Tutto scorre. Niente rimane immutato.
Dopo le reazioni iniziali dettate dalla estemporanea esposizione mediatica degli uomini più potenti della terra e dai consequenziali risultati che le loro decisioni hanno suscitato nell'opinione pubblica subentra l’assuefazione.
Gas serra. Inquinamento. Qualità della vita. Welfare. Industria bellica. Guerre. Bombe sugli inermi.
Sono concetti astratti. Nient’altro che elucubrazioni.
Anche davanti all'evidenza
I critici sono isolati . Tenuti al guinzaglio o liberati nell’agone dei talk dei domatori servili di turno.
Il potere logora chi non c’è l’ha.
E per evitare di fare la figura dei don Chisciotte contro i mulini a vento alcuni, reduci da indicibili scontri, leccandosi le ferite depongono le armi stremati dall’apatia delle masse. Altri sono messi a tacere nei modi consolidati e consentiti dalle strategiche posizioni camaleontiche del potere nei diversi ruoli istituzionali. E i più tenaci, resi innocui dalla delazione, se pur stoici sono ininfluenti. I flussi organizzativi sono delineati da logiche che ruotano attorno ai novelli “re sole”. I soloni dall’ego smisurato non tollerano i saggi principi della fratellanza universale, pretendono ubbidienza cieca ed eliminano i dissidenti.
Solitamente, il più apprezzato perché indolore nelle “democrazie”, consiste nell’isolamento mediatico. In seconda battuta la delazione e lo sberleffo pubblico da parte dei servi cinici del potere temporale.
Teoremi impattanti. Drammatici per le masse subalterne rese tali dalle fatiche per la sopravvivenza.
Chi ha fame pensa a sfamarsi. Chi ha freddo a coprirsi, trovare un rifugio. E chi è sopraffatto dal terrore a nascondersi.
L’empio non conosce pietà. Persevera nella sua bieca azione perché il fine giustifica, forse, i mezzi ma di sicuro alimenta l’odio.
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