"fhimmini veniti veniti ccà! C'haijiu na cosa bella"
“ajiu a mamma da cacioffhula. Mbe’ ch'è bella. Veniti veniti c'ajiu a mamma da cacioffhuuula!”.Alcuni episodi rimangono scolpiti nella memoria e sono difficili da rimuovere. Sembra che stiano perennemente in agguato. Pronti a riemergere appena gli si dà l’occasione.
Gli avvenimenti, anche quelli che ci sembrano insignificanti, riemergono all’improvviso, basta passare per un certo posto, osservare un sito, sentire l’odore di un fiore, o di un determinato rumore per rivivere esperienze appartenenti alla sfera del passato accantonato ma sempre presente nelle intimità di ognuno.
Il vissuto, il mio, riaffiora ogni qualvolta percorro “a scinduta de’barracchi” la discesa delle baracche com’è conosciuta dai catanzaresi, via Mario Greco nella toponomastica ufficiale.
Lì, proprio all’incrocio con via Buccarelli, la tangenziale che porta ai giardini di San Leonardo, c’era un negozio di frutta e verdura. Il gestore, un uomo dal vocione imponente gridava al circondario la mercanzia: fhaavii e cacioffhulli veniti ca ajiu a mamma de’ cacioffhuli fhavi e cacioffuliii. Signò mbicinativi ka ‘on vi pentiti guardati ch’è bella a cacioffula ahjiu a mamma da cacioffhula a bui va dugnu a du’sordi veniti veniti.
Mbeh ch'è baddha a potiti fhara comu vi piacia: ndorata e fritta a la giudia china e ppuri 'nta tijiana cu caprettu...
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