Associazioni a delinquere

 I crimini del leader di governo sporcano l'intero popolo ebreo e quanti lo fiancheggiano.

di Franco Cimino

MA I BAMBINI, MORTI AMMAZZATI DALLE VOSTRE BOMBE E DALLA FAME, NON VI SMUOVONO IL CUORE?



Che c’entrano gli ebrei, la loro drammatica storia che li ha fatti peregrinare per la Terra in cerca della propria, per farne patria e nazione? Che c’entra l’olocausto, cui sono stati sottoposti dalla dittatura nazifascista e da quei due folli e criminali che l’hanno rappresentata? Che c’entrano i sei milioni di morti nei lager nazisti e in quei forni crematori, che ne hanno fatto polvere scura al vento? Che c’entra l’orrore che è stato compiuto contro di loro e con la complicità di tanti di noi, che ci siamo addolorati solo quando di quei milioni ne abbiamo visto tornare scheletriti soltanto un centinaio? 


Che c’entra, ancora, il senso di colpa collettivo che abbiamo tutti sentito, noi dell’Europa Cristiana, e che sulle spalle ci portiamo, come un zaino di pietre e fango? E che c’entra l’assalto vile, crudele, disumano, terroristico, i cui contorni restano, per me, ancora assai misteriosi, di quel doloroso sette ottobre e i mille morti israeliani causati da quell’attacco e  i trecento, uomini, donne bambini,  rapiti dai vigliacchi di  Hamas? Che c’entra, quindi, l’orrore e lo sdegno  che dovremmo provare verso tutto questo, con lo sterminio che, non gli ebrei, in quanto tali, ma Netanyahu e il suo governo criminale, da circa due anni  ininterrottamente stanno compiendo nei confronti dei palestinesi, in quanto popolo, persone, uomini donne e bambini inermi e incolpevoli di alcunché, anche di quell’atto terroristico scellerato che si è inteso vendicare? Settantamila palestinesi, ma dicono siano molti di più, di cui ventimila bambini, ma dicono siano molti di più, (oggi Unicef ne conterebbe cinquantamila tra morti e feriti) barbaramente uccisi. Finora. L’intera Striscia di Gaza distrutta, senza che una casa, una scuola, un ospedale, una strada, sia rimasta in piedi. Tutta quella terra bruciata dal fuoco dei sempre più massicci bombardamenti. 


L’attacco di questi ultimi dieci giorni, che Netanyahu ha apertamente dichiarato essere quello finale, con la massiccia invasione di Gaza, tutta intera, da Nord a Sud, è stato devastante. L’inferno, preso dalle viscere della Terra e portato lì, spaventandosi per quel ha trovato, si è  trasformato, moltiplicandosi, in ferocia e bruttezza. Circa un milione di abitanti sfollati e profughi, imbucati in campi di tendopoli invivibili e disumani. E la minaccia  costante per chi è ancora rimasto a Gaza di essere uccisi se non accetteranno di essere deportati in luoghi assai lontani. E, allora di nuovo, che c’entra la rabbiosa volontà di vendetta per i morti israeliani del sette ottobre, seicento giorni fa, con questa autentica carneficina, che si sta consumando con bombardamenti a tappeto da parte di uno degli eserciti più potenti del mondo?  E la necessità, che pure hanno tutti gli Stati, di difendersi e difendere i propri confini e il proprio popolo, che c’entra con la chiara volontà di rubare la terra di Gaza e le sue ricchezze? Oppure, con l’operazione in atto di cancellazione di un popolo dalla faccia della terra, negandogli non solo il futuro ma anche la sua storia. E con tutto ciò, che, dalla cultura alla religione, dalle lunghe dure lotte compiute a mani nude, al diritto di vivere in una terra che è la loro, per edificarvi uno Stato libero e indipendente, rappresenta l’anima di una Nazione. Il corpo vivo e il sangue di una storia che ancora grida dolore, nell’involucro di lutti, sentimenti contrastanti tra spirito di vendetta e voglia accesa di fermarsi.  Di non morire più. Bisogno estremo di respirare un po’ d’aria che non sia bruciata come il carbone. Dell’Ucraina continueremo a parlare anche noi, anche alla luce delle chiarite volontà putiniane e russe, di non cessarla, se mai di rafforzarla, continueremo a parlare anche noi che siamo stati tra i primi, tre anni fa, a vederla, denunciandola esattamente per come si presentava. E, cioè, del primo passo del dittatore russo verso la violenta annessione di tutti i paesi della vecchia Europa Orientale, per ricostituirsi superpotenza sul già conosciuto scacchiere sovietico, dal quale egli è venuto e alla cui cultura egemone si è formato. Ma ne parleremo dopo. Già domani. Subito. Ma oggi, per non confondere gli scenari di guerra con l’unificante e unitario modo in cui, insieme ai missili, si lanciano intrecciate superficiali motivazioni propagandistiche, tutte tendenti a coprire gli orrori che vanno oltre lo stesso orrore della guerra, parlo solo della vergogna che dalla Striscia di Gaza rimbalza su tutto il mondo. E dico ancora e non più ai tiranni e assassini, come non lo dico ai parteggiatori della simpatia e dell’indifferenza verso quella crudeltà, che Dio, unico e assoluto, non quello che questi sciacalli portano in guerra per farli ammazzare tra loro( e quanti sono, tre ancora o di più?) non ha colpa di questo infinito martirio. La colpa è degli uomini, presuntuosi stupidi e arroganti-stupidità e arroganza camminano insieme, l’una fondamentale all’altra- ignorano che un “ giorno verrà il giudizio di Dio” e non saranno perdonati. Ma oggi la condanna più dura deve arrivare da quella parte dell’Umanità, che ancora è rimasta umana. Dagli uomini e dalle donne onesti e di buona volontà, non dai governi ipocriti, deve muovere, marciando per le strade di tutto il mondo, la più potente guerra contro la guerra. La più dura guerra morale e degli ideali contro questi mediocri, piccoli e nani, signori della guerra. Per essere cacciati subito. Perché solo se condannati e condotti nelle più segrete galere, la guerra, questa sporca guerra, le guerre, queste inutili guerre, finiranno. Poi, quando ricostruiremo il senso umano della vita e l’umanità della storia, e avremo consegnato la terra a chi a quella appartiene e le ricchezze in esse a chi ne ha diritto, nascerà la Pace. E su due sentimenti. Ambedue appartengono alla “ ragione” della memoria. Memoria dell’Amore, di cui siamo fatti. Dimenticanza dell’odio, di cui ci siamo ammalati. 

PS : Stavo per chiudere così. Anche per la stanchezza, la mia di scrivere, la vostra, di leggermi lungo. Il pianto di padre mi prende. Alla memoria mia personale terrò ferma l’immagine di quella donna palestinese, chirurga pediatrica, che, mentre, da infinite ore, operava per salvare, in quel malandato ospedale ancora rimasto in piedi nonostante  la parziale distruzione, i bambini colpiti dall’esercito israeliano, si è vista arrivare i corpi martoriati e senza vita di nove suoi bambini. Il decimo, lo vedrà in sala operatoria, qualche minuto dopo, in condizioni gravissime. Come quelle del padre, che ha tentato, io ne sono certo, di fermare il missile con le mani, mentre cadeva sulla loro casa, nella quale faceva il medico. 

                                                                                   Franco Cimino

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Abbiamo aperto questo blog nell’aprile del 2009 con il desiderio di creare una piazza virtuale: uno spazio libero, apolitico, ma profondamente attento ai fermenti sociali, alla cultura, agli artisti e ai cittadini qualunque che vivono la Calabria. Tracciamo itinerari per riscoprire luoghi conosciuti, forse dimenticati. Lo facciamo senza cattiveria, ma con determinazione. E a volte con un pizzico di indignazione, quando ci troviamo di fronte a fenomeni deleteri montati con cinismo da chi insozza la società con le proprie azioni. Chi siamo nella vita reale non conta. È irrilevante. Ciò che conta è la passione, l’amore, la sincerità con cui dedichiamo il nostro tempo a parlare ai cuori di chi passa da questo spazio virtuale. Non cerchiamo visibilità, ma connessione. Non inseguiamo titoli, ma emozioni condivise. Come quel piccolo battello di carta con una piuma per vela, poggiato su una tastiera: fragile, ma deciso. Simbolo di un viaggio fatto di parole, idee e bellezza. Questo blog è nato per associare le positività esistenti in Calabria al resto del mondo, analizzarne pacatamente le criticità, e contribuire a sfatare quel luogo comune che lega la nostra terra alla ‘ndrangheta e al malaffare. Ci auguriamo che questo spazio diventi un appuntamento fisso, atteso. Come il caffè del mattino, come il tramonto che consola. Benvenuti e buon vento a quanti navigano ogni singola goccia di bellezza che alimenta serenamente l’oceano della vita. Qui si costruiscono ponti d’amore.

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