Tardiddhi catanzarisi: gli strufoli della festa.
Un dolce antico della tradizione calabrese, croccante e profumato di miele, che porta in tavola il sapore autentico delle feste di casa.
Nella credenza della cucina, da un vecchio quaderno spunta un foglio spiegazzato. Sembra quasi chiamarmi: “tirami fuori, fammi respirare”. Lo accontento. È piegato a metà e, tra i quadretti azzurrini del quaderno di mia nonna, leggo: tardiddhi e natala. Gli strufoli di Natale.
Serve farina, uova, olio d’oliva e… sugna. Già, la sugna: dove la trovo oggi? In macelleria non la chiede più nessuno, e chi ancora ammazza il maiale non la lavora più. Anche i cicoli sono diventati una rarità. Ma non mi arrendo. Voglio rifare la ricetta originale, quella di mia nonna e di mia madre. Dopo un giro di telefonate, finalmente trovo una macelleria che ancora custodisce la tradizione.
Il grasso di maiale è recuperato. Non molto, ma un bicchiere basta e avanza. La farina, quella sì, è facile da trovare. Bene, allora si parte: preparo tutto l’occorrente. In moto!
Riordino gli spazi in cucina, libero la tavola, impasto la farina con l’acqua, aggiungo le uova — cinque per un chilo di farina — e mezzo bicchiere di olio extravergine. Però prima ricopio tutto nel mio ricettario personale:
Riepilogo della ricetta di mamma:
- ½ kg di farina
- 150 g di zucchero
- 1 cucchiaio di sugna
- 5 uova intere
Impastare farina, zucchero, uova e sugna; formare dei bastoncini e tagliarli a pezzetti tipo gnocchi; friggerli in olio d’oliva o di semi.
Scaldare il miele e, una volta liquefatto, versarlo sugli strufoli fritti insieme a pezzettini di buccia di mandarino o arancia.
Sto per riprendere l’impasto quando suonano alla porta. Apro: la vicina, sorridente, mi porge un vassoio colmo dei suoi strufoli.
Li assaggio. «Buoni!» esclamo. «Come li hai fatti? Io sto seguendo la ricetta di mamma…»
Lei ride: «No, guarda, io li faccio così:
- 600 g di farina
- 4 uova + un tuorlo
- 1 bicchiere di limoncello
- 80 g di burro
- un pizzico di sale
- 2 cucchiai di zucchero
- 500 g di miele
…e, se piacciono, le puntine caramellate di Pane degli Angeli.»
Annuisco. «Sì, ma questa, da noi, secondo tradizione, si chiama pignolata. Però l’impasto, in fondo, è lo stesso.»
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