Lo sguardo obliquo del Tempo
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| "Titolo dell'opera: tempo: polimaterico 30x22x8, anno 2012, autore: Mario Iannino " |
Il tempo ridà tutto, o quasi, trasformato artatamente dall’uomo
o dal tempo stesso. Ciò che toglie, ciò ch’è stato ricompare modificato sotto
altre vesti e parla di vissuto.
Ciò che sembra scomparire ritorna, mutato, reinterpretato dall’esperienza umana o dal tempo stesso. È un pensiero che richiama il concetto di eterno ritorno o di memoria trasformativa, dove il passato non è mai del tutto passato, ma si ripresenta sotto nuove forme, impregnato di significato.
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| "Mario Iannino, "tempo", 2012: polimaterico ingabbiato, mis.35x28x9" |
Il tempo e la materia: la trasfigurazione del vissuto nell’opera di Iannino (2012)
Nel 2012, Iannino realizza una delle sue più emblematiche manipolazioni
plastiche polimateriche, un’opera che si colloca al crocevia tra memoria e
metamorfosi, tra gesto e sedimentazione. L’artista plasma materiali eterogenei
— organici, sintetici, residuali — in una composizione che sfida la stabilità
formale e invita lo spettatore a interrogarsi sul destino delle cose nel tempo.
L’opera si presenta come un organismo in divenire,
stratificato, dove ogni elemento sembra portare con sé una storia, un frammento
di vissuto. Nulla è lasciato al caso: la scelta dei materiali, la loro
disposizione, le tensioni tra pieni e vuoti, tra opaco e trasparente, tra
rigido e molle, costruiscono un linguaggio visivo che parla di trasformazione e
permanenza.
Il tempo, in questa creazione, non è solo tema ma anche
strumento. È il tempo che corrode, che altera, che restituisce. È il tempo che,
come scriveva l’artista stesso, “ridà tutto, o quasi, trasformato artatamente
dall’uomo o dal tempo stesso”. L’opera diventa così un palinsesto, un archivio
sensibile in cui ciò che è stato riemerge sotto nuove vesti, trasfigurato ma
non dimenticato.
Con questa manipolazione, Iannino non si limita a modellare
la materia: la interroga, la ascolta, la lascia parlare. E ciò che ne
scaturisce è un racconto muto ma eloquente, un’eco plastica del nostro
passaggio nel mondo.
Curatela per l'opera polimaterica “tempo” (2012)

"polimateric" tempo, 35×28×9 cm"

Nel cuore di questa manipolazione plastica, Iannino costruisce un dispositivo di memoria e denuncia.
"tempo" non è una scultura, né un quadro: è un organismo critico, un palinsesto tridimensionale che interroga il destino del gesto nel tempo.
Due calendari da scrivania, sovrapposti nei vertici, formano una cuspide instabile: il tempo non è lineare, ma contraddittorio, biforcato. I pennelli verticali, incastonati come colonne, non servono a dipingere: reggono, testimoniano, resistono. A lato, quasi protetta dal pennello/colonna, una matita spezzata e il suo carnefice — un taglierino — evocano una cesura: il pensiero interrotto, il segno mutilato, la violenza del tempo che consuma.
Sulle superfici, cartoline: simulacri di luoghi, frammenti di memoria, immagini che non consolano. Sono tracce, non decorazioni. Ogni elemento è residuale, scelto, collocato con precisione etica. La materia — pittura, tessuto, gesso, plastica — non è modellata per piacere, ma per interrogare. Opaco e trasparente, rigido e molle, pieno e vuoto: le tensioni non si risolvono, si espongono.
L’opera non rappresenta il tempo: lo metabolizza. È il tempo che “ridà tutto, o quasi, trasformato artatamente dall’uomo o dal tempo stesso”. È il tempo che corrode, stratifica, restituisce. "tempo" è un archivio sensibile, un racconto muto ma eloquente, una denuncia che non urla ma insiste.
Iannino non cerca armonia: cerca verità. E la verità, qui, è frammentata, spezzata, stratificata. "tempo" è una testimonianza plastica del nostro passaggio nel mondo — non celebrativa, ma critica. Non nostalgica, ma trasformativa.


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