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M’immergo in un mondo fantastico, comunque non nuovo, ma ogni volta che entro e osservo e come se fosse la prima volta, mi lascio rapire dall’atmosfera. E, non è azzardato se dico che mi sento come Alice nel paese delle meraviglie. È una fucina creativa: Sul tavolo da lavoro c’è un'opera d'arte astratta realizzata con tecnica mista, montata su un cavalletto. Il lavoro è composto di strati di carta accartocciata — probabilmente giornali — incollati su un supporto di cartone che sopperisce alla tela e arricchiti con spessi strati di pittura e altri materiali, creando una superficie tridimensionale e tattile. Lo sfondo rivela un ambiente creativo attivo, con barattoli, contenitori e altri strumenti da lavoro artistico. L’opera sembra esplorare il caos e la stratificazione della comunicazione visiva, forse evocando frammenti di memoria, informazione o emozione. Il suo stile astratto e materico invita a una lettura personale e sensoriale. Che meraviglia! Essere nello studi...
Quando la gestione ordinaria diventa straordinaria Dicembre a Catanzaro: il Comune affida a una società di Bologna servizi di segreteria, portineria e web per il Complesso monumentale del San Giovanni, con un impegno di 11.000 euro. Una cifra che solleva interrogativi sulla scelta di un affidamento esterno e sulla capacità delle realtà locali di offrire gli stessi servizi.
"Ciao, abbiamo bisogno di ricevere i dati catastali dell’immobile per cui hai attivato il nuovo contratto di fornitura o richiesto la modifica del contratto in corso, come previsto dalla normativa. I dati catastali servono a identificare l’immobile in cui è attiva la fornitura e sono riportati all'interno della visura catastale, un documento rilasciato dall'Agenzia delle Entrate." Ma dico, questo non doveva essere il governo delle semplificazioni? Siamo censiti e monitorati costantemente, eppure basta una semplice variazione in una delle utenze che se pur attive da oltre 20/30 anni si chiedono di dati catastali. Ma lo capite che così non fate la guerra agli evasori ma rompete i già precari equilibri di quanti non hanno dimestichezza con la burocrazia? Ecco, basta poco. Basta una comunicazione del genere a mettere in fibrillazione chiunque abbia per necessità operato una scelta nel mercato libero nonostante sia utente censito dallo stesso fornitore che ora si...
Il divino ch’è in noi. Tu sei quello che pensi. I tuoi pensieri formano la tua personalità e nel tempo costruisci una struttura mutevole ma sempre protesa all’ascolto e alla comprensione se il tuo intento è questo. Di contro, tutto ciò ch’è negativo. Quindi la negazione anche fisica del “nemico” in sintonia con le sovrastrutture che ha alimentato e fatto crescere dentro e fuori di te. Il conflitto sembra essere appagante in una società che cresce nel culto del “super-io”. Fare rumore. Scontrarsi. Intessere giri di parole alternando alti e bassi pur di apparire. Trovare o inventare un nemico. Sono atteggiamenti fuorvianti che allontanano dal divino che è in noi. Le sensibilità non possono convivere con le violente azioni fisiche o verbali. Le seconde risultano ancora più deleterie delle prime quando profferite in contesti che dovrebbero rappresentare la Bellezza e le altitudini del Pensiero. La cultura, l’arte, quindi tutte le espressioni alte del pensiero dovrebbero volar...
Il muro contro muro che impoverisce il dibattito. Quando la cultura diventa censura: il rifiuto di confrontarsi tradisce lo spirito democratico. Alla fiera del libro si è consumata una polemica che va oltre la cronaca: alcuni autori, autodefinitisi “democratici”, hanno scelto di non presentare i propri lavori accanto a una casa editrice etichettata come di estrema destra. Una decisione che, più che difendere la democrazia, rischia di svuotarla del suo senso più autentico. La democrazia, come ricordava John Stuart Mill , vive di confronto e di libertà di espressione: “Se l’opinione è giusta, si priva la verità della possibilità di emergere; se è sbagliata, si perde l’occasione di confutarla”. Imbavagliare teorie, per quanto discutibili, non significa confutarle: significa sottrarre al pubblico la possibilità di valutarle criticamente. La contestazione, se autentica, deve avvenire sul piano culturale. Voltaire ammoniva che la vera forza della ragione sta nel difendere il diritt...
C’era una volta, in Calabria, un mondo che oggi sembra lontano ma che vive ancora nella memoria dei gesti e degli oggetti che hanno accompagnato vite. Riflessione sul sapere antico: i lavori di una volta, abitudini e stili di vita in Calabria. Il catoio, con il suo soffitto basso e i panieri sospesi, era un microcosmo di vita antica. Lì dentro, tra la penombra e l’odore di salice bagnato, si consumava un rito che non era soltanto lavoro: era memoria, era filosofia incarnata nei gesti. L’uomo che intrecciava vimini e canne non faceva solo cesti, ma tesseva un legame invisibile tra la natura e la comunità, tra il sapere dei vecchi e la necessità dei giovani.
Tra intrecci di salice e trame di consumo. Dal basso soffitto pendevano tanti panieri, allineati, che lo nascondevano quasi del tutto alla vista. La luce del giorno, filtrata dalla portafinestra, non permetteva di distinguere bene cosa ci fosse dentro il catoio, ma lui si muoveva con naturalezza: conosceva il posto di ogni cosa, tutto ciò che gli serviva per intrecciare vimini e canne. Stava seduto su una sedia impagliata, bassa, quasi da bambini. Con gesto sicuro allungava le braccia, afferrava i rami di salice, formava un ragno e intrecciava cesti bicolori con le strisce di canna raccolte puntualmente a fine gennaio, nel freddo e sotto la luna calante.
Alma mater , la più antica e storica università nel mirino del governo . ma questi se la prendono con tutti quelli che non dicono di sì ai loro capricci proprio come i bambini viziati. Sembra un commento critico sul rapporto tra istituzioni accademiche storiche e il potere politico ed in effetti lo è! L’Alma Mater Studiorum di Bologna, fondata nel 1088, è considerata la più antica università del mondo occidentale ancora in attività. Proprio per il suo valore simbolico e culturale, ogni tensione con il governo assume un significato che va oltre la singola vicenda: diventa un confronto tra autonomia del sapere e logiche di potere. non solo in Italia. allora c'è da chiedersi: Perché l’università è spesso “nel mirino” dei governi? Perché l e università rappresentano luoghi di pensiero critico e indipendente e possono diventare centri di opposizione culturale o politica. per queste semplici ed elementari ragioni la loro autonomia è vista come un ostacolo da chi preferisce consen...
Tra fiction televisiva e realtà politica Mentre la tv rilancia vecchi eroi d’avventura, la politica inventa nuovi antagonisti: questa volta tocca all’Alma Mater. E, m entre scorrevano le solite strisce pubblicitarie che annunciavano il ritorno di Sandokan, il tigre della Malesia, ecco che dalle stanze del potere arrivava l’ennesima sfuriata governativa. Non contro pirati o corsari, ma contro un “nemico” ben più insolito: l’Università di Bologna. Il rifiuto dell’Alma Mater di attivare un corso di Filosofia riservato agli ufficiali dell’Accademia di Modena è stato subito trasformato in un caso politico. Il governo ha agitato lo spettro dell’ideologia, accusando l’ateneo di chiusura e arroganza. Ma la realtà è meno romanzesca: l’università ha semplicemente difeso il principio che la formazione accademica non si riserva, non si privatizza, non si piega a logiche di potere. Così, mentre la televisione ripropone vecchi miti d’avventura, la politica sembra inventarne di nuovi, trasf...
Il rifiuto dell’Università di Bologna di attivare un corso esclusivo per gli ufficiali di Modena non è una chiusura ideologica, ma la difesa del principio che la formazione accademica resta pubblica, inclusiva e aperta a tutti. sulla vicenda dell’Università di Bologna e il corso per i militari: La polemica non riguarda tanto l’accesso dei militari all’università, quanto il principio di equità e la missione dell’istruzione superiore. L’idea di un corso “riservato” agli ufficiali ha sollevato dubbi sulla compatibilità con l’autonomia accademica e con il carattere pubblico dell’università. La vicenda del corso di Filosofia negato dall’Università di Bologna agli ufficiali dell’Accademia di Modena è diventata un caso politico e culturale. Il governo ha parlato di “atto incomprensibile” e “lesivo dei doveri costituzionali”, mentre l’ateneo ha ribadito che nessuna iscrizione è stata mai negata : chiunque, militari compresi, può accedere ai corsi esistenti. Il nodo è un altro: la...
Il nodo non è l’accesso, ma il modello di formazione In breve: La polemica nasce dal fatto che l’Università di Bologna ha rifiutato di attivare un corso di laurea in Filosofia riservato a un gruppo di ufficiali dell’Accademia Militare di Modena. Il governo e i vertici dell’Esercito hanno criticato duramente la decisione, mentre l’ateneo ha chiarito che non ha mai negato iscrizioni individuali, ma ha respinto la richiesta di creare un percorso esclusivo per i militari. Cosa è successo: La proposta: Il Capo di Stato Maggiore dell’Esercito, generale Carmine Masiello, aveva chiesto all’Università di Bologna di attivare un corso di laurea in Filosofia dedicato a 10-15 giovani ufficiali dell’Accademia Militare di Modena. L’obiettivo era arricchire la formazione militare con competenze umanistiche, favorendo il “pensiero laterale” e superando stereotipi. Il rifiuto: Il Dipartimento di Filosofia dell’ateneo ha respinto la proposta, ritenendo non opportuno creare un percorso t...
Catene Invisibili: le diseguaglianze imposte. Qui da noi è domenica. Un giorno come un altro della settimana trascorso in una città della periferia italiana. Fa freddo. La temperatura è calata di colpo. E mentre noi osserviamo comodamente da casa nostra quanto accade nel mondo dalla finestra mediatica moltissime persone soffrono freddo e fame. Guerre e angherie a parte, anche in Italia c’è chi soffre la fame pur lavorando. Gente occupata e sfruttata che non ha la possibilità di vivere una esistenza dignitosa. Sottomessi allo sciacallaggio dei predatori in giacca e cravatta sono costretti a rivolgersi alle mense della caritas.
“chiudi con un silenzio che parla”. Suggerisce un messaggio mentre lavoro su una immagine. Sembra ci sia della telepatia. Sto manipolando una foto di lumache. Esseri indifesi e alla mercé di chiunque voglia raccoglierle per cibarsene, vendere, e persino calpestare.
Lettera al Direttore Non sento l’aria del Natale Da qualche anno non riesco più a percepire il calore delle feste. Non perché abbia esaurito i desideri, ma perché mi manca quell’allegria interiore che un tempo mi induceva a considerare bella la vita. Se penso alle popolazioni assoggettate alla brutalità della guerra, costrette a vivere nelle tende sotto un freddo inclemente, mi chiedo come si possa parlare di gioia. Eppure, le nostre vetrine brillano come se nulla fosse, mentre la crisi continua a mordere le tasche ma non le coscienze. È tutta una questione di marketing. L’umanità e la giustizia sociale sembrano concetti astratti, relegati in soffitta dopo la scorpacciata di notizie e la presunta indignazione dei primi momenti. O forse no: ci siamo indignati davvero davanti alle scene arroganti di sistemi capitalistici che vedono soltanto il profitto delle lobby e non il benessere collettivo. Non è un fenomeno isolato: accade anche nelle cosiddette “repubbliche sociali” di Russia ...
Dialogo tra un allievo e un maestro sul valore del linguaggio e la realtà delle cose Allievo: Maestro, non riesco a capire perché oggi si debba stare tanto attenti alle parole. Un tempo era semplice: si diceva “uomo” e si intendeva l’umanità intera, senza bisogno di distinguere. E chi aveva una menomazione veniva chiamato “cieco”, “sordo”, “paralitico”. Ora invece sembra che si facciano le pulci a ogni termine, come se la forma fosse più importante della sostanza. Maestro: Capisco la tua impressione. È vero, un tempo il linguaggio era più diretto. Ma pensa: le parole non sono solo etichette, sono strumenti che plasmano la percezione. Dire “uomo” per intendere tutti, in realtà, ha reso invisibile la donna. E definire una persona solo con la sua menomazione significa ridurla a quella condizione, dimenticando che prima di tutto è un individuo. Allievo: Ma maestro, cambiare le parole non cambia la realtà. Chi è cieco rimane cieco, chi è paralitico rimane paralitico. Non è fors...
Mi è capitata sotto gli occhi una foto in b&n: cattura una scena molto eloquente che storicizza la Calabria degli anni della fame, quella di fine dopoguerra e che ancora deve faticare per attingere alle “comodità” della rivoluzione industriale. Racconta di quando ancora si era costretti a ricorrere alle risorse naturali fuori dalle mura domestiche, insomma fare provviste e scorte oggi impensabili, quali: l’acqua da bere e per lavare, la legna per scaldarsi e cucinare, e mi è sovvenuto un ricordo che, gioco forza, si è intrecciato con la storia della famiglia nel bosco.
Il Ponte che divide Il Ponte sullo Stretto di Messina è tornato al centro del dibattito politico e istituzionale. Da un lato il ministro Salvini e la società Stretto di Messina, guidata da Pietro Ciucci, ribadiscono che i lavori partiranno secondo il cronoprogramma ufficiale. Dall’altro, la Corte dei Conti e le opposizioni mettono in dubbio la legittimità dell’iter e la sostenibilità economica del progetto. Ripercorriamo le tappe per sommi capi: Salvini definisce il Ponte “opera strategica” per ridurre i costi dell’insularità e integrare la Sicilia nel corridoio europeo Scandinavo-Mediterraneo. Ciucci conferma il completamento entro il 2033 , insistendo sulla validità degli atti e sulla continuità del progetto. Il cronoprogramma prevede cantieri imminenti e benefici dichiarati: risparmio di tempo per veicoli e treni, sviluppo economico e occupazionale. le criticità sollevate da analisti e organi dello Stato preposti alla valutazione del progetto: Corte dei Conti: ha blocca...
Fino a qualche tempo addietro le statistiche davano notizie allarmanti in merito alla densità della presenza umana sul pianeta terra. La popolazione sembrava potesse diventare un problema per la sua stessa sopravvivenza e che le risorse fossero inferiori al fabbisogno umano e animale che popola la terra. Poi sono sopraggiunti i volti mefistofelici dei signori della guerra che hanno arginato il problema. Distruzioni mirate hanno raso al suolo paesi e abitanti; abbattuto infrastrutture logistiche e incrinato quelle mentali di ogni essere pensante.
Certo, con i tempi che corrono andrei volentieri anch’io a vivere nei Boschi con Mariaelena piuttosto che stare in città con la Giorgia. Scherzi a parte, sostenere tutte le spese imposte per vivere nella civiltà dei consumi è davvero una impresa pesante. A partire dalla bolletta dell’energia elettrica che su un consumo reale che si aggira attorno alle 80€ devi sborsarne 150€. E poi c’è il gas che non scherza; il telefono con la relativa connessione a internet … .
Tra fake news e macerie: il silenzio del buon senso Parliamo ancora di buon senso: del buon senso soffocato dagli interessi. Il buon senso, un tempo bussola della convivenza, oggi sembra un concetto svuotato, relegato ai margini di un mondo che corre verso il sensazionalismo e l’interesse di parte. Lo vediamo nelle grandi scacchiere geopolitiche, dove le mosse dei leader si trasformano in giochi di potere che ignorano le conseguenze umane. Lo vediamo nelle cronache quotidiane, dove fake news e narrazioni costruite ad arte deformano la realtà e confondono le coscienze.
Chi siamo
Abbiamo aperto questo blog nell’aprile del 2009 con il desiderio di creare una piazza virtuale: uno spazio libero, apolitico, ma profondamente attento ai fermenti sociali, alla cultura, agli artisti e ai cittadini qualunque che vivono la Calabria.
Tracciamo itinerari per riscoprire luoghi conosciuti, forse dimenticati.
Lo facciamo senza cattiveria, ma con determinazione. E a volte con un pizzico di indignazione, quando ci troviamo di fronte a fenomeni deleteri montati con cinismo da chi insozza la società con le proprie azioni.
Chi siamo nella vita reale non conta. È irrilevante.
Ciò che conta è la passione, l’amore, la sincerità con cui dedichiamo il nostro tempo a parlare ai cuori di chi passa da questo spazio virtuale.
Non cerchiamo visibilità, ma connessione. Non inseguiamo titoli, ma emozioni condivise.
Come quel piccolo battello di carta con una piuma per vela, poggiato su una tastiera: fragile, ma deciso. Simbolo di un viaggio fatto di parole, idee e bellezza.
Questo blog è nato per associare le positività esistenti in Calabria al resto del mondo, analizzarne pacatamente le criticità, e contribuire a sfatare quel luogo comune che lega la nostra terra alla ‘ndrangheta e al malaffare.
Ci auguriamo che questo spazio diventi un appuntamento fisso, atteso. Come il caffè del mattino, come il tramonto che consola.
Benvenuti e buon vento a quanti navigano ogni singola goccia di bellezza che alimenta serenamente l’oceano della vita. Qui si costruiscono ponti d’amore.