E quando egli afferma che la povertà, in qualsiasi modo si manifesti, é l’atto più crudele portato contro l’essere umano e contro la Libertà e la Democrazia. Il presidente laico fa politica anche quando con le sue azioni e i suoi discorsi dice sostanzialmente ai cristiani, specialmente a quelli distratti e pigri ed egoisti, che non si è buoni cristiani se ci si disimpegna dalla Politica. E non si è credibili nella fede, se non ci si batte con coerenza e coraggio quotidianamente per difendere i valori della nostra Costituzione che ai principi evangelici uniti a quelli di ispirazione si socialista  e liberale, si ispira. Il presidente della Repubblica, il laico e il cattolico, il liberale e il democratico. 


Sergio Mattarella, è un grande presidente proprio perché fa Politica ( parola scritta con la maiuscola e pronunciata ad alta voce) e fa la Politica che la Costituzione detta.

Per questo, provocando invidia a non pochi, è l’uomo più amato dagli italiani. È il più rispettato nel mondo. Il più ascoltato in Europa. E “meno male che Sergio c’è.”

       Franco Cimino

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