Iannino: visibile, vulnerabile, vero
La ferita come forma: Iannino e il Kintsugi dell’arte contemporanea
Nel cuore della filosofia giapponese del kintsugi — l’arte di riparare le ceramiche rotte con oro — si cela una visione radicale: il danno non è da nascondere, ma da esaltare. Le crepe diventano vene preziose, testimonianze di un vissuto che ha attraversato la frattura per trasformarla in bellezza. È da questa prospettiva che si sviluppa la ricerca di Iannino, artista che non solo accoglie la ferita, ma la rende protagonista.
La sua opera polimaterica si muove in controtendenza rispetto alle pratiche di “tombatura”, quelle che occultano, anestetizzano, silenziano. Iannino dematerializza, evidenzia, espone. Le superfici non sono più barriere, ma soglie: invitano lo sguardo a penetrare oltre il visibile, oltre la semantica dell’illusione. L’artista non cerca di riparare, ma di trasfigurare.
Il dolore — personale, collettivo, storico — non è rimosso, ma trascritto. Ogni segno, ogni strappo, ogni frattura diventa testimonianza pregiata, memoria attiva, punto di partenza per una nuova estetica. L’opera non è più oggetto da contemplare, ma campo di tensione, luogo di interrogazione, spazio di resistenza.
In questo processo, Iannino stimola una curiosità radicale: quella che non si accontenta dell’apparenza, ma cerca il senso nella profondità, nella contraddizione, nell’assenza. Il suo lavoro è un invito a guardare oltre, a sentire oltre, a pensare oltre.
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