IL DIVINO E IL TERRENO.
Nella preistoria della mia infanzia la
televisione e men che meno il cinema erano strumenti di evasione
appannaggio di pochi.
Il primo film in bianco e nero ebbi
modo di vederlo e apprezzarlo in piazza. Non ricordo in quale
circostanza avvenne la proiezione pubblica ma ricordo bene il coro
sdegnato di “NON è VERO!!!” urlato contro l'attore che
interpretava un ruolo da viscido. Parve persino che l'attore si
girasse stupito verso di noi.
Eravamo presi dalla storia.
Emotivamente coinvolti, in piazza non si sentiva volare una mosca.
Mentre la televisione faceva mostra di
sé nei bar e in qualche casa di benestanti.
In compenso, noi ragazzi, vivevamo in
una collettività fatta di valori solidali tramandati nelle famiglie.
Famiglie che lavoravano i campi per trarne sostentamento e praticare
lo scambio.
Un altro bel ricordo è la voce del
banditore. Antesignano della pubblicità, urlava per le strade e i
vicoli del paese e invitava a recarsi in piazza o nei pressi della
chiesa perché era arrivata la contadina di Cardinale col carico di
lupini o nocciole, a seconda della stagione. E c'era anche il
“capellaro” che raccoglieva i capelli e dava in cambio un pettine
stretto contro i pidocchi o qualche forcina. Le donne non tagliavano
i capelli. Li tenevano lunghi e l'intrecciavano formando magnifiche
trecce nere.
La vita scorreva semplice.
E, per le giovani donne, il sogno più
bello che chiedevano alla Madonna in segno di grazie consisteva in un
marito dal cuore buono e che fosse un grande lavoratore.
Ma questa, appunto, è preistoria!
Da qualche tempo abbiamo perso di mira
la sacralità della vita. Vogliamo essere decisamente vincitori di un
qualche cosa. Non si sa di cosa! Ma di un qualcosa che ci faccia
guadagnare consensi e soldi. Qualcosa che ci dia la possibilità di
vivere nelle agiatezze e Fare baldoria. Una botta di culo! Insomma.
Che ci dia la possibilità di chiudere fuori dalla nostra visione i
problemi degli altri; le guerre militari, industriali ed economiche
imposte dai potenti dittatori alle popolazioni inermi.
Sogniamo, in sintesi, uno spazio franco
personale; il nostro esclusivissimo paradiso terrestre. Per quello
celeste, sempreché esista, c'è tempo.
Anche Natuzza Evolo ha vissuto
l'infanzia in povertà, anzi in estrema povertà. Tant'è che quando
riusciva a procurarsi qualche pezzo di pane lo metteva in tasca per
portarlo a casa e dividerlo coi fratelli. E quando qualche anima
buona le diceva di mangiarlo, lei, lo pizzicava appena, faceva finta
di portarlo in bocca e lasciava sulle labbra qualche briciola.
Sì, a quei tempi non c'era ancora tik
tok facebook watsapp ma c'era tanta povertà e la necessità primaria
induceva alla solidarietà.
Non tutti però abbiamo avuto il dono e
la grazia di essere sollevati dagli affanni terreni dalla visita
degli Angeli.
Natuzza iniziò aparlare con le anime
dei defunti fin dalla prima infanzia. Era sempre circondata da anime
vestite di corpo e per lei erano persone vere in carne e ossa. Solo
in un secondo momento comprese. Quando la rinchiusero in un ospedale
psichiatrico.
Ecco che il terreno si fa Spirituale in
un eterno presente:
Il divino si materializza ad alleviare
le sofferenze.
Tra le visite subite dalla giovane
Natuzza, mediche per quanto attiene alla salute fisica e mentale e,
quelle religiose dei confessori e dei prelati della chiesa, Maria la
mamma celeste di tutti sopperisce all'assenza della madre terrena
preoccupata e protesa, quest'ultima, a risolvere i problemi imposti
dalla società malata che mette nell'inferno della vita i deboli
colpevoli solo di vivere in uno stato di estrema indigenza:
è facile erigersi a cattivi giudici
quando a “sbagliare sono gli altri”.
Ecco! L'abbraccio di Maria che accoglie
l'intera umanità...
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"La statua di Maria plasmata secondo le indicazioni di Mamma Natuzza e ai lati mons. Attilio Nostro vescovo di Mileto insieme a don Michele Cordiano, confessore della mistica e rettore dell chiesa dedicata a Maria rifugio delle anime" |