Pompei, 150° anniversario del Rosario
la celebrazione del 150° anniversario dell’arrivo del Quadro della Madonna del Rosario a Pompei,come momento di memoria civile e collettiva:
Pompei, 13 novembre. Una soglia di memoria.
Non occorre credere per riconoscere il potere di un gesto che attraversa il tempo.
Centocinquanta anni fa, un quadro arrivava a Pompei. Non si tratta solo un’immagine sacra; l'Icona è un segno intenzionale, un tratto d'unione tra il sacro e il profano potente che avrebbe trasformato una terra
dimenticata in luogo di pellegrinaggio, cura, educazione grazie alla tenacia volontà di un uomo, un laico che, attorno a quel
quadro, ha saputo costruire una città, una comunità, una speranza.
Oggi, quel ricordo non è solo religioso. È civile. Umano! È il ricordo di chi ha creduto nella possibilità di riscatto, nella dignità del
povero, nella forza dell’educazione:
Bartolo Longo,
con le sue contraddizioni e il suo coraggio, ha seminato un’idea: che anche dal
dolore può nascere bellezza, che anche dal margine può sorgere centro.
Bartolo Longo,
canonizzato il 19 ottobre 2025, è il fondatore del Santuario di Pompei e
artefice di una rinascita civile e spirituale che ha trasformato una terra
abbandonata in centro di educazione e solidarietà.
Centocinquanta anni fa, un quadro arrivava a Pompei. Non era
solo un’immagine sacra: era un gesto. Un atto di fiducia nel potere della
bellezza, della cura, dell’educazione. Attorno a quel quadro, Bartolo Longo —
avvocato pugliese convertito alla fede — ha costruito una città nuova, una
comunità viva, un centro di ascolto e riscatto.
Bartolo Longo (1841–1926), beatificato nel 1980 da Giovanni
Paolo II e canonizzato nel 2025 da papa Leone XIV, è oggi riconosciuto non solo
come santo, ma come apostolo del Rosario e fondatore della “Nuova Pompei”.
Quando giunse nella valle nel 1872, trovò malaria, analfabetismo,
superstizione. Eppure, da quel margine, nacque un centro: il Santuario della
Beata Vergine del Rosario, le scuole per i figli dei carcerati, le opere di
carità e cultura.
La sua opera non fu solo religiosa. Fu civile. Umana! Nei
suoi scritti pedagogici e spirituali, Longo affermava che la fede non basta se
non si traduce in cura, educazione, responsabilità. La sua corrispondenza, le
“Piccole Letture”, i manuali di preghiera e meditazione, testimoniano un
pensiero che unisce devozione e impegno.
Oggi, celebrare quell’anniversario significa interrogarsi su
cosa resta del lavoro per l’altro che non è solo il Santuario, ma il gesto. Non
solo la preghiera, ma la responsabilità.
Pompei ci ricorda che ogni comunità ha bisogno di un centro
che non sia potere, ma ascolto. Che ogni immagine — sacra o profana — può
diventare specchio di una coscienza.
E in un tempo che corre, fermarsi davanti a un quadro può
sembrare anacronistico. Ma forse è proprio lì, nella sosta, che si riaccende il
senso del nostro peregrinare terreno. Porsi davanti all’immagine non per adorare,
ma per ricordare. Non per chiedere, ma per offrire. Non per separare, ma per
unire.
Bartolo Longo ci ha lasciato un’eredità che non si misura in
pietre, ma in gesti. E oggi, quel gesto continua a parlare.
In questi tempi di odio che cova violenza e sopraffazione celebrare l’anniversario
della sacra effige significa interrogarsi su cosa resta delle intenzioni sue e
di quanti lo seguirono. Pompei ci ricorda che ogni comunità ha bisogno di un
centro che non sia potere, ma ascolto. Che ogni immagine, sacra o profana, ogni azione può
diventare specchio di una responsabilità, civile, religiosa, politica

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