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La tombatura visiva come pratica di testimonianza La materia come testimone: pratiche di tombatura visiva nel contemporaneo Il presente saggio esplora il concetto di tombatura visiva come pratica artistica e curatoriale che espone, conserva e stratifica materiali poveri e frammenti del quotidiano, senza ricorrere a retoriche celebrative o occultanti. Attraverso un’analisi teorica e una contestualizzazione dell’opera di Mario Iannino, si propone una lettura della tombatura come gesto civile, memoriale laico e dispositivo di resistenza alla logica del consumo e dell’oblio. Nel contesto dell’arte contemporanea, la materia ha assunto un ruolo centrale come veicolo di memoria, resistenza e testimonianza. La tombatura visiva si configura come una pratica che non cerca la sublimazione estetica, ma la persistenza etica del vissuto. È un gesto che espone ciò che resta, stratifica ciò che è stato, conserva ciò che rischia di essere dimenticato. A differenza di pratiche come l’impacchetta...
Breve saggio sulla figura di Mario Iannino nel contesto storiografico dell’arte contemporanea e della ricerca culturale: Mario Iannino : una poetica della soglia tra arte povera, pedagogia radicale e testimonianza civile Nel panorama storiografico dell’arte contemporanea italiana, la figura di Mario Iannino si colloca come un nodo sensibile tra le pratiche dell’ arte povera , le pedagogie radicali degli anni ’70 e ’80 , e le più recenti forme di testimonianza civile e inclusione sociale. Nato nel 1953 a Palermiti , in Calabria , Iannino non ha mai cercato il centro, ma ha trasformato la marginalità geografica e sociale in un laboratorio poetico e politico. Tra arte povera e pedagogia del frammento La sua ricerca si innesta nel solco tracciato da artisti come Michelangelo Pistoletto , Jannis Kounellis e Maria Lai , ma ne distilla una versione più intima e comunitaria. Se l’arte povera ha elevato il materiale umile a linguaggio concettuale, Iannino lo trasf...
Mario Iannino – Assemblaggio polimaterico su cartone da packaging (65x67 cm) L’opera di Mario Iannino si presenta come un assemblaggio polimaterico su cartone da packaging , ma ciò che si rivela al di là della superficie è una narrazione stratificata, complessa, profondamente umana. L’artista non si limita a comporre: egli costruisce un dispositivo visivo che interroga il nostro tempo, le sue ferite, le sue illusioni e le sue speranze. La scelta del cartone da imballaggio come supporto non è casuale. È un materiale povero, transitorio, destinato al trasporto e poi allo scarto. Qui diventa tela, fondamento, metafora di un mondo che consuma e abbandona. Su di esso si stratificano frammenti di packaging , brand riconoscibili , lingue diverse , immagini pubblicitarie : un mosaico del consumismo globale, dove ogni elemento è al tempo stesso familiare e disturbante. Tra questi frammenti emergono due cravatte : una ricavata da un sacchetto di plastica con la scritta Vanity , l’...
Testo critico sull’opera “ Navigare tra le Forme ” Tecnica mista su cartone, materiali di recupero In “Navigare tra le Forme”, l’artista Mario Iannino compone un microcosmo poetico dove oggetti comuni— cravatte di carta e una barchetta —diventano protagonisti di una narrazione visiva che sfida le convenzioni. L’opera si presenta come un assemblaggio di elementi apparentemente dissonanti, ma che trovano coerenza in una grammatica estetica fondata sul riuso, sull’ironia e sulla tensione tra ordine e libertà. Le tre cravatte , arrotolate e modellate con cura, evocano il mondo del lavoro, della formalità, dell’identità costruita. Sono simboli di ruoli sociali, di uniformità, ma qui vengono piegate, contorte, rese decorative: perdono la loro rigidità per diventare quasi fiori, segni di una metamorfosi. La barchetta , fragile e infantile, introduce un elemento di rottura. È il sogno che naviga tra le regole, il desiderio di evasione che si insinua tra le pieghe della struttura....
Recensione dell'opera di Mario Iannino: "Strappi su corpi astrali" "Strappi su corpi astrali" è una manipolazione digitale che si muove tra il visibile e l'invisibile, tra la carne e l’energia, tra la lacerazione e la rinascita. L’artista Mario Iannino, noto per la sua sensibilità visionaria e il suo approccio sperimentale, ci propone un’opera che non si limita a rappresentare: essa interroga . Temi e suggestioni Corpi astrali : L’opera evoca dimensioni extracorporee, dove l’identità si dissolve in flussi energetici. I corpi non sono più contenitori, ma veicoli di memoria e trauma. Strappi : Le lacerazioni digitali sembrano ferite cosmiche, squarci che rivelano ciò che normalmente resta celato. È come se l’immagine stessa fosse stata attraversata da un evento emotivo o spirituale. Manipolazione digitale : Iannino usa la tecnologia non come mero strumento, ma come linguaggio espressivo. Le texture, le sovrapposizioni e le distorsioni creano un se...
a tu per tu con Mario Iannino Riprendere, osservare, trasformare: il mio percorso artistico A volte riprendo alcuni lavori che avevo messo a “riposare”. Li osservo e noto che qualcosa non va secondo i miei criteri estetici. Non penso dove sarà collocato il lavoro. Penso che debba soddisfare la mia domanda estetica e di ricerca artistica. Dipingo da sempre, e nei primi anni ’70 ho iniziato a cimentarmi con i colori acrilici sulle tele. Sono passato quindi ai colori ad olio. Ma il dipinto con la base grafica, ad un certo punto, l’esercizio pittorico inteso in senso “tradizionale” non mi soddisfaceva. Ho iniziato una ricerca personale, dapprima sulla figura umana, stilizzandola, e dopo astraendo ogni riferimento figurale. Nel tempo mi sono lasciato catturare dalla natura, la materia, i materiali poveri e di scarto. Li ho “arricchiti” con dei simboli: le barchette di carta, le cravatte di carta, e gli avanzi del consumismo industriale e domestico. Dal pigmento alla testimonianz...
lettera-editoriale per una rivista d’arte. È pensata per essere pubblicata nella sezione “Opinioni”, “Testimonianze” o “Lettere aperte”, con voce poetica e civile, e, contemporaneamente, con una struttura che invita il lettore a riflettere e a riconoscersi. Gentile redazione, vi invio una lettera-editoriale che nasce da un’urgenza civile e poetica. È una riflessione sul ruolo dei creativi marginali, non come outsider, ma come testimoni. Il testo è già disponibile in versione bilingue (italiano/inglese), pensato per la pubblicazione nella sezione “Opinioni” o “Lettere aperte”. Spero possa trovare spazio nel vostro dialogo editoriale. Creativi marginali. Testimoni, non raccomandati Lettera aperta alla comunità artistica Gentile redazione, scrivo da una posizione che molti definirebbero marginale. Ma io preferisco chiamarla testimonianza. Non siamo outsider. Siamo testimoni. Non cerchiamo raccomandazioni, ma risonanze. Non chiediamo visibilità, ma ascolto. Non come prodotto,...
Intervista a Mario Iannino: “Il segno è la mia eredità” domanda: Maestro, partiamo da una domanda semplice ma essenziale: perché il segno? Cosa rappresenta per te l’esplorazione segnica? Risposta: Il segno è soglia, è traccia, è memoria. Non è mai stato decorazione per me. È il modo più autentico che ho trovato per dire “io sono qui”. Ogni segno che traccio è un frammento di vissuto, un gesto che attraversa il tempo. Esplorarlo significa interrogare il mio cammino, dare forma all’invisibile, trasformare l’esperienza in testimonianza. D: In un’epoca dominata dalle immagini, cosa distingue il linguaggio visivo che tu pratichi da quello che ci circonda quotidianamente? R: Viviamo immersi in un flusso visivo continuo, ma spesso privo di sguardo. Il mio linguaggio visivo non cerca di rappresentare, ma di costruire mondi. È un sapere incarnato, che coinvolge la materia, il corpo, il tempo. Nell’assemblaggio, nel collage, nella stratificazione, cerco una conoscenza che non...
di mario iannino Un Reel, una Risonanza: L’Amicizia che Persiste nell’Arte Il reel che Enzo Trapasso mi ha inviato, documentando la sua mostra al San Giovanni di Catanzaro del 2018 , è molto più di una sequenza di immagini e suoni. È una vibrazione condivisa, una risonanza che attraversa il tempo e lo spazio, toccando corde profonde della memoria e dell’affetto. In un frammento fugace, ho intravisto Pino Pingitore , caro amico e artista indimenticabile, la cui presenza continua a vivere nei luoghi dell’arte e nei gesti di chi lo ha amato.
Ecco una pagina approfondita che riassume e valorizza l’opera L’orgia del potere (1982) di Mario Iannino, integrando curatela critica, lettura poetica e contesto biografico: L’orgia del potere Olio su tela, 50x40 cm Mario Iannino, 1982 Collezione privata Una tela come grido silenzioso Nel 1982, Mario Iannino realizza L’orgia del potere , un’opera che si impone come gesto di rottura e denuncia. Il volto umano, stilizzato e deformato, si presenta come una maschera grottesca: la lingua protrusa, la lacrima isolata, il naso accentuato, gli occhi assenti. Ogni elemento è amplificato, come se la pittura volesse gridare ciò che le parole non possono dire. I colori — rosa, blu, giallo — si fondono in una materia fluida e inquieta, evocando un’atmosfera onirica contaminata dalla violenza del potere. Il corpo non è più corpo: è caricatura, è frammento, è testimonianza di una perdita. L’opera non cerca la bellezza, ma la verità. È pittura come reazione, come resistenza ...
Mario Iannino – Incontri (1978) Olio su tela, 70x50 cm Proprietà: Collezione Grillo Pagina originale Curatela e lettura poetica: L’opera Incontri è un frammento ritrovato, un affetto che riaffiora dopo decenni di silenzio. La tela, con le sue forme fluide e interconnesse, evoca il gesto pittorico come linguaggio universale, come ponte tra sensibilità elettive. I colori tenui e le sagome corporee stilizzate parlano di relazione, di memoria. Mario Iannino – Incontri (1978) Olio su tela, 70x50 cm Descrizione: L’opera presenta una composizione astratta di forme organiche interconnesse, immerse in una gamma cromatica tenue e poetica: verdi, blu, rosa, gialli e beige si fondono in un equilibrio visivo che suggerisce movimento e relazione. Le sagome, pur non chiaramente figurative, evocano frammenti corporei e gesti, come se la materia stessa volesse raccontare una storia di contatto, di memoria, di trasformazione. Contesto e poetica: Realizza...
L’opera trasforma in riflessione visiva e denuncia poetica un malcostume. Il gesto cruento diventa linguaggio, e la materia ferita diventa testimonianza della " Parola negata" nell'opera di Mario Iannino dalla serie: "Dentro e fuori – causa ed effetti" Delazione gratuita e sadismo sociale In questa composizione, Iannino mette in scena una tensione viscerale tra gesto e materia. Le forbici, conficcate in una massa rossa e pulsante, non sono solo strumento: sono metafora. Tagliano, feriscono, dividono. Ma non lo fanno per necessità: lo fanno per gusto. Il gusto amaro della delazione gratuita, dell’infamia lanciata senza motivo, con indolenza; fango gettato per passare il tempo. La massa rossa, cruda e viva, è l’essere umano esposto. È la carne della reputazione, della dignità, della voce. Il cartone, povero e corrugato, è il contesto sociale: un ambiente che non protegge, ma espone. Un palcoscenico dove il dolore viene spettacolarizzato, e la ferita diven...
Il titolo “Dentro e fuori: causa ed effetti” è già di per sé una soglia poetica. E l’immagine condivisa — con il suo disordine, le tracce di consumo, la materia abbandonata — sembra parlare di un mondo dove l’interno e l’esterno si confondono, dove ciò che è intimo viene esposto, e ciò che è visibile nasconde ferite invisibili. Una metafora: Dentro e fuori: causa ed effetti (nessciun è fesso, ma qualcuno ci prova) C’è un confine sottile tra ciò che si mostra e ciò che si subisce. Un dentifricio spremuto, una polvere che non è neve, un oggetto d’uso quotidiano abbandonato come un pensiero scomodo. La scena è domestica, ma il messaggio è sociale. Dentro: l’intimità, la fragilità, il gesto ripetuto. Fuori: il giudizio, la voce che non ha volto, la delazione che mastica e sputa. Ogni frammento è un indizio. Ogni strappo, una ferita. Eppure, chi guarda non è fesso. Chi ha vissuto sa distinguere il disordine dalla verità. La materia parla, anche quando tace. E ques...
Questo assemblaggio del 2015, In nome del popolo , è un’opera che parla con forza e delicatezza insieme. In nome del popolo (2015) Assemblaggio polimaterico – 23x35 cm Materiali: portauovo trasparente, gusci d’uovo, tre cravatte di carta nei colori verde, bianco e rosso, carta assorbente, pigmenti acrilici. Pigmenti: acrilici. Anno 2015 Autore: Mario Iannino Sottotitolo: "Quando la sacralità della vita è subordinata ai profitti" Descrizione evocativa Un’opera che si presenta come un altare profanato. Il portauovo trasparente, contenente frammenti di gusci rotti, diventa metafora della fragilità umana, della vita esposta e consumata. Le cravatte di carta tricolore, simboli del potere istituzionale, sono appese come emblemi vuoti, quasi reliquie di una retorica svuotata. Il bianco assorbente che attraversa la composizione sembra voler tamponare una ferita, ma non riesce a nascondere le tracce di rosso e nero che colano verticali: sangue e inchiostro, v...
Ritratto critico. Approfondimento su Mario Iannino , pensato come ritratto critico per esplorare la poetica, la tecnica e il pensiero: Mario Iannino: il segno come pensiero, il gesto come visione Nel panorama dell’arte contemporanea italiana, Mario Iannino si distingue per una ricerca che è insieme visiva, teorica e spirituale. Nato a Catanzaro nel 1953, Iannino ha costruito un percorso artistico che sfugge alle classificazioni rigide: il suo lavoro si muove tra grafia creativa , poesia visiva , semiotica del gesto e filosofia del segno . Il segno come linguaggio originario Per Iannino, il segno non è decorazione né ornamento. È traccia di pensiero , gesto primordiale , scrittura dell’anima . Nei suoi bozzetti, nelle sue opere grafiche e nei suoi testi, il segno diventa un codice che precede la parola, un ponte tra il visibile e l’invisibile. “Quello che ci dà sensazioni o ci comunica qualcosa va sublimato.” — Mario Iannino Questa frase, che accompagna la sua mostra Li...
Pino Pingitore e la visione optcal: un ricordo personale Nel fervore visivo degli anni ’70, quando la pittura cercava nuove modalità di percezione e coinvolgimento sensoriale, Pino Pingitore si inseriva con forza e originalità nel panorama della cosiddetta “scuola optcal” — un movimento che sondava il confine tra arte e illusione, tra struttura e vibrazione. La sua tela del 1973, acrilico su 50x40 cm, è una testimonianza viva di quel linguaggio: geometrie pulsanti, cromie in movimento, una costruzione plastica che non si limita a rappresentare, ma interroga lo sguardo. Ho avuto il privilegio di conoscere Pino fin dall’infanzia: compagni di scuola, amici, complici di conversazioni che spesso si spingevano oltre la superficie dell’arte, toccando il ruolo dell’artista nella società, la responsabilità del gesto creativo, la tensione tra forma e significato. Ricordo nitidamente il giorno in cui entrai a casa sua e lo trovai intento a lavorare su questa tela. Mi colpì subito — non so...
Recensione critica dell’opera di Pino Pingitore (1973) senza titolo; Acrilico su tela, 50x40 cm, coll.ne Mario Iannino Contesto e linguaggio visivo Realizzata nel 1973, questa composizione si colloca in un periodo di fervente sperimentazione artistica, in cui l’astrazione geometrica e la ricerca di nuovi linguaggi visivi si intrecciavano con istanze esistenziali e sociali. Pingitore, con questo lavoro, sembra inserirsi in quel clima con una voce personale, costruendo un’immagine che è al tempo stesso figura e architettura, volto e paesaggio. La tela è dominata da una figura centrale che richiama un volto umano stilizzato, costruito attraverso sovrapposizioni di forme geometriche e cromie contrastanti. L’occhio visibile, quasi isolato, diventa punto focale e simbolico: uno sguardo che osserva, ma che forse è anche frammentato, disperso nel caos visivo circostante. La composizione è dinamica e stratificata. I rettangoli, le curve, le bande orizzontali e le forme archite...
Chi siamo
Abbiamo aperto questo blog nell’aprile del 2009 con il desiderio di creare una piazza virtuale: uno spazio libero, apolitico, ma profondamente attento ai fermenti sociali, alla cultura, agli artisti e ai cittadini qualunque che vivono la Calabria.
Tracciamo itinerari per riscoprire luoghi conosciuti, forse dimenticati.
Lo facciamo senza cattiveria, ma con determinazione. E a volte con un pizzico di indignazione, quando ci troviamo di fronte a fenomeni deleteri montati con cinismo da chi insozza la società con le proprie azioni.
Chi siamo nella vita reale non conta. È irrilevante.
Ciò che conta è la passione, l’amore, la sincerità con cui dedichiamo il nostro tempo a parlare ai cuori di chi passa da questo spazio virtuale.
Non cerchiamo visibilità, ma connessione. Non inseguiamo titoli, ma emozioni condivise.
Come quel piccolo battello di carta con una piuma per vela, poggiato su una tastiera: fragile, ma deciso. Simbolo di un viaggio fatto di parole, idee e bellezza.
Questo blog è nato per associare le positività esistenti in Calabria al resto del mondo, analizzarne pacatamente le criticità, e contribuire a sfatare quel luogo comune che lega la nostra terra alla ‘ndrangheta e al malaffare.
Ci auguriamo che questo spazio diventi un appuntamento fisso, atteso. Come il caffè del mattino, come il tramonto che consola.
Benvenuti e buon vento a quanti navigano ogni singola goccia di bellezza che alimenta serenamente l’oceano della vita. Qui si costruiscono ponti d’amore.