Se potessi, preferirei i Boschi

 

Certo, con i tempi che corrono andrei volentieri anch’io a vivere nei Boschi con Mariaelena piuttosto che stare in città con la Giorgia. Scherzi a parte, sostenere tutte le spese imposte per vivere nella civiltà dei consumi è davvero una impresa pesante. A partire dalla bolletta dell’energia elettrica che su un consumo reale che si aggira attorno alle 80€ devi sborsarne 150€. E poi c’è il gas che non scherza; il telefono con la relativa connessione a internet … .

La sensazione di dover “correre” solo per restare fermi è comune a molti. Le spese fisse — luce, gas, internet, telefono — finiscono per pesare più del consumo reale, perché oltre al costo dell’energia ci sono tasse, oneri di sistema e balzelli vari che gonfiano la bolletta. È come se la civiltà dei consumi ci imponesse un pedaggio continuo per poter partecipare al gioco. 

In fondo, il sogno di “vivere nei boschi” è un modo per esprimere il desiderio di libertà da questi vincoli. Non serve per forza isolarsi: anche dentro la città si possono trovare strategie per ridurre la dipendenza dal sistema e sentirsi un po’ più autonomi. 

Ma anche quando raccogli il coraggio con tutt’e due le mani, come ha fatto la famiglia che si è stabilita nei boschi e sta riempiendo la morbosità di mass-media e voyeur  devi fare i conti con la comunità.

La famiglia anglo-australiana che vive nella "casa nel bosco" (vicino a Palmoli, in Abruzzo) si è guadagnata l'attenzione dei media principalmente a causa della decisione del tribunale di allontanare i loro tre figli per questioni legate alla sicurezza, alle condizioni sanitarie e all'adempimento dell'obbligo scolastico.

Le notizie di stampa si sono concentrate sull'accesso ai servizi essenziali, come l'acqua potabile, l'elettricità e le condizioni abitative generali, che sarebbero state giudicate carenti dalle autorità. Non è stato specificato nei resoconti dei media il tipo esatto di connessione Internet utilizzata dalla famiglia o come fosse alimentata, poiché l'attenzione mediatica si è focalizzata sulle condizioni di vita basilari e sul benessere dei minori, che secondo il tribunale non erano garantiti.

I genitori hanno sostenuto di aver rispettato l'obbligo scolastico dei figli attraverso l'homeschooling (istruzione parentale). Tuttavia, i dettagli tecnici su come gestissero specificamente la connettività internet per questa o altre esigenze non sono stati resi pubblici. Quindi, non avendo i dati, per il momento soprassiedo. Non mi trasferisco nei boschi ma fantastico pensando a quanto si sarebbe potuto fare se qualcuno avesse davvero mantenuto la parola data.

 “Le promesse del governo Meloni, edizione favole moderne”  . sia ben chiaro: non è vero niente di quello che scrivo in seguito. È una favola. Una fantasia, quindi, leggiamo e sorridiamo insieme:

C’era una volta un governo che prometteva mari e monti. 

Avrebbe dovuto abolire le accise sulla benzina ma le decisioni sono state rimandate. Certo, come la dieta che inizia sempre “da lunedì”… e finisce al distributore con prezzi più alti di prima. 

E superare la legge Fornero.  Magari, ma intanto i pensionati continuano a fare i conti con gli stessi numeri. 

Bloccare i migranti con il famoso “blocco navale”? Più che una manovra militare, sembra un titolo di Netflix mai prodotto.  Ma meglio così! La vita è sacra e le migrazioni sono flussi culturali necessari che vanno ad implementare carenze sociali quali la demografia e i mestieri, la manodopera … .

Avevano pure osato promettere di ridurre le tasse! In pratica, condoni e bonus a pioggia: un déjà-vu che dura da 25 anni. 

Rilanciare l’industria (vedi ex Ilva). Altro che rilancio: il collasso industriale è stato servito con contorno di promesse bruciate. 

Intanto, mentre le promesse evaporano come nebbia al sole, i sondaggi restano blindati: il consenso non cala, perché la comunicazione è più forte della matematica. 

Morale della favola. 

Il governo Meloni è come quel venditore di pentole che ti assicura che cucinerai meglio, spenderai meno e vivrai felice. Poi scopri che la pentola è vuota, ma il racconto è talmente convincente che continui a battere le mani.  E le promesse, quanti ne sono state mantenute? 22 su 100 in tre anni. 

Il resto è un grande spettacolo di illusionismo politico: applausi, luci, slogan… e la realtà che resta sempre fuori dal palco mentre i leader ballano al ritmo di chi ”non salta comunista è” 

E mentre i cittadini fanno i conti con bollette gonfiate e servizi essenziali sempre più cari, il governo Meloni continua a raccontare la favola delle promesse.

 Certo, con i tempi che corrono andrei volentieri anch’io a vivere nei boschi con mariaelena. Scherzi a parte, sostenere tutte le spese imposte per vivere nella civiltà dei consumi è davvero una impresa pesante. A partire dalla bolletta dell’energia elettrica che su un consumo reale che si aggira attorno alle 80€ devi sborsarne 150€. E poi c’è il gas che non scherza; il telefono con la relativa connessione a internet … .

La sensazione di dover “correre” solo per restare fermi è comune a molti. Le spese fisse — luce, gas, internet, telefono — finiscono per pesare più del consumo reale, perché oltre al costo dell’energia ci sono tasse, oneri di sistema e balzelli vari che gonfiano la bolletta. È come se la civiltà dei consumi ci imponesse un pedaggio continuo per poter partecipare al gioco.  

In fondo, il sogno di “vivere nei boschi” è un modo per esprimere il desiderio di libertà da questi vincoli. Non serve per forza isolarsi: anche dentro la città si possono trovare strategie per ridurre la dipendenza dal sistema e sentirsi un po’ più autonomi.  

Ma anche quando raccogli il coraggio con tutt’e due le mani, come ha fatto la famiglia che si è stabilita nei boschi e sta riempiendo la morbosità di mass-media e voyeur  devi fare i conti con la comunità.

La famiglia anglo-australiana che vive nella "casa nel bosco" (vicino a Palmoli, in Abruzzo) si è guadagnata l'attenzione dei media principalmente a causa della decisione del tribunale di allontanare i loro tre figli per questioni legate alla sicurezza, alle condizioni sanitarie e all'adempimento dell'obbligo scolastico. 

Le notizie di stampa si sono concentrate sull'accesso ai servizi essenziali, come l'acqua potabile, l'elettricità e le condizioni abitative generali, che sarebbero state giudicate carenti dalle autorità. Non è stato specificato nei resoconti dei media il tipo esatto di connessione Internet utilizzata dalla famiglia o come fosse alimentata, poiché l'attenzione mediatica si è focalizzata sulle condizioni di vita basilari e sul benessere dei minori, che secondo il tribunale non erano garantiti. 

I genitori hanno sostenuto di aver rispettato l'obbligo scolastico dei figli attraverso l'homeschooling (istruzione parentale). Tuttavia, i dettagli tecnici su come gestissero specificamente la connettività internet per questa o altre esigenze non sono stati resi pubblici. Quindi, non avendo i dati, per il momento soprassiedo. Non mi trasferisco nei boschi ma fantastico pensando a quanto si sarebbe potuto fare se qualcuno avesse davvero mantenuto la parola data.

 “Le promesse del governo Meloni, edizione favole moderne”  . sia ben chiaro: non è vero niente di quello che scrivo in seguito. È una favola. Una fantasia, quindi, leggiamo e sorridiamo insieme:

C’era una volta un governo che prometteva mari e monti.  

Avrebbe dovuto abolire le accise sulla benzina ma le decisioni sono state rimandate. Certo, come la dieta che inizia sempre “da lunedì”… e finisce al distributore con prezzi più alti di prima.  

E superare la legge Fornero.  Magari, ma intanto i pensionati continuano a fare i conti con gli stessi numeri.  

Bloccare i migranti con il famoso “blocco navale”? Più che una manovra militare, sembra un titolo di Netflix mai prodotto.  Ma meglio così! La vita è sacra e le migrazioni sono flussi culturali necessari che vanno ad implementare carenze sociali quali la demografia e i mestieri, la manodopera … .

Avevano pure osato promettere di ridurre le tasse! In pratica, condoni e bonus a pioggia: un déjà-vu che dura da 25 anni.  

Rilanciare l’industria (vedi ex Ilva). Altro che rilancio: il collasso industriale è stato servito con contorno di promesse bruciate.  

Intanto, mentre le promesse evaporano come nebbia al sole, i sondaggi restano blindati: il consenso non cala, perché la comunicazione è più forte della matematica.  

Morale della favola.  

Il governo Meloni è come quel venditore di pentole che ti assicura che cucinerai meglio, spenderai meno e vivrai felice. Poi scopri che la pentola è vuota, ma il racconto è talmente convincente che continui a battere le mani.  E le promesse, quanti ne sono state mantenute? 22 su 100 in tre anni.  

Il resto è un grande spettacolo di illusionismo politico: applausi, luci, slogan… e la realtà che resta sempre fuori dal palco mentre i leader ballano al ritmo di chi ”non salta comunista è”  

E mentre i cittadini fanno i conti con bollette gonfiate e servizi essenziali sempre più cari, il governo Meloni continua a raccontare la favola delle promesse.

 Il sogno di “vivere nei boschi” diventa allora una metafora di libertà: sottrarsi al giogo dei balzelli, respirare senza che qualcuno ti calcoli l’IVA sull’aria. Ma anche chi ha provato davvero a farlo, come la famiglia anglo-australiana in Abruzzo, ha scoperto che la comunità e le istituzioni non ti lasciano scappare: devi garantire scuola, servizi, sicurezza. La fuga totale non è concessa.  

E mentre i cittadini arrancano tra bollette e obblighi, il governo Meloni continua a recitare il copione delle promesse.  

Il risultato è un Paese che corre senza avanzare, dove la politica promette scorciatoie ma consegna labirinti. La pentola delle promesse è vuota, ma il venditore continua a battere il coperchio per attirare applausi.  

 “Le promesse non costano nulla”  


E mentre i cittadini arrancano tra bollette e obblighi, il governo Meloni continua a recitare il copione delle promesse. 

Il risultato è un Paese che corre senza avanzare, dove la politica promette scorciatoie ma consegna labirinti. La pentola delle promesse è vuota, ma il venditore continua a battere il coperchio per attirare applausi. 

 “Le promesse non costano nulla” 

 

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Chi siamo

Abbiamo aperto questo blog nell’aprile del 2009 con il desiderio di creare una piazza virtuale: uno spazio libero, apolitico, ma profondamente attento ai fermenti sociali, alla cultura, agli artisti e ai cittadini qualunque che vivono la Calabria. Tracciamo itinerari per riscoprire luoghi conosciuti, forse dimenticati. Lo facciamo senza cattiveria, ma con determinazione. E a volte con un pizzico di indignazione, quando ci troviamo di fronte a fenomeni deleteri montati con cinismo da chi insozza la società con le proprie azioni. Chi siamo nella vita reale non conta. È irrilevante. Ciò che conta è la passione, l’amore, la sincerità con cui dedichiamo il nostro tempo a parlare ai cuori di chi passa da questo spazio virtuale. Non cerchiamo visibilità, ma connessione. Non inseguiamo titoli, ma emozioni condivise. Come quel piccolo battello di carta con una piuma per vela, poggiato su una tastiera: fragile, ma deciso. Simbolo di un viaggio fatto di parole, idee e bellezza. Questo blog è nato per associare le positività esistenti in Calabria al resto del mondo, analizzarne pacatamente le criticità, e contribuire a sfatare quel luogo comune che lega la nostra terra alla ‘ndrangheta e al malaffare. Ci auguriamo che questo spazio diventi un appuntamento fisso, atteso. Come il caffè del mattino, come il tramonto che consola. Benvenuti e buon vento a quanti navigano ogni singola goccia di bellezza che alimenta serenamente l’oceano della vita. Qui si costruiscono ponti d’amore.

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