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giovedì 23 aprile 2020

Inutili impollinatori d'odio

La calma aiuta a riflettere e a superare piccoli e grandi ostacoli che la vita propone.

Mantenere la calma è un esercizio mentale. 
È educazione mentale costruita per amore. È volersi e voler bene al cosmo.

Alcune discipline aiutano ad impostare uno stile di vita riflessivo non melenso, positivo o dipendente e asservito, ma propositivo nei confronti dell'universo e, nel piccolo, del microcosmo, del prossimo e degli ultimi.

Un buon metodo per affrontare con una certa calma le bufere emotive consiste nell'eliminare le negatività dei soggetti vocati alla delazione e all'insulto rozzo privo di fondamenta se non altro per alimentare l'odio covato e assoldare eserciti partigiani rancorosi.

I maestri di vita e del pensiero positivo forgiano nel distacco dal superfluo la personalità del ben pensare.
I buoni pensatori suggeriscono impassibilità programmata davanti agli eventi e alle persone negative.
Evitare di leggere e commentare i veleni di certa propaganda e non dare peso ai programmi trash trasmessi nei palinsesti mediatici.

La serenità è uno stato mentale coltivato e implementato nel tempo con la meditazione. E per raggiungere lo stato mentale “evoluto” si deve prestare attenzione a quello che si esprime col verbo e con il proprio agire. E sapere discernere! Valutare i pro e contro. Perché la causa e gli effetti delle forze messe in campo generano energia perpetua finché non raggiunge l'obiettivo spegnendosi in esso.

Il male messo in circolazione dalle forze oscure è imponente e non si disperde facilmente.

Evitiamo di legittimarlo con la nostra attenzione. Si auto eliminerà da solo. È una elementare conseguenza.

Quindi prima di reagire valutiamo se è opportuno prestare attenzione e dare peso, legittimare le negatività, appunto, o lasciare cadere nel vuoto le sterili dementi provocazioni.


mercoledì 29 gennaio 2020

Tra ieri e oggi, appunti del pensiero positivo

Quando si dice la storia.


Il ricordo e lo studio della civiltà e quindi la cultura determinata dai saperi predominanti generano mostri o persone salvifiche.

Dipende da come s'intende indirizzare il “libero arbitrio”.

Alcuni passaggi sono inevitabili. Nelle scuole come nella vita, buoni e cattivi maestri affiancano e guidano tratti importanti delle giovani menti ansiose di apprendere e impossessarsi delle cose terrene ma anche quelle più squisitamente “astratte” come potrebbero sembrare la filosofia e il libero pensiero non necessariamente ancorato a dottrine o elucubrazioni che si avvalgono della “scienza” dei maestri à penser antichi e moderni.

Il cammino dell'umanità è costellato di storie e pensieri divenuti dottrine.
Alcune dottrine sono assurte a scienza, manipolate, si direbbe geneticamente, per adescare adepti bisognosi di essere branco, altre sono rimaste inalterate nel tempo e fungono da fari collettivi per il pensiero positivo svincolato dalla materia.

Marx, Hegel, Bakunin ma anche scrittori definiti meno “impegnati”, più leggeri per quanto attiene ai concetti altisonanti del pensiero, che hanno segnato i tempi con scritti pregni di umanità; tensioni emotive molto terrene e che in alcune narrazioni sembra quasi di sentirne l'odore, il pathos delle anime e dei luoghi narrate nelle pagine vergini d'inchiostro.

No! non vuole essere un rimpianto o un elogio nostalgico a quanto è scritto e testimoniato negli annali.
L'analisi nasce dalla considerazione ultima che sta avvenendo nella società globale contemporanea.

Una realtà che impone dazi e prebende alla cultura dell'attesa creativa. Segna e sottomette il piacere dell'attesa in quanto tale.

Quel piacere fatto di sfumature infinite, da attese disattese, costellato dal dubbio. Sorretto dalla empatia che rende possibile ogni finale di cronaca.

Empatia possibilista che giustifica o accetta se pur criticamente anche i festeggiamenti impropri di vittorie plausibili agli occhi dei più.

La storia degli uomini è scritta dagli uomini per gli uomini!

E ciò che vale in un dato momento storico può essere deleterio in un altro momento.
L'eroe o l'antieroe sono personaggi che ancora oggi stentano a lasciare il passo alla non belligeranza. A piegarsi laicamente al pensiero disarmante ma vincente della logica non violenta; dell'accoglienza inclusiva, dell'ascolto e del superamento “insieme”, con l'altro di tutto ciò che angoscia.

Gesù, Maometto, Mao, Gandhi, Barabba, e persino Giuda il traditore, hanno un filo conduttore comune che li unisce concettualmente secondo una visione laica del loro essere stati attori principali se pur in diversi momenti storici dai nostri: amano l'amore terreno ma lasciano intravvedere nelle loro debolezze spiragli del divino attraverso pensieri e azioni che sembrano immutabili.

Il pensiero dominante in politica è, invece, in continua evoluzione.

Gli schieramenti, non più partiti nel senso storico del termine in quanto non si rifanno al pensiero socialista o marxisita, leninista o maoista, o a quello cristiano-democratico che ha visto una formazione legata ai principi della chiesa sorto nel '42 in cui ha militato e fatto la storia De Gasperi, Andreotti, Moro, e neanche al partito repubblicano di La Malfa o di altri partigiani provenienti dal partito d'azione. Non ci sono più, in sintesi, antifascisti o fascisti, sinistra o destra come conosciuti fin ora. E tramandati dalla storia.

Oggi sorgono movimenti spontanei.

Le sardine, ultimi in ordine di tempo, sembrano essere persone di tutte le età che scendono in piazza per arginare l'avanzata dei barbari del pensiero positivo.

Sardine che nuotano insieme ognuno col proprio bagaglio culturale accomunate dalla volontà di non soccombere alle urla cattive e ignoranti.
Dicono basta alla globalizzazione e all'amplificazione delle paure. Si schierano contro gli stupidi e servili venditori di gadget, dicono no alla cattiva politica che fa notizia e invade i social.

Tentano, e in Emilia Romagna ci sono riusciti, a scardinare demagogie, egoismi e merda mediatica postata con selfie e arroganti frasi disgreganti, suscitando, col loro sorriso disarmante, reazioni contrari che non demonizzano ma includono e propongono solidarietà e coesione.

Sbaglio?

Perché in Calabria non è stato possibile percorrere una strada simile? L'analisi la lascio a chi, per esperienza o cultura e, si fregia del titolo di “intellettuale”, è classe dirigente.

giovedì 19 maggio 2011

sindaci pdl calabresi per sostenere Letizia Moratti

per alcuni uomini ancora è medioevo culturale!

Autotutela sociale!?
Così definisce la spedizione dei sindaci PdL calabresi in partenza da Cosenza e diretti a Milano per sostenere la Moratti contro Pisapia l’autista Mimmo Barile ex forza italia e il portavoce regionale pdl Campanella che non ha nulla a che fare con la lungimiranza educativa sociale e politica del Filosofo Calabrese Tommaso Campanella.

In effetti, sono agli antipodi i concetti di vita e la socialità di fra’ Tommaso e dei conquistadores nostri contemporanei.
Da una parte abbiamo un illustre conterraneo che per predicare una filosofia di vita ben condensata nell’ipotetica città del sole ha pagato con torture e carcere durissimo il suo amore per il prossimo e quindi per la cultura evolutiva del pensiero, e dall’altra un manipolo di individui che pensano a ipotetici affari orbitanti attorno alla cementificazione selvaggia dell’expò milanese.

“Stringersi intorno alla Moratti – dice il giornalista Campanella- ha un significato di autotutela sociale, atteso che una dispersione di Expo 2015 significherebbe la cancellazione di quella filiera virtuosa costruita insieme al governo Berlusconi e capace di essere puntello di osmosi economica e sociologica per tutte le Regioni italiane.”

Ormai non si pensa di vincere le elezioni su fatti concreti per il benessere di tutti i cittadini ma solo per una parte di loro. Siamo, anzi questi signori sono per dividere gli italiani in guelfi e ghibellini così da fomentare odio e rancore razziale. Inculcare terrorismi psicologici tra la gente, le razze e le culture delle varie etnie che per vivere sonostati costretti ad approdare a Milano come a New York.

No, non è questo il modello sociale auspicato dal frate di Stilo e neanche da buona parte degli italiani contemporanei anzi, tutt’altro! Ma inutile parlare con loro e anche se questi signori sono lontani dal possedere una sensibilità profondamente sociale li lascio con alcuni versi di Fra’ Tomaso Campanella, chissà che non rimangano illuminati sulla via di Damasco:

« Io nacqui a debellar tre mali estremi;
tirannide, sofismi, ipocrisia [...]
Carestie, guerre, pesti, invidia, inganno,
ingiustizia, lussuria, accidia, segno,
tutti a que' tre gran mali sottostanno
che nel cieco amor proprio, figlio degno
d'ignoranza, radice e fomento hanno. »

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