Trump, Netanyahu, i volti arroganti del potere
Le immagini che giungono da Gaza non sono solo strazianti: sono un grido che lacera la coscienza del mondo. E mentre i bambini muoiono di fame e le famiglie sono sepolte dalle macerie, alcuni leader scelgono di benedire le bombe anziché cercare la pace.
Il 15 settembre 2025, Marco Rubio—segretario di Stato sotto l’amministrazione Trump—ha dichiarato a Gerusalemme il “sostegno incondizionato” degli Stati Uniti all’offensiva israeliana su Gaza.
Ha affermato che “gli abitanti di Gaza meritano un futuro migliore, ma potranno averlo solo dopo l’eliminazione di Hamas”. Parole che, nella loro freddezza diplomatica, ignorano il fatto che sotto le bombe non muoiono miliziani, ma civili. Bambini. Madri. Anziani.
Rubio ha visitato il Muro del Pianto con Netanyahu, suggellando un’alleanza che non piange per Gaza. E mentre il premier israeliano parla di “violenza politica” contro di sé, le famiglie degli ostaggi israeliani protestano sotto casa sua, accusandolo di sacrificarli per la gloria militare.
Trump, definito da Netanyahu “il più grande amico che Israele abbia mai avuto alla Casa Bianca”, ha ribadito il suo sostegno a Israele nonostante i raid contro Hamas in Qatar, che hanno ucciso sei persone. E mentre il mondo arabo si riunisce per chiedere giustizia, l’amministrazione statunitense continua a fornire copertura diplomatica e militare.
Questa non è geopolitica. È complicità. È l’arroganza del potere che si traveste da alleanza strategica mentre Gaza diventa una terra desolata, “inadeguata alla vita umana” secondo l’UNRWA.
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