Israele non tutti sono Netanyahu
Le voci critiche dentro Israele esistono eccome, e negli ultimi mesi si sono fatte sentire con forza crescente, anche se spesso restano marginalizzate o ignorate dal potere politico e militare dominante.
Le voci critiche israeliane: chi sono e cosa dicono:
- Riservisti e ufficiali dell’esercito come Einav Lévy e Yair Golan hanno espresso pubblicamente dubbi morali profondi. Golan ha dichiarato che Israele rischia di diventare uno “Stato paria” come il Sudafrica dell’apartheid se non cambia rotta.
- Manifestazioni civili si sono moltiplicate, soprattutto per chiedere la liberazione degli ostaggi e la fine della guerra. Secondo sondaggi recenti, la maggioranza degli israeliani oggi è favorevole all’interruzione delle ostilità, ma il governo continua a intensificare le operazioni grazie alla sua maggioranza parlamentare.
- Il quotidiano Haaretz, voce storica del pensiero progressista israeliano, ospita regolarmente editoriali che denunciano la sproporzione della risposta militare e la deriva autoritaria del governo Netanyahu.
Il peso della giustizia internazionale
Nonostante le denunce e le richieste di indagini da parte di organismi internazionali, Israele non ha finora subito conseguenze concrete. I mandati di cattura per crimini contro l’umanità, se emessi, si scontrano con la realtà geopolitica: Israele ha alleati potenti e una posizione strategica che lo rende difficile da isolare.
Il paradosso della democrazia armata
Israele è formalmente una democrazia, ma la sua struttura politica attuale è dominata da una coalizione di estrema destra, con ministri che parlano apertamente di “spartizione immobiliare” della Striscia. Questo crea un cortocircuito: la società civile può protestare, ma non riesce a fermare la macchina bellica, che agisce con una logica di potere e sopravvivenza politica.
Una guerra che consuma anche chi la combatte
Come ha scritto un riservista: “Un giorno mio figlio mi chiederà: ‘Papà, come ti sei comportato?’”. Questo tipo di riflessione mostra che la coscienza morale non è spenta, ma è soffocata da una narrazione dominante che giustifica tutto in nome della sicurezza.
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