Lettere dalla Calabria
Lettere dalla Calabria è un'opera che intreccia memoria, consumo e territorio in modo poetico e stratificato.
Lettere dalla Calabria — Assemblaggio di memoria e materia
Lettere dalla Calabria è un collage che si muove tra il quotidiano e il simbolico, un assemblaggio di frammenti visivi e testuali che evocano la stratificazione culturale del Sud Italia. L’opera raccoglie:
- Stralci pubblicitari: brandelli di packaging e slogan che richiamano l’industria alimentare e il marketing della tradizione, come il logo “Fileja Calabresi” e “Tradizione di Calabria”.
- Disegno a penna: una geografia reinventata, tracciata a mano, che riformula il territorio calabrese in chiave personale e astratta.
- Barchetta di carta: piegata da un foglietto di istruzioni, simbolo di viaggio, gioco e costruzione, forse allusione all’emigrazione o all’infanzia.
- Testo a matita su una busta Amazon: parole scritte a mano su un supporto industriale, che mettono in dialogo l’intimità della scrittura con la logistica globale.
Il richiamo alle tradizioni non è nostalgico, ma critico e affettuoso: lo stencil della Calabria sulla confezione di pasta casareccia diventa emblema di una cultura che si vende e si conserva, mentre la geografia disegnata a penna suggerisce una mappa affettiva, più che politica.
Ecco un testo curatoriale per Lettere dalla Calabria, pensato per accompagnare l’opera in un contesto espositivo:
Lettere dalla Calabria
Assemblaggio su cartone, materiali misti, 2025
In Lettere dalla Calabria, l’artista compone un racconto visivo che intreccia memoria, consumo e geografia affettiva. L’opera si presenta come un assemblaggio di frammenti eterogenei: packaging alimentari, disegni a penna, istruzioni piegate in forma di barchetta, e parole scritte a matita su una busta Amazon. Ogni elemento è scelto non per la sua estetica, ma per la sua carica simbolica e narrativa.
Il collage evoca la Calabria attraverso segni tangibili e reinterpretazioni personali. Il richiamo alle tradizioni si manifesta nel logo “Fileja Calabresi” e nello stencil “Tradizione di Calabria”, ma viene subito rielaborato da una geografia disegnata a mano, che abbandona la precisione cartografica per abbracciare l’intuizione e il ricordo.
La barchetta di carta, piegata da un foglietto tecnico, diventa metafora di viaggio e costruzione, forse allusione all’emigrazione, alla navigazione tra identità e appartenenze. Il testo a matita, inciso su un supporto industriale, restituisce una voce intima che si oppone alla logica del consumo.
Lettere dalla Calabria non è solo un omaggio alla terra d’origine, ma una riflessione sulla sua rappresentazione contemporanea: tra folklore e globalizzazione, tra memoria e mercato. L’opera invita lo spettatore a leggere tra le pieghe, a decifrare i codici visivi e a riconoscere la Calabria non come luogo fisico, ma come spazio emotivo e culturale.


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