Non mi piego, la dignità non si mendica
Dal silenzio dell’anima, controvento
Agli invisibili resilienti
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| "kintsugi; courtesy m.iannino©" |
A chi come me ha conosciuto il gelo dell’indifferenza, la fame che non è solo di pane, ma di ascolto, di dignità, di presenza.
A chi ha camminato con scarpe rotte e sogni spezzati, a chi ha imparato a non chiedere più, perché il “no” fa più male della povertà.
Scrivo dal silenzio dell’anima, quel luogo dove si accumulano le parole non dette,
le lacrime trattenute, le speranze che non hanno trovato spazio.
Scrivo perché quel silenzio non è vuoto: è pieno di vita, di lotta, di verità.
Ho vissuto l’invisibilità.
Ho visto gli sguardi che evitano, le parole che minimizzano, i gesti che ignorano.
Ho chiesto aiuto, e ho ricevuto il rifiuto. Il giudizio sprezzante.
Ho superato la vergogna, ho trovato il coraggio… e sono diventato muro.
Da quel giorno, ho imparato a non espormi. A fingere forza, a ostentare sicurezza,
a camminare con la testa alta anche quando dentro mi sentivo crollare.
Ma ogni passo era resistenza. Ogni sorriso, una sfida.
Non sono solo. E se tu stai leggendo queste parole con un nodo in gola, sappi che ti vedo. Ti riconosco. Ti abbraccio. Perché il dolore condiviso è già un passo verso la luce.
Dal silenzio dell’anima nasce la voce.
Una voce che non chiede pietà, ma ascolto.
Che non cerca carità, ma rispetto.
Che non vuole essere salvata, ma riconosciuta.
Io sono ancora qui.
Con le mie ferite, con la mia forza, con la mia umanità.
E se anche tu sei qui,
allora non siamo più soli.
“Io sono ancora qui”
e dedico queste parole a chi, come me, ha conosciuto la fame, il freddo, l’indifferenza.
A chi ha teso la mano e ha ricevuto solo sguardi bassi e occhi fissi puntati all'orizzonte con le bocche aperte a sputare sentenze mentre scrutavano oltre le spalle come se non esistessi, come se parlassero a una voce senza corpo fuori dal loro campo d'azione e interesse; scrivo a chi è sopravvissuto ed ha imparato a sorridere per non far vedere le crepe. e ne ha fatto tatuaggi dorati, ha saputo incollare le crepe ad arte con la tecnica giapponese del kintsugi. ed ha fatto Bellezza di ogni imperfezione.
Scrivo queste parole perché so cosa significa sentirsi invisibili.
So cosa vuol dire camminare tra le vetrine del benessere con le scarpe bucate e le calze rattoppate,
sentire il gelo non solo sulla pelle, ma nell’anima.
So cosa vuol dire chiedere aiuto e ricevere in cambio il silenzio, o peggio, il giudizio. e crolare al botto di una porta sbattuta in faccia.
Non è facile raccontarsi.
Ma io sono ancora qui.
Con le mie cicatrici, con la mia rabbia che ho imparato a trasformare in forza.
Con la mia dignità, che nessuno è riuscito a portarmi via.
Ho indossato maschere per sembrare forte,
ho finto sicurezza per non mostrare la mia fame,
ho recitato il ruolo dell’indifferente per non implodere nel dolore.
Ma ogni gesto, ogni parola tagliente, era un grido, un urlo chr si trasformava in preghiera, una invocazione: “Guardami. Esisto.” solo questo urlavo nient'altro!
Non chiedo compassione.
Chiedo ascolto. e Confronto!
Chiedo che le storie come la mia non vengano più ignorate. Perché dietro ogni volto duro, ogni passo incerto, c’è una storia che merita rispetto.
Io sono ancora qui.
E se anche tu ti senti solo, se hai paura di chiedere, se ti hanno isolato sappi che ti vedo.
Siamo tanti, anche se ci hanno fatto credere il contrario.
E insieme, possiamo essere voce. Possiamo essere luce.
Perché chi ha attraversato il buio, sa riconoscere la luce anche in una scintilla.
E quella scintilla, a volte, basta per ricominciare.
Con tutta la mia forza,
con tutta la mia verità,
con tutta la mia umanità,
ti abbraccio.
abbraccio te:
Te, sì prprio te che hai bisogno di voce e luce
A te, che cammini nel silenzio, che conosci il freddo non solo dell’inverno ma dell’indifferenza, che hai chiesto aiuto e hai ricevuto muri di gomma e porte chiuse, che hai imparato a sorridere con le labbra mentre dentro si spezzava qualcosa.
Questo messaggio è per te. sappi che la tua storia merita di essere ascoltata, non tollerata. Perché la dignità non è misurata dai vestiti che indossi o dal conto in banca, ma dalla forza con cui ogni giorno scegli di resistere.
Tu che hai vissuto la fame, il gelo, la vergogna, tu che hai indossato maschere per non mostrare la fragilità, tu che hai trasformato la rabbia in scudo,sei portatore di una bellezza che il mondo spesso non sa vedere.
La tua voce è necessaria. Non per gridare, ma per raccontare. Non per chiedere pietà, ma per reclamare rispetto. Non per essere compatito, ma per essere riconosciuto.
Perchè la luce che cerchi non è nei riflettori, ma negli sguardi che finalmente si fermano, nelle mani che si tendono senza giudicare, nelle parole che non feriscono ma accolgono. E Tu sei luce!
Anche se ti hanno fatto credere il contrario.
Anche se hanno tentato di renderti o reso momentaneamente invisibile.
Anche se hai imparato a camminare nell’ombra per andare incontro alla fiammella accesa dallo Spirito, e ti sei lasciato guidare dalla Bellezza,
Questa lettera è un abbraccio,
una carezza che non chiede nulla in cambio,
una promessa che la tua voce conta,
che la tua storia ha valore,
che la tua esistenza è necessaria.
Continua a camminare, nonostante tutto. Vai incontro alla bellezza!
Perché ogni passo che fai è resistenza,
è arte,
è vita.
Con rispetto profondo,
con ascolto sincero,
con luce.

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