Alle origini del 1 maggio

"Tra sogni e bisogni. Courtesy m.iannino"

 Il primo maggio è una ricorrenza consolidata nel calendario delle festività ritenute storiche e inderogabili. È come il Natale che immancabilmente cade il 25 dicembre di tutti gli anni.

Il primo maggio è la festa dei lavoratori.

Lavoratori! Persone costrette a svolgere mansioni perlopiù indesiderate spinte dalle necessità. Necessità che hanno indirizzi specifici tutti connessi alla sopravvivenza.

Il lavoro è sinonimo di dignità ma non di libertà.

Ne ho viste di feste, scioperi, cortei. Li ho sentiti tutti sulla pelle. Ho sperato che qualcosa cambiasse e che le istanze venissero accolte. D’altronde perché avrebbero dovute essere osteggiate dai governi di una Repubblica Democratica? Sono richieste legittime! Mi dicevo.

E invece no! Pare sia impossibile l’attuazione di certe richieste-ossimoro, inserite, verosimilmente nella dichiarazione per i diritti della dignità dei cittadini in tutti gli Statuti Repubblicani.

Guardo alla storia con occhi disincantati. Sono trascorsi 80 anni dal 25 storico aprile del ‘45. Data altrettanto significativa per le libertà dei popoli oppressi.

Date. Ricorrenze. Feste più o meno sentite in funzione delle sensibilità individuali che sembrano irrealizzabili.

Giorni trasformati in eventi festaioli calendarizzati, dal sapore acre, nella commistione di atmosfere rarefatte attorno ai palchi inneggiati e allo sventolio di bandiere accomunate dalle ideologie.

All’inizio furono manifestazioni maturate nelle fabbriche dove i lavoratori erano costretti a prestare la loro opera in condizioni vicine alla schiavitù. Ci furono morti. Condanne politiche trasformate nella pena capitale, in America, dove per primi, i lavoratori tessili, si ribellarono chiedendo le otto ore giornaliere. E in Italia, la festa commemora la strage di Portella della Ginestra.

Nella storia del Primo Maggio in Italia la pagina più sanguinosa fu scritta nel 1947 a Portella della Ginestra.

E' il Primo maggio del 1947. Circa 2000 contadini, tra uomini, donne, bambini e anziani, si sono dati appuntamento nella Piana di Portella della Ginestra nella Piana degli Albanesi, nell'entroterra palermitano. I contadini manifestano contro i latifondisti e il latifondo. Vogliono coltivare le terre incolte e favorire l’occupazione di contadini e braccianti. chiedono in sostanza il diritto al lavoro sulle terre incolte, e contemporaneamente festeggiano la vittoria del Blocco del Popolo nelle elezioni dell’Assemblea Regionale Siciliana.

Appostati sulle colline vicine, ad attenderli armati di mitragliatrici, c'erano però gli uomini della banda di Salvatore Giuliano, il bandito venduto alla baronia delle terre.

All’improvviso, dalle colline, partono raffiche di mitra, scambiate all’inizio, dai manifestanti, per botti a festa in occasione dell'evento. Ma i corpi rimasti in terra smentirono immediatamente e raccontano l’amara verità:

 Sull’erba bagnata del sangue di 11 morti, 9 adulti, 2 bambini, e 27 feriti alcuni dei quali muoiono successivamente per le ferite riportate.

Ecco, queste le drammatiche origini del 1° Maggio. È pertanto una ricorrenza dolorosa che, prescindendo dall’enorme attività connessa all’evento e dalle intenzioni politiche odierne, ripetono stanche litanie nei salotti buoni e ben illuminati dai riflettori dei mas-media lontani dai desideri di emancipazione dei primi martiri e degli attuali.


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Abbiamo aperto questo blog nell’aprile del 2009 con il desiderio di creare una piazza virtuale: uno spazio libero, apolitico, ma profondamente attento ai fermenti sociali, alla cultura, agli artisti e ai cittadini qualunque che vivono la Calabria. Tracciamo itinerari per riscoprire luoghi conosciuti, forse dimenticati. Lo facciamo senza cattiveria, ma con determinazione. E a volte con un pizzico di indignazione, quando ci troviamo di fronte a fenomeni deleteri montati con cinismo da chi insozza la società con le proprie azioni. Chi siamo nella vita reale non conta. È irrilevante. Ciò che conta è la passione, l’amore, la sincerità con cui dedichiamo il nostro tempo a parlare ai cuori di chi passa da questo spazio virtuale. Non cerchiamo visibilità, ma connessione. Non inseguiamo titoli, ma emozioni condivise. Come quel piccolo battello di carta con una piuma per vela, poggiato su una tastiera: fragile, ma deciso. Simbolo di un viaggio fatto di parole, idee e bellezza. Questo blog è nato per associare le positività esistenti in Calabria al resto del mondo, analizzarne pacatamente le criticità, e contribuire a sfatare quel luogo comune che lega la nostra terra alla ‘ndrangheta e al malaffare. Ci auguriamo che questo spazio diventi un appuntamento fisso, atteso. Come il caffè del mattino, come il tramonto che consola. Benvenuti e buon vento a quanti navigano ogni singola goccia di bellezza che alimenta serenamente l’oceano della vita. Qui si costruiscono ponti d’amore.

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