Avevate le scarpe!
Sì avevamo le
scarpe, consumate … rotte, ormai. -risposi all'ospite che osservava
incuriosito e commentava la foto sulla scrivania. Va be', stavate
meglio di me e di tanti che non ce l'avevamo per niente. Ma eravate
di lutto? Chi era morto? Mio padre. Risposi secco. E mi sovvenne alla
mente Maria, la figlia di zia Rosina che faceva la sarta e insegnava
a tagliare, cucire e risistemare gli abiti vecchi alle ragazze del
paese. L'attività sartoriale e la propensione all'insegnamento che
svolgeva al piano terra della casa le valse il titolo di “maistra”,
maestra. Lei cuciva di sana pianta, risvoltava e aggiustava i vestiti
ai paesani. E ovviamente anche a noi. Riusciva a dare nuova vita alle
stoffe. Trasformava magistralmente cappotti, giacche, pantaloni,
camicie e gonne.
Fu lei che cucì e
riadattò i vestiti neri e i nastrini da tenere sui risvolti del
bavero delle giacche per il tempo necessario alla celebrazione del
lutto familiare.
La cugina Maria,
per anni, per me è stata zia Maria. Imponente. Bionda, occhi verdi
e carnagione chiara. Molto più grande di me; col suo fare serafico
m'induceva tranquillità; la ricordo solare e sorridente. Sempre
materna, m'interrogava: “Mangiasti ti fazzu na fetta e pana cu
marmellata...”. E senza aspettare risposte ordinava alla lavorante
di andare su per preparare la colazione.
La sua casa
profumava di pulito, filo e stoffe. Mi affascinava la lunga scala di
legno che portava in cucina, al piano di sopra. Talmente impervia che
la salivo a carponi. Mentre la ragazza sembrava volare nello scendere
con la colazione in mano.
Non credo di avere
mai visto il marito. Non ricordo il suo volto. Di lui so che era un
artigiano molto bravo e stimato in paese ma dovette fare le valigie e
partire. Andò, mi sembra, a Milano, no, forse a Torino. Non ricordo.
Sta di fatto che alla cugina Maria rimase, gioco forza, il compito di
allevare e educare i figli in paese. Ma non si scompose. Riuscì a
condurre la sartoria e seguire i figli. Compiti comuni alle donne di
un tempo.
vai all'inizio della narrazione (ogni riferimento a persone o fatti realmente accaduti è puramente casuale)
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