domenica 29 agosto 2021

Sal Nistico junior, giovane talento jazz

A 18 anni si è giovani ma con i compagni di serata, uno stupendo trio composto da Claudio Colasazza al pianoforte, suo maestro da sempre, Amedeo Ariano alla batteria e Francesco Puglisi al contrabasso, Sal Nisticò ha dato il meglio di sé e fatto vivere a quanti erano presenti a Soverato e Cardinale un’intensa e suggestiva notte di musica dal vivo nel ricordo del sassofonista Sal Nistico, onorandone memoria e talento italo-americano.

Sal Nisticò jr

ha mostrato capacità ed estro di straordinaria portata. I suoi assoli, tra cui un bellissimo e delicato Lucean le stelle in omaggio a tutte le donne e soprattutto alle vittime della violenza e all’allucinante tragedia che stanno vivendo le donne afghane in questi giorni, hanno incantato e suggestionato una platea di appassionati che hanno avuto modo di assistere ai concerti diSoverato e Cardinale.

Le travolgenti “improvvisazioni” di Amedeo Ariano, alla batteria, costruiscono musicalità eccezionali che solo un grande maestro riesce a produrre.

Amedeo Ariano, premiato a Sanremo nel 2005 con Nike Nicolai e Stefano di Battista, durante una jam session, notato dal grande Chick Corea (originario di Albi, nel Catanzarese) pare gli avrebbe proposto la produzione di un disco.

Ariano ricorda con commozione e rimpianto gli incontri col grande Chick, e proprio a Chick Corea il quartetto ha dedicato la chiusura delle serate con una memorabile esecuzione di Fiesta, una delle ultime composizioni del grande pianista statunitense, leggenda del jazz.

L'omaggio al “gigante” del sax Sal Nistico è alla terza edizione, lo scorso anno, causa covid l’evento era stato annullato. Nel programma un repertorio di grandissimo livello con brani di Thelonious Monk, Miles Davis, Bud Powell, Reshwin, e altri, eseguiti con estrema bravura dal quartetto.

Claudio Colasazza, pianista che ha suonato con tutti i grandi del jazz e del pop, maestro di Sal Nistico junior, Francesco Puglisi e Amedeo Ariano si sono detti onorati di poter celebrare con la loro musica la festa del gigante del sax: Sal Nistico nella sua terra.

Una festa promossa dalla Sal Nistico Jazz Association, presieduta dal prof. Giuseppe Nisticò originario di Cardinale. Anch'egli costretto ad emigrare per proseguire gli studi inseguendo la sua passione scientifica fino ad essere uno dei punti fermi della ricerca ed essere stato affianco alla scienziata nobel Rita Levi-Montalcini.

La storia della Calabria è contrassegnata da nomi di talento costretti, purtroppo, a emigrare. Ma ci sono anche i calabresi di terza generazione che ritornano attratti dal richiamo della terra e dagli affetti d'origine.

Salvatore Nisticò è tra questi!

E oltre al cognome in comune col grande tenor sassofonista jazz internazionale Sal Nistico, celebrato in tutto il mondo, il suo albero genealogico ha radici nelle Serre della Calabria: anche suo nonno Salvatore era nativo di Cardinale.

Nel dna di Sal Nistico senior c’era un innato talento musicale, lo stesso rivelato da Salvatore Nisticò jr 

lunedì 23 agosto 2021

Nel ricordo di mamma Natuzza

Oggi, 23 agosto, Natuzza Evolo avrebbe compiuto gli anni. La sua presenza è annidata nei cuori di quanti l'abbiamo conosciuta e la sua immagine rimane indelebile.

Non so quanti credono nelle doti carismatiche della nostra cara mamma spirituale Natuzza, senza nulla togliere, anzi ha aggiunto, alle rispettive mamme che ci hanno generato e allevato, e neppure ho l'intenzione di fare opera di proselitismo. La mia intenzione consiste nel ricordarla! Semplicemente ricordare il suo sorriso accogliente e la sua dolcezza.

La sua voce tremula. La sua umiltà. I suoi consigli che nei momenti difficili ci hanno supportato.




Qualcuno si è recato a Paravati per curiosità e qualcun altro perché spinto dagli affanni quotidiani. Ci si è recati spinti, anzi oppressi da problemi di salute personali o di qualche familiare. Figli, madri, padri, fratelli.

Si andava lì per necessità! Egoisticamente per necessità!

Necessità di un conforto. carichi d'angoscia e si ritornava a casa più leggeri. Proprio come dopo avere parlato e confessato le proprie pene alla propria madre. E le madri sono Amore infinito: perdonano e risollevano sempre i figli.

Lei era tutto questo!

“E quando non puoi venire mandami l'Angelo...” diceva. E io Le mandavo l'Angelo. Spesso; tutte le sere per lenire l'amarezza del momento e quanto gravava sul mio essere l'andamento del giorno appena trascorso.

Offrilo al Signore. Diceva. Offri a Gesù le calunnie, i torti subiti, le incomprensioni, il peso materiale e psichico, tutto ciò che dà affanno e angustia il tuo cuore.

E io facevo così. Le sofferenze le lasciavo a Lei. Natuzza, per me era come una lavatrice. Mettevo i panni sporchi e lei li rendeva bianchi, lindi e puri. E me li ridava sempre con un sorriso. Fino all'ultimo istante di vita terrena si è data. Ha sofferto in silenzio per il bene e l'amore di tutti.

Mamma Natuzza

So di non averti persa. Ancora oggi, in questo preciso istante dialogo con te. Continuo a dialogare con te e con mia madre naturale e, so, mi piace pensare che siete insieme e pregate per il bene mondo intero. Per quanti muoiono a causa della cattiveria umana. Per gli abusati. E per gli aguzzini, i crudi di cuore che antepongono la ricchezza materiale a quella spirituale. A quanti sono vittime e anche, forse principalmente, per i carnefici affinché rivedano le loro convinzioni...

giovedì 19 agosto 2021

Sanità calabrese un paradosso da salvare

Italiani, Calabresi! E quanti versano in condizioni di disagio.

e.p.c:

Cari: Spirlì, presidente regione Calabria ff, commissario alla sanità e assessori tutti:

Per capire quanto possa bruciare il fuoco lo si deve toccare a mani nude.

La sanità in Calabria è qualcosa di assurdo!

Allucinante! È come entrare nell'inferno delle probabilità dei naufraghi di arrivare in un porto sicuro sotto la pioggia di fuoco della guardia costiera comandata a disperdere gli indesiderati ospiti.

Eppure i migranti ci provano e nonostante i pericoli che sanno di dovere affrontare salgono sulle carrette del mare. Tentano e sfidano la sorte.

Non è un paradosso! È una roulette russa anche per quanti nati in Italia e precisamente in Calabria sono costretti a ricorrere alle cure mediche specialistiche e tra burocrazie e cattiva gestione della sanità pubblica diventa un miracolo se non ci lasciano la pelle!

Gli ostacoli da superare tra uffici e visite specialistiche sono insormontabili per chi vive di pensione!

Una misera pensione da 400€ al mese, e ha, oltre alla necessità di cure mediche salvavita, anche l'esigenza degli ausili pensati e elargiti dalle strutture preposte affinché l'ammalato possa vivere dignitosamente lo stato di degenza post ricovero.

Tra tamponi covid da fare a proprie spese prima di accedere alle cure chemioterapiche, la chemio stessa e ipotetici pannoloni per gli incontinenti, se non si dispone di un conto-corrente ben fornito e qualche conoscente si può tranquillamente morire o, bene che vada, farsi i bisogni addosso vista la burocrazie e le tantissime pastoie del servizio pubblico nazionale che dovrebbe snellire le pratiche.

Un esempio?

Dopo la visita specialistica, designata e imposta dai dirigenti per avere diritto alla fornitura,

Lo specialista prescrive 120 pannoloni al mese e 30 traverse salvaletto? L'ASP dispensa metà pannoloni e zero traverse. Sì proprio così! (l'addetto dice che queste sono le direttive: 2 pannoloni al giorno e 0 traverse).

Chiedo:

Allora perché, tu burocrate preposto al servizio, hai preteso le visite e i certificati specialistici, l'invalidità, l'auto dichiarazione a corredo della richiesta per un trattamento previsto dal servizio sanitario pubblico nazionale istituito per tutelare la dignità dell'ammalato?

Cari assessori alla sanità della regione Calabria e cari politici, burocrati tutti che succede? Non ci sono soldi per i poveri?

A dire il vero anche chi ha qualche risparmio non può permettersi d'ammalarsi:

se per una emergenza qualsiasi le strutture private chiedono 300€ per il professionista e il resto dall'ammontare rimane incognito, così, sulla fiducia perché prima della visita non si conoscono i piani da attuare, serenamente meglio intraprendere il viale del tramonto in piena e consapevole dignità! Non per i soldi! Sia ben chiaro! Semplicemente perché Ippocrate è desueto.

mercoledì 18 agosto 2021

Mario Loprete, pittore iperrealista

Avere l'affetto di un animale da compagnia significa anche saperlo alimentare, prendersene cura, essere, in una parola, pronti ad accudirlo e rispettarlo.

Ho avuto la compagnia di Vasco, un labrador monellissimo, ecco, per rendere chiaro il concetto di “monellissimo” e comprenderci con tutti e nello specifico con chi ha visto il film: io & marley, basta ripensare alle esuberanze del cane in questione e alle vicissitudini dei padroni per avere subito contezza della vivacità dell'amico a quattro zampe che mi ha fatto compagnia per 14 anni.

Durante le nostre passeggiate abbiamo socializzato e fatto nuove amicizie di animali e umani a seguito. Tra questi abbiamo incrociato Jack e la sua famiglia d'adozione: Mario Loprete e il figlio Franceso.

Mario mi chiede se dipingo. Lui è nuovo del quartiere.

Scambiamo considerazioni sulla poetica dell'arte e sulle varie forme espressive. Lui predilige la figurazione. Sfoglia la galleria del suo telefonino e mostra delle immagini apprezzabili dal punto di vista formale.

Riproduce una realtà visionaria e accosta l'immagine pittorica alla rappresentazione fotografica minuziosa, maniacale e al filone della pittura iper-realista. Nell'ultimo incontro, ahimè senza il mio Vasco ormai da qualche mese, mentre accarezzo Jack mi confida della sua imminente mostra e della presentazione critica, regalo di Francesco, il figlio che, come tutti noi ha sofferto delle restrizioni causate dalla pandemia da covid-sars19 :


Jack, Mario e Francesco Loprete

"Molta mestizia e sofferenza sono state suscitate da questo periodo di quarantena. Un’esperienza tragica e traumatica insieme, sotto innumerevoli punti di vista. Ma, quasi paradossalmente, in un frangente in cui, per necessità, noi tutti siamo stati costretti ad isolarci totalmente nella clausura delle nostre dimore, tali sentimenti negativi ci hanno accomunato, portandoci ad omologare diversi comportamenti e attività. Questa particolare serie rende omaggio ad uno dei principali elementi di svago che sono stati disponibili in questa nostra solitudine universale, capace di far dimenticare, seppur brevemente, gli assilli e la tensione della quotidianità. Attraverso le celebri figure dei B-Boys, molto care al pensiero dell’artista tanto da essere il filo conduttore dell’intera composizione, e un vivido rosso, che fa emergere una passione altresì dissimulata nell’animo, Mario Loprete immortala, con la sua innovativa e caratteristica alternativa materica basata sul cemento, Madama Musica.

La scelta di utilizzare solamente il rosso non è casuale .il primo colore dell'arcobaleno ,è il primo colore percepito dai bambini, è il primo a cui tutti i popoli hanno dato un nome, è il colore del cuore e dell'amore, del dinamismo e della vitalità, della passione e della sensualità, dell'autorità e della fierezza, della forza e della sicurezza, della fiducia nelle proprie forze e capacità.

Nell'arte paleocristiana si dipingevano di rosso gli arcangeli e i serafini, ed è questa la ragione primaria della scelta di Mario Loprete di utilizzare il rosso per rappresentare i soggetti, in modo che acquisissero un’aurea divina necessaria per accompagnarci durante questo terribile periodo storico.

I soggetti da soli non avrebbero avuto la giusta forza se non fossero stati rappresentati come graffiti su una base di cemento, elemento predominante nel progetto artistico di Mario Loprete".



Inviato da Libero Mail per iOS


Recensione critica di Francesco Loprete

sabato 14 agosto 2021

Sergio Rubino, Pediatra per passione

Ieri Gino Strada, oggi Sergio Rubino.

Persone splendide che hanno fatto del loro mestiere una fede e un modello di vita.

Gino Strada lo conosciamo per la sua storia di medico impegnato in prima linea nei territori martoriati dalle guerre e per le cure che elargiva gratuitamente con Emergency.

Prima gli ammalati! Questo il motto di entrambi i medici.

Mai stanchi e sempre disponibili!

Sergio Rubino è stato il pediatra dei miei figli e dei miei nipoti. Un caro amico Sempre a disposizione e col sorriso sulle labbra anche in piena notte. E all'occorrenza anche sulla spiaggia pur di fugare le ansie dei genitori alle prese con l'eritema solare o qualche fungo.

Empatia contagiosa e immediata!

Sergio sapeva accattivarsi la fiducia di genitori e figli; sussurrava parole scherzose ai piccoli pazienti. Giocava con loro e dopo averli messo a loro agio iniziava la visita accurata. Girava e auscultava i piccoli corpicini con sapienza e maestria da giocoliere: me lo fai vedere il lillichino? E il cuoricino? Me lo fai sentire? ...

Ultimata l'esplorazione, mentre l'assistente di studio rivestiva i piccoli, lui, sommessamente, quasi sussurrando minimizzava i timori di noi genitori.

Il dialogo, con noi genitori alle prime armi, era confidenziale e oltre alle cure mediche mirate per lenire il malessere del momento suggeriva anche antichi rimedi casalinghi in cui la madre, signora Dora, copriva il ruolo della saggezza, era la nursery ispiratrice nonché valente pittrice.

I dipinti della Signora Dora tappezzavano lo studio di via Acri prima e viale Pio X dopo, ambienti accoglienti da subito divenuti familiari nel corso dei decenni. 

Tra poesie, ritratti e dipinti che attestavano affetto e stima nei confronti del pediatra, l'acquario e la parete verde, la musica soffusa e la qualità dell'aria aspettavamo fiduciosi in un ambiente sereno, certi della soluzione del caso dopo il tuo intervento.

Ciao Sergio. Grazie per la tua immensa e squisita disponibilità. e per avermi onorato della tua amicizia.






venerdì 13 agosto 2021

Viaggio in Calabria

In questi giorni ho letto di un giovane londinese venuto in Calabria e della sua meraviglia appena entrato nei territori silani.

Il giovane in visita presso alcuni amici di Taverna è rimasto piacevolmente sorpreso dalla vegetazione e dal tempo sospeso tra i suoni dei boschi e le stradine strette per entrarvi. Si è meravigliato e non ha potuto fare a meno di rapportare la realtà calabrese alla sua vita londinese.

Mondi opposti.



Tra le montagne della Sila, Taverna, Catanzaro e Londra.

È un documentario che prende il via dalle differenze, tra vissuti opposti. Tra questi due modi di vivere emerge, tra stupore e rapimento, la considerazione imperiosa di una dicotomia voluta tra essere e volere. Vivere una rottura mentale meravigliosa scaturita dall'essere, passeggiare, respirare tra la riserva naturale della Sila e ossigenare mente e corpo differentemente rispetto a qualche ora prima quando ancora viveva nella caotica Londra.
Il rapporto tra ciò che l'individuo vuole, ossigeno, spazi vitali, quiete, escursioni e quello che vorrebbe accantonare: routine, stress, vita intensa e senza tempo della metropoli è a portata di mano. Basta poco! Basta volerlo!

Ross Earney, questo il nome del giovane londinese in visita agli amici di Taverna Angelo che, con l'ausilio di Davide, Simone, Carmelo, Eugenio, è stato l'ispiratore del documentario pubblicato qualche giorno addietro. Ross si stupisce per ogni minima curva della strada immersa nella caratteristica vegetazione della macchia mediterranea. La meraviglia del borgo che ha dato i natali ai fratelli Preti. Tra natura e storia. Ricchezze e miserie
Su tutto emerge l'importanza della tutela ambientale. Tra opere mirate e illuminate dal fare dell'uomo a tutela del patrimonio ambientale nonostante le avidità dettate dalle cementificazioni selvagge di certo pragmatismo.

Dopo tanto bel disquisire sulle bellezze ambientali della Calabria e sulle sue, nostre, potenziali ricchezze; dopo avere appreso della sublime catarsi avvenuta nello spirito del giovane londinese in visita, dimenticando che noi siamo i possessori del bene 24ore su 24 e che spesso, nell'immaginario collettivo suscita insofferenza per dovere percorrere angustie stradine tracciate lungo i costoni dei monti, noi, succubi di un malcelato provincialismo sogniamo Londra, New York, Brooklyn e il ponte sullo stretto per guadagnare qualche manciata di tempo e vivere nel caos delle grandi metropoli. Essere, insomma nell'inferno di un formicaio la cui ambizione strutturale verticistica porta alla visione edonistica della realtà. Una realtà distorta che impone il mantenimento nevrotico dei primati raggiunti in tutti i campi.

Arrivare prima. Viaggiare. Volare. Possedere. Bruciare il tempo e le bellezze. Fare incetta degli status simbolo non necessariamente appaganti ma che fanno rumore mediatico e interagiscono coi like.

Secondo gli antichi e saggi insegnamenti la Concezione della lentezza come filosofia di vita che porta alla scoperta della bellezza è alla base dell'essere e risiede in ognuno di noi:

Stati d'animo che si possono apprendere e apprezzare solo nella visione contemplativa della lentezza del tempo che predispone l'animo alla quiete e alla valorizzazione del bello. Il tempo vissuto e assaporato attraverso i sensi, guardando con occhi nuovi il mondo, inalando l'aria, essenza vitale quale  puro ossigeno rigenerante, in totale annullamento dei surrogati concettuali fuorvianti con l'immersione dei sensi si potrà camminare su sentieri illuminanti. Sorretti e illuminati dal fuoco della ragione (che sovrasta quello dei piromani ché diniego di vita) e dal bello che circonda la nostra esistenza guardiamo al futuro consapevolmente. Nulla è per sempre. sta a noi salvaguardarne le peculiarità e le opportunità dei nostri figli. preservando loro le bellezze naturali quali tutori temporali del bene comune 


mercoledì 11 agosto 2021

Storie di vita d'altri tempi

La campagna era tutta buona. Benevola con chi la curava! La terra dava soddisfazioni e non lasciava in sofferenza le famiglie dei contadini. I frutti copiosi dell'orto sfamavano anche i parenti e i vicini in affanno in quei tempi di magra immediatamente dopo la guerra.

Il dopoguerra lasciò rovine materiali, fisiche e mentali.

Chi viveva in campagna, delatori e traditori a parte, spie di regime che facevano la fronda miseramente, riusciva a cavarsela facendo crescere la famiglia. Col duro lavoro dei campi e le cure adeguate dovute agli animali per conservarli in buona salute anche quel duro capitolo fu chiuso.

L'appezzamento di terra attraversato dal torrente era il più fecondo. E lì crescevano le primizie di stagione.

All'alba si era già sul posto. D'altronde non era distante dalla casa. Bastavano pochi passi per arrivarci. Zappa sulle spalle e qualche sacco di stallatico sul dorso del mulo per concimare. Il meticcio trotterellava davanti a tutti, qualche canna nel campo dei fagiolini da risistemare e poi “stagliare” l'acqua.

Abbeverare i campi dava un senso di fresco anche al corpo. L'acqua s'infilava nei solchi poco alla volta; tracimava da un solco all'altro fino a completarne il percorso tracciato dalla sapienza contadina.

Sì quel quadrato di terra dava soddisfazioni! Le colture erano abbondanti e saporite. I bambini, ma anche i grandi, attendevano impazienti i frutti. I “zipangùli”, le angurie piantate e cresciute lì erano di un verde scuro intenso e la polpa era rossa fuoco densa e dal sapore indescrivibile. E poi, cetrioli, pomodori, zucchine tutti prodotti dalle qualità organolettiche alte degne dell'etichetta d'eccellenza cercata invano oggi sugli scaffali dei supermercati.

No. non è il racconto romantico tracciato sulla falsariga dei ricordi. È una realtà che vive nella memoria pulsante del tempo che fu.

E poi un maledetto giorno la vita prese una piega diversa. Amara!

Il campo devastato dall'irruenza della mandria priva di guida (il pastore si era assopito sotto un albero? O forse no... a quei tempi i dispetti erano dettati dall'invidia e dalle misere antipatie.) scatenò l'ira. Scoppiò la lite. E il cielo ebbe un altro Angelo.

Seguirono anni difficili. Qualcuno tentò matrimoni d'interesse ma non se ne fece niente. La donna, mamma di sette figli si rimboccò le maniche e prima che la famiglia si disperdesse tra matrimoni e partenze (la prima figlia, in età da marito e fidanzata, con la dote pronta da tempo: casa e corredo aspettavano solo che il padre l'accompagnasse all'altare) volle una foto.

Chiamò tutti e così come si trovavano si misero in posa.

Il fotografo arrivò al casolare di campagna. Piantò il treppiede e scomparve dietro il cappuccio nero. Fermi! Sorridete! Guardate davanti. Non muovetevi... fatto. La lampada del flash emanò fumo e s'increspò.

famiglia contadina, foto d'epoca, 1956-57


martedì 10 agosto 2021

"Le montagne della Sila" tra riserva naturale e città.





Le montagne della Sila
, a cura di Ross Earney, Angelo Pascuzzi Simone Puleo, con Eugenio Attanasio (Cineteca della Calabria) , Carmelo Sanzi (Cultore della Sila),e Davide Scordato nel supporto e aiuto alla realizzazione del progetto.


Nel documentario emerge in incipit il nesso, le differenze, la discrepanza e il rapporto tra la riserva naturale della Sila e la caoticità della città (Londra).
Il rapporto tra ciò che l'individuo vuole (ossigeno, spazi vitali, quiete, escursioni) e  quello che vorrebbe accantonare (routine, stress, vita intensa e senza tempo della metropoli).


Emerge quindi l'ambito sensoriale e quasi meditativo, la sintonia con sé stessi; la stretta connessione tra uomo e natura.


Si rincorrono interviste, una dopo l'altra (Gregorio Ferrari, Carmelo Sanzi, Eugenio Attanasio, Lina Rotundo) in cui si dialoga circa le tematiche del rapporto economico-ambientale, la storia sul patrimonio boschivo di Taverna, la costruzione di villaggi e alberghi, la costruzione del paese come cinema, piscine, appartamenti.


Si fa strada su tutto l'importanza della tutela ambientale, non solo in quanto patrimonio paesaggistico ma patrimonio-salute-umanità.


In video vengono ripresi in volo di un drone Parco Nazionale della Sila, parco avventura Orme nel parco, laghi Ampollino e del Passante, monte Cupone.
Si discute sull'impatto turistico evitando danni all'ambiente cercando di preservarlo  e ci si domanda se rappresenti un'utopia.


In verità bisogna sviluppare l'arte del rispetto della natura che si rivela possibile cercando e trovando un equilibrio e un compromesso economico-ambientale a favore delle future generazioni, allo scopo di sferrare la tragedia climatica.


Il tutto coronato dal singolo che diventa molti in una organizzazione che si occupi del modo in cui l'ambiente viene trattato, ricercandone la preservazione, la difesa, la  protezione, la salvaguardia, la tutela.

giovedì 5 agosto 2021

chi dorme non piglia pesci

Ore 3e30. Il rumore sordo del cassonetto rompe il silenzio della notte. Anche stanotte è venuto a fare la spesa. Lo osservo dalla finestra:

è enorme! Lentamente abbatte e fa rotolare sull'asfalto il bidone dell'immondizia. A nulla valgono le catene messe a protezione dei contenitori dei rifiuti urbani.

Anche un gatto si avvicina. Non sembra spaventato. Si siede a debita distanza e attende. Il cinghiale afferra con le zanne e estrae le buste della spazzatura dal bidone. Rovista e se ne ciba. Poi passa al secondo. Non ancora sazio girovaga tra la sporcizia che ha disseminato. Intanto il gatto consuma gli avanzi. Qualche altro tonfo seguito dal sordo rumore del bidone vuoto ancorato al muro probabilmente segnala alla bestia la fine del banchetto.

Non c'è che dire: il cinghiale è un animale intelligente! Metodico e impavido. Si guarda attorno. Si sofferma nel lembo di terra tra il parcheggio e la strada. E lentamente s'incammina verso la campagna.

Anche stanotte l cinghialessa ha fatto il suo dovere nello svolgere il ruolo di animale selvatico alla ricerca di cibo per il sostentamento suo e della futura prole. Sì, perché dalla mole sembra essere incinta ...  



lunedì 2 agosto 2021

Arc de triomphe, impacchettamenti postumi

La domanda è: “a cosa serve la creatività, l'arte?”.

L'attività alta della creazione supportata dalla conoscenza e dalle tecniche di costruzione semantiche resa sublime dalla sensibilità degli artefici che nel rendere poetiche le bugie della visione aprono a nuovi orizzonti mentali può assoggettarsi o scendere a compromessi coi criteri mercantili che governano prepotentemente la quotidianità?

La schiavitù psicologica è la peggiore delle difficoltà. Difficoltà che immobilizza le libertà e rende schiavi. Schiavi spesso consapevoli della deriva a cui l'umanità è inesorabilmente destinata ad approdare.

Catastrofista? Può darsi.

Personalmente credo nella bellezza del pensiero puro.

L'idea generatrice di ogni forma artistica nasce spontanea. Sono le intenzioni effimere subalterne all'ego condizionato dalla mercificazione del prodotto artistico che lo fanno scadere a volgare prodotto commerciale. È nella mediocrità che risiede la ricerca spasmodica della notorietà della fama e della potenza, sentimento che domina i percorsi dei singoli nell'ormai dittatura dei mass-media divenuti specchio dell'essere bipolare di una società basata sul nulla.

Il pensiero critico è stato annichilito dalla superficialità dei costumi. Il singolo è fagocitato dal branco acefalo. Il pensiero vincente è quello nascosto dietro a migliaia di seguaci mai, voglio dargli una possibilità, e, aggiungo, spesso quasi mai nel pieno rispetto di quel fare empatico facilitante dei rapporti con gli altri diversi da noi.

E poi ci sono le grandi holding che determinano il valore e le strategie da adottare nella palude nascosta della cultura. Persone che non si muovono facilmente. Personaggi che antepongono per deformazione mentale il profitto utile all'accrescimento dell'impero economico d'appartenenza.

Ecco, questo mi è sovvenuto mentre leggevo dell'impacchettamento dell'Arco di Trionfo parigino a qualche anno dalla morte dei coniugi visionari degli occultamenti propositivi: Christo Vladimirov Javacheff (1935–2020) and Jeanne-Claude Denat de Guillebon (1935–2009).





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