domenica 28 novembre 2021

Disagi a Caraffa di Catanzaro

 

I disagi della periferia sono gli stessi a qualsiasi latitudine.

(Caraffa di Catanzaro, periferia degradata)

Persino in una città come Milano, a volte, basta girare l'angolo per sentirsi catapultati d'improvviso in una realtà totalmente diversa rispetto alle aree urbane blasonate.

L'incuria del verde, i detriti e la sporcizia degli incivili diventano ostacoli per l'elementare deflusso delle acque piovane. Le conseguenze dell'incuria, gli scollamenti del territorio le esondazioni sono sotto gli occhi di tutti a Milano come a Catanzaro. Genova, Agrigento...

è una questione di soldi? Beh, molti sindaci dicono di avere le casse comunali a secco!

Anche se alcuni piccoli comuni risultano essere tenuti meglio e riescono a non patire la violenza della natura, sono, purtroppo, come le classiche mosche bianche; delle unicità difficili da eguagliare. Sarà forse la buona prassi gestionale dei comuni virtuosi a spingere molte persone a “fuggire” le città e trovare rifugio nei piccoli paesini gestiti con rispetto e amore ambientale?

Sarà? Ma non tutti sono stati fortunati, coccolati e vezzeggiati dalle amministrazioni locali.

Di certo questo stato idilliaco non è vissuto dai residenti periferici del comune di Caraffa di Catanzaro! Qui i progetti di quanti lavorano a Catanzaro e hanno scelto di trovare casa nei pressi del capoluogo sono crollati come argilla sotto la pioggia battente di questi giorni.

Inutili sono le interpellanze al comune e ai tecnici.

I problemi non mancano mai!

D'estate zanzare, moscerini e pappataci; d'inverno mosche, acqua non irreggimentata e melma. Difficile conviverci!

Eppure se si sbircia nel sito del comune di Caraffa la composizione della giunta risulta essere altamente scolarizzata! Quasi tutti laureati. … ma al verde? ( non ecologicamente ).


(10 cm di fango davanti le abitazioni)


mercoledì 24 novembre 2021

Sofismi? No, costruzioni reali dalle fondamenta salde

 

E mentre prestiamo massima attenzione ai litigi spettacolari sui media qualcuno o qualcosa ci deruba momenti di vita vera.



"creatività" coll.priv. -pittura a olio su tela- autore: Mario Iannino, 1980


Momenti di vita che potremmo dedicare per sviluppare idee e azioni utili. Affini alla costruzione per un nuovo rinascimento intellettivo e spirituale. Qualcosa che assomigli alla convivenza sostenibile delle famiglie, nonostante le immancabili divergenze insite nei rapporti umani.

Le divergenze parallele, teorizzate dal politichese in convergenze parallele, non sono impossibili. Possono essere delle realtà che nel rispetto reciproco delle idee, pur camminando parallelamente ognuno sulla propria retta senza mia incrociarsi o unirsi, convivono.

La civile convivenza implica comprensione, apertura: saggezza.

Cosa c'è di saggio nelle liti plateali dei guitti della parola in tv?

Ogni loro gesto o fonema incita allo scontro. Sono fomentatori di odio tutti coloro i quali parlano senza conoscere il problema, l'oggetto del contendere del momento.

In queste ore oltre alla ormai insopportabile lezioncina dei “dirigenti” governativi che stanno togliendo quanto di buono c'è nell'aria ossigenata della quotidianità dei rapporti umani, tramutata in veleni interpersonali dall'impalpabile scientificità inerente le misure anticovid, terrore mediatico a parte, tra le innumerevoli spazzature mediatiche emerge il gusto del brutto.

Non il brutto poetico, quello a cui dedicò oltre vent'anni della sua ricerca poetica Jean Dubuffet per indicare alla società “colta” quanto di buono c'era e c'è nelle realtà emarginate.

Lo scultore sa cosa significhi “sbozzare”.

Ecco, cerchiamo anche noi di togliere il superfluo.

Tentiamo, quanto meno di eseguire un primo lavoro su noi stessi: guardiamo al mondo esterno con occhi nuovi, osserviamo positivamente, con calma, qualsiasi momento come se fosse una terapia che esalti il bello a cui aspira ogni essere vivente in sintonia con la sensibilità divina.

martedì 9 novembre 2021

Ho sempre delle calze appese al camino

 

Qualche luce si accende. Inizia a sentirsi l’aria del Natale.

Però è ancora presto per appendere le calze al camino. Anche se il tempo trascorso è stato forse, a memoria d’uomo, uno dei più drammatici si continua a sperare. Si spera che qualcosa cambi nella società e nella buona amministrazione della cosa pubblica. Già, la cosa pubblica.

Ciononostante aspettiamo con ansia la nascita del Salvatore. E vorremmo trovare, idealmente, le calze piene di?

I desideri si moltiplicano almeno per tre, quattro, otto e anche più per ogni uno. Anche per quelli che non credono più a babbo natale e alla befana.

Sono lontani i tempi delle calze colme di caramelle fatte in casa e carbone. Straripanti di buoni propositi e speranze. Sembra che oggi le dita le incrociamo per questioni futili. Badiamo all’immediato. Alla necessità effimera che ci assilla e brucia ogni altra possibilità comunitaria.

Non è retorica!

Ho, comunque, anch’io appeso ipotetiche calze sulla trave del camino (che non posseggo! Ma ho ancora tanto cammino da percorrere perciò mi accingo a fare l’albero, allestirlo coi migliori propositi aspettandomi attenzioni da chi mi sta accanto, familiari, amici e, in primis, da chi sta formando la nuova giunta regionale.)

Buona vita a tutti. E che il nuovo anno porti davvero un po’ di serenità




sabato 6 novembre 2021

Bisogni e realtà

 

In questi giorni due notizie hanno disturbato il modo di essere e di intendere i rapporti su cui dovrebbe fondarsi la civile convivenza.

La prima è diramata dal tgr della Calabria:

Il video registrato su un telefonino testimonia uno scontro violento tra due uomini, uno dei quali grida: “aiutatemiii aiutatemi”, mentre l'altro lo strattona e infligge schiaffoni e pugni al malcapitato.

Nell'inquadratura si vede una donna a terra tra le macchine parcheggiate nel piazzale della stazione dei pullman di Cosenza.

È il tentativo di una truffa ai danni dell'automobilista, secondo gli inquirenti la donna avrebbe inscenato uno sketch: all'arrivo della macchina si è buttata a terra come se fosse stata urtata dall'automobilista. Il resto è intuibile. La pretesa di risarcimento violenta e l'immobilismo degli astanti denota arroganza e paura:

Arroganza nel pretendere il diritto al sostentamento attraverso la violenza perpetrata sui deboli e la paura di reazione del vessato che chiede con veemenza aiuto!

L'immobilismo dei passanti è tutta un'azione da analizzare. O forse c'è ben poco da scandagliare in una società come l'attuale?

L'altro episodio, più recente, riguarda l'anziano signore di Roma che dopo essere stato in ospedale per delle analisi si trova nella tragicomica situazione dello sfollato: trova casa sua occupata! Abusivamente occupata da alcune donne che, aperta la porta e sostituita la serratura, se ne sono impossessate in barba a ogni elementare rispetto del vivere civile.

È una guerra tra poveri! Quella a cui assistiamo. L'imbarbarimento dei costumi e del rispetto delle altrui necessità camminano a braccetto.

E poi, l'esempio dato da certi rami del parlamento non sono di certo educativi: battere le mani, esultare, stappare spumante dopo avere affossato una legge, se pur discutibile, sono atteggiamenti incivili!

Non è con lo scontro che si risolvono i problemi...

martedì 2 novembre 2021

La mia valigia di cartone

 (La nascita, le origini, le vite dei singoli non sono eventi fortuiti ma legami invisibili tessuti da  volontà superiori).

Questa terra non è per te!



Non ci vedevamo da almeno venti anni e come accade in simili circostanze abbiamo scambiato le notizie. Quelle più articolate ma con minore interesse per entrambi, ovviamente, limate dai particolari superflui. La sintesi è che Enzo si è trasferito a Torino. Lui e la moglie hanno deciso di seguire i figli all'università e, come accade nella maggior parte dei casi, sono andati a ingrossare le fila dei calabresi migrati al nord. Il loro è stato un esodo dorato. Non hanno riempito le valigie di cartone con i sogni e gli scarponi chiodati ancora sporchi di terra al pari dei nostri che tentarono la fortuna negli anni sessanta o cinquanta.

Enzo e Marilena hanno potuto chiedere il trasferimento ai rispettivi datori di lavoro che, vista l'esuberanza di personale in azienda, hanno ottenuto.

Torino non si presenta come la capitale metalmeccanica che ha dato lavoro e dignità a molti. L'archeologia industriale è storia che si fa corollario di innumerevoli pretesti generazionali che hanno modificato il corso degli eventi parentali.

Tante storie di vite che lì, tra i rumori delle fabbriche e il luccichio delle vetrine, si sono modificate, momenti vissuti da intere famiglie, quotidianità che hanno cambiato i percorsi e diradato se non tagliato i legami con le origini.

Anche se noi meridionali abbiamo fortemente radicato il concetto di appartenenza e non appena sentiamo l'accento di un idioma familiare subito ci associamo e dialoghiamo come se ci conoscessimo da sempre, nelle metropoli sappiamo tenere una certa “signorilità” nei costumi, una certa distanza dal pettegolezzo spicciolo.

Lì c'è puro pragmatismo.

Pur volendo conoscere le origini e le appartenenze, retaggio comune a qualsiasi latitudine e in tutte le lingue, nelle città produttive gli interessi della gente si concentrano principalmente nelle abilità dei singoli. Nelle opportunità di lavoro e produttività che ognuno sviluppa e può sviluppare.

Lì è possibile quella scalata sociale che a volte è negata nella propria terra per ragioni futili. L'invidia è un elemento che in Calabria indossiamo a mo' di armatura: nessuno è più bravo/a, intelligente, saggio/a, bello/a di me. Nessuno merita tranne me!

Ma, a nostra discolpa c'è sempre un ma o un però, abbiamo un cuore enorme. E ...

Togliamo la corazza per brevi attimi davanti a un tramonto, alle necessità dei bambini bisognosi, alle malattie, alle sofferenze degli altri, al diverso ma fino alla curva delle nostre ambizioni.

E tu? Chiede Enzo. Che fai, dipingi ancora?

Certo! È la mia risorsa. Mi tiene attivo mentalmente. L'arte è la mia arma di difesa contro la pochezza di pensiero imperante, immutabile da sud a nord e viceversa.

Sì ma forse in una grande città avresti, forse, potuto …

Sì! forse avrei potuto ma non rincorro glorie. Amo quello che faccio. Amo questa terra con tutte le sue eterne immutate contraddizioni e non m'importa di quello che dice la gentaglia dietro le spalle. Importante è potersi guardare allo specchio con serenità d'animo e non dovere mai abbassare lo sguardo davanti a niente e nessuno. La mia valigia di cartone è zavorrata qui. Piena delle mie umane contraddizioni e delle mie esperienze che, modestamente, metto a disposizione ... Ho scelto di vivere nella terra in cui sono nato. Troppi legami, troppe convinzioni mi impongono di convogliare energie per quanto riguarda il mio lavoro "intellettuale".

Questa è anche Calabria.

La Calabria che abbiamo costruito coi nostri tanti opportunismi e troppi silenzi.

La terra che abbiamo lasciato agli altri, che abbiamo donato, per indolenza? A una ristretta cerchia che non merita tanta bellezza.

lunedì 1 novembre 2021

Pensieri da pensionati

 

Non so se dipenda dal cambio dell’ora oppure dall’età che avanza. Comunque sia è sempre una condizione temporale l’insonnia. Dormire poco è una di quelle situazioni che mai avrei pensato potessi attraversare.  Non che io soffra d’insonnia ma dormo poco. E nei lunghi dormiveglia penso.

Penso al tempo passato e al presente. A come certe decisioni abbiano influito sull’attualità del mio quotidiano e persino sulla pensione. Sì, perché non ho mai pensato di tesaurizzare il tempo e il lavoro.

Credevo che una pensione di circa un milione e ottocentomila lire mensili sarebbe stata una rendita dignitosa ma così non è: l’euro, la valuta in euro, nei fatti ha dimezzato il potere d’acquisto e compresso il valore della lira. Quello che un tempo era calcolato in lire, un milione, per esempio, adesso vale la metà: cinquecento euro e con questa cifra non si campa per niente bene.

Meno del reddito di cittadinanza!

La pensione di anzianità che l’inps eroga, grazie alla legge Fornero, quelli della mia età l’abbiamo ottenuta alla venerabile età di 67 anni. E ancora si sta procedendo sulla scrematura degli assegni del fine vita lavorativa.

Inutile ripetere le notissime posizioni dei gestori della vita politica e sociale italiana. Il loro cruccio consiste nel tagliare le spese dello Stato. Ma lo Stato chi è?

 

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