Modernità liquida e solitudine digitale:

 Lucio Dalla e la resistenza visiva di Iannino

Lo specchio digitale e il mare della solitudine

Lucio Dalla, la modernità liquida e la testimonianza visiva di Mario Iannino

Abstract

Questo saggio esplora il parallelismo tra la metafora del mare in Come è profondo il mare di Lucio Dalla e la condizione dell’individuo nell’era digitale. Attraverso un dialogo tra la poetica musicale e le riflessioni di Zygmunt Bauman, Guy Debord, Michel Foucault e Mario Iannino, si indaga la piazza virtuale come specchio illusorio che amplifica l’ego e dissolve la relazione. Le “canzonette” e le opere visive-testimoniali emergono come strumenti di coscienza collettiva, capaci di resistere alla spettacolarizzazione e di restituire profondità all’esperienza umana.

 Introduzione

Nel 1977 Lucio Dalla pubblica Come è profondo il mare, una canzone che non è solo musica: è filosofia incarnata. Racconta l’uomo moderno, illuso di libertà, abbandonato a sé stesso, costretto a confrontarsi con l’infinito. “Ci hanno dato la parola per poterci sfogare, poi ci hanno tolto tutto e ci hanno lasciato lì, a piangere e a urlare solo in mezzo al mare.”
Oggi, quel mare è diventato digitale: uno specchio che riflette maschere, amplifica l’io e dissolve il noi.


 Il mare come metafora dell’insondabile

Il mare di Dalla è spazio di libertà e abbandono, ma anche di vertigine e smarrimento.
Bauman lo traduce in sociologia: “La libertà di scelta è un dono ambiguo: ci emancipa, ma ci condanna a navigare senza mappe in un mare di possibilità.”
La liquidità della modernità e la profondità del mare coincidono: entrambi descrivono un orizzonte che sfugge al controllo, dove l’individuo rischia di perdersi.

 Lo specchio digitale come nuovo mare

La piazza virtuale riproduce la dinamica del mare: è spazio aperto, ma anche trappola.
Guy Debord lo anticipa: “Tutto ciò che era vissuto direttamente si è allontanato in una rappresentazione.”
Nel digitale, la vita si dissolve nell’immagine. L’individuo si specchia in un volto che non è il suo, mentre la relazione si trasforma in consumo.

 Maschere, algoritmi e corazze

Michel Foucault ci ricorda che “Il potere produce realtà; produce domini di oggetti e rituali di verità.”
Nel digitale, il potere è algoritmo: modella comportamenti, induce maschere, produce verità apparenti.
La libertà si traveste da personalizzazione, ma è sorveglianza. L’identità si costruisce per essere vista, non per essere vissuta.

 Filosofia della solitudine connessa

Bauman lo definisce con lucidità: “Le relazioni nella modernità liquida sono fragili, consumabili, e spesso più virtuali che reali.”
Il mare e il web coincidono: entrambi promettono libertà, ma offrono isolamento.
L’individuo è solo davanti allo specchio, come Dalla era solo in mezzo al mare.

 Le “canzonette” e la testimonianza visiva come resistenza

Le “canzonette” non sono solo intrattenimento: sono arte pop, ironia, empatia.
Lucio Dalla, con la sua voce e la sua scrittura, anticipa la crisi dell’identità e la dissoluzione del legame.
Ma accanto alla musica, esiste una testimonianza visiva e discorsiva che resiste: quella di Mario Iannino.



 Mario Iannino: il disegno istoriato e la grafia incerta

Iannino non cerca lo spettacolo, ma lo smascheramento.

  • Le sue opere polimateriche e i suoi testi discorsivi rifiutano la retorica dell’immagine levigata.
  • La sua attenzione alla grafia incerta dei bambini — non come errore, ma come gesto creativo — rovescia la logica correttiva del digitale.
  • Il suo “disegno istoriato” è specchio non dell’ego, ma della collettività ferita e resistente.
  • La sua scrittura è satirica, concreta, discorsiva: non consola, interroga.

Nel mare della modernità liquida, Iannino non si specchia: semina. Le sue opere sono semi di empatia, di dubbio, di memoria. In un’epoca di solitudine connessa, la sua poetica ci invita a disconnetterci dall’immagine e riconnetterci alla testimonianza.

 Conclusione

Lucio Dalla ci avvertiva: l’uomo, illuso di essere libero, finisce “solo in mezzo al mare”.
Oggi, rischiamo di essere “solo davanti allo specchio”.
Il mare e lo specchio ci insegnano che la vera profondità non è nell’immagine che costruiamo, ma nel coraggio di vivere senza maschere.
Le “canzonette” e le opere di testimonianza — come quelle di Iannino — diventano guide: piccole resistenze poetiche che ci ricordano, con sarcasmo ed empatia, chi siamo davvero.

Bibliografia essenziale

  • Lucio Dalla, Come è profondo il mare, RCA, 1977.
  • Zygmunt Bauman, Modernità liquida, Laterza, 2002.
  • Guy Debord, La società dello spettacolo, Baldini & Castoldi, 1997.
  • Michel Foucault, Sorvegliare e punire, Einaudi, 1976.
  • Mario Iannino, Testimonianze visive e discorsive, archivi digitali e pubblicazioni civiche, 2000–2025.


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