Oggi ho conosciuto Giusy Versace: una ragazza dalla bellezza mediterranea; bella, solare e altruista. Una ragazza forte che sa reagire e trasforma il suo dramma umano in momento solidale a favore degli svantaggiati; persone grandi e piccole che hanno avuto la sventura di essere amputate e non hanno i mezzi economici per munirsi di protesi così da poter mitigare l’handicap fisico.
La associo per un attimo Giusy ai Versace della moda ma in Calabria sono facili i casi di omonimia non consanguinea. Spengo la tv e faccio una ricerca nel web. In questo caso l’intuizione si dimostra giusta.
Le sue origini sono di Reggio Calabria, ma da dieci anni lavora e vive a Milano. Il suo nome, all’anagrafe è Giuseppina Versace, detta Giusy, ha trentatré anni e vanta due record; uno, è la prima atleta donna con amputazione bilaterale alle gambe in gara a un campionato nazionale di atletica leggera e due, concorre al titolo a soli tre mesi dal debutto in questa disciplina.
"se devo iniziare quest’avventura sportiva, voglio rappresentare la regione da cui provengo" racconta Giusy, che seppure per adozione non nasconde il suo affetto per Milano. Proprio Milano, infatti, le ha offerto un lavoro che farebbe gola a qualsiasi amante della moda: quello di retail supervisor per una nota griffe, in pieno centro. Non l'azienda di famiglia (e il nome che porta parla di un'azienda che fattura cifre da capogiro), ma quello di una casa concorrente. "Per correttezza", racconta lei, "per non mischiare il lavoro con la famiglia, e anche per curiosità".
"Sono invalida a causa del lavoro. – rivela Giusy - Prima, due settimane al mese, quattro giorni su sette, ero lontana da casa: in giro per il mondo a controllare le boutique che avevano il nostro marchio in franchising, su e giù dagli aerei, negli alberghi, affittavo automobili con la velocità con cui si beve una tazzina di caffè. È successo durante una delle trasferte, nell'agosto del 2005. Un incidente in cui ho davvero rischiato di morire e a causa del quale ho subito l'amputazione di entrambe le gambe. Al rientro a lavoro qualcosa è cambiato. Per esempio, ho trovato molte porte chiuse", ricorda oggi Giusy. E ha cominciato a lavorare nel back office. "Pian piano, però, a gomitate mi sono ripresa la mia scrivania. Ho ricominciato a guidare, ma sono realista: non posso più tenere i ritmi di prima. Ora viaggio molto meno". In compenso, dirige una Onlus, Disabili no limits, di cui prima si occupava a tempo perso, e che ora è diventato un impegno importante: come dice lei, il lavoro per una causa giusta. "Ci occupiamo di raccogliere fondi per amputati economicamente svantaggiati", spiega, "perché il servizio sanitario non riesce a garantire ausili abbastanza evoluti, fornisce solo protesi base. In più, curiamo progetti come 'Emergenza Haiti', attraverso cui abbiamo spedito kit e protesi per gli adulti e i bambini rimasti feriti nel terribile terremoto".
"Ho messo le mie prime protesi da corsa il 15 febbraio scorso, e ho provato a correre in pista. Risultato? Non sono caduta, e già questo è stato un grande risultato".
Giusy, ha coperto in 24 secondi i 100 m., tempo che le è valso la qualificazione ai Campionati italiani.
In bocca al lupo, Giusy! Siamo con te…