giovedì 24 febbraio 2022

Ucraina, il prezzo da pagare

 

Per molti di noi le notizie che giungono dall'est probabilmente assumono valenze secondarie rispetto alle esigenze primarie connesse alle difficoltà indotte dalla crisi pandemica e economica degli ultimi anni.


Ieri è mancata la luce per quasi l'intera giornata. E le conseguenze sono state, per le famiglie interessate al black out, paradossali.

Per noi abituati alle comodità della domotica restare senza energia elettrica per diverse ore ha comportato qualche sacrificio: fare le scale a piedi, evitare di aprire i frigoriferi, limitare l'accesso a internet e non potere usare i telefoni fissi è stata una penitenza!

E poi basta una guerra per mostrare le disparità sociali tra le nazioni.

Dalle immagini piovute dal fronte ucraino la miseria in cui versa la popolazione è tangibile. È un ritorno al passato! A quando anche da noi mancava ogni sorta di emancipazione tecnologica figlia dei saperi che ha portato benessere e aperture mentali.

La povertà è di per sé un oltraggio!

L'ignoranza in cui è costretta una fetta di popolazione contamina e turba le coscienze di quanti vivono di riflesso le oscenità dei potentati economici che mascherano le loro miserie morali dietro alle bandiere ideologiche.

La guerra non ha ragione mai!

Chi impone il proprio ego con le armi è un mostro.

Mostri privi di scrupoli che non conoscono la fame e i patimenti sofferti da quanti stentano ad alzarsi al mattino e le difficoltà che affrontano per arrivare a sera.

Nessuno può sentirsi in dovere di assalire l'altro per nessuna ragione al mondo!

L'arroganza di Putin deve essere fermata immediatamente per evitare che la sua propaganda terroristica faccia breccia e si radifichi nelle teste dei deboli.

Seguiamo l'esortazione di papa Francesco:

facciamo dell'amore l'arma di fede universale!

Mercoledì 2 marzo

Una giornata di digiuno e preghiera per contrastare la follia omicida alimentata dalla bramosia di despoti e potenti che avvelenano la società in ogni angolo della terra.

Putin e la fredda possessiva follia materialista mascherata di nazionalismi

 


lunedì 7 febbraio 2022

Mani forgiate dall'amore della terra

 


Nicchi nicchi nacchi mammà tua t'accatta i vacchi papà tua a masseria ricca ricca a figghja mia.

Nella vasta aia attorno alla casa la vecchia donna culla la bambina mentre canticchia una nenia dal sapore antico.

Il capiente cesto intrecciato con vimini e canne è appeso ad un grosso ramo di gelso. Fissata saldamente con corde di ginestra, la spartana culla, soggetta al dondolio ritmato dalla donna è abbraccio sicuro per sonni tranquilli. Nicchi nicchi nacchi … continua a canticchiare l'anziana nonnina che nel frattempo sgrana fagioli.

Il casolare di campagna accoglie una famiglia di stampo patriarcale. Tutt'attorno è un fiorire di natura ben tenuta e coltivata da sapienti mani. La cultura contadina è amore per la terra e le piantagioni disseminate nella campagna circostante testimoniano il lavoro delle generazioni che lì hanno vissuto e tratto sostentamento.

Qualche gallina razzola. Ispeziona col becco il terreno. Cattura qualcosa e se ne ciba.

Il cane, un meticcio peloso, dormicchia ai piedi del gelso. Un belato arriva debole alle orecchie della donna. Bianchina, la capretta che fornisce il latte alla piccola e al resto della famiglia, è al pascolo oltre la collina. Conosce la strada di casa Bianchina e sa quando è l'ora per rientrare.


Sui fornelli della cucina economica in una pentola con acqua le patate finiscono di cuocere. Una giovane sposa entra dalla porta che dà sul cortile. Ha una cesta sulla testa. S'inchina. La solleva di poco e poggia la cesta su un tavolo. Srotola il canovaccio che aveva sistemato a mo' di ciambella sul capo per trasportare la cesta. Lo adagia su una spalla e getta nella ciotola in terracotta le verdure appena colte.

È quasi mezzodì. Al suono del rintocco delle campane tutti smettono il lavoro nei campi e nelle botteghe. Le donne un po' prima. Loro vanno a casa per preparare il pranzo. Una zuppa di fagioli con verdure. Insalata di patate... . Roba nostrana, coltivata con le proprie mani. Mani rugose. Dure. Callose e forti forgiate negli anni dall'esperienza contadina che le hanno rese preziose e impagabili.

sabato 5 febbraio 2022

Sanremo 2022 zoo business

 

Sanremo, specchio del tempo presente.



Tutti tecnici, artisti, musicisti, moralisti, sperimentatori, conservatori, esegeti del niente quanti pendono dalle labbra di chi calca la scena.

C'è nell'aria una nube tossica che contamina i social. L'overdose della spettacolare illusione elettrizza e porta a conoscenza anche chi non ha visto il festival.

Il palco è l'esatta copia della condizione umana che, lasciata libera a smanettare sulle piattaforme web, s'indigna per una battuta o si esalta per una performance spesso male interpretata anche questa ma consona alle proprie esigenze. Lo spettacolo È una questione di simpatia. Vicinanza emotiva condizionata da ipotetiche tensioni culturali affini.

Volutamente non ho inteso assistere alla lunghissima kermesse. Molte altre situazioni molto ben più serie meriterebbero le attenzioni e le energie sprecate dietro la discriminante estetica, verbale, razziale, musicale sciorinate sul palco dell'Ariston.

Alcune tematiche, serie e importanti, non abitano lo show effimero di Sanremo per cultura. Eppure sono state toccate e gettate in pasto ai videoti acefali.

Tutto è show!

Secondo gli autori che lottano per raggiungere vette numeriche assolute e promettono agli sponsor visibilità e business la qualità del programma è secondaria. Non deve essere necessariamente funzionale e in sintonia con la qualità artistica della gara canora.

Il festival della musica italiana non è più una gara di qualità. Sanremo è tutto tranne questo.

Sanremo è show-business. Sanremo è provocazione fine a sé stessa.

Questa gara se proprio vogliamo seguirla guardiamola con leggerezza e ironia senza pregiudizi, campanilismi e aspettative che inesorabilmente son disattese; scendiamo dai piedistalli e osserviamo con curiosità e distacco le stranezze in tivvù.

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