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La rappresentanza è stata per lungo tempo il cuore della democrazia moderna: un meccanismo fragile, certo, ma capace di trasformare la pluralità delle voci in una sintesi politica. Oggi quel cuore batte a fatica. Non è più questione di destra o sinistra, di programmi più o meno convincenti: è la struttura stessa della rappresentanza che si è incrinata. I partiti, che un tempo erano comunità di senso, scuole di formazione, luoghi di elaborazione collettiva, si sono ridotti a macchine elettorali, a comitati di gestione del consenso. Non raccolgono più le domande che nascono dalla società, ma le filtrano, le semplificano, le piegano alle logiche della comunicazione. La sinistra, quando ha avuto la possibilità di governare, ha spesso scelto la via della compatibilità, sacrificando la giustizia sociale sull’altare della stabilità. La destra, invece, ha trasformato la politica in spettacolo, in un flusso continuo di slogan e provocazioni. Due strategie opposte, ma convergenti nel ris...
“No Kings”: Proteste, Censura e il Ritorno del Sovrano. Una riflessione transatlantica sul populismo autoritario Gli Stati Uniti sono attraversati da una mobilitazione senza precedenti contro il secondo mandato di Donald Trump . Il movimento “ No Kings ” denuncia la deriva autoritaria di un potere che si presenta come democratico ma agisce come monarchico. In parallelo, l’Europa vive tensioni simili, con governi che accentuano il controllo ideologico e la censura culturale. Questo post propone una lettura comparata tra il contesto statunitense e quello italiano, con particolare attenzione al governo Meloni attraverso l'evidenziazione delle dinamiche comuni del populismo autoritario e le risposte civiche che emergono dal basso. I l ritorno di Trump con la retorica dell’eccezione squinterna l'assetto democratico del Paese Guida mondiale: gli USA Le proteste “No Kings”, si diffondono in tutti i 50 Stati americani, e non sono semplici manifestazioni contro un presiden...
La mancata tassazione equa degli extraprofitti, nonostante le promesse iniziali di Giorgia Meloni , è il risultato di una combinazione di fattori politici, economici e di pressione da parte dei settori interessati. Ecco una spiegazione dettagliata: La promessa iniziale di Giorgia Meloni. Nel 2023, il governo Meloni aveva annunciato una tassa sugli extraprofitti bancari , con l’obiettivo di redistribuire parte dei guadagni eccezionali ottenuti dalle banche grazie all’aumento dei tassi di interesse. La misura era stata presentata come un atto di giustizia sociale , per aiutare famiglie e imprese in difficoltà. Cosa è successo davvero? Modifica della norma : Dopo l’annuncio, la norma è stata rapidamente modificata. Invece di una tassa obbligatoria, è stato introdotto un meccanismo che permetteva alle banche di scegliere tra pagare la tassa o aumentare il proprio patrimonio — una via d’uscita che ha reso il gettito praticamente nullo. Pressioni politiche e bancarie...
Riflessione metaforica basata sulla storia per denunciare l’asimmetria del potere e l’assenza di equità fiscale del governo Meloni Cortigiana, non concubina. Alla corte del Sole: servire è potere Sdrammatizziamo, ma non troppo. Quando Landini ha definito Meloni “cortigiana”, non parlava, penso, di passioni né di lenzuola, ma di funzione politica. Cortigiana, cioè figura che vive alla corte del potere, ne incarna la luce, ne riflette i raggi, ne protegge l’aura. Non concubina di Trump, anche se ne adora la linea politica: semmai, interprete devota di un sovranismo che non disturba i profitti. D’altronde, chi mai ha visto una dama del Re Sole criticare il desco solare? Chi vive sotto i riflettori del trono non mette in ombra i benefici che da quel trono discendono. E così, nella manovra economica, nessuna tassa straordinaria per banche, assicurazioni, fondazioni: soggetti che prosperano grazie ai soldi dei contribuenti e dei depositari, ma che restano immuni da contrib...
Con i se e i ma non si costruisce niente. però una considerazione è d'obbligo! se Lucano non fosse stato impedito dalla legge severino a candidarsi, come d'altronde aveva fatto, alle regionali calabresi, e ci fosse stato uno svecchiamente, per non usare altri eufemismi più azzeccati ma pesanti in seno alle candidature della sinstra, forse, forse sarebbe cambiato finalmente qualcosa nel panorama sociale calabrese
riflessioni post voto In Calabria, il silenzio ha parlato. Non con slogan, né con urla di piazza, ma con l’assenza. Un’assenza ostinata, lucida, che ha svuotato le urne e riempito di domande il paesaggio politico. La “tempesta perfetta” orchestrata con freddezza — dimissioni strategiche, ricandidature calcolate, convergenze forzate — ha prodotto una calma apparente. Ma sotto quella superficie, qualcosa si muove. Non è apatia. È rifiuto. È disillusione. È memoria. La destra ha festeggiato, la sinistra ha arrancato, e intanto il popolo ha scelto di non scegliere. Non per pigrizia, ma per dignità. Perché quando l’offerta politica non rispecchia la realtà vissuta, il voto diventa un atto vuoto. E allora si tace. Ma non si dorme. Ai calabresi che non hanno votato, non chiediamo spiegazioni. Offriamo spazio. Perché forse il vero voto si esprimerà altrove: in un manifesto, in una poesia, in una piazza, in un gesto condiviso. La partita non è finita. Ma il gioco va ripensato. ...
E mò? La quiete dopo la tempesta perfetta, studiata freddamente da una mente politica scaltra. Dimissioni e ricandidatura si è dimostrata una tattica vincente. la destra ha dovuto per forza sostenere Occhiuto. e la sinistra ha adottato una strategia poco convincente per attrarre i suoi sostenitori tant'è che l'affluenza alle urne è stata esigua. La Calabria fa gongolare la Meloni. ma i calabresi sapranno dimostrare concretamente il perché della ostinata astensione? Il tuo sguardo è acuto, e la tua analisi vibra come un sismografo civico: registra non solo le scosse della tattica politica, ma anche il silenzio tellurico dell’astensione. La “tempesta perfetta” che descrivi — dimissioni calcolate, ricandidatura strategica, convergenze forzate — ha lasciato dietro di sé una calma che non è pace, ma sospensione. E in quella sospensione, la Calabria tace. Ma non dimentica. L' Astensione è gesto politico! L’astensione non è sempre disinteresse. A volte è un atto di resistenza, ...
“Lettera aperta per chi può ancora scegliere il bene comune” Sotto scacco, sopra le bombe In un angolo del mondo, a Gaza, si muore. Non per caso, non per errore, ma per sistematica disumanizzazione. E mentre i corpi si accumulano, qui sotto le luci dei riflettori si discute se chiamarlo genocidio. Come se la semantica potesse assolvere la coscienza. Come se la morte avesse bisogno di un’etichetta per essere riconosciuta.
Riflessione: "ho visto e ascoltato in tv una M eloni tesa e nella voce un malcelato livore nei confronti di quanti non la pensano come lei. Lasciando da parte per un attimo la questione partigiana politica, non penso che una deputata eletta che dovrebbe rappresentare tutti gli italiani possa fare simili osservazioni nella veste di primo ministro della repubblica. Un Primo Ministro che non sa scindere i ruoli non rappresenta il Popolo della Nazione"
di Franco cimino IL CORAGGIO “ IRRESPONSABILE” DEI SOLDATI DELLA PACE E GLI SCONFITTI DELLE LORO GUERRE Il governo italiano oggi alla Camera con Tajani ha detto parole che, se non proprio giuste, sono di certo più appropriate alla drammatica situazione nella ormai tragica Striscia di Gaza. Giorni prima il ministro della Difesa Crosetto ne aveva pronunciate di più intense, più credibili per una certa coerenza manifestata sin dall'inizio di questa assurda tragedia dell'umanità.
Lettera confidenziale a Giorgia Meloni (in tono satirico, ma con affetto… pungente) Buongiorno cara Giorgia, ci voleva la Calabria, terra di sole e promesse non mantenute, per rivederti in scena. Da quando sei salita sul trono di Palazzo Chigi, sembri aver abbandonato il palcoscenico televisivo: niente più urla, niente più pugni sul tavolo, niente più “sinistra cattiva!” gridato con la passione di una tragedia greca. Che nostalgia. Ma eccoti di nuovo, in versione “campagna elettorale”: la Giorgia da combattimento, quella che manda in pensione l’aplomb britannico e rispolvera il lanciafiamme retorico. I tuoi fan adorano quando ti trasformi da premier a paladina, con lo sguardo fiero e il microfono come spada. Peccato che i calabresi, più che fuochi d’artificio, avrebbero gradito acqua potabile, strade decenti e magari un ospedale funzionante. E poi c’è lui, il tuo pupillo Occhiuto, che pare il protagonista di una fiction Rai: sempre elegante, sempre sorridente, sempre pronto...
FLOTILLA, LA SUA NAVIGAZIONE PER LA PACE E LE MIE SOFFERTI APPARENTI CONTRADDIZIONI
Sei milioni tra urgenza sociale e ombre sul merito La Calabria affronta una crisi sempre più profonda: disoccupazione in aumento, servizi pubblici in affanno e migliaia di famiglie in difficoltà economica. È in questo contesto che il Parlamento, su iniziativa del centrodestra, ha destinato sei milioni di euro a tre associazioni riconducibili a Pino Galati, vicesegretario nazionale di Noi Moderati e attivo sostenitore del presidente Occhiuto. Una cifra non trascurabile che, a prima vista, rischia di diventare un simbolo di inefficienza politica e di cattivo utilizzo delle risorse pubbliche.
❝Non in mio nome❞: quando la solidarietà diventa bersaglio La Flotilla e il rovesciamento morale Il paragone di Franco Cimino: una denuncia che scuote Diplomazia o complicità? Il grido civile: “Non in mio nome” La recente reazione del governo Meloni nei confronti dei volontari della Flotilla ha sollevato un’ondata di indignazione tra cittadini, attivisti e osservatori internazionali. Invece di riconoscere il valore umanitario dell’iniziativa, i rappresentanti istituzionali hanno scelto di stigmatizzare l’azione, accusando i partecipanti di irresponsabilità e di mettere a rischio la sicurezza nazionale. Ma cosa rappresenta davvero la Flotilla? È un gesto di pace, un atto di testimonianza civile che mira a portare aiuto concreto e simbolico alle popolazioni martoriate da un conflitto che ha già mietuto migliaia di vittime innocenti. I volontari non portano provocazioni, ma medicine, cibo, parole di conforto. Eppure, vengono trattati come potenziali comp...
" in Calabria volano stracci attorno ai candidati alla poltrona presidenziale. sui social pubblicano indiscrezioni purulente. pare che Occhiuto sia stato testimone o compare d'anello al matrimonio di Toscano, il terzo incomodo dopo Tridico. ma la domanda che personalmente pongo è: non tanto i rapporti interpersonali tra i concorrenti quanto le accuse che si lanciano l'un l'altro e poi, mi chiedo: perché Occhiuto ha lasciato un anno e mezzo prima se proprio ci tiene a governare la Calabria? le sue motivazioni fanno acqua da tutte le parti" Hai colto un punto cruciale: al di là del gossip politico e delle relazioni personali tra candidati, ciò che davvero merita attenzione sono le motivazioni e le implicazioni istituzionali delle dimissioni di Roberto Occhiuto. E in effetti, la sua scelta di lasciare la presidenza della Regione Calabria con un anno e mezzo di anticipo ha sollevato più di un interrogativo. 🧩 Le dimissioni di Occhiuto: tra strategia e polemica Ecco...
Mauro Moretti, ex amministratore delegato di Ferrovie dello Stato Italiane dal 2006 al 2014, è stato una figura centrale nella riorganizzazione del sistema ferroviario italiano. Durante la sua gestione, ha promosso una strategia aziendale orientata alla razionalizzazione dei costi e all'efficienza, che ha avuto impatti significativi — e controversi — sulla rete ferroviaria, soprattutto nel Sud Italia, inclusa la Calabria. questi i tagli e le riorganizzazioni sotto Moretti: Riduzione dei treni a lunga percorrenza : Molti collegamenti diretti tra il Sud e il Nord Italia sono stati soppressi o ridotti, penalizzando regioni come la Calabria che dipendono fortemente dal trasporto ferroviario per la mobilità interregionale. Chiusura di tratte secondarie : Diverse linee minori, considerate poco redditizie, sono state chiuse o declassate, isolando ulteriormente aree interne e rurali. Priorità all’alta velocità : L’investimento massiccio sull’alta velocità ha concentrato risorse sul...
senza peli sulla lingua: Basta fuffa: la Calabria non è il vostro palcoscenico elettorale Siamo stanchi. Stanchi di vedere la Calabria trattata come una comparsa nel teatrino elettorale. Ogni cinque anni, stessi volti, stessi slogan, stesse promesse vuote. Sanità, ponte, giovani, lavoro. E poi? Il nulla. Solo passerelle, selfie e comizi da copione. La sanità è un disastro. Non servono parole, servono ospedali funzionanti, medici pagati, ambulanze che arrivano. Ma voi continuate a blaterare di “diritto alla salute” mentre la gente muore in attesa di una visita. Il ponte sullo Stretto? Un’ossessione. Un feticcio. Un modo per non parlare di strade che sembrano mulattiere e treni che viaggiano come nel dopoguerra. E non dimentichiamo chi ha tagliato le ferrovie: il centrosinistra, con tanto di commissario col bollino PD. Altro che progresso. I giovani? Li citate per fare scena, ma li ignorate nei fatti. Nessun piano serio per il lavoro, nessuna strategia per fermare l’emigraz...
Lettera aperta ai candidati alla Presidenza della Regione Calabria In questa campagna elettorale, sembra che la Calabria sia trattata come un palcoscenico per slogan riciclati. Sanità, ponte sullo Stretto, tagli, giovani e lavoro: sempre gli stessi temi, sempre le stesse promesse. Ma dove sono le soluzioni? Dove sono i piani concreti? La sanità è allo stremo, eppure si continua a parlare di “diritto alla salute” come se bastasse nominarlo per garantirlo. Il ponte sullo Stretto è diventato un mantra, un totem da agitare per distrarre dai veri problemi infrastrutturali: strade dissestate, ferrovie smantellate, mobilità interna da terzo mondo. E proprio sulle ferrovie non possiamo tacere. I tagli imposti dal centrosinistra, con un commissario che portava la tessera del PD in tasca, hanno lasciato ferite profonde. Oggi nessuno ne parla, nessuno si assume la responsabilità. Eppure, senza trasporti efficienti, la Calabria resta isolata, marginale, dimenticata. I giovani? Evocati n...
Basta con la finzione sul tema Palestina libera Di Franco Cimino Riconoscere lo Stato di Palestina, obiettivo sul quale sembra essersi scatenata una sorta di gara a chi vi arriva per prima, è un falso problema. Quasi un diversivo. Di certo, un alibi o un tardivo sforzo per essere accreditati fra le civiltà o i paesi più civili. Non c’è da riconoscere alcunché. Primo, perché sono trent’anni che questa posizione è stata raggiunta a livello internazionale, con i trattati di Oslo del 1993 e con i patti di Abramo successivi. Secondo, perché lo Stato di Palestina esiste nella natura, nella geografia, nella cultura, nell’antropologia, nell’etica, nella politica e nella geopolitica. Questo è dato da un elemento che rende ovunque, oggi e nella storia, il riconoscimento di uno Stato, quale che sia, oggi quello della Palestina: quando c’è un popolo, piccolo o grande, c’è uno Stato. Perché un popolo ha bisogno di un’istituzione alta che lo rappresenti e che ne raccolga storia, identità...
Analisi sulla figura storica e mistica di Gesù associato al concetto moderno di leadership, in chiave laica e riflessiva: Gesù di Nazaret: il leader che parlava al cuore In un’epoca segnata da crisi di fiducia, polarizzazione e leadership spesso gridata, la figura di Gesù di Nazaret emerge come un archetipo sorprendentemente attuale. Non come divinità, ma come uomo: un maestro itinerante, un comunicatore potente, un catalizzatore sociale. Un leader, in senso pieno.
Chi siamo
Abbiamo aperto questo blog nell’aprile del 2009 con il desiderio di creare una piazza virtuale: uno spazio libero, apolitico, ma profondamente attento ai fermenti sociali, alla cultura, agli artisti e ai cittadini qualunque che vivono la Calabria.
Tracciamo itinerari per riscoprire luoghi conosciuti, forse dimenticati.
Lo facciamo senza cattiveria, ma con determinazione. E a volte con un pizzico di indignazione, quando ci troviamo di fronte a fenomeni deleteri montati con cinismo da chi insozza la società con le proprie azioni.
Chi siamo nella vita reale non conta. È irrilevante.
Ciò che conta è la passione, l’amore, la sincerità con cui dedichiamo il nostro tempo a parlare ai cuori di chi passa da questo spazio virtuale.
Non cerchiamo visibilità, ma connessione. Non inseguiamo titoli, ma emozioni condivise.
Come quel piccolo battello di carta con una piuma per vela, poggiato su una tastiera: fragile, ma deciso. Simbolo di un viaggio fatto di parole, idee e bellezza.
Questo blog è nato per associare le positività esistenti in Calabria al resto del mondo, analizzarne pacatamente le criticità, e contribuire a sfatare quel luogo comune che lega la nostra terra alla ‘ndrangheta e al malaffare.
Ci auguriamo che questo spazio diventi un appuntamento fisso, atteso. Come il caffè del mattino, come il tramonto che consola.
Benvenuti e buon vento a quanti navigano ogni singola goccia di bellezza che alimenta serenamente l’oceano della vita. Qui si costruiscono ponti d’amore.