Racutri. Discorsi inutili e inconcludenti ripetuti ossessivamente.
Ripetere con contrizione gli stessi concetti, “surmunijara”. Tipici atteggiamenti negativi nei quali i depressi sguazzano, indugiano e “paparijanu” compiacendosi.
Espressioni dialettali ampiamente adoperati in gergo per
indicare quella gente priva di fantasia e interessi e che fa del pettegolezzo il
suo punto di forza. Generalmente è una categoria di depressi. Non è colpa loro!
È una situazione culturale voluta per inedia congenita. E sono in tanti. Riconoscibili
dall’aspetto disfatto e dallo sguardo fuggiasco con gli occhi bassi e che
osservano di sottecchi. Si riconoscono subito. Il loro stato non sfugge come non sfugge una
persona con gli occhi belli e il sorriso allegro o lo stempiato il calvo.
U “Scocculatu”, appunto, il
calvo, privo di capelli nella parte alta del cranio perde i capelli non per sua
volontà. E quindi non può essere paragonato all’indolente, apatico soggetto che
vorrebbe il mondo a sua immagine. Statico, “mbambulatu, arrimisu”
privo di interessi. Invece il presuntuoso, “u culistru” è l’apoteosi
della vanagloria, il migliore, superlativo e imbattibile in tutti i campi!
“Ava cchjiù corna iddhu ca nu panaru e vermituri”. Si dice
così per apostrofare qualcuno quando si litiga per un sorpasso azzardato ma
anche per altro.
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