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"tendi le braccia, digit art, ©iannino" |
Sto in periferia, rannicchiato sulla mia pancia. Sono chiuso
al mondo per la troppa cattiveria che ho visto. Non ho più fiducia nel genere
umano. Ho fatto quasi mio il detto: più conosco gli uomini e più amo gli
animali. Le parole arrivano nell’aria dei giardini da dietro un cespuglio a
ridosso della panchina sulla quale stanno seduti degli anziani.
La fiducia è una cosa seria, spesso tradita con troppa
leggerezza dagli uomini e dalle donne al potere.
E per “potere” intendo l’azione prepotente della classe
dirigente che governa la macchina pubblica, quindi gli enti locali e centrali
della Repubblica del bel Paese.
Anche se di tanto in tanto qualche anima pia si straccia le
vesti e pensa di lottare contro i mulini a vento. La storia ci porta a
conoscenza d’illustri uomini, filosofi, politici e esponenti illuminati del
clero costretti ad abiurare davanti al potere temporale terreno composto da
inquisitori.
Venni per combattere sofismi e inganni… disse qualcuno qualche secolo addietro ma
dovette fare retromarcia davanti alla brutale repressione delle forze antagoniste
che avrebbe voluto debellare.
Il male, gli esponenti del male conoscono bene i cervelli e
le paure che s’annidano dentro la cassa cranica del popolino. Conoscono ogni
piccolo rigagnolo e sanno come occluderlo o trasformarlo in fiume in piena.
Basta poco. Una promessa. Una carezza nel verso giusto. Qualche
briciola per gli affamati. E uno specchietto ingrandente che riflette la
propria immagine e dove potersi specchiare affiancati dall’amico potente di
turno.
L’arroganza del potere non ha vergogna. Impudica, la forza
dei vanagloriosi vola sopra le teste. Intimorisce i deboli. Annichilisce gli
animi solitari immaturi prostrati dalle povertà intellettive e fisiche. E quando
nel mare desolante dell’ego appare una figura prodiga verso i deboli, essere
diffidente è naturale.
Delegare ad altri la gestione del potere sociale, politico,
culturale, è un delitto che si paga.
Anche analizzare freddamente i fatti e prendere posizioni
sfavorevoli al comune senso è un peccato che si paga. Le folle sono
addomesticabili! Non ci vogliono filosofi e uomini illuminati per gestire le
masse. Basta un agitatore cresciuto nei grandi teatri per riscaldare gli animi
e indirizzarli contro il nemico.
Un nemico, non necessariamente tale e contrario agli
interessi della massa ma indispensabile al sobillatore per raggiungere gli
effetti da lui desiderati.
Ecco la delazione s’insinua; penetra nelle coscienze e fa
nascere i dubbi.
Perché, perché tizio dovrebbe spendere i suoi soldi,
sperperare le sue ricchezze a chi ne ha bisogno? E poi, davvero sono bisognosi
o sono dei vagabondi che non vogliono lavorare? Chi l’ha detto che io devo
soffrire la fame mentre i profughi hanno diritto ai benefit statali? Etc etc.
Beh, se questi interrogativi nascono, significa che c’è
tanto da lavorare ancora per migliorare le coscienze e lo stato sociale, dall’accoglienza
alla suddivisione delle ricchezze naturali espropriate con la forza dai potenti
ai deboli.
L’amore è! Tendi le braccia. Accogli chi soffre.
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