Karma. Guerre. Sisma. Povertà.
Alcuni luoghi e i relativi abitanti sembrano perseguitati da un qualche dio malefico. Giocatore diabolico incline al sadismo.
Alcuni luoghi e i relativi abitanti sembrano perseguitati da un qualche dio malefico. Giocatore diabolico incline al sadismo.
Dopo le reazioni iniziali dettate dalla estemporanea esposizione mediatica degli uomini più potenti della terra e dai consequenziali risultati che le loro decisioni hanno suscitato nell'opinione pubblica subentra l’assuefazione.
Gas serra. Inquinamento. Qualità della vita. Welfare. Industria bellica. Guerre. Bombe sugli inermi.
Sono concetti astratti. Nient’altro che elucubrazioni.
Ci siamo illusi, i pochi che ancora credono in un mondo bello. E pulito e chiaro. Sincero. Un mondo in cui la ragione ancora sia la forza che lo muove, secondo il suo movimento naturale. E che i sentimenti lo riempiano d’Amore. Di quello, almeno, necessario e fruttifero.
Dopo l’epilogo che ha ridato il sorriso ai genitori della piccola Sofia rapita dalla nursery della clinica dove la madre l’ha messa al mondo, le vetrine allestite nelle piattaforme del social network sono iniziate a brillare.
di Franco Cimino.
E penso a te, mamma, che ti sei vista strappare la tua bambina dalle braccia. Al tuo immane dolore, io penso. E alla paura tua e del padre, che ancora mi fanno tremare le mani e le gambe, all’idea che a me padre potesse essere inflitta una cosa così devastante. Penso ai tanti genitori, che hanno, in un qualche momento, anche per un solo momento, temuto di perderlo, il figlio. E per motivi, i tanti e diversi, che ti fanno ghiacciare il sangue, trapanare la testa, all’idea che davvero non ci sia più.
Il rischio di cadere nella retorica in pittura c'è.
La figurazione nell'impostazione scenica serve per rendere concrete certe idee e la storia occidentale è piena. I maestri del passato chiamati per narrare episodi religiosi oppure per magnificare gesta di condottieri o più semplici momenti di quotidianità familiare nei nobili casati sapevano come arrivare alla sintesi ed ottenere narrazioni potenti. La storia dell'arte è satura della maestria realista e iper realista. I realisti, vivendo epoche povere, anzi, prive del marchingegno che cattura l'attimo in un istante, dovettero escogitare espedienti tra i più disparati per raffigurare verosimilmente in pittura l'illusione del reale. Riprodussero la realtà attraverso varie tecniche: il reticolo, lo spolvero, la prospettiva, quindi la geometria, e con gli specchi della camera ottica disegnarono soggetti e quinte capovolte. All'epoca la pittura realista doveva attenersi ai canoni allorché doveva narrare attimi di vita e allegorie.
Impossibile dire come andrà a finire la vicenda. L'enorme polverone che si è alzato attorno alla reginetta dei social web lascia basiti.
La notizia della “trappola mediatica” in cui è caduta sta facendo il giro dei canali e ognuno esprime il proprio pensiero in merito. Giusto o presunto tale, il giudizio non richiesto, incide sulla persona invidiata e osannata. I cuori si dividono. Con superficialità si allestiscono talk show.
L'invida sociale sta consumando una vittima eccellente?
Le notizie corrono.
Specialmente nelle realtà cittadine dove una routine consolidata e calendarizzata nell'agenda dell'amministrazione comunale avulsa da qualsiasi etichetta politica mette radici.
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"Non è un'opera d'arte contemporanea!" |
Alcune patologie come il diabete sono definite croniche perché, una volta che prendono la residenza in un corpo non l'abbandonano più! Quindi chi ne è affetto deve conviverci per sempre. Idem per quanti soffrono di colesterolemia.
E fin qui nulla di nuovo sotto il sole.
Diventa, invece, insopportabile l'idea che disciplina l'iter sanitario di quanti, portatori di dette sintomatologie, sono costretti a perdersi nelle strutture del sistema pubblico sanitario italiano e, peggio, calabrese.
Ma veniamo ai fatti:
Nonostante la regione sia dotata di un portale dedicato, l'ALPI, dove gli utenti iscritti possono regolarizzare le impegnative e pagare il ticket se non in esenzione e recarsi direttamente nella struttura erogatrice del servizio richiesto senza affollare gli sportelli fisici della struttura ospedaliera, di fatto giunti tra le mura e i corridoi dell'ospedale Pugliese-Ciaccio, gli ammalati soccombono alle regole imposte nei vari reparti. Qualche esempio?
Tra contraddizioni e guerre intestine trascorrono i giorni. I rapporti sono deteriorati anche negli aspetti semplici dei contatti giornalieri tra conoscenti. Gli sconosciuti o peggio gli stranieri sono visti come potenziali nemici.
Lo sgambetto o la pedata nascosta inopportuna è prassi. I decessi per cause naturali non lasciano spazio alla riflessione neppure quando il lutto è in casa.
Da tempo ormai assisto alla dipartita ineluttabile di conoscenti e amici. Alcuni sono andati da tempo ma i loro ricordo rimane vivo accompagnato da espressioni indissolubili dal loro aspetto fisico.
“Eravamo convinti di fare baldoria e festeggiare la riuscita con belle donne e champagne e siamo finiti a pugnette e gassose”. Questa frase goliardica ma molto esaustiva nel descrivere amarezza per le aspettative deluse riposte in un progetto a cui si teneva molto la ripeteva un carissimo amico: Quirino Ledda. Bastava questa simpatica frase per risollevare il morale frantumato dalle avversità momentanee del sogno infranto ma che anticipava l'analisi e contestualizzava l'esito negativo dell'azione.
Da grande voglio essere...
Il quesito ricorrente di quando si è bambini, anche se non lo pongono gli altri tipo i genitori o gli amici di famiglia “zii” acquisiti, ce lo poniamo da soli.
Sogniamo di fare il benzinaio, il ferroviere, l'elettricista, l'infermiere, il dottore, l'avvocato... e magari qualcuno ci riesce.
Arriva alla meta prefissata dopo tenaci sacrifici e approfonditi studi.
Volli sempre volli fortissimamente volli!
E chi non vorrebbe occupare un posto di rilievo nella società?
Qualcuno è anche disposto a vendere l'anima o ad ipotecare parte della dignità.
Pochi, pochissimi sono convinti che rimanere puri dentro come i bambini che guardano il mondo esterno con meraviglia e sempre pronti allo scambio emotivo disinteressato sia un valore inestimabile.
Rarissime personalità, raggiunta l'agognata meta terrena posta da essi stessi in cima alla scala dei valori terreni, rimangono eterni bambini.
I pochi “illuminati” non fanno nulla per rimanere con l'animo puro. È un percorso che sembra essere guidato da entità astratte. Flussi vitali creativi indirizzano gli umili sui percorsi della saggezza che fa guardare amorevolmente il mondo: occhi puri di bambino che, nonostante gli ineluttabili ambagi, serenamente continua a esistere.
Forse c'è tanta retorica in alcune affermazioni di qualche tempo addietro. Ma, rispetto alla pochezza di pensiero odierno, personalmente la preferisco!
Preferisco pensare alla frase di Domenico Savio impressa sul quadro che capeggiava sulle pareti dell'oratorio salesiano: “voglio farmi santo”.
Certo, per le affermazioni contemporanee è una contraddizione!
Oggi le figure enfatizzate sono ben altre. E non solo sulle piattaforme dei social-media.
Non per essere dei bacchettoni ma difronte alle malattie e agli avvenimenti avversi che possono capitare e mettere in pericolo la salute di ognuno non si sente dire: “ sia fatta la volontà del Signore. Oppure “ se questo è il destino...”.
Queste frasi, possibiliste e cariche di positiva speranza misericordiosa, sono sostituite sempre da: “E' un guerriero! Vincerà le avversità!...”. Il divino che abita in noi è oscurato. L'essere è vestito da guerriero. Un guerriero forte. Potente! Anche quando scende in campo con il pallone ai piedi.
Sul rettangolo di calcio, lo sport, i protagonisti sono guerrieri carichi di “cattiveria”. Lo si sente dire spesso nelle trasmissioni sportive dai rispettivi allenatori e commentatori.
“La giusta “cattiveria” è mancata ai miei uomini perciò abbiamo combattuto una sfida debole...”.
Abbiamo dimenticato il valore delle parole.
Abbiamo dimenticato l'importanza dell'età che avanza; la saggezza accresciuta nel tempo dall'esperienza accumulata.
Siamo alla ricerca dell'eterna giovinezza. E non accettiamo l'età che avanza: le rughe, i capelli grigi, bianchi e gli acciacchi; la debolezza fisica. Ci fa paura la prostata, l'impotenza senile, l'andropausa, la menopausa.
Vecchiaia equivale a scarto, per certa cultura.
Conoscenza, sapienza, sono dati peculiari insiti nell'Essere cresciuto coi valori etici di chi ha coscienza vera della Vita: delle fasi naturali della Crescita ché percorso verso l'Alto.
Di contro:
La sottocultura dell'avere enfatizza la materia in ogni aspetto. Dal fisico, quindi attenzioni per l'esteriorità e l'estetica anche di chi circonda gli spazi contigui e all'accumulo di beni materiali da tutelare maniacalmente.
Com'è che la povertà, quando è lontana da noi geograficamente, suscita compassione e induce alla solidarietà?
È sentimento comune che la pietas popolare, davanti a episodi di estrema indigenza, tracima, si fa tangibile e quasi si tocca con mano. Ma, ahi noi, è solo un esercizio retorico.
I commenti pieni di sdegno nelle svariate forme della comunicazione tracciano falsi ritratti di una collettività poco incline alla solidarietà nonostante le belle frasi a sostegno di chi soffre per le pene inflitte dalla società che pone ai margini i deboli.
Frasi abbozzate e subito abbandonate, segno di un sentimento emotivamente fragile e per niente sentito.
La povertà non è solo quella sponsorizzata dalle varie “onlus” nate per “portare” derrate alimentari nei paesi del terzo mondo.
Le povertà sono tra noi. In ogni angolo delle metropoli. Tra i senza tetto e I nuovi poveri gettati ai margini da una società dei consumi famelici. Una società sorretta da logiche produttive e lucrative economicamente inserita nel mercato manda al macero derrate alimentari per mantenere alto il prezzo del prodotto. Magari si tratta del medesimo prodotto lavorato a bassissimo costo da quella popolazione sfruttata che vive ai margini.
Emarginati che,
Ironia della sorte, spesso sono nelle condizioni dei calzolai privi di calzari.
“ Roma, stazione termini:
Sulla panchina davanti la stazione un vecchio barbone avvolto di stracci dorme. È l'inverno di qualche anno addietro ma l'immagine è rimasta scolpita nei miei occhi e nella mia testa. La gente gli passa accanto senza curarlo di uno sguardo. Il vento soffia e agita i bianchi capelli arruffati. Anche la lunga barba si muove sotto il bavero. Il barbone strofina i piedi ormai bluastri dal freddo. Ha piedi callosi e sporchi avvolti in quello che un tempo dovevano essere dei calzini. Una ragazza con la salopette lo scuote. Ha un paio di scarpe in mano e tenta di fargliele indossare. Ma nulla. I piedi ormai abituati alla libertà non sembrano accogliere di buon grado il regalo. Il vecchio prende la busta con le scarpe dentro e la pone sotto il capo.”
In queste ultime ore siamo stati testimoni di episodi che senz'altro influiranno nel futuro socializzante di ognuno.
Abbiamo assistito commossi al rito religioso per i defunti e nell'occasione conosciuto il pensiero e le azioni di un personaggio schivo ma propositivo per quanto attiene al mondo del welfare:
David Sassoli. Quest'uomo conosciuto e apprezzato giornalista che ha ricoperto l'incarico di Presidente del Parlamento europeo ha lasciato un gran vuoto. E come accade ogni qualvolta va via una personalità dedita al servizio per il prossimo le sue azioni intime sono rese pubbliche dalle persone che le sono state vicine nella quotidianità degli affetti familiari e civili.
Inutile sottolineare l'aspetto privato di qualsiasi entità. Ciò che conta nelle azioni è la risonanza concreta consequenziale all'atto stesso. E David Sassoli, per quanto è emerso, è stato un gigante di bontà e dedizione volto al bene comune. Le sue azioni tendevano all'inclusione mai alla divisione o suddivisione dei privilegi.
Invero, assistiamo alla strategia non tanto malcelata di una cordata disseminata tra le parti politiche in sintonia con le avvelenate logiche spartitorie la volontà di erigere o quantomeno accaparrare una bandierina nello scacchiere alto della Repubblica italiana: il Quirinale!
È ormai risaputo che i nomi buttati sullo scacchiere anzitempo non sono mai stati tenuti in considerazione seriamente. E le precedenti nomine lo confermano.
Probabilmente la posta in gioco è ben altra!
Le mire degli schieramenti si possono solo supporre e immaginare. Tra trasversalismi interessati e buona fede vi è un baratro incolmabile in fondo al quale germoglia la mala pianta della vanagloria o vanità come dir si voglia fomentata dalla spasmodica fame di possesso.
Si vocifera che gli ambasciatori stiano sondando il terreno per capire le probabilità e porre eventuali correttivi affinché il cavallo posto ai nastri di partenza abbia buone occasioni di vittoria. Strategie consolidate che vanno a agitare le acque torbidi dell'ego personale per fare riaffiorare i bisogni famelici dei potenziali supporters utili al buon esito.
Strategie malsane! Che, pur comprendendone la machiavellica regia, gettano in pasto al pubblico ludibrio vecchie storie disonorando le intenzioni del buon vecchio condottiero in arme sceso in campo per la singolar tenzone.
Chi dice la verità?
Due strumenti costruiti e tarati dalla stessa casa ma che danno responsi differenti. Ora, fin quando si tratta di disquisizioni aleatorie come quelle che escono dalla bocca della politica che rappresenta i partiti ci potrebbe anche stare ma quando si tratta di valori che esulano le banalità è opportuno assumere atteggiamenti consoni.
Misurare la glicemia, ovvero il cosiddetto “zucchero nel sangue”, per chi soffre della malattia del secolo è un'azione estremamente importante. Seriamente importante!
Stamane, prima di prendere il consueto caffè amaro, dopo alcuni giorni, ritorno a misurare la glicemia.
Ho a disposizione due apparecchietti.
Opto per l'ultimo arrivo con guida e incoraggiamenti personalizzati. L'accendo.
Carico la striscetta e: ben alzato, buongiorno inserire goccia. Pungo il dito. Appoggio la goccia e... 197mg! Alto! Fa tutto lui.
Cazzo! Siamo messi male!
Il sangue è ancora liquido. Preparo il vecchio misuratore e applico la goccia: 167. 167? boh?
Chi prendere sul serio?
Misteri della tecnica e della scienza 😏 altro che mascherina sì o mascherina no!
Il libro, i libri sono momenti personali. Oserei dire intimi.
Leggere è questione mentale. È fonte educazionale strettamente correlata al proprio modo di essere.
Leggere un buon scritto è acquisizione, conquista, conoscenza! Fattori che formano con nuovo e accresciuto humus la parte incolta del terreno intellettivo predisposto, per natura, ad accogliere negli avidi spazi mentali infiniti mondi.
I tecnici, e quanti necessitano di schemi logici, amano costruire i saperi scientificamente e supportano con dovizia matematica teorie e analisi enunciate. Loro conferiscono alla parte sinistra del cervello umano la funzione logica; l'analisi certa, nozionistica dello scibile umano. E demandano le funzioni creative alla parte destra del cervello.
La creatività, il lampo geniale è un fattore inatteso che prescinde dai calcoli matematici e forse anche dalle disquisizioni filosofiche e filologiche.
Per questo l'acquisto, basato sui propri gusti letterari e, quindi, la lettura, non sono sempre consigliabili da demandare ad altri.
Spesso chi regala un libro si lascia trasportare dalla propria condizione cognitiva, dai gusti letterari propri e contemporanei e, atteggiamento da non sottovalutare, dal presupporre la personalità e la cultura del destinatario.
Alla brevissima analisi va aggiunto l'aspetto editoriale, il nome dell'autore e, determinantissima, la propaganda, i testimonial.
Ergo: … regalare un libro è quasi sempre un grande e grosso interrogativo dalle incognite impreviste.
Comunque buona lettura sempre. Leggiamo. Leggete.
Leggere apre la mente e rende liberi
La scogliera di Cassiodoro è situata tra i comuni di Stalettì e Montauro, nel golfo di Squillace. L’affaccio sul mare è spettacolare! ...