Nuvole di “tardiddhi”.
I tardilli sono una specialità dolciaria calabrese. Una di quelle leccornie che si prepara in casa appositamente per le festività di Natale.
I tardilli sono una specialità dolciaria calabrese. Una di quelle leccornie che si prepara in casa appositamente per le festività di Natale.
La cucina calabrese è sostanzialmente spartana. Rustica!
È la quintessenza della mediterraneità arricchita da millenni di storia
Gli ingredienti che compongono le pietanze dei cibi conservano le peculiarità organolettiche dei luoghi di produzione. Le colture, tramandate nel tempo, sono frutto della tradizione contadina autoctona. Ai cultori dal palato fine, comunque, non passerà inosservata qualche lieve contaminazione proveniente da oltremare. È storia! Anche i ciottoli testimoniano il passaggio di Greci, Spagnoli e Arabi.
Il piccantino è quasi sempre presente! Stuzzica il palato e invoglia a mandare giù un bicchiere di rosso. Da qualche anno Diamante è la capitale del peperoncino! Si organizzano solenni sagre e, ovviamente, il posto d'onore spetta a sua maestà il peperoncino, cotto o mangiato crudo, di anno in anno è l'attrattore principale del territorio.
Nella tradizione contadina, il peperone mantiene una sua importanza. Durante la stagione, sotto mani sapienti, è trasformato in un ottimo antipasto, contorno o secondo piatto!
Solitamente si predilige arrostito alla brace:
Pulito, sfilettato, condito con olio extravergine d'oliva, un pizzico di sale, qualche foglia di basilico e uno spicchio d'aglio.
E che dire dei peperoni ripieni? O quelli conservati in salamoia?
Nelle tradizioni culinarie delle feste natalizie il capretto è uno delle tante portate che imbandiscono le tavole calabresi.
Il caprettino di latte, cosi detto perché ancora non ha brucato l'erbetta, è definito anche “sbrigogna mugghijeri” per il caro prezzo e la misera resa in tavola.
Sbrigogna mugghjeri, letteralmente vuole significare la brutta figura cella padrona di casa che porta in tavola un piatto non abbondante da soddisfare le pance ma ottimo per i buongustai.
Cucinarlo è un'arte!
Non si butta quasi niente. Ma essendo tenerissimo, cucinato secondo un'antica ricetta che si tramanda da madre in figlia il risultato è da oscar e raggiunge sublimi traguardi per i palati esigenti.
La testa, “ a capureddha”, è guarnita con la mollichina di pane insaporita con pecorino grattugiato, prezzemolo e aglio e, messa nella teglia insieme al resto della carne del caprettino, si lascia rosolare prima sul fornello e poi messa in forno.
Mentre le parti molli quali il fegato, il cuore e i polmoni si cuociono a parte e con un procedimento alternativo che prende il nome di:
Morzello di coratella.
Si fa sbollentare il tutto e si tagliuzza a dadini. Si fa soffriggere uno spicchio d'aglio con basilico, prezzemolo. Si aggiunge la salsa di pomodoro; origano e una foglia di alloro. Chi ama il piccante aggiunge peperoncino.
Si serve nella pitta! Con un buon bicchiere di rosso secondo la tradizione calabrese.
teglia di lasagne casarecce |
cime di finocchio |
cicoria |
Lumache, courtesy M.Iannino, "bozzetto! |
Mario Iannino, 2007, a scuola di seduzione C'è un universo abitato da più categorie di persone che lascia spazi a gestualità inusu...