Da Gesù, a Gandhi, Martin Luther King e Mandela
Analisi sulla figura storica e mistica di Gesù associato al concetto moderno di leadership, in chiave laica e riflessiva:
Gesù di Nazaret: il leader che parlava al cuore
In un’epoca segnata da crisi di fiducia, polarizzazione e leadership spesso gridata, la figura di Gesù di Nazaret emerge come un archetipo sorprendentemente attuale. Non come divinità, ma come uomo: un maestro itinerante, un comunicatore potente, un catalizzatore sociale. Un leader, in senso pieno.
Nato in Palestina nel I secolo, figlio di una cultura oppressa e marginalizzata, Gesù non possedeva né potere politico né risorse materiali. Eppure, la sua voce ha attraversato millenni. Come? Con una visione radicale e una coerenza disarmante. Parlava di amore per i nemici, di giustizia per gli ultimi, di libertà interiore. Non cercava il consenso, ma la verità. Non imponeva, ma ispirava.
La sua leadership era servile: “Chi vuole essere il primo, sia il servo di tutti.” Un principio che oggi ritroviamo nei modelli di servant leadership, dove il leader è al servizio della comunità, non sopra di essa. Gesù ascoltava, accoglieva, trasformava. Si avvicinava agli emarginati, non per pietà, ma per dignità. Parlava in parabole, con immagini semplici e profonde, capaci di toccare il cuore prima della mente.
Come Gandhi, Martin Luther King o Mandela — tutti influenzati dal suo esempio — Gesù incarnava una forza silenziosa, ma inarrestabile. Non aveva eserciti, ma aveva una folla. Non aveva slogan, ma aveva una visione. E quella visione continua a interpellarci, anche oggi.
In tempi in cui la leadership si misura in follower e algoritmi, forse vale la pena tornare a chi guidava senza possedere, parlava senza urlare, e cambiava il mondo senza mai lasciarlo.
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