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“Giorgia, sei una donna. Ascolta il nostro grido.” Nel cuore della Libia, nella prigione di Mitiga, gestita dal comandante Osama Almasri, si consuma da anni una tragedia che coinvolge migliaia di migranti, in particolare donne. Una sopravvissuta ivoriana, oggi in Italia, ha denunciato le torture subite: stupri quotidiani, pestaggi, umiliazioni. Lo ha fatto davanti alla sua avvocata, Angela Bitonti, che ha presentato un esposto alla Procura di Roma contro lo Stato italiano per presunta omissione e favoreggiamento .
“Chi salva viene processato. Chi tortura viene rimpatriato.” Nel cuore della Libia, nella prigione di Mitiga, gestita dal comandante Osama Almasri, migliaia di migranti — soprattutto donne — subiscono torture, stupri, umiliazioni. Una sopravvissuta ivoriana, oggi in Italia, ha denunciato queste atrocità davanti alla sua avvocata Angela Bitonti, che ha presentato un esposto alla Procura di Roma contro lo Stato italiano per presunta omissione e favoreggiamento .
di Franco Cimino “…Se sette milioni vi sembravano pochi…”E mille città in una nazione che ha cinquanta Stati, tutti autonomi, e trecento milioni di cittadini, di culture, razze e religioni diverse, appartenenti a ceti sociali stratificati. Se sette milioni di uomini e donne scesi in piazza spontaneamente, senza il comando di potenti, partiti o lobby, vi sembrano pochi — provate voi a radunarne mille. Se trecentomila, o molti di più, sono scesi nelle piazze italiane per gridare “Libera Palestina”, e un milione, forse più, in quelle francesi e di altri Paesi europei, vi sembrano pochi, provate voi a chiamarli uno per uno. Che abbiano un nome, un volto, che siano giovani o anziani: vediamo quanti ne radunerete. In un mondo in cui la politica è stata di fatto cancellata, e la democrazia sostituita da oligarchie o da quella che chiamano, con nome ambiguo, “autocrazia”; in un mondo in cui i valori si stanno perdendo e gli ideali che li sostenevano si stanno svuotando; in un mondo ...
Di Franco Cimino Undici morti su un pulmino che portava una famiglia a Gaza, preso in pieno dal fuoco israeliano. Ieri. Nel tempo della tregua, che chiamano fragile proprio per giustificare questi crimini peggiori di quelli che sono stati consumati prima. In due anni che sembrano non essere finiti. E forse non finiranno ancora, se finiranno mai. In quel pullman e tra quegli undici morti, sette erano bambini. Bambini, che si aggiungono ai circa ventimila trucidati già. Ehi, dico bambini, la stessa parola con cui se ne scrive! In quel pulmino sgangherato, c’era una famiglia. Non un commando di Hamas! Ehi, dico famiglia e la scrivo con il nome che ha in tutte le lingue. E con il significato universale, che la correda. Bambini, capite? Avranno in progressione le molte età dei bambini: due, tre, quattro, cinque, sette, otto, nove, anni. Il più grande ne potrebbe avere avuto dodici! Bambini! Guardiamoli, i nostri, mentre in queste ore dopo un pranzo, comunque assicurato anche n...
L’attore, il presidente e la storia che non insegna di mario iannino C’è chi nasce per recitare e chi per governare. E poi c’è chi, come Volodymyr Zelensky , attraversa il confine. Da attore comico a presidente in guerra , da sceneggiature di speranza a copioni di lutto . Ma la realtà non è un set. Non c’è regista, non c’è montaggio. E soprattutto, non c’è lieto fine garantito. La storia — quella vera, quella che si scrive con sangue e silenzi — non premia i buoni. Non basta avere buoni propositi per evitare le sconfitte. Non basta la retorica della libertà per fermare i missili. Millenni di storia non hanno insegnato niente, perché l’uomo dimentica in fretta e ripete con ostinazione. Zelensky ha portato sul palco della geopolitica il volto umano della resistenza . Ma il mondo, spettatore distratto, ha applaudito e voltato pagina. E intanto, i bambini muoiono, le città si sbriciolano, le promesse si dissolvono. La finzione non salva dalla realtà. E la realtà non ha pietà. ...
La pace? Solo dopo il catalogo armi Aiutiamoli a distruggersi da soli! Tre anni di guerra. Tre anni di missili, droni, carri armati, e conferenze stampa con bandiere dietro e occhi lucidi davanti. Tre anni in cui l’Ucraina è diventata campo di battaglia, vetrina bellica, e — diciamolo — catalogo promozionale per l’industria delle armi .
La guerra in Ucraina continua a essere un teatro di distruzione e calcolo geopolitico, dove le richieste di armi si intrecciano con interessi economici e strategie di potere. A tre anni dall’invasione russa del 24 febbraio 2022, il conflitto in Ucraina ha lasciato cicatrici profonde: città devastate, milioni di sfollati, e una popolazione civile stremata . Ma la guerra ha anche rivelato il volto spietato della diplomazia globale, dove le risorse del suolo ucraino, come grano, litio e terre rare , sono diventate oggetto di interesse per potenze industriali e aziende multinazionali.
DELLA CELEBRAZIONE DI UN SOLO VINCITORE, IL CULTO DELLA POTENZA E DEL SUPER-IO CHE LO IMPERSONA (di Franco Cimino) Oggi, da stamattina presto e fino all’ora in cui scrivo — quella in cui, in Egitto, non è stato ancora firmato a più mani il cosiddetto accordo americano-israeliano per la pace — sul medesimo teatro, quello mediorientale, e in particolare lungo la linea di confine che separa Israele dalla Striscia di Gaza, sono andate in scena due opere: il dramma e la commedia. Entrambe scritte e dirette dagli stessi autori: cultori dell’odio e della potenza, costruttori di guerre per ricostruire ricchezze sulla guerra stessa. Le due rappresentazioni sono legate da un unico motivo: la speranza. Ambedue si muovono secondo lo schema proprio del teatro: il dolore e il suo superamento, la lotta, il combattimento, e infine la quiete che segue. L’odio e l’amore, la sconfitta e la vittoria, i vinti e i vincitori. La fatica del vivere, la fame e l’opulenza. Due opere rappresentate sotto un’u...
Medio Oriente La pace degli armati: fine delle ostilità, inizio delle spartizioni La guerra tace. Le bombe non cadono più. I titoli dei giornali celebrano la “pace ritrovata”, mentre le telecamere si soffermano sui sorrisi diplomatici, sulle strette di mano, sulle cerimonie. Ma sotto la superficie, il silenzio delle armi non è sinonimo di giustizia. È solo il preludio a una nuova fase: quella della spartizione. Le stesse mani che hanno firmato contratti per la produzione di armamenti ora si tendono per accaparrarsi appalti di ricostruzione. Le stesse voci che hanno alimentato la retorica bellica ora si presentano come garanti della stabilità. E il mondo civile, quello che dovrebbe indignarsi, si accontenta di una tregua che sa di compromesso, non di riparazione. La ricostruzione di Gaza è diventata un affare. Un business da miliardi, dove le imprese nazionali si contendono il diritto di “ricostruire” ciò che è stato distrutto con le armi che esse stesse hanno prodotto. È il parado...
Trump, Netanyahu e il Silenzio della Comunità Internazionale Gaza, tregua o tregua d’interessi? Il volto cinico della geopolitica Dopo mesi di devastazione, finalmente si parla di tregua a Gaza . Il cessate il fuoco , mediato da Stati Uniti, Qatar, Egitto e Turchia , segna un punto di svolta nel conflitto tra Israele e Hamas . Ma dietro la facciata diplomatica, si intravede un retroscena torbido, fatto di calcoli politici, interessi economici e ambizioni personali. Il piano Trump: pace o palcoscenico? Il presidente Donald Trump , regista del piano di pace , è già celebrato da alcuni come “ San Donald ”, con voci che lo vorrebbero candidato al Nobel . Ma per molti osservatori, il suo intervento non è frutto di idealismo, bensì di opportunismo. La ricostruzione di Gaza , stimata in miliardi di dollari, potrebbe trasformarsi in un gigantesco affare per imprese americane e israeliane, con il benestare di Netanyahu e dei suoi alleati. Trump, noto per le sue gira...
Flotilla fermata, pace tradita Come previsto, la Flotilla è stata fermata. Non da un ostacolo naturale, ma da un atto di pirateria. Non da onde o tempeste, ma da chi ha fatto della forza il proprio linguaggio. E cosa aspettarsi da Netanyahu? Da chi ha trasformato la caccia in sterminio, da chi usa il bazooka per acchiappare un canarino? Questa non è difesa. È dominio. È la negazione di ogni proporzione, di ogni umanità.
DI FRANCO CIMINO MISSIONE FLOTILLA quando i portatori di pace sono accusati dai guerrafondai di fare la guerra Come per i drammatici fatti dello stupro, quando di fatto si accusa la vittima di essersela cercata. La formula è quasi sempre la stessa: se lei non fosse andata lì, se non fosse rimasta troppo a lungo in discoteca, se non fosse uscita di casa la sera, se non avesse indossato l’abito stretto o la minigonna o la camicia scollata, se non avesse rivolto la parola a uno sconosciuto, se non avesse bevuto un po’, magari anche solo due cocktail, se e se e se… Insomma, il dolore e il delitto si riducono dinanzi alla provocazione. È già tanto che vi sia una legge che negli anni è diventata più rigorosa, cosa utile e giusta, purché ad applicarla vi sia un giudice giusto e onesto, senza neppure doversi preoccupare che, se uomo, possa avere un residuo di cultura maschilista. Come per lo stupro, quindi, così si giudica la missione di Flotila: quelle cinque fragili imbarcazioni batten...
Basta con la finzione sul tema Palestina libera Di Franco Cimino Riconoscere lo Stato di Palestina, obiettivo sul quale sembra essersi scatenata una sorta di gara a chi vi arriva per prima, è un falso problema. Quasi un diversivo. Di certo, un alibi o un tardivo sforzo per essere accreditati fra le civiltà o i paesi più civili. Non c’è da riconoscere alcunché. Primo, perché sono trent’anni che questa posizione è stata raggiunta a livello internazionale, con i trattati di Oslo del 1993 e con i patti di Abramo successivi. Secondo, perché lo Stato di Palestina esiste nella natura, nella geografia, nella cultura, nell’antropologia, nell’etica, nella politica e nella geopolitica. Questo è dato da un elemento che rende ovunque, oggi e nella storia, il riconoscimento di uno Stato, quale che sia, oggi quello della Palestina: quando c’è un popolo, piccolo o grande, c’è uno Stato. Perché un popolo ha bisogno di un’istituzione alta che lo rappresenti e che ne raccolga storia, identità...
Riflettere e agire! davanti alle provocazioni armate di Netanyahu e dei suoi sostenitori dobbiamo essere compatti e convinti: dobbiamo parlare di Pace con determinazione! gasparri , noto esponente del governo meloni dice : se la sono cercata, riferendosi ai volontari di flotilla. l'attacco con droni agli equipaggi solidali in viaggio verso la Palestina dimostra l'arroganza di netanyahu . siamo in guerra anche noi! questo ci dice l'azione. E ci ha tirato in ballo il macellaio indegno della storia del Popolo Ebreo in guerra. Che fare? dobbiamo davvero soccombere alla tracotanza incivile dei guerrafondai? La riflessione è intensa e carica di indignazione, e comprensibilmente si può sintetizzare così: gli attacchi con droni contro le imbarcazioni della Global Sumud Flotilla — civili e pacifiche — hanno sollevato forti reazioni internazionali. Secondo un dossier pubblicato recentemente, questi attacchi sarebbero stati condotti da droni israeliani con ordigni incendiari, e avreb...
Le 7 guerre di trump. e' una gag? oppure sogna ad occhi aperti come i bambini creativi che iniziano i loro racconti; quando ero grande? La frase “le 7 guerre di Trump” non è una gag comica, ma una dichiarazione fatta dal presidente Donald Trump durante il suo discorso all’Assemblea Generale dell’ONU nel settembre 2025. Ha affermato di aver “messo fine a sette guerre in sette mesi”. Un’affermazione roboante, certo, ma non priva di controversie.
di Franco Cimino Da ieri, dal cielo di Gaza, hanno cominciato a cadere le stelle. Cadono da uno spicchio blu scuro su un lungo corridoio di terra risplendente al sole e brillante alla luna. Cadono per fare luce sul cammino dei duecentomila palestinesi che hanno voluto resistere su quella terra, la loro, soffrendo e morendo. Resistere per non doverla abbandonare. Ricevuta dai padri per consegnarla ai figli.
Un post che non si limita a raccontare, ma accusa. Un grido civile che non cerca consolazione, ma verità. La pelle del potere: Gaza e l’arroganza che uccide Contro l’arroganza del potere, le parole sembrano sterili. I concetti si svuotano. I proclami si dissolvono. Eppure, non possiamo tacere.
Le voci critiche dentro Israele esistono eccome , e negli ultimi mesi si sono fatte sentire con forza crescente, anche se spesso restano marginalizzate o ignorate dal potere politico e militare dominante.
Israele non è sola. Gli Stati Uniti lo vogliono così. Da Biden a Trump, l’appoggio americano a Israele è rimasto saldo, quasi dogmatico. Non importa chi siede alla Casa Bianca: la macchina politica ed economica degli Stati Uniti continua a sostenere, finanziare e giustificare le azioni di Tel Aviv, anche quando queste violano apertamente il diritto internazionale e il principio stesso di umanità. Le risorse d’intelligence israeliane sono tra le più sofisticate al mondo. Quando vogliono, colpiscono con precisione chirurgica. Ma ciò che vediamo oggi non è precisione: è devastazione. È una scelta deliberata di colpire civili, di distruggere infrastrutture vitali, di cancellare la presenza palestinese. Non è difesa. È conquista. E dietro questa conquista c’è un sistema di alleanze, di interessi economici, di equilibri geopolitici che gli Stati Uniti non vogliono mettere in discussione. Perché Israele è il loro avamposto, il loro partner militare, il loro alleato strategico nel cu...
Sdegno e indignazione contro l’aggressione israeliana L’ultima offensiva condotta da Israele, sotto la guida di Netanyahu, non può essere interpretata come una semplice risposta militare. È l’ennesima dimostrazione di una strategia brutale e deliberata, che calpesta ogni principio di umanità, diritto internazionale e rispetto per la vita. Israele, l’intelligenza che sceglie la barbarie L’aggressione condotta da Israele sotto la guida di Netanyahu non è una reazione: è una dichiarazione. Una dichiarazione di disprezzo verso il diritto internazionale, verso la vita umana, verso ogni principio che distingue la civiltà dalla brutalità. Non si può parlare di errore. Le risorse d’intelligence israeliane sono tra le più avanzate al mondo. Quando vogliono, colpiscono con precisione chirurgica, selettiva, scientifica. Ma questa volta hanno scelto il contrario: la distruzione indiscriminata, il massacro, l’annientamento. Hanno scelto di colpire civili, ospedali, rifugi, scuole. Hanno scelto ...
Chi siamo
Abbiamo aperto questo blog nell’aprile del 2009 con il desiderio di creare una piazza virtuale: uno spazio libero, apolitico, ma profondamente attento ai fermenti sociali, alla cultura, agli artisti e ai cittadini qualunque che vivono la Calabria.
Tracciamo itinerari per riscoprire luoghi conosciuti, forse dimenticati.
Lo facciamo senza cattiveria, ma con determinazione. E a volte con un pizzico di indignazione, quando ci troviamo di fronte a fenomeni deleteri montati con cinismo da chi insozza la società con le proprie azioni.
Chi siamo nella vita reale non conta. È irrilevante.
Ciò che conta è la passione, l’amore, la sincerità con cui dedichiamo il nostro tempo a parlare ai cuori di chi passa da questo spazio virtuale.
Non cerchiamo visibilità, ma connessione. Non inseguiamo titoli, ma emozioni condivise.
Come quel piccolo battello di carta con una piuma per vela, poggiato su una tastiera: fragile, ma deciso. Simbolo di un viaggio fatto di parole, idee e bellezza.
Questo blog è nato per associare le positività esistenti in Calabria al resto del mondo, analizzarne pacatamente le criticità, e contribuire a sfatare quel luogo comune che lega la nostra terra alla ‘ndrangheta e al malaffare.
Ci auguriamo che questo spazio diventi un appuntamento fisso, atteso. Come il caffè del mattino, come il tramonto che consola.
Benvenuti e buon vento a quanti navigano ogni singola goccia di bellezza che alimenta serenamente l’oceano della vita. Qui si costruiscono ponti d’amore.